Nell’antica Roma, contrariamente agli antichi greci che narravano storie di fantasmi principalmente attraverso fonti letterarie e opere teatrali, la condivisione di racconti di entità soprannaturali era più spesso tramandata tramite il passaparola. In latino, simile al greco, non si faceva una netta distinzione tra le varie tipologie di esseri ultraterreni. I Romani utilizzavano il termine monstrum per fare riferimento non solo a esperienze religiose positive ma anche per descrivere spiriti neutrali o antagonisti.
Secondo le credenze romane, i fantasmi rappresentavano semplicemente un altro aspetto della vita quotidiana. Si credeva che ogni individuo fosse dotato di una scintilla divina, e al momento della morte, questa luce interiore, ossia lo spirito, si trasferisse nell’aldilà. Nella prospettiva romana, esistevano svariati tipi di spiriti, alcuni dei quali, per motivi vari, rimanevano ancorati al mondo dei vivi anziché proseguire il loro cammino verso l’aldilà, continuando così a influenzare la vita terrena come fantasmi. Oltre ai fantasmi, i Romani nutrivano fede in una vasta gamma di entità ultraterrene, includendo diversi esseri soprannaturali e spiriti, ognuno con caratteristiche e attributi specifici.
I molteplici volti del Fantasma romano
Nella cultura occidentale contemporanea, i fantasmi sono spesso connessi a questioni irrisolte e tormenti del passato. Questa percezione si discosta notevolmente dalla visione tradizionale cristiana di un paradiso eterno e di un aldilà allettante. Ne risulta che i fantasmi, secondo la narrazione moderna, si trovino sulla Terra per specifici motivi, quando potrebbero trovare pace e serenità altrove. Tuttavia, va notato che i Romani dell’antichità non avevano un’opinione univoca sugli spiriti e i fantasmi. La loro concezione del mondo degli spiriti era diversificata e complessa.
Per gli antichi Romani, ogni cosa doveva avere un’essenza divina (conosciuta come numen, al plurale numina) conferendole un’aura vitale. Questa credenza era estesa persino agli oggetti inanimati, tra cui pietre e alberi, poiché credevano che anche questi possedessero un numen. Questa concezione religiosa ha radici nelle prime pratiche dell’animismo. Gli antichi Romani riconoscevano la presenza di spiriti legati a luoghi specifici, come fiumi, sorgenti, colline, valli e case. Inoltre, credevano nell’esistenza di numina specifici associati a particolari aspetti all’interno di una casa. Questi spiriti avevano il potere di proteggere o, talvolta, minacciare le persone che vi risiedevano.
D’altra parte, vi erano anche gli spiriti conosciuti come Mani (Manes), che facevano parte di un gruppo in continua crescita composto da antenati defunti e parenti stretti. Questi spiriti venivano visti come guide spirituali e protettori nelle vicende della vita quotidiana dei Romani. L’immaginario li poneva come esseri dimoranti all’interno o al di sotto della terra. Per onorare i Manes, si svolgevano le festività dei Parentalia, una celebrazione che si estendeva per nove giorni nel mese di febbraio. Questi spiriti erano spesso venerati come delle divinità, e la linea di demarcazione tra dèi e spiriti protettivi era un concetto su cui i Romani non si soffermavano eccessivamente. Nei paragrafi successivi spiegherò in cosa consisteva questa festività.
