Premetto che la storia dell’esorcismo di Clara Germana Cele (circa 1890-1913) che sto per raccontarvi è tanto condivisa sul web quanto poco credibile per le numerose attribuzioni postume avvenute sin dalle sue prime apparizioni scritte nel 1932 e nel 1947 e poi riapparse alla fine degli anni Settanta sulla scia del successo del romanzo L’Esorcista (The Exorcist) del 1971 scritto da William Peter Blatty (1928-2017) e dell’omonima trasposizione cinematografica del 1973 diretta da William Friedkin (1935-2023).
La storia ha ripreso a circolare sul web arricchendosi sempre più di particolari e sensazionalismo, come se non fosse già sufficiente la spettacolarizzazione del primo resoconto. Ma andiamo un passo alla volta.
Il racconto sul web

La storia della possessione e dell’esorcismo di Clara Germana Cele è molto gettonata da coloro che amano questo genere di racconti, in particolar modo a chi ama la spettacolarizzazione in chiave horror di leggende eventi accaduti. La maggior parte dei racconti che si possono trovare su internet in forma scritta nei blog o attraverso video e podcast, è un copia-incolla dell’unica traccia presente sul web, nello specifico su Wikipedia. Ma cos’è Wikipedia? Wikipedia è un’enciclopedia online gratuita e collaborativa gestita da Wikimedia Foundation, che fornisce informazioni su una vasta gamma di argomenti. Gli articoli su Wikipedia sono scritti da volontari provenienti da tutto il mondo e sono soggetti a revisione continua da parte della comunità. Purtroppo non sempre questa revisione viene fatta. Se non c’è nessuno che si prende il compito di fare una bella ricerca e incrementare nuovi dati, quello che resta è un racconto approssimativo, privo di riferimenti e di fonti verificabili. Ma vediamo quali sono le informazioni su Clara Germana Cele che abbiamo su Wikipedia.
L’articolo si sviluppa in meno di venti righe, sia nella versione inglese, sia nella versione portoghese. Il racconto è dubbio, chi lo ha scritto non era sicuro di quello che stava raccontando, tant’è che le frasi iniziano con «Si dice che…» e «Si narra che…». Inoltre contiene molte informazioni errate.
Le versioni dell’esorcismo di Clara Germana Cele
Vi voglio ricordare che esistono quattro versioni versioni scritte su questo caso:
- la prima è il resoconto di padre Erasmus Hörner1 del 1920, tredici anni dopo gli avvenimenti di Clara Germana Cele avvenuti dal 1906 al 1907, un insieme di avvenimenti a cui ha assistito e varie testimonianze precedenti al suo arrivo nel luogo della vicenda;
- la seconda è lo stesso resoconto redatto nuovamente da padre Hörner nel 1932, con aggiunte di fatti solo accennati nella prima stesura;
- la terza è la versione ufficiale redatta dal vescovo Henri Delalle (1869-1949);
- la quarta versione è apparsa sulla rivista cattolica The Catholic Digest2 Vol.12 N.1, scritta nel novembre 1947 (a pagina 54) e che riprendono la versione ufficiale del vescovo.
Quindi, riassumendo, dopo gli avvenimenti del 1906-1907, la storia venne archiviata perché ritenuta dal vescovo enfatizzata da racconti di cui padre Hörner non ne era testimone diretto. Poi il racconto riappare venticinque anni dopo in un resoconto dello stesso. Per altri quindici anni la storia viene dimenticata fino a quando la rivista The Catholic Digest non la “riesuma” in un articolo di sensibilizzazione. E poi? Com’è finita sul web?
La storia ripresa negli anni Settanta

Per questo dobbiamo “ringraziare” padre Adolf Rodewyk (1894-1989), un gesuita che ha scritto di possessione demoniaca, che verso la fine degli anni Settanta, pensò di raccontare la storia di Clara Germana Cele eludendo la versione vescovile e affidandosi direttamente al racconto di padre Hörner. Se siete appassionati di queste storie, padre Adolf Rodewyk non vi suonerà nuovo come nome. Si tratta di uno dei due sacerdoti che hanno eseguito gli esorcismi su Anneliese Michel (il caso Klingenberg), conosciuta cinematograficamente con il film L’Esorcismo di Emily Rose (The Exorcism of Emily Rose) del 2005 diretto da Scott Derrickson. Padre Rodewyk e padre Ernst Alt furono accusati di omicidio colposo per via della morte di Anneliese.
Perché padre Rodewyk avesse bisogno della versione spettacolare della possessione e dell’esorcismo di Clara Germana Cele è semplice: i gesuiti americani e tedeschi guidarono l’attacco contro l’esorcismo negli anni Sessanta, perché si diceva che la possessione fosse un problema degli psichiatri, ma fu proprio un gesuita a difendere la pratica dell’esorcismo, esattamente padre Rodewyk, che iniziò a praticare come esorcista a Treviri, in Germania, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Nel suo libro del 1963 Dämonische Bessessenheit in der Sicht des Rituale Romanum (La possessione demoniaca alla luce del Rituale Romanum), raccomandava che l’esorcista dovesse utilizzare “esorcismi probativi” silenziosi, preghiere sussurrate in presenza del presunto indemoniato che probabilmente avrebbero prodotto fenomeni preternaturali o una risposta dal demone, un approccio successivamente approvato anche da padre Gabriele Amorth (1925-2016).

Lo storico Henry Ansgar Kelly criticava l’approccio di Rodewyk, notando che, alla luce dell’accettazione da parte di Rodewyk di fenomeni parapsicologici, come la telepatia, la consapevolezza di “esorcismi probativi” segreti non provava la possessione. Kelly era critico anche nei confronti dell’accettazione da parte di Rodewyk di «molti dei racconti agiografici più improbabili di possessione», un riferimento al suo libro Dämonische Besessenheit heute (1966), tradotto nel 1975 come Possessed by Satan e che potete trovare in italiano con il titolo La Possessione Demoniaca Oggi. Oltre a essere il libro più influente sull’esorcismo fino alla pubblicazione di Un Esorcista Racconta di Amorth (1990), il libro Possessed by Satan attingeva alle estese raccolte di documentazione di Rodewyk relative agli esorcismi del XX secolo.
Il libro di Rodewyk provocò notevole controversia tra i gesuiti tedeschi. Josef Sudbrack (1925-2010), gesuita e docente di Teologia spirituale a Innsbruck e docente all’Università di Harvard, sostenne che «una cristallizzazione diretta della causalità diretta di Satana è quasi impossibile da riconoscere». Piuttosto incongruamente, Rodewyk condivise la scrittura dell’articolo su Possessione nel Lexikon für Theologie und Kirche (1957-68) con il teologo Karl Rahner (1904-1984), rinomato per il suo approccio revisionista alla teologia. Tuttavia, Rahner, a differenza di Sudbrack, era disposto ad ammettere che la possessione genuina esistesse e potesse, in teoria, essere distinta dalla malattia naturale attraverso manifestazioni preternaturali. Kelly andò oltre nella sua critica agli esorcisti, oltre quanto sia Sudbrack che di Rahner avevano scritto, mirando principalmente a Rodewyk3.

«Gli attuali sostenitori della realtà della possessione, per lo più teologi cattolici romani, hanno aggiunto al carattere semplice degli spiriti immondi del Vangelo… concetti evoluti da mitologie e filosofie obsolete e, per la maggior parte, abbandonate, che li hanno trasformati in angeli caduti e spiriti puri. Di conseguenza, l’ipotesi risultante sulla possessione ha ben poco collegamento sia con le Scritture che con il mondo osservabile, e la sua pretesa di essere presa sul serio deve essere accolta con scetticismo.»
Towards the death of Satan: The growth and decline of Christian demonology (1968) di Henry A. Kelly
La versione della storia sul web
Prima di riportarvi la sensazionale storia di Clara Germana Cele, è opportuno spogliare il racconto di quegli orpelli (falsi) che sono riportati sul web, in particolar modo da chi ha contribuito all’articolo del caso su Wikipedia.
Clara Germana Cele era orfana
Su Wikipedia è riportato che Clara Germana Cele fosse orfana. FALSO! Innanzitutto il nome corretto sarebbe Klara Germana Cele (anche se si tratta di un nome attribuitole dall’anglicizzazione). I suoi genitori erano pagani al momento della sua nascita, e anche dopo la loro conversione al cristianesimo, la loro reputazione non era delle migliori. Clara Germana Cele, così come altri giovani del villaggio, avevano subito abusi sessuali da altri adulti del villaggio, familiari o da “streghe” e “stregoni”.
Clara Germana Cele era una suora posseduta durante una preghiera

