Introduzione ai Rituali di esorcismo
I rituali di esorcismo sono cerimonie religiose o spirituali che vengono eseguite con l’obiettivo di espellere presunte entità malevole, demoni o spiriti maligni da una persona, un luogo o un oggetto. Questi rituali sono spesso associati alle credenze e alle pratiche di varie religioni e culture, e sono progettati per liberare l’individuo o l’ambiente da influenze negative o dannose.
I rituali di esorcismo possono variare notevolmente da una tradizione religiosa all’altra, ma spesso includono elementi come preghiere, invocazioni, l’uso di simboli sacri, l’acqua benedetta, l’incenso e la recitazione di testi religiosi o sacri. Gli esorcisti, che sono individui designati o addestrati a condurre tali rituali, spesso cercano di stabilire il controllo su presunte entità malevole attraverso queste pratiche.
Esempi di religioni che includono pratiche di esorcismo sono il Cristianesimo (soprattutto nella Chiesa Cattolica, dove è riconosciuto un rito ufficiale di esorcismo), l’Islam, l’Ebraismo, l’Induismo e il Buddismo, oltre a molte tradizioni indigene e spirituali. Va notato che le credenze e le pratiche legate agli esorcismi variano ampiamente da cultura a cultura e da religione a religione, e ciò che può essere considerato un esorcismo in una tradizione potrebbe essere diverso in un’altra.
È importante notare che gli esorcismi sono spesso oggetto di dibattito e scetticismo da parte della comunità scientifica e razionale, che generalmente li considera come manifestazioni di credenze religiose e culturali piuttosto che fenomeni oggettivi e scientificamente verificabili.
Storia dei rituali di esorcismo
Prima del nuovo rituale di esorcismo, era in uso quello Tridentino (o Concilio di Trento) del 1614, frutto della riforma liturgica tridentina – iniziata nel 1568 e conclusa nel 1614, ed era costituito dal Rituale Romanum di Papa Pio V. Il testo era la prima raccolta tratta da diverse documentazioni precedenti che erano già utilizzate dai sacerdoti nel medioevo. Il tentativo di una nuova riforma cattolica si era già sentito dal XV secolo, quando ci fu una crisi dell’autorità papale che portò a una spaccatura della Chiesa che vide papi e antipapi scontrarsi nel tentativo di esercitare il controllo del soglio pontificio.
Nel 1414 erano ben tre i papi che regnavano sui propri sogli pontifici: papa Gregorio XII a Roma, papa Benedetto XIII ad Avignone e papa Giovanni XXIII a Pisa; da non confondere quest’ultimo con papa Roncalli (1881-1963) che divenne papa Giovanni XXIII nel 1958. All’imperatore del Sacro Romano Impero, Sigismondo di Lussemburgo, questo “trittico” non gli andava bene per niente, così costrinse papa Giovanni XXIII a riunire un Concilio ecumenico a Costanza e a far dimettere papa Gregorio XII con una condanna per eresia. Gli altri due fuggirono da Costanza e continuarono a usurpare dei poteri pontifici. Fu il secolo con più antipapi della storia.
Con il movimento protestante sempre più presente in Europa, il Cattolicesimo stava quindi affrontando uno dei periodi più bui della sua storia. Papa Paolo III cercò un confronto fra luterani e cattolici scegliendo Trento come città dove riunire il concilio ecumenico. Questa controriforma permise alla Chiesa Cattolica di riorganizzarsi e di assumere un atteggiamento più politico per contrastare il movimento protestante.
Un “revival” dei Rituali di Esorcismo avrebbe quindi sicuramente dato nuova vita alla Chiesa Cattolica. Dopo qualche modifica al Rituale Romanum nel 1952 per volere di papa Pio XII e nel 1998 da papa Giovanni Paolo II, fu approvato il De Exorcismis et Supplicationibus Quibusdam (DESQ), dal latino “Esorcismi e altre preghiere”. In quell’anno ci fu una pressante richiesta da parte di una commissione di vescovi che ne richiedevano addirittura l’abolizione.
Si tratta di un rituale di ottantaquattro pagine in cui c’è un costante avvertimento a non confondere i sintomi di un disagio psicologico o di una malattia mentale, con quelli di una possessione demoniaca. Inoltre è apportata una revisione al culto di san Michele Arcangelo voluto da Papa Leone XIII, dove sono rimosse alcune descrizioni di Satana, perché infondate e insostenibili.
Padre Gabriele Amorth (1925-2016) non fu molto d’accordo sul nuovo rituale perché era stato elaborato da un gruppo di sacerdoti che non avevano alcuna esperienza con gli esorcismi e limitava così le diagnosi di possessione. Inoltre fu eliminata l’esorcizzazione delle “fatture” che, secondo Amorth, sarebbero la maggiore causa delle possessioni diaboliche.
Nonostante ci sia un nuovo rituale, molti esorcisti continuano a utilizzare il vecchio. L’approccio di Amorth ha spianato la strada a un’indipendenza sul rito esorcistico, cosa non gradita all’associazione stessa di cui è stato fondatore e presidente. Amorth ha creato troppa enfasi su un terreno già fertile.
Non sono pochi i sacerdoti in Italia che praticano l’esorcismo senza permesso vescovile e quindi lontani dalle normative espresse dall’Associazione Internazionale degli Esorcisti (AIE) e contenute nel DESQ. A questi si aggiungono i laici che partecipano ai riti di esorcismo, quando in realtà dovrebbero solo utilizzare preghiere che non rientrano nel rito ufficiale. Nonostante le riforme, pare che esista ancora un conflitto teologico-politico che vede diverse prese di posizione nel mondo cattolico.
