Fantasmi nell'Antico Egitto

Oltre la Morte: i Fantasmi nell’Antico Egitto

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Introduzione

I fantasmi sono sempre stati una parte intrinseca della nostra storia e cultura. Oggi, possiamo percepirli come protagonisti di moderni film horror e “star” di spettacolari reality show dedicati alla caccia ai fantasmi, ma in realtà, le storie di questi esseri disincarnati risalgono a migliaia di anni fa, affondando le radici nella nostra storia ancestrale. Ciò che potrebbe essere considerata la più antica rappresentazione di quello che viene oramai chiamato il Primo Fantasma, scolpito su una tavoletta di argilla babilonese di 3500 anni fa, in cui uno spirito femminile guida uno spirito con le mani legate, forse per condurlo nell’Oltretomba.

La tavoletta è conservata al British Museum di Londra. Questo ritrovamento mette in luce il fatto che il concetto dei fantasmi è stato presente nell’immaginario collettivo umano per millenni.

Tavoletta di argilla babilonese di 3500 anni fa in cui uno spirito femminile guida uno spirito con le mani legate (Primo Fantasma) - Foto ©British Museum
Tavoletta di argilla babilonese del 1500 a.C. raffigurante il Primo Fantasma (Foto ©British Museum)

Tuttavia, i fantasmi non erano esclusivi della cultura sumerica; molte altre antiche civiltà condividevano simili credenze riguardo alla possibilità dei morti di fare ritorno. Le credenze relative ai fantasmi facevano parte integrante delle culture mesopotamiche sin dai tempi più remoti, ma erano comuni a molte altre civiltà del passato. Questo ci fa riflettere su quanto profonde e diffuse fossero tali credenze tra gli antichi, dimostrando che il mistero degli spiriti attraversa le ere e le culture, continuando a incuriosire e spaventare l’umanità nel corso dei millenni.

Mentre gli antichi babilonesi e sumeri convivevano con gli spiriti, gli antichi egizi avevano qualche problema con i fantasmi, offrendoci uno sguardo affascinante in un mondo dove il confine tra il regno dei vivi e quello dei morti era tutto tranne che netto. Infatti, gli egizi credevano che questa linea fosse così sottile da consentire ai fantasmi non solo di fare la loro apparizione tra i vivi, ma anche di essere oggetto di suppliche o richieste di favori, e talvolta di placare i loro atti vendicativi.

Molti aspetti delle credenze egizie nei fantasmi risulterebbero sorprendentemente familiari, nonostante siano trascorsi migliaia di anni. Un fantasma si presenta a un uomo in cerca di aiuto per ripristinare il rispetto della sua tomba. Una moglie arrabbiata fa ritorno dall’aldilà per esprimere il suo sdegno. I sacerdoti sono chiamati per gestire gli spiriti turbolenti. Questi sono alcuni esempi di storie di fantasmi recuperate da alcuni rinvenimenti. Tuttavia, le storie di fantasmi egizi si estendono ben oltre le tipiche case infestate e rivelano un complesso sistema di credenze legate all’Oltretomba.

Varie divinità sulla sacra barca in un papiro - Fantasmi nell'antico Egitto
Papiro con varie divinità sulla sacra barca

I fantasmi nell’Antico Egitto erano considerati esseri potenti, capaci di influire sulla vita dei vivi. Gli antichi egizi credevano che gli spiriti dei defunti avessero bisogno di essere venerati e nutriti con offerte per garantire la loro benevolenza e il loro sostegno continuo. La mancanza di rispetto verso i fantasmi, o l’abbandono delle tombe, poteva portare a possibili vendette spettrali o maledizioni. I sacerdoti ricoprivano un ruolo fondamentale nell’interazione tra i vivi e i morti, agendo come intermediari per placare gli spiriti inquieti e garantire l’armonia tra i due mondi.

Inoltre, le credenze riguardo ai fantasmi egizi erano strettamente legate alla religione e alla mitologia. Gli egizi, infatti, credevano che le anime dei defunti fossero guidate verso l’Oltretomba da una divinità chiamata Anubi, il dio con la testa di sciacallo. Questo viaggio nell’aldilà era rappresentato come una traversata verso il Regno dei Morti, dove l’anima doveva affrontare prove e giudizi per determinare il suo destino eterno.

