Fantasmi
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Fantasmi: cosa sappiamo davvero

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Questo credo che sia uno degli articoli colonna di questo sito web (o blog), perché ritengo che in Italia non sia mai stato scritto sino ad oggi un articolo esauriente sul tema dei fantasmi. Nel vasto panorama delle credenze e delle tradizioni legate al soprannaturale, si incontrano una moltitudine di termini utilizzati per descrivere presunte manifestazioni degli spiriti o delle anime dei defunti. Tra i più comuni troviamo per l’appunto i fantasmi, ma anche spiriti, anime, spettri, larve, apparizioni ed eidolon.

Sebbene possano sembrare sinonimi a prima vista, ciascuno di essi porta con sé sfumature e significati specifici che li distinguono gli uni dagli altri. Per questo motivo ho deciso di ampliare un vecchio articolo sulla differenza tra le varie figure soprannaturali e dedicare un articolo ad ogni tipologia.

ATTENZIONE! Le informazioni presentate in questo articolo sono attualmente oggetto di dibattito. Per garantire una maggiore comprensione del testo e una presentazione delle linee di pensiero più accreditate dalle società internazionali di ricerca sul paranormale e dagli studiosi storici, il testo non sarà redatto utilizzando il modo condizionale d’obbligo.

Storia naturale di un Fantasma

La definizione più semplice per rispondere alla domanda «Cosa sono i fantasmi?» è che sono le anime dei morti o gli spiriti che vagano nel nostro piano terrestre per rivolvere una questione in sospeso. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’idea comune dei fantasmi e delle infestazioni non trova sostegno nelle prove raccolte da autentiche indagini sul campo. Infatti, la concezione tradizionale di ciò che costituisce un fantasma è stata messa in discussione da una vasta gamma di studi e ricerche.

Un fantasma nel dipinto "Speak! Speak" (1895) di Sir John Everett Millais (1829-1896).
Un fantasma nel dipinto “Speak! Speak” (1895) di Sir John Everett Millais (1829-1896)

La storia naturale di un fantasma, come la chiamo personalmente, non deriva da racconti popolari o da storie di paura raccontate attorno al fuoco o raccolte dalla rete, ma piuttosto dai risultati di oltre un secolo di indagini serie e meticolose nel campo del paranormale. Queste indagini, condotte da esperti in vari campi, tra cui psicologia, fisica e persino storia e antrpologia, hanno cercato di andare oltre le semplici storie e di esaminare le prove concrete.

Queste ricerche hanno coinvolto l’uso di tecnologie avanzate per rilevare anomalie fisiche, interviste dettagliate con testimoni oculari, e in alcuni casi, studi a lungo termine di luoghi specifici ritenuti infestati. Attraverso questo approccio rigoroso e scientifico, gli investigatori del paranormale hanno cercato di comprendere meglio cosa potrebbe essere realmente un fantasma.

La nostra comprensione dei fantasmi e delle infestazioni è molto più complessa di quanto le rappresentazioni popolari possano suggerire. Basandoci su oltre un secolo di indagini serie nel campo del paranormale, possiamo iniziare a delineare una storia naturale del fantasma che va oltre i miti e le leggende, e che cerca di affrontare questo fenomeno con un occhio critico e scientifico.

Cos’è un Fantasma

Il termine popolare fantasma si riferisce comunemente alla presunta manifestazione degli spiriti dei defunti. I ricercatori psichici prediligono spesso utilizzare il termine apparizione per descriverli. I fantasmi sono comunemente rappresentati come figure simili all’essere umano e descritti come eterei, vaporosi, argentati o trasparenti. Le varie testimonianze affermano che possono percepiti, ma possono anche essere avvertiti attraverso la vista, suoni, odori, raffiche di aria fredda, l’alternarsi di luci e il movimento di oggetti (telecinesi).

Immagine rappresentativa di un fantasma
Immagine rappresentativa di un fantasma

In antichità, il termine fantasma si riferiva alla presunta anima senza corpo, che, dopo la morte, si pensava viaggiasse verso l’oltretomba o l’aldilà. Le credenze variano riguardo a ciò che accade all’anima dopo la morte, ma praticamente ogni cultura ha creduto, in qualche momento, che il fantasma potesse fare ritorno nel mondo dei viventi e che al suo ritorno potesse avere intenzioni sia positive che negative.

Distinzione tra Fantasma e Infestazione

Nell’ambito della ricerca, è fondamentale non pregiudicare i risultati con assunzioni preconcette. Pertanto, prima di iniziare, è necessario stabilire delle definizioni operative di base. In questo caso, ci concentreremo su due termini chiave: fantasma e infestazione.

Un fantasma, o apparizione, si riferisce a una figura, generalmente umana ma a volte anche animale, che viene percepita da un individuo nonostante non possa essere fisicamente presente. Questa percezione può avvenire attraverso vari sensi, come la vista, l’udito o persino il tatto, e può manifestarsi in una serie di modi, da una figura nebulosa a una presenza tangibile.

