Nella letteratura che si occupa di fenomeni etnografici, spesso il concetto di possessione spiritica coincide con ciò che i ricercatori del paranormale definiscono come medianità. In una prospettiva parapsicologica standard, la definizione di medium spirituale potrebbe essere formulata come segue: si tratta di una persona che in modo regolare e, spesso, volontario, riceve presunte comunicazioni da individui defunti (nel caso del medium mentale) e/o dà luogo a manifestazioni fisiche (quindi definita medium fisico).
Tuttavia, nell’ambito della letteratura parapsicologica, il termine possessione spiritica raramente viene associato alla medianità, in quanto porta con sé implicazioni di possessione demoniaca e involontaria. Al contrario, la medianità viene di solito considerata un’attività consapevole e deliberatamente avviata.
Alcune delle principali caratteristiche interculturali delle pratiche di possessione spiritica possono essere riassunte come segue:
- Stati alterati di coscienza: La maggior parte delle pratiche di possessione spirituale impiegano qualche forma di stato alterato di coscienza per avviare l’incorporazione dello spirito. In letteratura lo stato viene solitamente definito trance, ma questa è una categoria particolarmente ampia ed esiste una gamma di diversi stati di trance.
- Performance: La maggior parte delle pratiche di possessione spiritica implicano qualche forma di performance corporea, che va ancora da danze, movimenti e gesti elaborati e culturalmente riconosciuti, a sottili trasformazioni del comportamento corporeo.
- Amnesia: Gli stati alterati di coscienza associati alla possessione spiritica sono spesso associati all’amnesia.
- Funzione sociale: La possessione spiritica di solito svolge importanti funzioni sociali, tra cui, ad esempio, consentire ai gruppi marginali di protestare e prendere importanti decisioni comunitarie.
- Terapia: Una delle funzioni sociali delle pratiche di possessione spiritica è spesso terapeutica. Possono essere terapeutici sia per i medium che per i sitter.
I medium e i sitter sono ruoli distinti all’interno di un contesto spiritico o durante una seduta spiritica.
- Il medium è colui che agisce come tramite tra il mondo spirituale e quello terreno. Si crede abbia la capacità di entrare in contatto con gli spiriti, comunicare con loro o percepire informazioni da altri piani di esistenza. Il medium può canalizzare messaggi, percepire energie o connettersi con gli spiriti dei defunti per trasmettere informazioni o messaggi ai vivi.
- Il sitter è invece una persona che partecipa alla seduta spiritica, ma non è necessariamente dotata di abilità medianiche. Il ruolo principale del sitter è di essere presente durante la seduta spiritica per supportare il medium. I sitters spesso forniscono un ambiente rilassato e positivo durante la seduta, possono prendere nota delle comunicazioni medianiche e offrire sostegno emotivo al medium durante la comunicazione con gli spiriti.
In sintesi, il medium è colui che entra in contatto con il mondo spiritico e facilita la comunicazione con gli spiriti, mentre il sitter è presente per supportare e assistere il medium durante il processo, pur non avendo necessariamente abilità medianiche.
L’approfondimento di tutti questi aspetti si trovano nei prossimi paragrafi.
Differenza tra possessione spiritica e demoniaca
Diversamente dalla possessione demoniaca, in cui un individuo è soggetto al controllo di forze maligne per infliggere danni, la possessione spiritica si configura come una sorta di scambio volontario e culturalmente riconosciuto di personalità. In questo contesto, gli spiriti, che possono manifestarsi come divinità, angeli, entità demoniache, figure evolute o persino defunti, vengono deliberatamente invocati per entrare in contatto con gli esseri umani. La medianità e il canale spirituale rappresentano forme di questa pratica, in cui la persona coinvolta può mantenere una certa consapevolezza o immergersi in uno stato di profonda trance.
In molte società, la possessione spiritica è adoperata da oracoli e profeti: durante uno stato di trance, vengono posseduti da divinità per ottenere profezie riguardanti il futuro. Nelle tradizioni sciamaniche, gli sciamani si offrono al possesso spiritico per fini profetici e terapeutici: la guarigione, in particolare, implica l’espulsione o l’aspirazione degli spiriti maligni dalle persone malate. È opportuno notare, però, che molti sciamani prediligono il controllo degli spiriti piuttosto che permettere loro di prendere il sopravvento.
Possessione Spiritica nella stregoneria
Nel contesto della stregoneria, i rituali per attrarre la Luna e il Sole si configurano come momenti di possessessione spiritica temporanea. Questi riti coinvolgono l’invocazione della Dea (rappresentata dalla Luna) presso la Somma Sacerdotessa e del Dio (rappresentato dal Sole) presso il Sommo Sacerdote, consentendo loro di entrare in uno stato di trance. Per molti praticanti, la concezione della possessione da parte di divinità diverse rappresenta un aspetto fondamentale della pratica religiosa. Essere posseduti simboleggia il riconoscimento da parte della divinità dell’individuo come degno di ricevere il suo spirito.
In India, la possessione spiritica è un elemento pervasivo della vita quotidiana. Spesso, la persona posseduta è una donna, la quale attribuisce una vasta gamma di problemi personali, come dolori mestruali, perdita dei figli, sterilità, aborto spontaneo e infedeltà coniugale, all’intervento degli spiriti. In molte situazioni, la donna riceve poco sostegno dalla famiglia e potrebbe essere soggetta a un trattamento severo da parte del marito, del padre o dei fratelli. Di conseguenza, la possessione spiritica può farle guadagnare simpatia piuttosto che essere condannata per i suoi problemi.