L’articolo su Wikipedia non riporta affatto che Clara Germana Cele fosse una suora, né che stesse studiando per diventarla. Tanto meno è stata posseduta durante una preghiera. Quindi queste affermazioni sono un FALSO! Questa è una leggenda che circola in rete, nata da qualche buontempone che, non avendo voglia di documentarsi, ha deciso di aggiungere nuovi particolari, come se la storia non ne fosse già ricca di suo. Clara Germana Cele era una studentessa presso la stazione missionaria in un paesino del Sudafrica.
Una suora scrisse il resoconto del calvario della ragazza posseduta
Nell’articolo su Wikipedia si legge: «In un racconto scritto da una suora…» FALSO!
Non esiste alcun racconto scritto da una suora, ma il resoconto di padre Erasmus Hörner, confessore di Clara Germana Cele redatto nel 1932, dopo ben 25 anni dagli avvenimenti. La possessione parrebbe fosse la conseguenza ad un patto con il Diavolo che la ragazza avrebbe fatto e che rivelò al sacerdote tramite un bigliettino. Wikipedia riporta correttamente questa versione.
La posseduta parlava tutte le lingue a lei sconosciute
Sempre nell’articolo su Wikipedia si legge: «si diceva che Clara fosse in grado di parlare lingue di cui non aveva alcuna conoscenza precedente. (…) capiva il polacco, il tedesco, il francese, il norvegese e tutte le altre lingue.» FALSO!
Che Germana (così veniva chiamata) avesse parlato lingue a lei sconosciute, viene menzionato da padre Hörner ed è possibile che si faccia riferimento in modo errato ai rapporti dettagliati che preti e suore della stazione missionaria avrebbero scritto al Vescovo di Durban, sempre in Sudafrica. Il condizionale è d’obbligo su un resoconto redatto venticinque anni dopo e privo di riferimenti.
Inoltre, nel resoconto del sacerdote si accenna solo alla comprensione del polacco, ma non si fa riferimento a lingue parlate al di fuori di quelle studiate come il latino e l’inglese o allo zulu, quale lingua madre della ragazza.
La chiaroveggenza di Clara Germana Cele
L’articolo su Wikipedia riporta: «La suora riferì che Clara dimostrava chiaroveggenza rivelando i segreti più intimi e le trasgressioni di persone con le quali non aveva alcun contatto.» FALSO!
“Chi riferì cosa” non è scritto nel resoconto del sacerdote e le “cose terribili” che avrebbe raccontato la presunta posseduta, non sono mai stati resi noti. Quel poco che ha raccontato in riferimento a persone che non poteva conoscere erano stati pettegolezzi fra compagni di classe o li aveva uditi dalla voce alterata di un’altra ragazza sotto esorcismo che si trovava nella stanza accanto e di cui vi racconterò nei prossimi paragrafi.
La posseduta aveva una forza sovrumana
L’articolo su Clara Germana Cele scritto su Wikipedia riporta: «Clara non sopportava la presenza degli oggetti benedetti e sembrava pervasa da una forza e una ferocia straordinarie, tanto da scagliare spesso le monache per le stanze del convento e picchiarle.» FALSO!
Al di là di un atteggiamento aggressivo, non ha scaraventato suore per le stanze (non era un convento, ma una stazione missionaria) e non le ha percosse. La forza della ragazza durante le preghiere di liberazione è descritta solo nel momento in cui vi erano più persone, fra cui suore, a tenerla ferma. È anche probabile che si faccia riferimento al passaggio in cui il prete confessore accenna a «un misterioso potere possente sbatté porte e finestre di notte».
Inoltre la fantomatica suora avrebbe scritto: «Nessun animale aveva mai emesso suoni del genere. Né i leoni dell’Africa orientale né i tori infuriati. A volte sembrava che un vero e proprio branco di bestie selvagge orchestrato da Satana avesse formato un coro infernale.» FALSO!

Non esiste alcuna dichiarazione ufficiale di una suora, né il resoconto del prete confessore di Germana ha mai scritto questa frase. Molto probabilmente è stata fatta confusione con una lettera di richiesta d’aiuto alla diocesi per una situazione fuori controllo nella località in cui si svolse l’esorcismo di Clara Germana Cele:
«L’intera nazione Zulu è giunta alla rovina, a causa degli atti dei capi di Maritzburg. Sono persone che causano grandi problemi. L’intero paese è in tumulto senza motivo. La mia richiesta è questa, venite ad aiutarci a ricostruire l’intero paese Zulu con l’aiuto di Dio… Non è giusto che ci sia divisione tra i Romani e gli Zulu. La gente viene sparata con le armi da fuoco come animali selvatici.»

Questa richiesta d’aiuto era stata scritta da Franz Pfanner (1825-1909), anglicizzato anche come Francis Pfanner, un monaco cattolico austriaco e fondatore di quelli che sarebbero diventati i Mariannhillers, un gruppo di missionari dell’istituto religioso fondato dallo stesso Pfanner.
Franz Pfanner (1825-1909) è stato un missionario cattolico austriaco che ha svolto un ruolo significativo nella diffusione del cristianesimo in diverse parti del mondo. È noto soprattutto per la sua opera missionaria in Africa, dove ha contribuito a stabilire e sviluppare diverse comunità e opere caritative.
Nel 1880, Pfanner fondò l’Ordine dei Missionari di Mariannhill, noto anche come i Monaci di Mariannhill, con l’obiettivo di diffondere il cristianesimo e fornire assistenza umanitaria nelle regioni più bisognose. L’ordine si è concentrato principalmente sull’evangelizzazione delle popolazioni indigene in Africa, ma ha anche svolto attività sociali e caritative.
Franz Pfanner è particolarmente associato alla fondazione della missione di Mariannhill, situata in Sudafrica. La missione è cresciuta nel corso degli anni, divenendo un importante centro missionario e svolgendo un ruolo significativo nella diffusione del cristianesimo nella regione.
È importante notare che la figura di Franz Pfanner è vista in modo diverso da diverse prospettive. Mentre molti lodano il suo impegno missionario e umanitario, alcuni critici hanno sollevato questioni riguardo agli approcci missionari dell’epoca e alle interazioni con le culture locali.
In origine, nel 1882, Pfanner fece erigere un monastero di monaci trappisti (religiosi di clausura dediti alla preghiera), ma fu successivamente ramificato come congregazione separata per decreto della Santa Sede.
Fu Franz Pfanner a fondare il monastero di Mariannhill in Sudafrica.
La levitazione di Clara Germana Cele
Sempre l’articolo su Wikipedia riporta: «Si diceva che la ragazza, secondo alcuni, levitasse in aria per un metro e mezzo, a volte verticalmente e talvolta orizzontalmente.» FALSO!
La spettacolarizzazione della possessione da parte del prete confessore che riferiva solo quanto gli era stato raccontato da testimoni di cui non fa nome, fu censurata dalla versione ufficiale del vescovo Henri Delalle (1869-1949).
L’esorcismo durò due giorni
L’articolista (o gli articolisti) di Wikipedia hanno scritto: «Il Rev. Mansueti (direttore della Missione di St. Michael) e il Rev. Erasmus (il suo confessore), furono incaricati di eseguire un esorcismo su Clara Germana Cele; questa liberazione durò due giorni.» FALSO!
Il Rettore della missione era padre Mansuet Poll, scrisse al Vicario Apostolico chiedendo il permesso di iniziare un esorcismo. Tuttavia, poiché il Vescovo era assente in quel momento, il permesso fu concesso dal Vicario Generale, e l’esorcismo ebbe luogo nel settembre 1906. Padre Mansuet fu assistito da padre Hörner, e l’esorcismo si svolse nella cappella della missione dal mattino fino a mezzogiorno, poi dalle tre del pomeriggio fino a tarda notte.
Quello a cui non si fa riferimento è che Clara Germana Cele fu esorcizzata due volte perché posseduta altrettante volte. Quando fu liberata dalla prima presunta possessione a causa di un patto con il diavolo, la ragazza riformulò un secondo patto con il demonio. Mi pare evidente che la ragazza avesse seri problemi psicologici.
Il tentato omicidio del prete esorcista
Secondo l’articolo dedicato a Clara Germana Cele pubblicato su Wikipedia si legge: «Durante l’esorcismo, la prima azione di Clara fu quella di far cadere la Sacra Bibbia dalle mani del sacerdote e afferrargli la stola nel tentativo di soffocarlo con essa.» FALSO!
La ragazza non ha mai fatto cadere dalle mani la Bibbia né ha mai tentato di soffocarlo con la stola. La vicenda della stola è molto diversa. Quando il sacerdote mise la stola intorno al collo della ragazza, ella urlò: «Via con la stola! È pesante e mi schiaccia.» Non ci sono altri accenni a episodi con la stola né a tentati omicidi.
Le immagini di Clara Germana Cele

Non esistono immagini di Clara Germana Cele, né tanto meno della stazione missionaria di St. Michael e dei sacerdoti e suore che ne hanno fatto parte nel periodo risalente il caso. Le uniche immagini che vengono attribuite a Clara Germana Cele sono un clamoroso FALSO!
Si tratta di immagini estrapolate da una gif animata classificata come film. Sarà estrapolata da una sequenza di qualche documentario, film, serie TV o video royalty che al momento non è ancora stata identificata e che verrà sicuramente menzionato qualora se ne venisse a capo.
Si esclude possa trattarsi di Clara Germana Cele per dei motivi molto semplici:
- Clara Germana Cele era una ragazza sedicenne zulu. I tratti somatici della ragazza nelle immagini attribuite a Germana sono completamente diversi. Quella che vediamo è una bambina occidentale. Si dimena in un letto d’ospedale, quindi non ci sono prove che si tratta di una prevenzione durante un esorcismo.
- Le diocesi nel Sudafrica hanno escluso che si tratti di Clara Germana Cele e hanno negato esistano fotografie della ragazza. Se esistano o meno, non sono comunque rese note ufficialmente.
- La gif animata, oltre ad appartenete ad una fiction (come indicato nei suoi tag) è chiaramente resa in bianco e nero ed alterata.
La morte di Clara Germana Cele
Nel testo dell’articolo su Wikipedia viene riportato che (Clara Germana Cele) «morì nel 1912 per insufficienza cardiaca, all’età di 22 anni.» FALSO!
Si sa molto poco sulla sua vita dopo l’ultimo esorcismo. Quello che viene raccontato dal padre confessore è che:
«Una volta concluso tutto, con Satana allontanato e Germana liberata, lei non aveva familiarità con le terribili dichiarazioni e rivelazioni sia della Prima che della Seconda Possessione. Affrontò molte sofferenze a causa di queste affermazioni terrificanti, di cui rimase all’oscuro in seguito, ma ritornò all’umiltà, chiese perdono e lo ottenne. Le fu consesso di restare alla stazione missionaria. Divenne una persona obbediente, onesta, laboriosa e grata. Nel 1913 contrasse un grave raffreddore, e si sviluppò una consunzione galoppante. (Probabilmente aveva contratto una forma di tubercolosi polmonare e non morì nel 1912 per insufficienza cardiaca). Il 13 settembre ci lasciò. Riposi in Pace».
Ora che abbiamo ben chiaro quali alterazioni sono state scritte sul web, sarò lieto di raccontarvi il resoconto del prete confessore, con tutte le sue spettacolarizzazioni che tanto piacciono ai credenti e appassionati delle possessioni e degli esorcismi e, di seguito, la versione successiva del vescovo. Ma prima di tutto va compreso il contesto storico nel quale si è svolto l’esorcismo di Clara Germana Cele.
Il contesto storico e religioso
Perdonatemi se continuo a nominarla Clara e non Klara (nome ufficiale), ma purtroppo me lo “impone” il SEO (Search Engine Optimization), per una migliore scansione e indicizzazione del sito web nel motore di ricerca. Spesso la nominerò come Germana, perché questo è il nome come veniva comunemente chiamata nella stazione missionaria di St. Michael in Sudafrica.
Il racconto si svolge in un villaggio Zulu del Sudafrica nel 1906. Nel 1486, Bartolomeo Diaz (in portoghese Bartolomeu Dias, 1450-1500), seguito da Vasco da Gama (c. 1469-1524), conte di Vidigueira e viceré delle Indie Orientali, fu il primo europeo a raggiungere il Sudafrica, superando il Capo di Buona Speranza. Nel 1652, i coloni olandesi, noti come boeri, fondarono la Città del Capo come stazione di rifornimento. Successivi scontri con gli Xhosa portarono alle Guerre di Frontiera del Capo. L’occupazione britannica nel 1797 portò a tensioni, e i boeri si spostarono nell’interno fondando repubbliche boere.