Parallelamente, un’infestazione si riferisce a una serie di fenomeni inspiegabili che sono generalmente associati a un luogo fisico specifico. Queste esperienze possono variare notevolmente, da rumori inesplicabili a oggetti che si muovono da soli, e spesso creano un senso di disagio o paura tra coloro che le vivono.

Cosa significa Fantasma

Si dice che il termine FANTASMA abbia origini greche, ma in realtà deriva dalla terza declinazione del sostantivo neutro latino PHANTASMA, che a sua volta discende dal greco φάντασμα (phàntasma), derivato dal verbo ϕαντάζω (phantàzo), con il significato di mostrare o apparire. E’ un termine che sembra vedere le prime tracce intorno al XIII° secolo a.C. e con molta probabilità discende da pháinomai che ha lo stesso significato.

In italiano, il termine fantasma fa la sua comparsa verso la fine del Duecento. Originariamente, era usato al femminile, quindi “la fantasma”, e indicava principalmente una persona defunta. Successivamente, il termine ha cambiato genere diventando maschile, e i primi utilizzi in questo senso sembrano essere attribuibili al predicatore italiano Girolamo Savonarola (1452-1498), appartenente all’ordine domenicano.

Nonostante ciò, l’origine precisa dell’uso del termine phantasma nel suo significato originale non è chiara. Potrebbe essere stato impiegato per la prima volta da filosofi o scrittori dell’antica Grecia, ma le registrazioni storiche sono limitate. La moderna reinterpretazione di phantasma si deve al psicoanalista e filosofo austriaco Sigmund Freud (1856-1939), il quale contrappone al mondo esterno che impone al soggetto il principio di realtà, un mondo interiore che cerca di soddisfare i propri desideri in modo illusorio (il fantasma).

Quindi perché si dice che deriverebbe dal greco? Probabilmente per un passo di Plutarco (46-48 d.C. – 125-127 d.C.), scrittore e filoso greco, che ne La triste fine degli uccisori di Cesare (questo il titolo tradotto della sua opera letteraria), descrive il FANTASMA di Giulio Cesare (100-44 a.C.) apparire a Marco Giunio Bruto (85-42 a.C.), ma il termine usato per descrivere questo fantasma è δαιμόνιον (daimónion, ovvero, DEMONE) e non φάντασμα (fàvtasma).

Sono state le errate traduzioni a confondere la terminologia e quindi ad attribuire la derivazione del termine dall’antica Grecia.

Quando si parla di Graecitas e Romanitas le confusioni non si sprecano, basti pensare che per gli antichi greci lo spirito era sempre malvagio, non a caso era chiamato δαίμων (demmon) o δαιμόνιον (daimónion). Fu solo dal IV° secolo a.C. che δαίμων (demmon) inizia ad essere usato anche come spirito di defunto rimanendo pur sempre con una connotazione malvagia.

Lo scrittore romano Gaio Plinio Cecilio Secondo detto Plinio il Giovane (ca 62-114 d.C.), nel VII° secolo a.C. pose una domanda al politico e militare romano Lucio Licinio Sura (ca 40-108 d.C.) attraverso una lettera:

«Vorrei davvero sapere che cosa ne pensi tu dei fantasmi (phantasmata): se esistono realmente, con forma ed essenza propria, o se non sono che vane apparenze generate dal nostro terrore.»

– Lettera a P. Licinio Sura sui fantasmi, lib. VII, XXVII Lettere (Epistolae)

Per rispondere a Plinio il Giovane, Licinio Sura gli racconta la storia di un fantasma che a parte il rumore delle catene ai piedi, non emetteva parola, poteva esprimersi solamente a gesti. Che i fantasmi non riescano a comunicare verbalmente? Ma allora come ci spiegheremmo la psicofonia? Ma affronterò questo argomento in un altro articolo dedicato.

Se volete saperne di più leggete: Atenodoro e il fantasma: I protagonisti spettrali dei grandi classici

Origine del termine Fantasma

Il ballo della pupazza, o più comunemente conosciuto come ballo della “Pantasima”, è un’antica tradizione di molti paesi, nella Provincia del Reatino.
Il ballo della pupazza (o ballo della Pantasima)

Forse non sapete che il termine fantasma inizialmente era al femminile. Deriva da fantasmagoria, ovvero l’effetto della successione di immagini tipica della lanterna magica, uno strumento che proiettava immagini dipinte su vetri o pareti. Il termine fantasmagoria risale quindi fra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, anche se la Lanterna Magica ha origini precedenti, si pensa già nella prima metà del Seicento in quanto i primi prototipi furono importati dalla Cina in Europa qualche decennio prima.

Nella seconda metà del Seicento tuttavia, il termine FANTASMA inizia ad essere utilizzato al maschile, non per descrivere entità sovrannaturali, bensì oggetti simili a scaldini, in quanto la sua vera radice etimologica proviene perlopiù da panta-ésima, ovvero, “tutto ciò che è rovente”.
Una spiegazione è presto detta: nei paesi latini il termine iniziò a mutare in pantasima (o pantàsema) descrivendo fantocci simili a spaventapasseri usati in feste folcloristiche per spaventare i bambini in segno di monito per le azioni cattive, tradizione che viene tutt’oggi celebrata in alcuni paesi reatini.

