Fantasmi nell'Antica Roma
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Fantasmi nell’antica Roma

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Fauni e Satiri

Il Fauno di Carlos Schwabe (1923) - Pubblico Dominio
Il Fauno di Carlos Schwabe (1923)

I Fauni e i Satiri sono creature mitologiche che compaiono nelle mitologie greca e romana, con alcune differenze nelle loro rappresentazioni. Seppur raramente, erano considerati manifestazioni spiritiche e per questo motivo li menziono anche in questo articolo.

Ne ho già parlato nell’articolo: Cosa sono i demoni e qual’è il loro potere secondo la Bibbia

Sia i fauni che i satiri hanno radici nella mitologia greca. I fauni erano originariamente considerati spiriti delle foreste e guardiani della natura. I satiri, da parte loro, erano discendenti di Sileno e delle ninfe, particolarmente delle ninfe Nereidi. I fauni erano spesso rappresentati come creature con tratti sia umani che caprini. Avevano zampe di capra, orecchie a punta e talvolta corna, ma il loro torso era umano. Erano noti per la loro natura festaiola e lussuriosa.

Mentre i satiri erano simili ai fauni, ma con alcune differenze chiave. Avevano la parte superiore del corpo umana, ma anche zampe di capra. Erano famosi per la loro sregolatezza e il loro amore per il vino e la musica. A differenza dei fauni, i satiri erano spesso dipinti come più aggressivi e inclini al turbamento.

Due Satiri di Pieter Paul Rubens (1619) - Pubblico Dominio
Due Satiri di Pieter Paul Rubens (1619)

Tanto i fauni che i satiri partecipavano a festeggiamenti e feste legate alla fertilità e alla primavera, come le celebrazioni in onore di Dioniso, dio del vino, e compaiono in diversi miti e racconti. Ad esempio, Pan, un dio dei pascoli e delle foreste con attributi simili a quelli dei fauni, è noto per aver suscitato paura e panico tra i nemici di Dioniso.

Sileno, un antico satiro, fu una figura importante nei miti di Dioniso ed era spesso ritratto come ubriaco e buffo. Un mito famoso è quello di Apollo e Marsia, in cui Marsia, un altro satiro, sfidò Apollo in una gara musicale e perse. La punizione di Marsia da parte di Apollo è diventata un simbolo di sconfitta e orgoglio eccessivo.

Fauni e Satiri rappresentavano l’idea di vivere in armonia con la natura e l’istinto. Erano creature ambivalenti, che potevano essere sia amichevoli che pericolose. La loro rappresentazione varia in base al contesto culturale e al periodo storico, ma spesso rifletteva il desiderio umano di connettersi con il mondo naturale e celebrare la vita in tutte le sue sfumature.

Geni, le entità spiritiche protettive

I Geni (Genius) romani sono figure mitologiche e concetti complessi che hanno svolto un ruolo fondamentale nella cultura e nella religione romana. Il termine Genius ha radici nel latino e deriva dalla parola gignere, che significa generare o creare. I Romani credevano che ogni individuo, ogni famiglia e addirittura ogni luogo avesse il proprio Genio, un’entità spirituale che incarna la creatività, la generatività e la vitalità di quella persona o luogo specifico. Questa idea era centrale nella religione romana e nella loro comprensione del divino.

Genio alato, frammento di pittura murale di fine I secolo a.C. conservati a Pompei - Pubblico Dominio
Genio alato (fine I secolo a.C.)

Il Genio era spesso associato a un’entità protettrice. Ogni persona aveva il suo Genio personale, che era considerato come la forza creativa e ispiratrice che guidava la loro vita. Questi spiriti protettori erano responsabili della prosperità, della fertilità e del benessere delle persone e delle comunità a cui erano legati. L’adorazione di questi spiriti era una parte cruciale della religione romana. Gli individui onoravano il proprio Genio attraverso preghiere e offerte, specialmente durante le festività religiose, come il giorno del compleanno. Le famiglie avrebbero avuto un altare domestico dedicato al Genio familiare, dove bruciavano incenso, facevano libagioni e offrivano cibi e vino.