La scoperta di diamanti e oro intensificò gli interessi britannici, provocando due guerre boere nel 1880-1881 e nel 1899-1902. Nonostante la strenua resistenza dei boeri, gli inglesi prevalsero, usando tattiche criticabili come campi di concentramento e terra bruciata. Con il Trattato di Vereeniging nel 1902, il Regno Unito ottenne il controllo formale del Sudafrica, e la gestione britannica cercò di anglicizzare i boeri con l’inglese nelle scuole, ma tale sforzo fu abbandonato nel 1906, riconoscendo l’afrikaans come lingua separata dal neerlandese.
L’arrivo della Chiesa cattolica in Sudafrica risale agli inizi del XVI secolo, con la costruzione della prima chiesa nel 1501 a Mossel Bay. L’evangelizzazione del paese è seguita dai protestanti, che inizialmente ostacolano l’accesso dei missionari cattolici. Nel 1804, con l’ottenimento della libertà religiosa, giungono i primi missionari cattolici olandesi. Nel 1850, vengono istituiti i vicariati apostolici del Natal, affidato agli Oblati di Maria Immacolata, e di Durban.
Nei primi del Novecento la Chiesa cattolica era impegnata in una campagna di “esorcizzazione coloniale”, in quanto proprio nei pressi di Umzinto, vicino a Durban in Sudafrica, vi era un fenomeno chiamato localmente Amafufunyana, in cui membri del popolo Xhosa manifestavano comportamenti devianti e preoccupazioni psicologiche, attribuendoli a una presunta possessione demoniaca.
Uno studio successivo ha rivelato che il termine è utilizzato per descrivere persone con vari tipi di schizofrenia. In modo simile, il concetto di ukuthwasa è impiegato per indicare forme positive di possessione dichiarata, coinvolgendo anche coloro che soffrono di schizofrenia. Questo concetto ha anche trovato risonanza culturale tra alcuni gruppi della popolazione Zulu, di cui Clara Germana Cele faceva parte.
Il fenomeno paranormale Amafufunyana
Amafufunyana rappresenta una sindrome “legata alla cultura” senza specificazioni, coniata dai guaritori tradizionali del popolo Xhosa. Essa si riferisce alle affermazioni di possessione demoniaca manifestate da membri della comunità Xhosa che presentano comportamenti aberranti e preoccupazioni psicologiche. Un’indagine successiva ha rivelato che questo termine viene comunemente associato a individui affetti da vari tipi di schizofrenia.
Il popolo Xhosa è un gruppo etnico bantu originario dell’Africa centrale, che nel corso dei secoli ha migrato verso sud, compresa la zona KwaZulu-Natal. La loro migrazione ha causato lo spostamento delle popolazioni indigene Khoikhoi e Boscimani/San. La principale area di insediamento è stata nelle province del Capo in Sud Africa.
La comunità Xhosa ha radici profonde nella loro terra d’origine in Africa centrale, ma il loro insediamento più ampio nell’Africa meridionale ha avuto impatti significativi sugli equilibri demografici e sociali della regione. La loro lingua, IsiXhosa, è un elemento distintivo della loro identità culturale e costituisce un importante mezzo di comunicazione all’interno della comunità.
Gli Zulu, invece, sono un gruppo etnico africano che ebbe fortuna politica e militare agli inizi del XIX secolo, appartenente al popolo Ngoni insieme agli Swazi e agli Ndebele dello Zimbabwe. Le loro tradizioni si sono mescolate con quelle degli Xhosa.
Il concetto correlato di ukuthwasa è utilizzato per descrivere esperienze di possessione dichiarata, spesso coinvolgendo individui che soffrono di schizofrenia. Questo termine ha anche trovato risonanza culturale proprio tra alcuni gruppi della popolazione Zulu.

La traduzione letterale di Amafufunyana è nervi, ma va oltre, facendo parte di un sistema di credenze culturale complesso che collega diversi tipi di psicosi con pratiche religiose, sociali e, più recentemente, psichiatriche. Ho letto un articolo che risale al 1998 (Xhosa-Speaking Schizophrenic Patients’ Experience of Their Condition: Psychosis and Amafufunyana) in cui i ricercatori Crick Lund e Leslie Swartz fanno emergere che, attraverso l’interazione con scienziati e servizi psicologici, il trattamento preferito per tale condizione culturale aveva progressivamente abbandonato il coinvolgimento dei guaritori tradizionali in favore di una valutazione psichiatrica attiva.
Gli individui che dichiaravano di sperimentare l’Amafufunyana descrivevano sintomi come udire “voci provenienti dal loro stomaco”, parlare in un’altra lingua o con un tono inquietante, agitazione generale e potenziale manifestazione di violenza. Vi era stati anche tentativi di suicidio. Era questo che si temeva per Clara Germana Cele ed era il motivo per cui fu protetta all’interno della stazione missionaria.
Una delle spiegazioni culturali per l’insorgere di questa condizione è l’incantesimo attribuito al consumo di una “pozione magica” prodotta da formiche che si sono nutrite di un cadavere sepolto. Inoltre, si ritiene che la causa possa essere legata a una presunta possessione da parte di spiriti maligni. Nell’ambito degli Zulu, in particolare, c’era (ma in alcune zone vi è ancora) la credenza che un “branco di spiriti” provenienti da diverse comunità etniche possa unirsi per prendere possesso del corpo di un individuo.

Per quanto riguarda il trattamento culturale di questa condizione dichiarata, spesso uno dei guaritori tradizionali, frequentemente coloro che praticano l’ukuthwasa, conduce un rituale di esorcismo. Ma nel periodo dell’evangelizzazione cattolica, erano i preti esorcisti a praticare il rituale di liberazione.
Non è un caso che nel film L’Esorcista (The Exorcist) del 1973 si presuppone che il suo personaggio omonimo abbia combattuto per la prima volta un demone in Africa. Il resto dei film della serie poi, riecheggiando un forte cliché dell’horror americano, collocano in Africa il luogo del male. Accostando queste narrazioni agli scritti dello psichiatra e antropologo francese Frantz Fanon (1925-1961) sulla possessione nel libro I dannati della terra (Les Damnés de la terre) del 1961 (edito in Italia da Einaudi nel 2000), si può vedere come la violenza coloniale e la credenza indigena sulla possessione riflettano una cultura in tensione sulla violenza inflitta ai corpi e sul potere liberatorio dell’esorcismo.




I casi documentati di Amafufunyana sembrano aver avuto origine agli inizi del XX secolo, e studiosi come Baldwin Sipho “Ben” Ngubane (1941-2021) e altri hanno avanzato l’ipotesi che la sua formazione culturale possa essere collegata al colonialismo e alla migrazione forzata delle popolazioni indigene lontano dalle loro terre d’origine. Sono stati osservati episodi diffusi della sindrome, simili a eventi di isteria contagiosa, anche negli anni Ottanta in un collegio femminile rurale. Quindi non è difficile immaginare che potesse accadere anche alla stazione missionaria di St. Michel nei primi del Novecento.
Le persone più comunemente identificate come colpite da Amafufunyana appartengono a fasce economiche e sociali più basse, e spesso si verificano durante periodi di turbamento e cambiamento culturale, come le fasi di migrazione. Inoltre, si nota una maggiore frequenza di casi tra le donne rispetto agli uomini. Non è un caso che nella storia della possessione di Clara Germana Cele vengano citate altre due ragazze nello stesso stato psico-fisico di quest’ultima.
I missionari europei importarono le loro idee sull’esorcismo in altri continenti nel XX secolo, tuttavia, l’influenza non fu affatto unidirezionale, e gli esorcisti lottarono per conciliare le aspettative culturali locali.
La colonizzazione dell’Africa e l’evangelizzazione

«L’Africa non rappresentava un nuovo mondo». Così descrisse l’Africa nel 1988 lo scrittore e saggista sudafricano naturalizzato australiano, John Maxwell Coetzee, Premio Nobel per la letteratura nel 2003. E lo scrisse sulla prospettiva dei colonizzatori europei sul paesaggio sudafricano attribuendo il rifiuto di una evangelizzazione all’essere vuoto e descrivibile, sottraendosi così alla fantasia dei colonizzatori di un “nuovo Eden”. Invece, per i colonizzatori, il paesaggio costantemente trasmetteva storia e anteriorità, suscitando una percezione di temporaneità.
Tuttavia, verso la fine del XIX secolo, i libri di storia nei territori coloniali sudafricani delineavano una visione diversa della terra: la sua storia iniziava nel 1652 con l’arrivo dell’esploratore Jan van Riebeeck (1619-1677), il comandante olandese del presidio di approvvigionamento stabilito a Città del Capo.

