Automatismo
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Automatismo: Un Viaggio tra Mente e Mistero

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L’automatismo rappresenta un movimento muscolare involontario spesso associato a una forza sovrannaturale guida. Questo fenomeno coinvolge l’azione fisica, specialmente durante sforzi creativi come scrivere, disegnare, dipingere, parlare, suonare strumenti musicali, comporre, ballare e cantare. Gli automatismi che non sono attribuiti a spiriti defunti o a influenze divine derivano da visioni e percezioni interiori spontanee.

Da tempi antichi, si è attribuito agli spiriti e al divino l’origine degli automatismi, considerati un dono degli dei quando l’attività ispirata era vissuta.

Nel culmine dello spiritismo, gli automatismi diretti, non influenzati da alcun mezzo umano, erano fenomeni sensazionali ma spesso soggetti a truffe su larga scala. Molti medium affermavano di produrre scritti e disegni automatici guidati dagli spiriti, ma tali opere venivano regolarmente realizzate nell’oscurità durante le sedute spiritiche.

Gli albori dell’automatismo

ESP, un'immagine fantasiosa di una mano che tiene un cervello

I primi studiosi dell’ambito psichico si dedicarono all’indagine degli automatismi, sperando di trovare prove sulla possibile esistenza oltre la morte. Tuttavia, la maggior parte delle prove raccolte risultavano, al meglio, inconcludenti. Nell’attuale panorama, la visione predominante suggerisce che la maggior parte degli automatismi siano il risultato di parti della personalità che producono conoscenze o informazioni precedentemente apprese, rimosse o dimenticate; in alcuni casi, la Percezione Extrasensoriale (ESP) potrebbe intervenire. Solo raramente un evento può essere spiegato esclusivamente come risultato di una guida spirituale.

Le forme più comuni di automatismo si manifestano attraverso la scrittura e la pittura automatica. Nell’ambito della pittura automatica, individui con scarsa o nessuna formazione artistica si trovano improvvisamente travolti dal desiderio di disegnare o dipingere con stili distinti e persino professionali. Sentono di essere guidati da uno spirito e talvolta avvertono fisicamente una presenza invisibile che li muove. A volte, lo stile adottato è riconducibile a quello di un artista deceduto. Altri tipi di automatismi motori comprendono comportamenti impulsivi, improvvisi blocchi emotivi e repentine limitazioni fisiche. I problemi legati a questi automatismi spaziano dalla compulsione e dall’ossessione a una sensazione di essere posseduti.

L’automatismo secondo Edmund Gurney

Edmund Gurney
Edmund Gurney

Il teorico musicale e scrittore filosofico inglese Edmund Gurney (1847-1888) è stato il primo ricercatore psichico a dedicarsi a tempo pieno a questo campo.

Gli automatismi sensoriali, quei fenomeni innescati spontaneamente da voci o visioni interiori, costituiscono un campo vasto e sfaccettato che comprende diverse manifestazioni: dalle Apparizioni di viventi, alle ispirazioni, alle allucinazioni e ai sogni. In passato, le allucinazioni erano comunemente associate a disturbi fisici, ma Edmund Gurney, pioniere nella ricerca psichica e fondatore della Society for Psychical Research (SPR) a Londra, ha rivoluzionato questa prospettiva. Gurney ha dimostrato che visioni e suoni paranormali possono manifestarsi senza alcun coinvolgimento di disturbi fisici.

Attraverso il suo lavoro pionieristico, Gurney ha messo in luce la possibilità che queste esperienze sensoriali abbiano radici più profonde, sfuggendo alle spiegazioni convenzionali basate su condizioni fisiche. La sua ricerca ha indicato che fenomeni come le allucinazioni non sono sempre necessariamente il risultato di malattie o squilibri fisici, aprendo la strada a una comprensione più ampia e complessa delle esperienze umane al di là del dominio della scienza medica tradizionale.

La sua fondazione della Society for Psychical Research non solo ha contribuito a promuovere lo studio sistematico di questi fenomeni, ma ha anche stimolato un dibattito e una riflessione più approfonditi sulla natura della percezione e della coscienza umane. Il suo lavoro ha gettato le basi per una comprensione più ampia dell’interazione tra mente e realtà, spingendo a esplorare territori prima considerati al di fuori dei confini accettati della conoscenza scientifica.

L’automatismo secondo Rosemary Brown

Rosemary Brown con in mano uno spartito

In Inghilterra, Rosemary Brown (1916-2001), è diventata una figura di rilievo per le sue straordinarie capacità medianiche che abbracciavano un vasto spettro di automatismi, in particolare nel campo della composizione musicale, attribuita agli spiriti di celebri compositori. Tuttavia, le sue doti si estendevano ben oltre: praticava la scrittura automatica, che spaziava dalla poesia al teatro, dalla filosofia alla psicologia, e sperimentava anche la pittura automatica.

Le prime manifestazioni medianiche di Brown risalgono alla sua infanzia, quando era consapevole della presenza degli spiriti dei defunti. Già all’età di sette anni, nel lontano 1924, lo spirito di Franz Liszt (1811-1886), il compositore ungherese del periodo romantico, le apparve rivelando che, crescendo, le avrebbe portato la musica.

Nel 1952, Rosemary sposò Charles Philip Brown (da non confondere con il noto funzionario britannico della Compagnia delle Indie Orientali), e si trasferì a Londra, dedicandosi al ruolo di casalinga. Tuttavia, la sua vita prese una piega drammatica quando Charles, che era un giornalista freelance afflitto da problemi di salute, morì a causa di cirrosi epatica non alcolica nel 1961, lasciando Rosemary sola con due figli.