In alcune realtà culturali, le persone che si ritengono possedute scoprono di avere un certo controllo sui loro parenti, su grandi gruppi di individui e talvolta riescono persino a ottenere regali in denaro, cibo o bevande alcoliche. Nei casi in cui le donne si trovano in posizioni subordinate, utilizzano lo stato di possessione per esercitare un certo potere sui loro mariti, spingendoli a comportarsi con maggiore gentilezza o ad agire in conformità con i loro desideri.
In queste culture, la possessione spiritica diventa uno strumento di emancipazione per le donne, consentendo loro di richiedere un maggiore apporto di beni materiali e di ricevere più attenzioni, oltre a esprimere rancori, esplorare la propria sessualità e persino conseguire una parità di ruolo in società storicamente dominate dagli uomini (come accade nella Stregoneria africana).
Possessione Spiritica nel Vudù
Il Vudù (o Voodoo, o anche Vudou) è una religione e un sistema di credenze nato in Africa occidentale, principalmente tra le popolazioni Fon e Ewe del Togo e del Benin (noti anche come ex Costa d’Avorio). Questa pratica spirituale si è diffusa anche nelle comunità haitiane e di altre nazioni del Mar dei Caraibi, come la Repubblica Dominicana, Cuba e alcuni stati degli Stati Uniti meridionali.
Il Vudù è una religione complessa che comprende una varietà di credenze, rituali, pratiche magiche e spirituali. A differenza di alcune percezioni popolari, il Vudù non è principalmente associato alla magia nera o al male. In realtà, il Vudù enfatizza il rispetto per la natura e per gli spiriti, con una serie di divinità o spiriti (chiamati loa) che agiscono come intermediari tra l’umanità e il mondo spirituale.
Gli adepti del Vudù credono nella possibilità di comunicare con gli spiriti attraverso cerimonie rituali, canti, danze e possessione spiritica (in questo caso sarebbe più corretto parlare di possessione spirituale). Le cerimonie spesso coinvolgono l’offerta di doni agli spiriti e possono includere elementi come la divinazione, la guarigione, la protezione e il sostegno sociale e comunitario.
Nel contesto del Vudù, l’atto di essere posseduti dai vari dèi è comunemente noto come “cavalcare”. Questa metafora identifica la persona posseduta come il “cavallo” che ospita o “manifesta” lo spirito divino, che a sua volta “cavalca” l’individuo. Questi stati di possessione spirituale solitamente coincidono con le cerimonie rituali, scatenati dall’intensità dei tamburi che rullano rapidamente e dai canti vibranti. Fenomeni simili di possessione spiritica si riscontrano anche in altre pratiche spirituali come la Santería e la Macumba.
Ad Haiti, se qualcuno viene posseduto frequentemente, indipendentemente dal momento o dal luogo, non viene visto come pienamente dominato dagli spiriti divini, ma più come una persona che potrebbe soffrire di squilibri psicologici. In questo contesto, la possessione spiritica diventa una caratteristica che non riflette una connessione spirituale forte, ma piuttosto segnala possibili disturbi mentali o emotivi. Questa interpretazione differisce notevolmente dalla visione della possessione come un contatto sacro o una connessione spirituale privilegiata con gli dèi, come invece viene percepita all’interno della pratica tradizionale del Vudù.
Possessione Spiritica nel Cristianesimo
Anche nella tradizione cristiana si osserva la manifestazione della possessione spirituale. Inizialmente, il termine “entusiasmo” indicava il essere “pieni dello Spirito Santo”. Secondo la narrazione, dopo la crocifissione e la resurrezione di Gesù Cristo, il giorno di Pentecoste, gli Apostoli furono pervasi dallo Spirito Santo. Un segno visibile di questo evento fu la presenza di fiamme sopra le loro teste e la capacità di parlare in lingue, diverse da quelle che conoscevano. Questo linguaggio estatico caratterizzava il culto cristiano primitivo, ma nel Medioevo, spesso era associato più alla possessione demoniaca che alla manifestazione dello Spirito Santo.
Nel contesto del Cristianesimo contemporaneo, il movimento pentecostale ha rinnovato l’interesse per il parlare in lingue e la ricerca di una comunione estatica con Dio. Il movimento prese avvio il 1° gennaio 1901, secondo le testimonianze, presso il Bethel College di Topeka, Kansas, quando si racconta che un gruppo ricevette lo Spirito Santo. Diverse comunità si sono dedicate alla comunicazione con il Signore in questo modo, e i cosiddetti “Santi Rotolanti” sono probabilmente i più noti nella prima parte del secolo scorso. I fedeli si rotolavano e si contorcevano sul pavimento, entrando in uno stato di ipnosi autoindotta e pregando per essere colmati dallo Spirito.
Per la congregazione, coloro che ricevevano lo Spirito erano considerati benedetti, in un modo simile a come i devoti durante un rituale Vudù elogiano coloro che sono “cavalcati” da un dio. Inizialmente, i critici di questo culto avrebbero considerato i partecipanti come posseduti. Le Chiese Cristiane Evangeliche delle Assemblee di Dio rappresentano il più grande gruppo di pentecostali con migliaia di membri sparsi in tutto il mondo. Oggi, le Assemblee di Dio in Italia (ADI) sono un’associazione di Chiese Cristiane Evangeliche Pentecostali di 1076 Comunità, sparse ovunque nella penisola: 373 al Nord e 703 al Sud, guidate da 522 responsabili.