Quest’idea affermava in modo deciso il diritto dei colonizzatori di appartenere, al punto che nulla esisteva prima. Come è stato possibile? Oltre alla potenza brutale di guerra, spostamento e genocidio, è stato anche realizzato attraverso un meccanismo discorsivo che ha etichettato i dettagli del paesaggio e delle persone precedenti l’insediamento europeo come insignificante “altro”. Questo progetto adamitico di denominazione è narrato nelle nove pagine del Dictionary of South African English on Historical Principles del 1996, che delinea i significati e l’uso della parola più notoria nella storia sudafricana, nota soprattutto per la sua associazione con la violenza contro i neri durante l’apartheid, ma originariamente utilizzata ed elaborata durante il periodo coloniale. Tale parola è proprio kaffir (o kafiro).
La stazione missionaria di St. Michael

Prima dell’arrivo di padre Erasmus Hörner, la stazione missionaria di St. Michael (San Michele) aveva già consolidato una notevole reputazione. Fondata nel 1855, la stazione missionaria era posizionata strategicamente tra Umzinto e Ixopo (Stuartstown), Natal. Strategicamente perché la Chiesa cattolica stava evangelizzando gli indigeni. Rappresentava la più antica missione cattolica per i nativi in Natal e forse in tutta la regione del Sudafrica. Inizialmente collocata più all’interno del territorio, la missione subì un attacco e la distruzione degli edifici da parte delle tribù locali appena otto mesi dopo la loro costruzione.
Successivamente, un secondo sito, meno ambizioso, fu individuato su una riserva zulu a breve distanza da Umzinto, dove venne eretta una cappella. Tuttavia, anche questa fu abbandonata entro un anno. Nel 1860, si fece un ulteriore tentativo nel sito originale, ma anch’esso fu abbandonato entro il 1861. Come annotato dal primo vescovo della diocesi di Natal, vescovo Jean-François Allard (1806-1889), «i kafiri hanno respinto il seme divino»4.




Dopo un periodo di tempo, St. Michael rimase deserta, nonostante gli sforzi del successore del vescovo Allard, ovvero il vescovo Charles Jolivet (1826-1903), nel cercare di ravvivare la missione nel 1882 quando un gruppo di monaci trappisti (religiosi di clausura dediti alla preghiera) espresse l’interesse di reinsediarsi nel Natal. Questi monaci, inizialmente reclutati dalla Bosnia dal vescovo James David Ricards (1828-1893) del vicariato del Capo Orientale, avevano avuto dissidi con lui, e il vescovo Jolivet li assegnò a St. Michael. Tuttavia, il loro capo, padre Franz Pfanner (1825-1909), missionario austriaco dell’Ordine dei Cistercensi della Stretta Osservanza, rifiutò categoricamente di trasferirsi lì, basando la sua decisione esclusivamente su rapporti sfavorevoli riguardanti il clima e la geografia della missione5. Invece, decise di fondare il Monastero di Mariannhill, nel sobborgo della città di Pinetown, nel KwaZulu-Natal, a pochi chilometri da Durban, che in soli tre anni fu elevato al rango di prima abbazia in Sudafrica. Entro il 1887, il successo di Mariannhill era tale che era diventato «numericamente la più grande abbazia del mondo».
L’approccio missionario adottato da Mariannhill sembrava ottenere successo. Entro il 1895, dopo cinque anni di gestione trappista, la proprietà contava sessanta individui convertiti al cristianesimo, mentre ventisei ragazzi e settantatré ragazze frequentavano regolarmente la scuola appositamente creata. Nel frattempo, era in corso la costruzione di una chiesa. Nel fondo rustico vivevano otto monaci e nove suore, che operavano con zelo e determinazione.
Chi era padre Erasmus Hörner
Padre Erasmus Hörner, originario della Renania-Palatinato in Germania, ha abbracciato la vita monastica unendosi al monastero di Mariannhill, ubicato appena fuori Pinetown, Natal, nel 1892. Era un fervente missionario e dopo il completamento del suo noviziato biennale, è stato destinato a diverse stazioni di Mariannhill prima di dedicarsi come missionario a St. Michael dal 1906 al 1920. Non vi sono immagini di quel periodo, ma il sacerdote viene ricordato come un uomo dal viso ferreo, con un naso appuntito e grandi orecchie che ne sottolineavano la magrezza.

«Negli anni 1906-1907, nella stazione della missione di St. Michael, situata a metà strada tra Umzinto e Ixopo (Stuartstown), nel Natal, accaddero cose molto strane e meravigliose. Io – lo scrivente – ho lavorato lì come missionario dal 1906 al 1920. La mia carriera missionaria iniziò quando nel novembre 1891 lasciai la mia casa nel Reno-Palatinato, in Germania. Arrivai a Mariannhill nel 1892. Dopo due anni di noviziato – durante i quali ho imparato la lingua zulu – sono stato inviato a Mariazell, ai piedi del Drakensberg. Lì rimasi fino al 1906. Nell’aprile di quell’anno fui richiamato dall’abate Edmund Obrecht, allora amministratore di Mariannhill. Fui mandato a St. Michael. Lì ero un estraneo e non conoscevo nessuno.
— Positive Facts Of Mysterious Occurrences Of Demoniacal Possession (1920) di padre Erasmus Hörner
Ora alcuni fatti…»
Così inizia il resoconto di padre Hörner sui fatti accaduti a Clara Germana Cele. Non è stato facile reperire tutte queste informazioni e per questo voglio ringraziare gli archivi diocesani di Durban, quelli di Mariannhill, la Killie Campbell Africana Library e, per poter comprendere meglio la comprensione della politica ecclesiastica dietro le possessioni demoniache, devo ringraziare la Staats und Stadtbibliothek di Augsburg, in special modo un archivista che mi ha inviato tre pagine di microfilm contenenti le “Litanie delle Terribili Affermazioni”, completamente soppressa in Sudafrica, menzionata ma non rivelata negli Esorcismi e infine pubblicata sul quotidiano Augsberger Postzeitung il 17 agosto 1907. Infine gli archivi della rivista The Catholic Digest.
Il resoconto pubblicato sulla rivista cattolica nel 1947

«Che vagano attraverso il mondo». Così esordisce questo riassunto condensato di un opuscolo vagante di cui si accenna solamente nella rivista cattolica The Catholic Digest Vol.12 N.1, scritto nel novembre 1947 (a pagina 54)2.
Prima di raccontare la storia di Clara Germana Cele, l’articolo sulla rivista (dal titolo Germana and the Devil, “Germana e il Diavolo”), introduce la possessione demoniaca e la pratica dell’esorcismo, avvertendo che «esistono spiriti buoni e malvagi, e che Cristo ha conferito alla Sua Chiesa il potere di scacciare i demoni nel Suo nome. Questo presuppone l’esistenza di casi di possessione diabolica, come ci racconta la Sacra Scrittura, e che tali eventi possono verificarsi in qualsiasi epoca.»
Dopo aver elencato alcuni sintomi della possessione, The Catholic Digest introduce così Clara Germana Cele:
«Clara Germana Cele, una ragazza kaffir (scritto anche cafri, è un esonimo e un insulto etnico – il suo uso in riferimento ai neri è particolarmente comune in Sud Africa), era stata battezzata quando era ancora un’infante e, all’età di quattro o cinque anni, era stata iscritta alla scuola missionaria. I suoi genitori erano pagani al momento della sua nascita, e anche dopo la loro conversione la loro reputazione non era delle migliori. Inoltre, il kraal in cui vivevano era noto in tutta la regione per le continue discordie.»
Da notare come già si palesasse il fatto che i genitori non fossero cristiani e che la loro reputazione fosse messa in discussione. Erano dei peccatori, questo è il contesto a cui si riferiscono.
«Germana era snella e alta, piuttosto attraente per una zulu, dotata di talento, un’ottima cantante, abile nel lavoro a maglia e nel cucito. Il suo carattere mancava di calma e stabilità. Un giorno poteva essere allegra, il giorno successivo umorale e malinconica, ma in ogni momento era vivace, facilmente eccitabile e incline all’ira. A volte amava fare scherzi. Dotata di una buona memoria, sapeva tutto ciò che accadeva nella scuola e nella missione, e il suo giudizio sugli altri era generalmente corretto. Per quanto riguarda il suo comportamento pubblico, era ben disposta e agiva in modo onesto e schietto nei confronti dei sacerdoti e della Suora Superiora.»
The Catholic Digest Vol.12 N.1, novembre 1947
Dopodiché, la rivista inizia a parlare dei sintomi di Germana che urlava: «Sono perduta! Ho fatto una confessione e Comunione indegne. Devo impiccarmi. Satana mi sta chiamando.» Inoltre scrive che il 20 agosto 1906, dopo la messa, suor Juliana e suor Luitgardis stavano discutendo del fatto che Germana era stata improvvisamente sbattuta contro il muro da una forza invisibile nel momento della Consacrazione.