I Fantasmi nelle varie culture

Nelle culture occidentali, chi crede nell’esistenza dei fantasmi spesso li interpreta come le anime di coloro che, per varie ragioni, non riescono a trovare serenità dopo la morte e rimangono sulla terra. Questo stato di inquietudine può derivare dalla necessità di risolvere questioni irrisolte, di comunicare messaggi importanti, di proteggere i propri cari o semplicemente di elaborare il proprio trapasso, come si osserva nel folclore dei fantasmi riconoscenti, in cui un personaggio, spesso un viaggiatore, ripaga la gentilezza di una persona deceduta, portando a una serie di benefici imprevisti. Questo concetto si trova in molte culture ed è classificato come tipo 5053 nell’Indice ATU (Aarne-Thompson-Uther), un catalogo di tipi di racconti popolari utilizzato negli studi di folclore. È un sistema di classificazione creato per raggruppare racconti popolari simili provenienti da culture diverse.

L’Indice ATU è il risultato di una serie di revisioni ed espansioni da parte di un gruppo internazionale di studiosi:

  • Originariamente composto in tedesco dal folclorista finlandese Antti Aarne (1867-1925) nel 1910.
  • L’indice è stato tradotto in inglese, revisionato ed espanso dal folclorista americano Stith Thompson (1885-1975) nel 1928 e nel 1961.
  • Successivamente, è stato ulteriormente revisionato ed espanso dal folclorista tedesco Hans-Jörg Uther nel 2004.

Il sistema si basa sull’identificazione dei motivi e delle idee narrative ripetute che possono essere considerate come i mattoni fondamentali della narrazione tradizionale. L’Indice ATU, insieme all’Indice Motivo di Folk-Letteratura di Thompson, è uno strumento essenziale per i folcloristi.

Una rappresentazione di un fantasma seduto dietro una donna
Una rappresentazione di un fantasma

Talvolta, i fantasmi sono visti come portatori di giustizia o vendetta, soprattutto quando sono vittime di ingiustizie irrisolte. Alcuni credono che i spiriti dei criminali restino per evitare punizioni nell’aldilà, come il purgatorio, l’inferno o il limbo.

Nel folclore cinese, i fantasmi riconoscenti svolgono spesso il ruolo di agenti di controllo sociale. Il loro obiettivo è quello di ricompensare generosamente coloro che hanno dato ai loro corpi una sepoltura adeguata e hanno mostrato rispetto continuo per il loro spirito (garantendo così la continuazione del culto degli antenati). Essi onorano anche le persone coraggiose e rendono omaggio ai parenti meritevoli con visite dirette. Questo tema folcloristico sottolinea l’importanza del rispetto per i defunti e l’idea che le buone azioni non passano inosservate, nemmeno nell’aldilà.

Nelle tradizioni asiatiche, come quella cinese, la reincarnazione è una concezione diffusa, e i fantasmi sono considerati anime che, per vari motivi, scelgono di non rinascere a causa di questioni irrisolte, concetto simile a quello presente nella cultura occidentale. Secondo le credenze cinesi, i fantasmi possono aspirare all’immortalità, subire pene eterne nell’inferno o addirittura morire di nuovo diventando “fantasmi dei fantasmi”.

Una rappresentazione di yūrei (fantasma della tradizione giapponese)
Una rappresentazione di yūrei (fantasma della tradizione giapponese)

Le credenze sui fantasmi variano da cultura a cultura, tuttavia, sia in Occidente che in Oriente, esistono concetti fondamentali comuni. Spesso sono prescritti procedimenti e cerimonie per affrontare l’infestazione di fantasmi, come gli esorcismi. Questi spiriti erranti possono vagare nei luoghi che frequentavano in vita o dove hanno subito la morte. Contrariamente alla convinzione comune, la maggior parte dei fantasmi non è confinata nei cimiteri dove sono sepolti i loro corpi, ma infesta piuttosto le dimore e gli edifici dove hanno vissuto, sofferto o trascorso lunghi periodi della loro esistenza.

In alcune tradizioni, l’anima si separa in diversi aspetti che possono essere considerati sia positivi che negativi. Ad esempio, nella mitologia melanesiana, l’adaro rappresenta la parte negativa dell’anima, mentre l’aunga rappresenta la parte positiva. Entrambi sono distinti dagli spiriti non umani, chiamati figaro. Secondo la tradizione malesiana, i fantasmi vivono sottoterra o su isole vicine, raggiunta dopo la morte corporea terrestre attraverso una nave che traghetta i morti. Una volta arrivati, un “sovrano” dei fantasmi li separa in buoni e cattivi. Secondo alcune credenze, gli adaro (malvagi) possono morire, mentre gli aunga (buoni) vivono felici per sempre.

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