Chi si rivolge a un esorcista vive in serie difficoltà sociali e psicologiche che possono andare a peggiorare nel venire a contatto con rituali magici o sedute spiritiche in grado di aumentare l’ansia e la suggestione. Prima di rivolgersi all’esorcista, queste persone o i loro parenti, si rivolgono alla medicina, ma non dando totale fiducia perché probabilmente già convinte di avere attacchi da spiriti maligni.
Il culto di San Michele
Secondo le Sacre Scritture, Lucifero si sarebbe paragonato a Dio e quindi un Arcangelo sarebbe intervenuto gridando in ebraico antico “Mi ka El ?”, che significa “Chi è come Dio?”. Questo grido di battaglia portò al nome dell’Arcangelo Michele, spesso rappresentato con un’armatura, mentre brandisce una spada o lancia contro un drago. I rettili, fra cui i serpenti e i leggendari draghi, sono rappresentazioni molto ricorrenti soprattutto nel medioevo, periodo nel quale prolificavano molti “santi sauroctoni”, uccisori di draghi, come ad esempio Teodoro, Margherita, Silvestro, Marta (lei non lo uccise, ma lo placò) e San Giorgio, divenuto patrono d’Inghilterra e Portogallo. Gli uccisori di draghi non sono mancati neppure nelle raffigurazioni alchemiche, come nei Rebis, che rappresentano in fondo la pietra filosofale, l’unione degli opposti, il compositum de compositiis.
Il culto di San Michele è quindi un insieme di elementi e aspetti simbolici appartenenti a più culti che hanno preceduto il Cristianesimo, come ad esempio quelli pagani della mitologia greco-romana, come Eracle (Ercole), oppure Hermes (Mercurio) o del Mitra persiano. Ed è Mithra ad avere moltissime cose in comune con il Cristo e con il culto di San Michele. La grotta di Monte Sant’Angelo, dove è sorto il primo culto di San Michele, fu occupata da un mitreo. Quello di Mitra è un culto che fu molto fiorente per tutto il periodo dell’Impero Romano, proprio fino al suo momento più forte attorno al III secolo d.C., in altre parole quando poi fu rimpiazzato dal Cristianesimo.
Forse non tutti sanno che Mithra, secondo la mitologia, sarebbe nato in una grotta d’Oriente nella notte fra il 24 e il 25 dicembre, figlio di una vergine e di un dio e morto a trentatré anni per ascendere al cielo e risorgere a vita eterna, proprio come fu poi per Gesù. La scelta della notte fra il 24 e il 25 dicembre è un momento che i popoli antichi assegnavano alla nascita di molte divinità perché la durata del giorno riprende a crescere rispetto a quella della notte. Dato che la Luce era sacra per le antiche popolazioni, quello doveva essere il momento in cui sarebbero nati gli déi. Come Mithra e Gesù, ci furono anche altre divinità che nacquero da vergini il 25 dicembre: 3000 anni prima di Cristo, la nascita di Horus è annunciata da una stella proveniente da Est, seguita da tre Re che giunsero al suo cospetto per dargli il benvenuto.
Era figlio di una vergine, Isis-meri e del dio Osiride. Assieme a dodici discepoli vagò per l’Egitto compiendo miracoli, come guarire gli infermi e camminare sull’acqua. Fu soprannominato La Luca, che significa agnello di Dio. A trentatré anni fu tradito da Typhon e una volta ucciso resuscitò; a differenza di Gesù non lo fece da solo ma grazie alla madre Iside. Sulle pareti del Tempio a Luxor, ci sono incise le immagini raffiguranti l’Annunciazione della sua nascita da parte di Thoth, l’Immacolata Concezione da parte di Kneph, lo “spirito santo” egizio, e la venuta dei tre Re che portano i doni.
L’origine del culto di San Michele sembrerebbe longobarda. Il culto, infatti, iniziò a diffondersi dal VI secolo, intorno all’anno 568, a causa dello stanziamento dei Longobardi in Italia. Fu papa Gregorio Magno (590-604), lo stesso che “inventò” il Purgatorio, a convertire i Longobardi al Cristianesimo e a sostituire la figura di Odino in San Michele.
Secondo la leggenda tramandata dallo storico Paolo Diacono (720-799), il maggior centro di culto si trovava sul Monte Gargano, in Puglia, dove l’arcangelo guerriero sarebbe apparso a un arciere chiamato appunto Gargano, mentre inseguiva un toro bianco. L’arcangelo avrebbe deviato le frecce contro il toro, rilanciandole contro l’arciere stesso. Fu così che Gargano si sarebbe convertito al Cristianesimo. Non male come prova di convincimento.
Altre similitudini le troviamo ancora nell’antico Egitto, perché una delle rappresentazioni iconografiche di San Michele lo rappresenta con una grossa bilancia pesare le anime dei morenti. E’ inevitabile il parallelismo con il mito di Anubi dell’antico Egitto, che pesava le anime prima di “traghettarle” nell’Oltretomba da Osiride. Questa tradizione, chiamata psicostasia, deve essere giunta in Europa attraverso gli Arabi e i Persiani. Se Anubi pesava cuori e piume, San Michele poneva l’uomo nudo da una parte e un infante dall’altra. L’uomo nudo rappresenta la sua parte corporea e materiale, mentre il neonato, la sua parte spirituale.
Ci sono anche alcune raffigurazioni in cui Satana cerca di nascosto di abbassare il piatto in cui vi è l’uomo materiale, nell’intento (secondo la tradizione cristiana) di aggiudicarsi l’anima, ma in quei casi San Michele è pronto e guardingo a difendere le anime destinate a Dio con la sua spada.