Nel resoconto di padre Hörner non vi è traccia dei dialoghi e dei fatti qui riportati. Ecco perché si presume che la rivista cattolica abbia attinto in parte dal resoconto del sacerdote confessore della di Germana e poi abbia aggiunto del proprio per enfatizzare l’articolo ai fini di sensibilizzare i lettori sulla pratica dell’esorcismo e mettendoli in guardia dalle insidie del Diavolo.
La rivista continua: «La sua testa veniva continuamente scossa a sinistra quando faceva domande o rispondeva. Piangeva abbondantemente ed esclamava: “Mi hai ingannato! Mi hai promesso giorni belli e ora sei così crudele con me!“
La ragazza venne distesa sul letto. Delirava, strappava il vestito in pezzi e scuoteva il letto fino a farlo scricchiolare. Nel frattempo, digrignava i denti, ringhiava e abbaiava come un cane, grugniva come un maiale e gridava: “Sorella, chiama Padre Erasmus. Devo confessarmi e dirò tutto. Ma sii veloce, altrimenti Satana mi ucciderà.” La terrorizzata Suor Luitgardis la cosparse di acqua santa. A questo, Germana urlò: “Oh, sorella, mi bruci! Lascia che venga Padre Erasmus; solo lui può aiutare.“»
Ed è a questo punto che entra in scena padre Erasmus Hörner.
La possessione di Clara Germana Cele secondo padre Hörner
Clara Germana Cele frequentava la scuola gestita da Suor Humbelina e si trovava all’interno della stazione missionaria di St. Michael. La suora scoprì che nessuno dei venti ragazzini appena arrivati era battezzato, e c’era una marcata animosità da parte loro. Neppure al primo incontro mostrarono il timido rispetto verso qualcuno al servizio della Chiesa, ma era una caratteristica dei bambini indigeni secondo varie testimonianze di quel periodo. Erano, al contrario, persistentemente disobbedienti e ostinati, e i più grandi mantenevano una distanza cauta da tutto ciò che riguardava la missione. Una delle prime cronache del convento afferma: «Saranno necessari molti sacrifici prima che queste anime siano liberate dalle insidie di Satana.» Ora capite cosa intendevo con campagna di “esorcizzazione coloniale”?

Entro il 1895, dopo un quinquennio di gestione trappista, la proprietà contava sessanta cristiani, mentre ventisei ragazzi e settantatré ragazze frequentavano regolarmente la scuola e si stava costruendo una chiesa. Otto monaci e nove suore risiedevano nelle terre globali, dedicandosi con zelo e determinazione, guadagnandosi presto l’accesso a una riserva missionaria ben popolata. Un anno più tardi, durante la visita del vescovo Charles Jolivet a St. Michael, la chiesa era completata e settanta nativi della missione si presentarono per la conferma. Nel 1906, quando padre Erasmus Hörner giunse alla stazione missionaria, erano registrati ottocentosessantadue battesimi e quaranta catecumeni.
Padre Hörner inizia il suo resoconto osservando che, nonostante fosse un “campo missionario difficile”, era anche molto proficuo, simile a come “lotte ardue portano vittorie e trionfi gloriosi”. Poi descrive brevemente il suo predecessore, padre Mansuet Poll, un sacerdote pio e zelante che era stato alla stazione missionaria di St. Michael per soli nove o dieci mesi. Secondo Hörner, padre Poll svolse il suo lavoro con energia e zelo, ma trascorreva anche lunghe ore nella chiesa davanti all’altare e seduto nella sua piccola stanza piangendo. Era sicuramente depresso. Inoltre, padre Poll raccontò a padre Hörner ciò che riteneva dovesse sapere prima di partire per la missione di Himmelberg, a dieci miglia da St. Michael. Praticamente padre Hörner divenne il sostituto di padre Poll.
Il patto con il Diavolo
«Eventi strani coinvolsero Klara Germana Cele, una ragazza nativa di 16-17 anni». Così padre Erasmus Hörner introduce la protagonista di questa storia. «Era una studentessa alla scuola di St Michael, abbastanza dotata, il suo carattere allegro e vivace, ironica. Tuttavia, poco dopo aver ricevuto la sua Prima Comunione, diventò cupa e triste. Pur rimanendo obbediente e onesta, divenne sempre più passiva.»
Padre Hörner parla di se stesso in terza persona, come se a scrivere questa storia non fosse lui.
«Il 5 luglio 1906, Germana consegnò a padre Erasmus – come suo confessore – un pezzo di carta che non era nient’altro che una promessa scritta di vendersi al Diavolo.»
Da questo punto in poi, le prove di “Possessione Demonica” che costituiscono la maggior parte del documento di padre Erasmus Hörner aumentano costantemente. La possessione di Germana inizia con furiosi scatti aggressivi e lo strappo dei suoi vestiti, insieme al digrignare dei denti e a suoni simili ad animali, come ringhiare, abbaiare e grugnire.
I primi segni di possessione
Germana parlava con un amico immaginario e spesso lo faceva con veemenza, cambiava tono della voce come se a rispondere fossero altre entità che negano di essere Germana stessa. Queste “voci” esigevano la rimozione delle immagini sacre, si lamentavano della Stola Benedetta che premeva su di “loro” e dell’Acqua Santa che le provocava bruciore.
Durante la Messa del 26 agosto 1906, Germana si mostrò particolarmente disturbante, nonostante la sorveglianza attenta delle Suore e dei compagni di classe più robusti.
«Gridava a squarciagola, urlando e strepitando con tutte le sue forze, battendo le mani e digrignando i denti, schiumando, insultando, infuriandosi. Rifiutava di sedersi o inginocchiarsi, ordinando ai suoi compagni di classe di non confessarsi o di mentire durante la confessione, insultava Dio e poi, durante l’Offertorio, davanti a tutti si sollevò di circa quattro o cinque piedi in aria (pari a circa un metro e mezzo). Galleggiò verso il Presbiterio e scese ridendo dietro agli accoliti. Poi si voltò dando le spalle all’Altare e disse, “Ungikuleku mina – adorami.” La Messa terminò con Germana che pronunciava blasfemie irripetibili.»
Questi eventi continuarono e si intensificarono nei giorni successivi: in un’occasione, Germana sembrò essere avvolta dalle fiamme e si lamentò di soffrire di ustioni, anche se tutto ciò che fu trovato era «un grande buco bruciato attraverso la sua gonna». Anche l’area circostante a St. Michael subì effetti.

«Rane oscure e grandi con occhi spalancati come carboni ardenti comparvero e un grande recipiente pieno di rane si riempì nuovamente ogni volta che veniva svuotato. Si udirono risate diaboliche in lontananza e un potente e misterioso colpo si abbatteva su porte e finestre di notte.»
Al che padre Hörner e un altro sacerdote cercarono di dar loro la caccia con fucili, suscitando grande divertimento e scherno da parte di Germana, anche se erano certi che lei non potesse essere a conoscenza di ciò che stavano facendo perché rinchiusa in una stanza.
Ma padre Hörner che scrive questi eventi, era davvero presente? No. Più volte nel documento, soprattutto nella versione redatta nel 1932, ricorda che gli avvenimenti erano raccontati dai testimoni e che alcune di queste testimonianze furono raccolte negli anni seguenti. Tant’è che egli stesso racconta di sacerdoti e suore di St. Michael che decisero di redigere rapporti dettagliati al Vescovo di Durban su questi straordinari eventi. Poiché il Vescovo era in Europa, l’Ordinario Episcopale inviò una lettera conferendo a padre Hörner il pieno potere per un Solenne Esorcismo pubblico. Sacerdoti da altre stazioni giunsero per prestare soccorso, e l’esorcismo fu programmato per mercoledì 12 settembre 1906. Si tenne pubblicamente, con la presenza di tutti i sacerdoti, delle suore e di “altri cristiani esterni” e alcuni bambini e ragazzi della scuola.
Il primo esorcismo di Clara Germana Cele
I rituali e le procedure adottati seguirono il Titulus X (che cinematograficamente nel film Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola del 1992, viene letto dal personaggio di Van Helsing) e il Rituale Romanum, la cui prima edizione risale al papato di Paolo V (nato Camillo Borghese, 1550-1621) nel 1619. Questi sembravano adatti poiché Germana manifestava tutte e tre le principali indicazioni di possessione stabilite nella sezione “Sull’Esorcismo dei Demoni Possessori”: l’uso di una lingua sconosciuta, la conoscenza di cose nascoste e una forza fisica molto al di sopra delle aspettative.

Ma padre Hörner dimenticava alcuni aspetti. Ad esempio, l’indiki nuisance non viene menzionato. Si tratta di un fenomeno di possessione spiritica che si diffuse nelle comunità Zulu tra il 1894 e il 1914, in cui alcune giovani donne si dichiararono «possedute dallo spirito di una persona defunta». Le conoscenze sulle prospettive africane riguardo alla malattia mentale tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo erano limitate, ma ci fu un approfondimento nella ricerca sulla storia sociale della salute mentale nel Natal e nello “Zululand”, focalizzato su un fenomeno specifico, ovvero “l’epidemia” di possessione spiritica, che avvenne proprio durante quel periodo, rivelando che le concezioni africane sulla malattia mentale stavano attraversando cambiamenti significativi, adattandosi alle nuove realtà imposte dal colonialismo, dal cristianesimo e dall’introduzione dell’economia monetaria. Inoltre, emergeva che le strategie africane per affrontare la salute mentale non erano sempre così aperte ed inclusive come talvolta suggerito da alcuni studiosi.
Invariabilmente, lo spirito possessore in questi casi di rilievo era quello di qualcuno della comunità, solitamente un parente, mentre i demoni a St. Michael si conformavano in ogni aspetto agli angeli caduti o agli spiriti maligni satelliti di Satana, come comunemente concepito nella storia della Chiesa cattolica.
La possessione di Germana mostrava tutte e tre le principali indicazioni di possessione descritte nella sezione del Rituale “Sullo Scongiuro dei Demoni Possidenti”. Queste sono l’uso di una lingua sconosciuta; la conoscenza di fatti o cose sconosciute; e una forza fisica molto al di sopra di quanto ci si potrebbe aspettare.
Esempi del primo tipo abbondano nel resoconto di padre Hörner. Infatti, poco prima che si eseguisse l’esorcismo, il sacerdote ricorda che:
«all’improvviso, Germana iniziò a cantare una canzone tedesca scherzosa, “Ach wennesnur immer so bliebe hier unter dem wechselndem Mond…”. Dopo il primo verso ne aggiunse altri due di sua composizione, pieni di spirito e umorismo, in perfetto tedesco. Apparentemente conosceva solo poche parole di tedesco apprese dalle suore e dai fratelli, e durante tutto ciò che seguì comprese altre lingue che non aveva mai imparato, incluso il polacco. E continua: Era ovvio che comprendeva tutte le preghiere in latino e l’esorcismo nel Rituale Romano, veniva studiato a scuola. Rispondeva correttamente in zulu (la sua lingua madre) a tutte le domande poste in latino; correggeva la pronuncia difettosa in latino e altri errori; recitava intere frasi in latino, dicendo: So tutto quello che state leggendo nel vostro libro, non ho bisogno di alcun libro.»