Oltre ai Geni individuali e familiari, esistevano anche i Genius publici, spiriti protettori di città, province o istituzioni. Questi Geni erano spesso oggetto di culti pubblici e avevano templi dedicati a loro. Ad esempio, Roma stessa aveva il suo Genio, venerato nel tempio di Genius Populi Romani. Questi culti pubblici erano importanti per la coesione e l’identità delle comunità romane.

Con l’espansione dell’Impero Romano, il concetto di Genius fu adottato e adattato da altre culture con cui i Romani entravano in contatto. Questo sincretismo portò a un arricchimento della comprensione del divino. Ad esempio, i Romani associarono il loro Genio con il concetto greco di Daimon (o Daemōn) e il Genius Augusti con il culto dell’Imperatore.

Con la diffusione del Cristianesimo e il declino della religione tradizionale romana, il culto dei Geni iniziò a diminuire. Tuttavia, alcune tradizioni e convinzioni sopravvissero, e alcune pratiche influenzarono le credenze e le celebrazioni medievali europee.

Lari e Parentes, gli Spiriti tutelari

In alternativa alle divinità principali, un aspetto fondamentale della vita religiosa romana erano i Lari (Lares). I Lari erano gli spiriti dei defunti appartenenti alla propria famiglia, e la loro venerazione costituiva un elemento quotidiano essenziale nella vita di ogni famiglia romana. All’interno delle abitazioni, era comune trovare un luogo sacro noto come lararium o larario, generalmente situato nell’atrio della casa. Questo larario ospitava piccole statuette dei Lares, e da qui, essi vegliavano sulla famiglia e lavoravano per garantirne la prosperità.

Le varie tipologie di Lari

Spesso, i rituali per onorare i Lares, i Penates e i Panes venivano combinati in complesse cerimonie familiari. Questi spiriti erano conosciuti con vari nomi:

  • Lari famigliari (Lares familiaris), gli spiriti protettori della casa, della famiglia e del focolare domestico;
  • Lari delle strade (Lares viales), i custodi delle vie;
  • Lari tutelari del mare (Lares permarini), che esercitavano la loro protezione durante la navigazione sul mare;
  • Lari prestabiliti (Lares praestites) che presiedevano alla difesa dell’Urbe (l’insieme degli edifici e delle infrastrutture);
  • Lari di Augusto (Lares Augusti), per estensione, i Lari della famiglia imperiale;
  • Lari Compitali (Lares Compitales), protettori dei crocicchi, posti al centro di una contrada (vicus).

Durante la festa dei Compitalia, che aveva luogo il 22 dicembre, si rendeva omaggio ai Lari Compitali (Lares Compitales) per invocare la loro protezione sulla comunità locale.

Scultura di un Lar di Carlos Pino Andújar (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) - Wikimedia Commons
Scultura di un Lar

I Romani dedicavano preghiere e offerte ai Lari quotidianamente, durante tutto l’anno, poiché la loro benevolenza era essenziale per il benessere della famiglia. Tuttavia, in occasioni speciali come i compleanni, i matrimoni, gli anniversari, i viaggi e i ritorni, si celebravano rituali più elaborati per assicurare la protezione e la prosperità. Inoltre, quando una famiglia si trasferiva da una casa all’altra in modo definitivo, i Lari e i Penati erano trasportati con cura per garantire che la loro benevolenza continuasse a vegliare sulla famiglia nella nuova residenza.