Questa varietà di credenze sul mondo degli spiriti offre un’interessante prospettiva sulla complessità della religione e della spiritualità romana, dimostrando che la comprensione dei fantasmi e degli spiriti era una questione tutt’altro che monolitica. La cultura romana antica era permeata da una varietà di credenze, ciascuna delle quali gettava luce su diversi aspetti dell’aldilà e dell’interazione tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
L’importanza degli Dèi e Spiriti domiciliari
Come abbiamo visto, nell’antica Roma, il mondo spirituale era affollato di divinità e forze soprannaturali, molte delle quali avevano un impatto diretto sulla vita quotidiana dei cittadini romani. Tra queste figure divine, Giano ricopriva un ruolo centrale. Era il dio degli inizi, ma la sua influenza si estendeva ben oltre questo significato iniziale. Oltre a sovrintendere agli inizi, era anche il custode delle porte e dei portoni, un aspetto molto importante in una società dove la protezione della casa e della famiglia era essenziale. Per preservare la sicurezza della propria casa, il proprietario doveva prestare particolare attenzione a Giano. Questo dio aveva anche delle divinità ancillari che lo aiutavano nel suo compito di sorvegliare le porte di una casa. Cardea, la dea dei cardini, assicurava che le porte si aprissero agevolmente, Forculus, il dio delle porte stesse, soprattutto di quelle doppie, garantiva che rimanessero chiuse quando dovevano esserlo, e Limentinus, il dio della soglia, proteggeva l’ingresso della casa.
Un’altra divinità che richiedeva un’attenzione particolare era Vesta, la dea del focolare e della casa. Era responsabile del mantenimento del fuoco sacro all’interno delle case romane, poiché il fuoco simboleggiava la vita stessa della famiglia. Il proprietario della casa doveva assicurarsi che il fuoco bruciasse costantemente e in modo ininterrotto. Vesta aveva un culto organizzato dallo stato, e le sacerdotesse ad hoc, conosciute come Vestali, erano incaricate di mantenere la sua fiamma costantemente accesa all’interno del suo tempio.
Nell’immagine qui accanto è mostrato un Larario della Casa dei Vettii, a Pompei, e raffigura il Genio ancestrale (in alto al centro) affiancato dai Lari, con un serpente in basso.
La protezione della proprietà era affidata a Terminus, una divinità che risiedeva nel cippo che segnava il confine tra la proprietà di una persona e quella del suo vicino. Onorare Terminus era importante per garantire la pace e la prosperità all’interno dei confini della propria terra.
Tuttavia, non erano solo queste divinità a richiedere attenzione e devozione. Le Parche, conosciute a Roma come Parcae, erano entità sovranaturali che influenzavano il destino umano. Esistevano tre diverse sorti: Nona, che rappresentava una nascita prematura, Decima, simbolo di una nascita sana e normale, e Morta, che indicava la morte durante il parto. Le Parcae avevano il potere di determinare il destino di una persona al momento della nascita. Questo rendeva il rito di passaggio alla nascita un momento di grande importanza e incertezza.
Nell’immagine qui rappresentata, Le Parche (1885 circa) di Alfred Agache (1843-1915), troviamo Cloto (Κλωθώ) a destra, la parola greca per filatore, ed era la più giovane delle Moire. La sua posizione è la prima delle Tre Parche, poiché è Cloto che intreccia i fili della vita con la sua conocchia.
Oltre a queste divinità principali, l’antica Roma era popolata da numerose altre entità soprannaturali, ciascuna con il suo ruolo specifico nella vita quotidiana dei Romani. La pratica religiosa e l’adorazione di queste forze erano fondamentali per garantire la prosperità e la sicurezza della famiglia e della casa.
Tipologie di Fantasmi nell’antica Roma
Nell’antica Roma, le credenze legate ai fantasmi e agli spiriti erano varie e complesse. C’erano diverse altre tipologie di fantasmi e spiriti creduti dai Romani. Eccone alcuni in ordine alfabetico:
- Furie (o Erinni): Questi spiriti vendicativi erano associati alla giustizia e punivano i malvagi. Erano spesso invocati nei rituali giurati.
- Fauni e Satiri: Esseri mitologici spesso associati a luoghi selvaggi e foreste. Potevano essere considerati come spiriti della natura.
- Geni (Genius): Ogni individuo, così come ogni luogo, aveva il proprio “genius” o spirito tutelare. Questo spirito personale era onorato per garantire benessere e protezione.
- Lari e Lari Compitali: I Lari (Lares) erano spiriti domestici associati alla protezione della casa e alla famiglia. Ogni casa romana aveva un altare dedicato ai Lari dove venivano offerti cibo e incenso. Alcuni tipi di Lari, come i Lari Compitali, erano spiriti protettori degli incroci delle strade e delle intersezioni, ed erano oggetto di culto per garantire la sicurezza nei viaggi.