Riguardo la chiaroveggenza, Clara Germana Cele avrebbe affermato che il Vescovo Vicario Generale fosse seduto al suo tavolo a Durban scrivendo una lettera per il Baba di St. Michael (Baba è un termine colloquiale che significa “padre” o “anziano”), concedendo il permesso e il pieno potere per gli esorcismi. E quando, durante l’esorcismo, uno dei sacerdoti fu chiamato ad andare via, non solo confermò che ciò avveniva per assistere un bambino malato (di cui padre Hörner negò di sapere), ma fu in grado di nominare il nome del bambino ragazzo e il suo kraal (una comunità rurale).
Come faceva Clara Germana Cele a sapere queste cose? La risposta è molto semplice. Glielo avevano riferito altre due ragazze considerate possedute e, pensate un po’, anche loro a causa di un patto con il Diavolo. Una di queste si chiamava Monika Mdhledshe, diciannovenne o ventenne che, come Germana, fu posseduta due volte, per aver nuovamente stretto un nuovo patto con il Diavolo nel marzo 1907. Questa storia dei patti con il Diavolo assumeva sempre di più una connotazione giocosa, come se le ragazze, sicuramente con problemi psicologici evidenti, fossero affascinate dalla figura di Satana appresa durante l’evangelizzazione. Ma vi era anche una terza ragazza posseduta, si chiamava Engelberta, anche lei affermava di aver stretto un patto con il Diavolo.
Il primo esorcismo di Clara Germana Cele si svolse nella cappella della missione dal mattino fino a mezzogiorno, poi dalle tre del pomeriggio fino a tarda notte. Alla fine rimasero presenti tre sacerdoti, tre monaci, quattordici suore e centocinquanta abitanti della stazione missionaria che pregavano anche fuori dalla cappella. Germana si riprese nei giorni seguenti e tornò a frequentare la scuola.
La seconda possessione di Clara Germana Cele
Nonostante Clara Germana Cele sembrava essere tornata in sé, dopo poco mesi ricominciò a comportarsi in maniera sospetta. Durante una confessione con padre Hörner, la ragazza rivelò di aver nuovamente stretto un patto con il Diavolo. Ora capite che la storia è abbastanza bizzarra: o questa ragazza aveva qualche serio problema o il sacerdote le inculcava idee discutibili.
Ma proprio gli avvenimenti della seconda possessione, padre Hörner sottolinea che il suo resoconto si basa su “Appunti Originali” ottenuti da testimoniaze e che non era stato partecipe a nessuno dei fatti raccontati. Né specifica chi li abbia redatti. Ci ricorda piuttosto che ha avuto l’opportunità per altri dodici anni (fino al 1920), di vedere e parlare con centinaia e centinaia di testimoni oculari e uditivi, sacerdoti, frati, suore, bambini, adulti e cristiani provenienti anche da fuori zona. Essendo simili agli avvenimenti della prima possessione, ritiene che differiscono principalmente nell’intensità, un’intensità creata, si lascia sospettare, da ciò che si celava dietro quei strani silenzi nel primo esorcismo, imposti dal prete, o dal demone, o dallo stesso padre Hörner nel suo racconto.

E ancora una volta, Germana levitò, questa volta a dieci piedi d’altezza (tre metri),anche di fronte ai suoi compagni di classe. Il suo viso si gonfiava, poi il petto, poi lo stomaco. Il suo collo diventava lungo come quello di un cigno, i suoi occhi brillavano come fuoco. Ringhiava, digrignava i denti, grugniva, abbaiava, emetteva un suono continuo basso ma forte, un ruggito simile a una bestia selvaggia. Spesso tutti questi suoni si facevano udire insieme, in un concerto diabolico proveniente dall’inferno.
La seconda possessione coinvolse Germana e la sua stretta amica Monika Mdhledshe. E fu proprio Monika a fornire i primi indizi riguardo alle “cose nascoste” che Germana rivelava. La diciannovenne Monika era «di corporatura robusta, laboriosa e obbediente, ma molto riservata». Pochi giorni prima che padre Hörner lasciasse la missione, non aveva detto quasi nulla. Poi, «all’improvviso la taciturna Monika cominciò a ridere forte e disse in zulu: “O nina zilima (oh semplici), pensate che il Baba sia andato a Himmelberg e tornerà domani. Non tornerà per molto tempo; domani andrà a Umzindo e Durban, poi salirà a bordo della nave e il giorno seguente partirà navigando oltremare diretto a Roma». Urlava così forte che Germana l’avrebbe sicuramente sentita. Non a caso quest’ultima divenne più specifica nelle “cose nascoste” che riferiva.
Parlava in nome di Satana

Quello che mi ha colpito del resoconto di padre Hörner è che man mano che passava il tempo e più il racconto si arricchiva di demoni molto precisi nelle loro previsioni. Monika disse: «Proprio ora il Baba (padre Hörner) è arrivato a Roma. Ha nominato una strada e il numero di una casa in cui è entrato. Un altro si unirà a lui lì, e stanno facendo un buon lavoro». Poi Germana, avendo udito il vociare di Monika, iniziò anche lei a parlare con voce alta come fosse un predicatore, iniziando a ripetere le “Affermazioni Terribili”, ma prima parlò di molte cose riguardanti la missione di St. Michel e di altri luoghi lontani.
Nominò persone, sia nativi che europei, e usò i nomi di altri luoghi, dicendo che anche lì i diavoli stavano lavorando, ma i preti non lo sapevano. Era come se fra i “demoni” e padre Hörner si fosse instaurato un dialogo. Germana incalza furiosamente contro l’Abate Edmund Obrecht (1852-1935), che era l’Amministratore Apostolico, chiamandolo con rabbia e sarcasticamente, Edmundi, e chiedendo che venisse lì perché lei aveva molte cose da riferirgli. «Il Vescovo Edmundi, perché non viene? Lo voglio. Non è Germana che parla e fa queste cose, sono io, Satana! Siyozana (ci conosciamo). Lo conosco dall’America, ah, ah, ah, ah. Devo dirgli cose apertamente. Ora è il nostro tempo, mi è permesso da Dio – che odio – di rendere pubbliche certe cose.»
L’intervento del Vescovo
Con il nome dell’Abate fuori allo scoperto e le accuse contro di lui che emergono sempre più esplicitamente dalle bocche dei “demoni”, non sorprende che la Chiesa abbia deciso di inviare una delegazione guidata dal vescovo Henri Delalle, che aveva recentemente sostituito il vescovo Charles Jolivet nella diocesi di Natal, a St. Michael per effettuare il secondo esorcismo. Il vescovo Delalle era molto infastidito dalle lettere che riceveva da St. Michael ed era incline a pensare che si trattasse più di isteria che di possessione.

Una volta arrivato a Natal alla stazione missionaria, Delalle mantenne la sua prudenza in ogni dettaglio del suo resoconto (dal titolo An account of exorcism by Bishop Delalle at St. Michael’s Mission) del 1907: non menzionò alcun suono infernale assordante, nessuna trasformazione fisica di carattere demoniaco, nessun volo sfrenato verso il soffitto. Secondo il vesovo, Germana era capace solamente di discernere tra l’acqua comune e quella sacra, di comprendere e parlare un po’ di latino, e di esporre con facilità la caduta di Lucifero, la creazione dei suoi demoni e la natura dell’Inferno, aspetti che aveva studiato a scuola. Inoltre ritenne che possedesse una straordinaria conoscenza di alcune piccole vicende avvenute a St. Michael perché molto curiosa e chiacchierona, indubbiamente inquietante nel suo modo di esporsi da “posseduta” e niente di più.
In modo cruciale, il vescovo non menziona nulla riguardo alle cosiddette “affermazioni terribili”. Nonostante ciò, egli afferma: «Se qualcuno può spiegare i segni, i sintomi, le parole e la guarigione in modo diverso dalla possessione, sarà più intelligente di me». La sua narrazione si conclude con una lettera inviata successivamente da Germana, in cui lei supplica di pregare per la sua morte, affermando di aver visto troppe cose e di essere spaventata dalla vita.
Nonostante padre Hörner avesse insistito sulle “affermazioni terribili” e alla “litania di pubblicazioni spaventose”, queste non sono mai state specificate o dettagliate. Il perché resta un mistero, ma forse una spiegazione c’è: il documento di padre Hörner era stato redatto nuovamente nel 1932, circa venticinque anni dopo gli eventi descritti. Anche ammettendo che una narrazione scritta degli avvenimenti non potesse essere rischiosa in un periodo precedente, ci si chiede perché l’intera ragione di documentare gli eventi sia stata omessa in un secondo momento.
Una possibile spiegazione potrebbe derivare dalla frustrazione di Hörner nel tentativo di far leggere a Roma la lettera proveniente dalla stazione missionaria, inviata poco dopo il suo arrivo. Questa lettera conteneva la descrizione più tempestiva ed immediata degli esorcismi, compresa, presumibilmente, una dettagliata enumerazione di ogni aspetto indicato nei terribili fatti della persona posseduta.
Il fallimento di questo tentativo potrebbe aver depotenziato l’intera impresa, al punto che, anche dopo oltre due decenni, padre Hörner evitò di rischiare di attirare nuovamente l’autorità dell’Abate Obrecht sulla diocesi di Mariannhill, dato che era una figura ecclesiastica che nel frattempo aveva guadagnato sempre più influenza nella Chiesa.
Di fronte a questa sfida, padre Hörner e i suoi alleati si trovarono nella necessità di adottare alternative per diffondere le loro rivelazioni. Trasformando l’approccio dalla forma medievale all’utilizzo dei mezzi più moderni dell’epoca, è verosimile che essi abbiano avuto un ruolo, in qualche modo, nell’elaborazione di un articolo esplosivo che fece la sua prima apparizione su Bayerischer Kurier, un periodico con sede in Baviera, in Germania.

