Fantasmi nel corso della storia

Evoluzione delle Credenze sui Fantasmi nel Corso della Storia

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I fantasmi nella tradizione Greco-Romana

Caronte trasporta le anime attraverso il fiume Stige, di Alexandr Lytovchenko, 1861
(fonte: tramite WIkimedia Commons)
Caronte trasporta le anime attraverso il fiume Stige, di Alexandr Lytovchenko, 1861

Nell’antica Grecia, esisteva una complessa visione dell’aldilà composta da tre distinti regni. Dopo la morte, un rituale peculiare prevedeva che una moneta, chiamata obolo, venisse posta nella bocca del defunto come pagamento per il traghettatore Caronte, il cui compito era guidare le anime attraverso il fiume Stige verso il mondo dei morti. Questo gesto simbolico rappresentava più un atto di reciproco rispetto tra l’anima e gli dèi piuttosto che una vera remunerazione. Il valore nominale dell’obolo determinava la qualità del posto a sedere nella barca di Caronte.

Una volta giunti all’altra sponda del fiume, l’anima del defunto doveva evitare il feroce cane trifauce Cerbero per presentarsi davanti a tre giudici e rendere conto della vita che aveva vissuto. Durante questo processo di testimonianza, al defunto veniva offerta una coppa d’acqua dal fiume Lete, noto come il fiume dell’oblio. Quest’acqua aveva il potere di far dimenticare la vita terrena, preparando così l’anima per la sua nuova esistenza nell’aldilà.

Spettava ai giudici decidere il destino finale dell’anima. I guerrieri caduti in battaglia erano destinati ai Campi Elisi, un luogo paradisiaco. I giusti in generale trovavano dimora nei Prati di Asfodelo, altrettanto ameni. Gli empi, invece, erano condannati all’oscurità del Tartaro, dove dovevano rimanere fino a che non avessero espiazione per le loro colpe mondane. È importante notare che nella concezione greca, nessuna anima era condannata a una dannazione eterna. Con il passare del tempo, persino le anime nel Tartaro avevano la possibilità di essere elevate ai Prati di Asfodelo.

Una rappresentazione di Cerbero, il cane a tre teste nell Divina Commedia, di Gustave Doré (1832-1883)
Una rappresentazione di Cerbero, di Gustave Doré (1832-1883)

Anche se in circostanze ordinarie si riteneva che i morti non potessero fare ritorno sulla terra, la cultura greca aveva adottato un paradigma di base simile a quello delle culture dell’Egitto e della Mesopotamia per quanto riguarda il destino delle anime dopo la morte. Tuttavia, è interessante notare che nella cultura romana antica, questa credenza nei fantasmi era ancora più profonda e complessa rispetto a quella dei Greci.

Nella commedia Mostellaria di Tito Maccio Plauto (250-184 a.C.), che può essere tradotta come La Casa Infestata, il commediografo romano ci narra la storia di un ricco mercante ateniese di nome Teopropide. Teopropide, dovendo partire per affari, decide di affidare la gestione della sua casa al figlio Filolachete. Questa assenza del padre rappresenta per Filolachete un’opportunità per godersi la vita in modo sfrenato invece di dimostrarsi un amministratore responsabile. Innanzitutto, Filolachete prende in prestito una grande somma di denaro per riscattare una schiava di cui è innamorato. Successivamente, sperpera ancora più denaro per organizzare un sontuoso festino a casa sua per i suoi amici.

Tutto sembra andare per il meglio, finché un astuto servo di nome Tranio informa Filolachete che è giunta voce del ritorno inatteso di Teopropide. Filolachete entra nel panico, poiché non sa come gestire la situazione con i suoi ospiti né come giustificare i suoi enormi sprechi. Tuttavia, Tranio cerca di tranquillizzarlo, assicurandogli che tutto andrà bene. Tranio decide di chiudere Filolachete e i suoi ospiti in casa e incontra Teopropide per strada, dicendogli che non può entrare perché la casa è infestata.

Mosaico di un gruppo di attori in scena: Corego e attori, mosaico romano (fonte: tramite Wikimedia Commons)
Mosaico di un gruppo di attori in scena: Corego e attori, mosaico romano

Tranio convince Teopropide che suo figlio ha avuto un sogno in cui un fantasma, apparso in piena notte, gli ha rivelato di essere stato assassinato in quella casa da un ospite traditore che lo ha derubato dell’oro. Tranio afferma persino che il cadavere dell’assassinato è ancora nascosto in casa, costituendo una minaccia per chiunque entri. Sorprendentemente, Teopropide accetta questa storia senza esitazione e si dispera, poiché ora non sa dove andrà a vivere. Tuttavia, un creditore giunge e insiste sul fatto che gli vengano restituiti i soldi che Filolachete aveva chiesto in prestito per riscattare la schiava. Tranio spiega al creditore che in realtà i soldi sono stati richiesti per acquistare la casa accanto a quella apparentemente infestata. Nonostante Teopropide chieda spiegazioni al vicino di casa, Simo, e quest’ultimo neghi di aver venduto la casa a Filolachete, il padre di famiglia non mostra ancora segni di dubbi sulla storia del fantasma.