In definitiva, i fantasmi nell’Antico Egitto svelano un intricato intreccio tra il mondo dei vivi e dei morti, con gli spiriti defunti che esercitavano un’influenza significativa sulla vita quotidiana degli egizi. Questa visione sfumata tra i due mondi offriva un potente insight nelle complesse credenze dell’antico Egitto e nella loro profonda connessione con la vita ultraterrena.

Gli antichi egizi, in un mondo caratterizzato da un ordine pervasivo che abbracciava sia la vita terrena che quella ultraterrena, vivevano immersi in un universo dove tutto seguiva una precisa disposizione. Questo ordine, basato sul concetto di ma’at, o ordine cosmico, permeava ogni aspetto dell’esistenza, compresi i rapporti tra i vivi e i morti. La cosmovisione egizia sottolineava che ogni elemento dell’universo avesse il suo posto e la sua funzione assegnati, compresi i fantasmi, sebbene la loro presenza potesse spesso sfuggire all’osservazione diretta. Nonostante ciò, era ampiamente accettato che i defunti dovessero rimanere nell’aldilà, dove contribuivano al mantenimento dell’equilibrio e dell’armonia cosmica necessari per il corretto svolgimento di ma’at.

Cos’è esattamente il ma’at?

Il concetto del ma’at può essere interpretato sia come un principio fondamentale che governa l’ordine cosmico, sia come la personificazione di una divinità, spesso raffigurata con la simbolica piuma della verità sulla testa. Ma’at rappresenta l’idea che l’equilibrio, l’armonia e la giustizia sono essenziali per il corretto funzionamento dell’universo. Gli egizi ritenevano che il rispetto di ma’at fosse fondamentale per mantenere l’ordine sia in questa vita che nell’aldilà.

All’interno di questa visione del mondo basata su ma’at, i fantasmi non erano considerati delle entità disturbanti o fuori posto. Al contrario, essi erano parte integrante del ciclo della vita e della morte, contribuendo al mantenimento dell’equilibrio universale. Nonostante non fossero sempre visibili, gli spiriti defunti erano riconosciuti come forze importanti all’interno di questa visione della realtà.

Il dio Horakhty, seduto su un trono, e la dea Maat (nella tomba di Neferronpet).
Il dio Horakhty, seduto su un trono, e la dea Maat (nella tomba di Neferronpet).

In sintesi, gli antichi egizi vivevano in un universo altamente ordinato, in cui ogni cosa, compresi i fantasmi, aveva un ruolo da svolgere per garantire l’equilibrio e l’armonia. La filosofia di ma’at era il fondamento di questa comprensione del mondo e influenzava profondamente la loro relazione con il regno degli spiriti e con l’aldilà.

Indubbiamente, l’ideale di una distinzione chiara tra i mondi dei vivi e dei morti era una parte centrale della visione del mondo egizia, ma la realtà spesso differiva da questa concezione. Le situazioni in cui avveniva un crossover, cioè un’interazione tra i due mondi, rappresentavano un segnale evidente che qualcosa non funzionava correttamente. Queste interazioni non autorizzate richiedevano un intervento per ripristinare l’ordine cosmico.

Qualsiasi forma di commistione tra i vivi e i morti al di fuori dei rituali religiosi ufficiali, come preghiere e offerte, rappresentava una chiara indicazione che qualcosa non andava per il verso giusto. Poteva trattarsi di una sepoltura inadeguata, di un defunto dimenticato o di un parente vivente che non si era comportato in modo adeguato, causando l’insorgere di un fantasma triste o addirittura rabbioso. In ogni caso, era compito dei vivi correggere l’errore e ripristinare l’ordine.

Ad esempio, se un defunto era stato sepolto in modo improprio o trascurato, si riteneva che il suo spirito potesse essere scontento o disturbato. In questi casi, venivano intrapresi rituali per onorare il defunto e ristabilire l’equilibrio. Allo stesso modo, se un membro vivente della famiglia aveva comportamenti inappropriati o mancato di rispettare i doveri verso i defunti, si riteneva che avesse bisogno di un promemoria da parte degli spiriti. Questi fantasmi giustizieri avrebbero spinto il parente a correggere il suo comportamento.

In sintesi, sebbene la visione egizia del mondo desiderasse una chiara separazione tra i mondi dei vivi e dei morti, la realtà spesso implicava interazioni e problemi che richiedevano un intervento umano per ripristinare l’ordine e la pace tra i due regni.

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