L’articolo pubblicato nel 1932 fu successivamente ripreso dall’Augsburger Postzeitung (quotidiano tedesco tra i più importanti giornali cattolici in Germania fino a quando non fu bandito dai nazionalsocialisti nel 1935) e da numerose altre testate giornalistiche in tutta la Germania, ognuna delle quali riportava con fedeltà il suo contenuto. Per la prima volta, le “cose terribili” che la persona posseduta non poteva pronunciare apertamente venivano messe su carta stampata.
L’articolo, quasi una “litania di pubblicazioni spaventose”, si limitava a informare i lettori che «Dal aprile 1905, Edmund Obrecht, Abate di Gethsemani in America, era stato nominato Amministratore Apostolico del Monastero Missionario di Mariannhill» per poi affermare che «Quest’uomo presenta tutte le caratteristiche di colui che non solo non riformerà il monastero, ma lo deformerà e lo condurrà al suo crollo».
Il secondo esorcismo di Clara Germana Cele
Nel gennaio del 1907, quando Germana afferma nuovamente che il demone sta annunciandosi, Hörner decide di recarsi a Roma per incontrare e parlare con i superiori dell’Ordine. Mantenendo segreti i suoi piani, lascia solamente una lettera per l’amministratore di Mariannhill, l’Abate Edmund Obrecht (1852-1935).
Questa lettera suscita grande indignazione e Obrecht dichiara Hörner un apostata, ipso facto (proprio a causa di quello specifico fatto), in seguito alla sua fuga. Nonostante ciò, Hörner riesce a raggiungere Roma senza passaporto o lettere ecclesiastiche. Lì, scrive di aver ricevuto una lettera da Natal che gli narra gli eventi a St. Michael’s. Hörner ci racconta che chiese loro cosa pensassero di questi fatti, soprattutto della rivelazione spesso ripetuta, fatta apertamente e ripetutamente da Germana di fronte a centinaia di persone. Esitarono e dissero: «Satana è un bugiardo!» Il sacerdote incalzò chiedendo se le rivelazioni fossero vere o meno, ma non ricevette risposta.

Tuttavia, secondo altre fonti, questa versione è semplicemente inattendibile. In realtà, Hörner fu immediatamente condotto al Monastero Trappista Ad Catacombas e tenuto lì come prigioniero. Gli fu negato ogni contatto con la congregazione romana e, secondo le parole del Padre Definitor Symphorian, «ogni corrispondenza del prigioniero veniva sorvegliata attentamente»6.
Il secondo esorcismo di Clara Germana Cele si tenne il 24 aprile 1907. La voce “demoniaca” di Germana affermò che avrebbe fatto levitare la posseduta come segno della sua partenza prima di lasciarla libera. Alle dieci del mattino Germana fu liberata dai suoi tormenti, non mostrò ulteriori segni di possessione demoniaca. Il vescovo Delalle voleva fermare l’esorcismo, ma Germana stessa insistette affinché continuasse. Quando i sacerdoti smisero, lei divenne incontrollabile, e Delalle permise che continuasse per questa ragione.
La terza ragazza posseduta, Engelberta, che come le sue amiche Germana e Monika fece volontariamente due patti col diavolo, affermava che il mondo spirituale era come una comunità di spiriti con cui poteva fare accordi benefici, piuttosto che una lotta tra il bene e il male. La differenza culturale tra la percezione dell’esorcismo, da parte di Germana e quella dei suoi esorcisti europei, complicava il processo di integrare il suo comportamento con quello dei posseduti europei nel corso dei secoli. Questa discrepanza potrebbe aver contribuito all’incredulità del vescovo Delalle. Le categorie teologiche di possessione e ossessione risultavano inadeguate di fronte alle esperienze vissute dai partecipanti in una cultura animistica caratterizzata da un “pantheon dinamico di spiriti e entità malevole”.
I dubbi di Delalle potrebbero essersi originati anche dalla brevità degli esorcismi di Germana, che durarono un giorno e mezzo (se comprendiamo le preghiere, ma soltanto un giorno se ci atteniamo al rito).
Padre Robert Hugh Benson (1871-1914), un sacerdote anglicano, dopo una sofferta conversione nel 1903 quando fu accolto nella Chiesa cattolica, nella quale fu ordinato sacerdote nel 1904, ha immaginato un esorcismo fittizio simile al caso di Umzinto nel suo libro Mirror of Shalott pubblicato nel 1907, una raccolta di racconti in cui un prete francese di nome Padre Meuron – forse ispirato all’Arcivescovo Johann Gabriel Leo Meurin (1825-1895), gesuita missionario in India dove riuscì tra l’altro a eliminare lo scisma malabarico) – racconta le sue esperienze da giovane sacerdote su un’isola delle Piccole Antille. Meuron osservò che «l’esorcismo… è una pratica di cui noi, che viviamo in Europa, non siamo ormai familiari, poiché nel Vecchio Continente, i sacrifici e le preghiere hanno il potere di tenere Satana a bada e impedire le sue manifestazioni più temibili».




Al contrario, i Caraibi erano considerati “una roccaforte delle tenebre”. Meuron venne dipinto come uno studioso di Jean-Martin Charcot (1825-1893), un neurologo che attribuì i sintomi di una donna posseduta a una combinazione di epilessia e suggestione, ma la convinzione di Meuron, nella realtà del demoniaco, si rafforzò quando, dopo un esorcismo eseguito con successo da un altro sacerdote, un piatto di carne nella stanza si decompose istantaneamente. Benson mostrò chiaramente una conoscenza limitata del rito dell’esorcismo.
Jean-Martin Charcot con i pazienti presso l’ospedale della Salpêtrière a Parigi, potrebbe aver dimostrato di essere prezioso per lo sviluppo della teoria della formazione sintomatica inconscia, ma egli credeva anche che le sue formulazioni sull’isteria offrissero una spiegazione scientifica per fenomeni come stati di possessione demoniaca, stregoneria, esorcismo ed estasi religiosa. Uno dei suoi progetti più cari era una diagnosi retrospettiva dell’isteria come rappresentata nel corso dei secoli in opere d’arte. Con un discepolo, l’anatomsista francese Paul Richer (1849-1933), pubblicò una raccolta di opere d’arte medievali che illustrano la sua tesi secondo cui le esperienze religiose rappresentate nell’arte potevano essere spiegate come manifestazioni di isteria.
Charcot e i suoi seguaci entrarono anche in acrimoniose dispute pubbliche su fenomeni mistici contemporanei, tra cui casi di stigmatizzati, apparizioni e guarigione della fede. Charcot era particolarmente preoccupato per le presunte guarigioni miracolose che avvenivano nel santuario di Lourdes appena istituito, e il suo discepolo, il neuropatologo Désiré-Magloire Bourneville (1825-1893) utilizzò i criteri diagnostici recentemente formulati nel tentativo di dimostrare che una celebre stigmatizzata dell’epoca, una giovane devota chiamata Louise Lateau, fosse effettivamente un’isterica.