Questa commedia di Plauto è un esempio brillante di intrighi e inganni, con Tranio che manipola la situazione in modo da far credere a Teopropide che la sua casa sia infestata da uno spirito, e il padre di famiglia che accetta tutto ciò senza sospettare alcun inganno. La commedia offre una visione divertente delle debolezze umane e delle credenze dell’epoca, combinando abilmente l’umorismo con l’inganno.

Nell’antica Roma, c’era la credenza che i fantasmi si manifestassero in modi prevedibili e tendessero a comparire di notte. La storica Deborah Felton ha evidenziato come il pubblico che assisteva alla commedia Mostellaria dovesse trovare particolarmente divertente la storia del fantasma raccontata da Tranio, poiché si discostava notevolmente dalla loro concezione comune su come un’apparizione spettrale avrebbe dovuto presentarsi.

Secondo le credenze dell’epoca, si riteneva che i fantasmi fossero visibili solo al chiarore di una qualche forma di luce, poiché altrimenti erano considerati invisibili. Inoltre, l’apparizione di un fantasma solitamente non avveniva attraverso i sogni, a meno che non si trattasse di un amico o di un amante defunto. I fantasmi che apparivano nei sogni erano considerati di natura completamente diversa rispetto agli spiriti erranti, le cui anime erano vittime di morti ingiuste o i cui corpi non erano stati sepolti secondo i riti corretti.

Nella commedia, Tranio, per cercare di giustificare la situazione imbarazzante del padrone di casa, confonde queste due diverse tipologie di narrazioni riguardanti i fantasmi. Questa confusione, come sottolineato da Felton, rappresenta un elemento chiave del divertimento per il pubblico. La situazione diventa comica perché Tranio cerca disperatamente di convincere Teopropide che il suo figlio ha visto un fantasma in un modo che sfida le aspettative e le credenze comuni dell’epoca. La commedia si basa sulla discrepanza tra le credenze tradizionali sulle apparizioni spettrali e l’ingegnosa confusione di Tranio, che porta a situazioni comiche e al divertimento del pubblico.

Una narrativa affascinante che si discosta notevolmente da questo paradigma tradizionale è presentata nella storia della giovane Filinnione, come riportata dallo storico Flegonte di Tralles nel II secolo d.C. e successivamente da Proclo Licio Diadoco (412-485 d.C.), un filosofo del V secolo d.C..
Filinnione era la moglie di Cratero (370-321 a.C.), uno dei generali di Alessandro Magno (356-323 a.C.) e morì dopo soli sei mesi di matrimonio. Tuttavia, la sua storia prende una svolta straordinaria quando torna in vita e inizia a fare visita ogni notte a un giovane di nome Macate, ospite nella casa di suo padre. Quando la sua presenza viene scoperta, Filinnione spiega di essere stata liberata dall’Oltretomba, ma con uno scopo ben preciso. Successivamente, muore una seconda volta.

Questa storia, come sottolineato dalla storica Kelly E. Shannon-Henderson e da altri studiosi, è notevole non solo per la sua trama insolita ma anche per la cura con cui Flegonte cerca di convalidarla. Egli la presenta come una narrazione in prima persona sotto forma di lettera, attribuendola a un luogo specifico, Anfipoli, e a un periodo specifico, il regno di Filippo II di Macedonia (382-336 a.C.). Tuttavia, allo stesso tempo, Flegonte è abbastanza cauto da non fornire dettagli così specifici da far sorgere dubbi tra i lettori che potrebbero essere familiari con la storia della regione. Questa cautela nell’uso di dettagli specifici è intrigante, poiché solleva la questione della veridicità della storia e dell’intenzione dell’autore nell’includerla nel suo resoconto storico.

La storia di Filinnione rappresenta quindi un’eccezione affascinante al tipico paradigma delle storie di fantasmi nell’antichità. La sua reincarnazione e la sua visita notturna a Macate sollevano domande sulla natura dell’oltretomba e suggeriscono un intento misterioso dietro il suo ritorno. La narrazione stessa, presentata con un’apparente sincerità da Flegonte, offre uno spunto di riflessione sulle credenze e le storie paranormali dell’antica Grecia e Macedonia.

«A cosa ci si può ragionevolmente aspettare che un lettore creda? La letteratura romana è piena di
creature, oggetti ed eventi strani e inspiegabili, dai centauri alle apparizioni di fantasmi, alle eruzioni vulcaniche. E questi non sono confinati al mondo del mito. I resoconti del mondo naturale spesso si concentrano su fenomeni che possono sembrare stravaganti o impossibili: autori come Plinio il Vecchio presentano come vere cose che un pubblico moderno e razionale troverebbe difficile o addirittura impossibile prendere sul serio. E la scrittura storica e biografica, che apparentemente si occupano della realtà politica escludendo gli elementi mitici, spesso includono presagi e materiale soprannaturale che uno storico moderno escluderebbe dalla considerazione come fittizio.»