- Lemuri: Questi spiriti erano considerati inquieti e associati ai morti senza sepoltura. I Romani celebravano i Lemuria, una festività per placare questi spiriti maligni.
- Mani e Dii Manes: I Mani erano spiriti degli antenati defunti, spesso considerati come i guardiani delle famiglie. Erano oggetto di culto e venivano venerati con offerte di cibo e vino. Mentre i Dii Manes erano divinità degli spiriti dei morti e avevano un ruolo importante nei riti funerari. Si credeva che questi spiriti fossero degni di onore e venerazione.
- Numi: Questi erano spiriti delle persone morte in giovane età e venivano onorati con offerte speciali.
- Panes e Penates: erano divinità domestiche. Le prime rappresentavano l’abbondanza e la prosperità, in particolare nei settori della dispensa e del cibo. Il loro nome deriva dalla parola latina “panis,” che significa “pane”, ed erano considerati guardiani della provvista di cibo della famiglia. Mentre le seconde erano considerati protettori della casa, della famiglia e delle risorse della famiglia, non solo il cibo ma anche il patrimonio e la fortuna della famiglia.
- Parentes: Erano gli antenati o i membri della famiglia più anziani nell’antica Roma. Questo termine si riferiva agli individui che erano legati da legami di sangue o parentela e avevano un ruolo significativo nella struttura familiare e nella trasmissione delle tradizioni e dei valori familiari.
- Silvanali e Silvani: I primi erano considerati gli spiriti guardiani delle aree naturali, mentre i secondi erano gli spiriti protettori delle foreste.
- Strigi: Questi erano esseri simili a streghe o vampiri, spesso legati a credenze sulla magia nera e il male.
- Umbrae: Fantasmi di uomini, sfiniti dalla fame, dal freddo, dalla sporcizia, dal sudiciume.
Queste sono solo alcune delle molte tipologie di fantasmi e spiriti presenti nella complessa mitologia e religione romana. La varietà di credenze rifletteva la ricca cultura e le tradizioni religiose degli antichi Romani. Ma vediamo nel dettaglio.
Furie (o Erinni)
Le Furie, conosciute anche come Erinni nella mitologia greca, sono figure mitologiche complesse e affascinanti, spesso associate alla vendetta e alla punizione. Erano figlie di Gea – o Pandora (la Terra) e Urano (il Cielo) o, in alcune versioni, della dea della notte Nyx. La loro origine da Gea e Urano le collegava alla fondamentale dicotomia tra Terra e Cielo, e la loro nascita da Nyx le legava all’oscurità e alla notte, suggerendo la loro natura inquietante sin dalla loro creazione.
Le Furie erano rappresentate come figure orribili, con serpenti invece dei capelli e occhi infuocati. Indossavano abiti sporchi e stracci, simboleggianti la loro associazione con il caos, la disperazione e la vendetta. Portavano fruste e laceravano coloro che erano oggetto della loro vendetta.
Il principale compito delle Furie era perseguire e punire coloro che avevano commesso gravi crimini, in particolare parricidio, matricidio, omicidio e giuramenti infranti. Erano spesso considerate agenti della giustizia divina, garantendo che le colpe non rimanessero impunite. In questo ruolo, svolgevano una funzione di controllo sociale, poiché intimorivano le persone dal commettere atti nefandi.
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Un altro mito coinvolge Prometeo, il titano che rubò il fuoco agli dèi per darlo agli esseri umani. Le Furie lo punirono legandolo a una roccia e facendo in modo che un’aquila divorasse il suo fegato ogni giorno, solo per vederlo ricrescere durante la notte.
Le Furie erano personificazioni della colpa e del rimorso, e il loro ruolo nella mitologia greca serviva anche a sottolineare l’importanza del rispetto per la morale e la legge. La loro brutta e spaventosa immagine rappresentava la paura della vendetta divina e l’inevitabilità della giustizia per coloro che infrangevano le leggi divine.