Questo legame profondo tra i Lari e la vita familiare riflette la centralità della religione nella vita quotidiana dell’antica Roma e la connessione diretta tra gli spiriti dei defunti, la casa e il benessere della famiglia. La venerazione dei Lari era una pratica radicata nell’identità romana e rappresentava un modo concreto per garantire la protezione e la prosperità della famiglia in un mondo ricco di divinità e forze spirituali. E proprio per questo, ogni famiglia romana onorava i Lari con piccole statuette o altari all’interno delle proprie case. Questi altari domestici erano luoghi di venerazione in cui si offrivano preghiere e piccoli doni come cibi, fiori e incenso.

Lari Compitali (Lares Compitales)

I Lari Compitali (Lares Compitales) erano entità mitologiche romane che svolgevano un ruolo significativo nella religione e nella vita quotidiana degli antichi Romani. Li menziono in questo articolo dedicato ai fantasmi dell’antica Roma, perché il nome Lares deriva dalla parola latina Lars, che significa spirito protettore (o divinità del luogo). I Lari Compitali erano specificamente associati alla protezione delle intersezioni stradali, delle piazze e dei crocevia. Essi erano considerati quindi i guardiani degli spazi di confine e degli incroci, sia in senso geografico che metaforico.

Il culto dei Lari Compitali coinvolgeva offerte e preghiere per assicurare la loro protezione e benevolenza. Le piazze e gli incroci stradali erano spesso adornati con piccole cappelle o altari dedicati a queste entità e durante le festività e le celebrazioni, si tenevano processioni e cerimonie in onore di questi spiriti. Una di queste feste era Compitalia, celebrata ogni anno a gennaio. Durante questo periodo, le persone decoravano le loro case con ghirlande e facevano offerte di cibi, vino e incenso nei santuari dei Lari Compitali. Inoltre, si svolgevano giochi, parate e altre attività sociali per celebrare l’importanza di questi spiriti nella vita comunitaria.

Anche se la religione romana è andata in declino con l’ascesa del Cristianesimo, alcuni elementi delle credenze e delle pratiche legate ai Lari Compitali hanno lasciato un’impronta duratura nella cultura europea, come ad esempio, l’usanza di decorare alberi o pali all’incrocio di strade, che ha radici nelle cerimonie di questi spiriti, può essere vista nelle tradizioni natalizie.

Compitalia, la festa dedicata alla strada

Nel paragrafo precedente ho accennato alla Compitalia, una festa romana di antica data che aveva come scopo principale onorare gli spiriti protettori delle vie e delle incroci (i Lares Compitales) e celebrare la comunità locale. La parola Compitalia deriva da compitum, che significa incrocio, e questa festività aveva luogo proprio presso gli incroci delle strade.

Scena di processione sacrificale (suovetaurilia), seconda metà del I sec. d.C. - Wikimedia Commons
Scena di processione sacrificale (suovetaurilia), seconda metà del I sec. d.C.

Queste festività romane si tenevano nel mese di dicembre, con una data principale il 3 dicembre e una festa secondaria il 5 dicembre. La festa del 3 dicembre era la più importante e veniva chiamata Compitalia proper (o Compitalia publica). In origine, le Compitalia erano festività di natura campestre, legate alla semina e alle attività agricole, ma successivamente furono osservate anche nella città di Roma.

Durante le festività, venivano eretti altari stradali (detti compita) presso gli incroci delle strade. Questi altari erano decorati con offerte e preghiere. Ogni famiglia del quartiere partecipava all’allestimento e alla cura di questi altari, rafforzando così i legami comunitari. Si facevano offerte di cibi, bevande e piccoli doni agli Lari Compitali come segno di rispetto e riconoscenza per la loro protezione. Le preghiere erano rivolte agli spiriti affinché continuassero a vigilare sulla comunità e la proteggessero dai pericoli.

Ma le Compitalia erano anche un’occasione per celebrare la vita comunitaria romana. Le famiglie del quartiere si riunivano per partecipare alle cerimonie, rinforzando i legami sociali e il senso di appartenenza alla comunità. Era un momento in cui gli schiavi godevano di una certa libertà e partecipavano alle celebrazioni insieme ai loro padroni.

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