– Kelly E. Shannon-Henderson (Authenticating the Marvellous: Mirabilia in Pliny the Younger, Tacitus and Suetonius, 6 giugno 2013)
Plinio il Giovane
Plinio il Giovane

I racconti di fenomeni insoliti a cui si riferisce la storica Shannon-Henderson, erano noti ai Romani come mirabilia, che si traduce come meraviglie e derivano dal termine latino mirabilis. Questi racconti includevano una vasta gamma di eventi straordinari, come bestie che parlavano, apparizioni di donne spettrali mostruosamente alte, visioni divine e anche fantasmi. Uno dei racconti di mirabilia più celebri è narrato da Plinio il Giovane (61-115 d.C.), che racconta la storia del filosofo Atenodoro durante una visita ad Atene.

Atenodoro viene a sapere di una casa temuta da tutti a causa delle infestazioni paranormali che si verificano al suo interno. Senza timori, decide di affittare la casa per scoprire di più. La prima notte nella casa, Atenodoro viene svegliato dal rumore di catene che scricchiolano e si trova di fronte a un uomo nella sua stanza che gli fa cenno di alzarsi e seguirlo. Atenodoro segue l’uomo fino al giardino della casa, ma improvvisamente lo spettro scompare nel nulla. Il giorno successivo, Atenodoro ottiene l’ordine di un magistrato cittadino di far eseguire scavi nel giardino della casa, dove vengono scoperti i resti di un uomo incatenato. Il corpo viene nuovamente sepolto con tutti gli onori e i rituali appropriati, e la casa viene finalmente liberata da quell’oscuro presagio.

Se volete approfondire la storia di Atenodoro: Atenodoro e il fantasma: I protagonisti spettrali dei grandi classici

Questa storia rappresenta un classico esempio di un’infestazione, in cui uno spirito appare in cerca di giustizia o di compensazione per un torto subito durante la sua vita. Nell’antichità, la mancata sepoltura adeguata di un defunto o l’assenza di una tomba erano considerate ragioni primarie per il ritorno di uno spirito dall’oltretomba. Questo desiderio di giustizia o vendetta era una delle motivazioni comuni attribuite agli spiriti erranti, anche se altre credenze suggerivano che potessero essere spinti da altri motivi. La storia di Atenodoro dimostra l’importanza delle pratiche funerarie e dell’onore dovuto ai morti nell’antica Roma, oltre a fornire un esempio convincente di come i racconti di mirabilia fossero parte integrante della cultura e delle credenze dell’epoca.

Apuleio
Apuleio

La possibilità del ritorno di un defunto per chiedere a un congiunto di vendicare la propria morte è illustrata in un racconto del filosofo e retore romano Lucio Apulèio Madaurense, noto come Apuleio (125-170). In questa storia, un uomo di nome Trasillo si innamora della moglie del suo amico Tlepolemo e, durante una battuta di caccia, lo uccide. Lo spirito vendicativo di Tlepolemo appare in sogno alla sua vedova, di nome Carite, rivelandole il suo assassinio e chiedendo giustizia.

Carite aveva precedentemente rifiutato le avance amorose di Trasillo, poiché era ancora in lutto per la morte del marito. Tuttavia, dopo l’apparizione del fantasma e la richiesta di vendetta, Carite acconsente a permettere a Trasillo di farle visita la stessa notte. Durante l’incontro, gli offre del vino “corretto” con un narcotico, e quando Trasillo cade in uno stato di torpore, lei lo acceca con una forcina. Questa punizione viene considerata troppo leggera per il grave crimine commesso da Trasillo, e ora l’uomo è condannato a vagare nell’esistenza senza poter vedere il mondo.

Successivamente, Carite si reca alla tomba del marito e si toglie la vita con la sua stessa spada. Trasillo, invece, si fa rinchiudere nella sepoltura di Tlepolemo e si lascia morire di fame.

Questa storia è un esempio eloquente di un fantasma che ritorna dal mondo dei morti per cercare giustizia e vendetta. La narrazione riflette la profonda convinzione dell’antichità che i defunti avessero un’influenza persistente sulla vita dei vivi e potessero intervenire per garantire che le ingiustizie venissero punite. La storia offre anche una visione delle relazioni complesse tra passato e presente, amore e vendetta, e le conseguenze dei nostri atti più oscuri.

In sintesi, esistevano principalmente due modalità, sebbene non le uniche, attraverso le quali si credeva che i fantasmi potessero manifestarsi nell’antichità: attraverso sogni o apparizioni fisiche, spesso legate alla loro morte. Questo paradigma, che comprendeva l’apparizione dei fantasmi in base a questi due principali modi, era osservabile anche in altre culture. Tuttavia, va notato che c’erano variazioni nelle credenze e nelle rappresentazioni dei fantasmi a seconda delle diverse tradizioni culturali e delle epoche storiche.

Se volete approfondire l’argomento: Viaggiando nell’Aldilà: Rivelazioni sui Fantasmi nell’Antica Grecia

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