Secondo il sacerdote anglicano Benson, gli incontri tra missionari cattolici e popolazioni indigene hanno contribuito a creare uno standard doppio, in cui l’esorcismo sembrava giustificato nel contesto del “mondo selvaggio”, ma non in Europa. Le comunità cattoliche emigrate, secondo il sacerdote, hanno portato con sé le proprie concezioni di possessione ed esorcismo in America.
Un esorcismo notevole a Earling, Iowa, fu condotto tra agosto e dicembre 1928 da un frate cappuccino di nome Theophilus Riesinger (nato Francis Xavier Riesinger, 1868-1941), che divenne ampiamente noto come esorcista negli Stati Uniti. Il resoconto fu inizialmente riportato in un opuscolo tedesco prima di essere tradotto in inglese e ristampato molte volte fino al XXI secolo. Riesinger, impegnato in una missione nella parrocchia, chiese al sacerdote locale il permesso di esorcizzare Anna Ecklund (pseudonimo di Emma Schmidt, 1882-1941), una donna americana la cui presunta possessione demoniaca ed esorcismo si sono verificati per diversi decenni, culminando in un vasto esorcismo che durò dal 18 agosto al 23 dicembre 1928.
La reazione riferita del sacerdote suggerisce che l’esorcismo fosse una specialità di Riesinger: «Hai già scacciato il diavolo in diversi casi simili!» In effetti, Riesinger aveva già esorcizzato la donna una volta nel giugno 1912, e il vescovo Thomas William Drumm (1871-1933) di Des Moines, gli aveva affidato il caso prima del suo arrivo. Avviando personalmente l’esorcismo, decidendo il luogo e agendo come una sorta di esorcista itinerante, il ministero di Riesinger nel Midwest americano del XX secolo, rappresentava una straordinaria continuazione delle pratiche dei cappuccini del XVII secolo. La sua consapevolezza della realtà di un mondo spirituale sfidava il paradigma scientifico europeo.
Epilogo
Per quanto concerne la giovane Klara Germana Cele, Hörner narra: «Una volta concluso tutto, con Satana allontanato e Germana liberata, lei non aveva familiarità con le terribili dichiarazioni e rivelazioni sia della Prima che della Seconda Possessione. Affrontò molte sofferenze a causa di queste affermazioni terrificanti, di cui rimase all’oscuro in seguito, ma ritornò all’umiltà, chiese perdono e lo ottenne. Le fu consesso di restare alla stazione missionaria. Divenne una persona obbediente, onesta, laboriosa e grata. Nel 1913 contrasse un grave raffreddore, e si sviluppò una consunzione galoppante. (Probabilmente aveva contratto una forma di tubercolosi polmonare e non morì nel 1912 per insufficienza cardiaca). Il 13 settembre ci lasciò. Riposi in Pace».
Quanto alle testimonianze storiche, potrebbe esserci un divario più marcato tra tutto ciò che padre Hörner aveva da narrare e l’annotazione del ricercatore che ha raccolto dati sulla diocesi di Mariannhill e le missioni del sacerdote riportate su South African Catholic Magazine.

Il vescovo Delalle era preoccupato del resoconto di padre Erasmus Hörner sulle possessioni, perché nonostante tutti i dettagli in cui si era addentrato, risultava stranamente vuoto. Da nessuna parte nel suo resoconto egli espone ciò che erano effettivamente le cose inarrabili che Germana avrebbe detto a favore del credere che fosse chiaroveggente e quindi posseduta dal demonio, anche se tutto lo “spettacolo diabolico” era direttamente connesso con queste “cose terribili” mai rivelate.

Inoltre, il resoconto di padre Hörner non è integro, è possibile che una parte potesse essere andata perduta o cancellata. Il vescovo Delalle era convinto che alcune cose rivelate dalle ragazze “possedute” fossero rivelazioni scottanti contro la diocesi di Mariannhill. Questo perché le voci di St. Michael non sono mai state davvero silenziate dagli esorcismi; evidentemente padre Hörner (credente nella possessione delle ragazze) e padre Willibald Wanger (1872-1943) trovarono un’altra strada per rendere pubbliche le rivelazioni dei “demoni”.
Infatti, quando l’abate Edmund Obrecht tornò a Mariannhill dopo aver stroncato il Memorandum, che considerò un attacco diretto contro di lui, non perse tempo nel cominciare un processo canonico contro il sacerdote che vedeva come l’incarnazione della resistenza alla sua amministrazione. Padre Willibald Wanger era entrato a Mariannhill all’inizio dell’anno 1892 e quando iniziò a sapere cose scottanti, fu mandato via dichiarandolo «indegno di diventare sacerdote».
La possessione e l’esorcismo oggi
Nel XXI secolo, il dibattito sulla relazione tra possessione e malattia mentale, che ha dominato la discussione sull’esorcismo nella prima metà del XX secolo, è in secondo piano. Le voci scettiche contro l’esorcismo sono ora marginali nella Chiesa cattolica globale, ma molti cattolici, laici e membri del clero, mostrano scarso interesse o esperienza sull’argomento. Nonostante la rinascita dell’esorcismo, esiste uno scarto tra il discorso clericale e le aspettative dei cattolici laici, che spesso sono più preoccupati di maledizioni, case infestate e stregoneria che del possessione demoniaca.




Gli esorcisti contemporanei, come Gabriele Amorth (1925-2016) e José Antonio Fortea Cucurull, affrontano i pericoli dell’occulto e del culto satanico, ereditando l’interesse per la parapsicologia. Dopo il Concilio Vaticano II, gli approcci cattolici all’esorcismo hanno risentito delle diverse reazioni al Concilio stesso: alcuni lo hanno visto come un’opportunità di ridimensionare antiche credenze, altri hanno enfatizzato pratiche antiche, mentre un terzo gruppo ha promosso una forma di esorcismo carismatico. La controversia persiste anche a causa dell’apparente influenza del pentecostalismo. La possessione e l’esorcismo sono sempre stati presenti in molte parti del mondo, e la “rinascita” dell’esorcismo è un fenomeno locale su scala globale.
Il Concilio Vaticano II ha rappresentato un cambiamento significativo nella relazione della Chiesa cattolica con la società contemporanea. Mentre le intenzioni e il legato del Concilio sono ancora oggetto di dibattiti tra gli storici ecclesiastici, i decreti conciliari hanno evidenziato un cambiamento di tono, discostandosi dalle posizioni politiche dei Papi Pio IX (1792-1878) e Leone XIII (1810-1903). Il Concilio ha approvato la libertà religiosa e si è dissociato dalle dichiarazioni precedenti dei Papi riguardanti gli Ebrei.

Sebbene la condanna della Chiesa nei confronti della Massoneria sia rimasta, il Vaticano ha implicitamente abbandonato le teorie del complotto del XIX secolo che coinvolgevano Ebrei, Massoni e laici nella creazione di un ordine mondiale satanico. Alcuni cattolici tradizionalisti, contrari o scettici riguardo al Vaticano II, continuano a porre notevole enfasi su tali presunte cospirazioni sataniche. L’esorcismo non è stato menzionato durante le sessioni del Concilio, ma il periodo successivo al Vaticano II ha concesso una maggiore libertà ai teologi.
In seguito al Concilio, c’è stata una tendenza a minimizzare la demonologia e a considerare il diavolo più come un simbolo del male che come una realtà. Sebbene la Chiesa abbia affermato la sua tradizionale attitudine verso l’esorcismo, alcuni hanno enfatizzato che esso è essenzialmente una forma di preghiera. Questa visione ha influenzato la revisione del rito dell’esorcismo. Alcuni ritengono che la Chiesa, dopo il Concilio, sia restia ad ammettere casi di possessione soprannaturale, citando la tendenza moderna a cercare spiegazioni naturali prima di considerare cause sovrannaturali. La soppressione dell’ordine minore di esorcista nel 1972 è stata interpretata come un segno di questa riluttanza.
La crescente presenza e influenza dei vescovi provenienti dall’Africa, dal Sud America e dall’Asia all’interno della Chiesa cattolica globale, insieme alla necessità di confrontarsi con il pentecostalismo in fase di proselitismo, rendono altamente improbabile che la prudenza scettica adottata dalle conferenze episcopali europee riguardo all’esorcismo prevalga. Sembrerebbe che gli esorcisti siano destinati a rimanere parte integrante della realtà ecclesiastica. Anche perché nei paesi sopra indicati, le tradizioni locali includevano la possessione e l’esorcismo.

Conclusioni
La storia di Clara Germana Cele non colpisce tanto per quello che racconta, ma per come è stata raccontata. Le levitazioni, le lingue sconosciute, gli sguardi da serpente… certo, tutto molto scenografico. Ma quello che davvero lascia una strana sensazione addosso è la nebbia che avvolge l’intero episodio — come se lo osservassimo da dietro un vetro appannato, dove ogni dettaglio è distorto, sfocato, rielaborato.
Il punto, secondo me, non è stabilire se Clara fosse davvero posseduta o no. Il punto è che non lo sapremo mai. E quel poco che abbiamo viene da racconti passati di bocca in bocca, di penna in penna, in una catena fatta di omissioni, abbellimenti, interpretazioni. Una di quelle storie che si gonfiano da sole, come fanno spesso le leggende, spinte più dal fascino del demoniaco che da fonti reali e verificabili.
E forse è proprio questo il nodo: quanto ci piace credere. Quanto è più comodo infilare una vicenda dentro uno schema già pronto, dove il Male ha la “M” maiuscola, fa paura, vende bene e ci solleva dal peso di farci domande scomode.
Clara potrebbe essere stata una ragazza in crisi, o una giovane donna che urlava – in modo incomprensibile – qualcosa che nessuno voleva ascoltare. Ma le urla, si sa, quando non vengono capite, diventano facilmente “indemoniate”.
Il diavolo è sempre stata un’etichetta comoda. Un rifugio narrativo per tutto ciò che non sappiamo gestire. E Clara, forse, è finita intrappolata in una storia scritta da altri, con un copione che non le apparteneva davvero.
Alla fine resta lì, sospesa tra cronaca e mito, a ricordarci che a volte non è il Male che dobbiamo temere… ma la nostra voglia di vederlo ovunque. E chissà, magari Clara non cercava un esorcismo. Cercava solo qualcuno disposto ad ascoltarla davvero.
1Positive facts of mysterious occurrences, demoniacal possession (1932) di padre Erasmus Hörner.
2The Catholic Digest Vol.12 N.1, novembre 1947.
3 Towards the death of Satan: The growth and decline of Christian demonology (1968) di Henry Ansgar Kelly.
4 Transkei for Christ: A History of the Catholic Church in the Transkeian Territories (1982) di padre Marcel Dischl.
5 Catholic Beginnings in Natal and Beyond (1975) di J.B. Brain.
6 Mariannhill: Between Two Ideals: The Inner Development of Mariannhill from a Trappist Monastery into a Modern Missionary Congregation (1961 rist. 1983) di padre Anton Roos (1859-1912).
Inoltre sono stati consultati altri documenti dei vescovi e delle persone coinvolte citate in questo articolo.