Il destino sembrò prendere un nuovo corso nel 1964 quando Rosemary, a seguito di una frattura alla costola in un incidente, fu confinata a casa per riprendersi. Fu durante questo periodo che, per passare il tempo, si sedette al pianoforte, strumento che non aveva toccato per ben dodici anni. In modo del tutto inaspettato, si rese conto della presenza dello spirito di Liszt accanto a lei, guidando le sue mani a suonare una musica sconosciuta.

A partire da questa straordinaria esperienza, Liszt introdusse Brown a numerosi celebri compositori che desideravano comunicarle le proprie composizioni: da Johann Sebastian Bach (1685-1750) a Hector Berlioz (1803-1869), da Johannes Brahms (1833-1897) a Frédéric Chopin (1810-1849), da Claude Debussy (1862-1918) a Edvard Grieg (1843-1907), da Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) a Claudio Monteverdi (1567-1643), da Sergej Rachmaninov (1873-1943) a Franz Schubert (1797-1828) e a Robert Schumann (1810-1856).

Rosemary Brown al pianoforte

La notizia delle sue doti medianiche portò alla luce una serie di spettacoli pubblici, accumulandone oltre quattrocento entro la fine degli anni Ottanta. Mentre alcuni critici sostennero che replicasse fedelmente lo stile dei maestri deceduti, altri ipotizzarono che attingesse a una conoscenza subliminale che le consentiva di emulare tali stili. Sfortunatamente, Brown subì accuse e molestie, etichettata da alcune persone come una “strega”.

Si narra che le scritture dettate giunsero a Brown attraverso personalità illustri come il drammaturgo George Bernard Shaw (1856-1950), lo psichiatra Carl Gustav Jung (1875-1961) e il fisico Albert Einstein (1879-1955). Inoltre, si dice che vari artisti abbiano espresso la propria arte attraverso di lei, manifestando opere artistiche tramite la sua medianità.

L’automatismo secondo Frederic WH Myers

Fu attraverso lo studio approfondito della scrittura automatica che il parapsicologo britannico Frederic WH Myers (1843-1901), sviluppò il concetto fondamentale degli automatismi, che in seguito divenne una parte centrale della sua teoria del subconscio. Egli descrisse l’automatismo nel modo seguente:

«Le immagini che sorgono, così come i movimenti che vengono compiuti, senza l’iniziazione e generalmente senza il consenso del pensiero conscio e della volontà. L’automatismo sensoriale includerà quindi le allucinazioni visive e uditive; l’automatismo motorio comprenderà messaggi scritti senza intenzione (scrittura automatica) o parole pronunciate senza intenzione (come nel “parlare in lingue”, nelle espressioni in stato di trance, ecc.). Io attribuisco questi processi all’azione di elementi sommersi o subliminali nell’essere umano. Frasi come “azione riflessa cerebrale” o “cerebrazione inconscia” danno, quindi, secondo me, un’idea molto imperfetta dei fatti.»

Myers (1903, 1904), vol. 1, xv.

Myers sottolineò che questi automatismi non erano semplici manifestazioni casuali, ma strutture autonome e finalizzate, spesso non indicativi di malattie organiche. Al contrario, i messaggi veicolati potevano fornire benefici alla mente conscia, sotto forma di consigli o avvertimenti, conosciuti anche come monizioni.

Sigmund Freud
Sigmund Freud

Inoltre, sebbene questi automatismi potessero presentarsi in modo sporadico o essere indotti artificialmente, Myers evidenziò un altro metodo accessibile a tutti per esplorare il subconscio: il sonno e i sogni. Anticipando le teorie di Sigmund Freud (1856-1939), Myers enfatizzò l’importanza dei sogni come portatori di accesso all’inconscio, visti come fonte di creatività, intuizione personale e possibili contenuti telepatici. Egli propugnava un’analisi più approfondita dei sogni, suggerendo che dovessero essere esaminati non solo per il loro significato psicologico immediato ma anche come potenziali esperimenti di ricerca. Sottolineò che la registrazione accurata dei sogni poteva rivelare materiale di natura telepatica o chiaroveggente, come nel caso di un sogno premonitore di Cyrus Read Edmonds (1809-1868) riguardante il crollo del tunnel del Tamigi e l’annegamento di un lavoratore.

Parallelamente alle sue indagini sulla scrittura automatica, Myers si dedicò allo studio dell’ipnotismo, pur lasciando a Gurney il ruolo principale di sperimentatore in questo campo. Attraverso quattro visite in Francia tra il 1885 e il 1887, tre delle quali in compagnia del fratello Arthur, un medico (due di queste visite videro anche la partecipazione di Gurney), Myers approfondì il suo interesse nell’ipnosi come strumento di ricerca nella psicologia sperimentale e nello studio dei fenomeni sopranormali.

Pierre Janet
Pierre Janet

Le sue esperienze dirette e le letture approfondite confermarono la sua convinzione crescente nella natura complessa e mutevole della coscienza. Ad esempio, i suoi incontri in Francia rivelarono l’esistenza di personalità multiple sotto ipnosi, come nel caso di esperimenti condotti dallo psicologo Pierre Janet (1859-1947) con la contadina Léonie, la quale manifestò tre personalità distinte. Inoltre, lo storico Auguste Voisin (1800–1843) riuscì a trasformare una “pazza criminale” in un’infermiera competente mediante l’uso dell’ipnosi. Tuttavia, Myers era consapevole della possibilità di comportamenti appresi in tali casi, suggerendo che potessero costituire una spiegazione anche per le dimostrazioni ipnotiche di Jean-Martin Charcot (1825-1893).

Un elemento cruciale nella concezione della creatività per Myers consisteva nell’integrare idee provenienti dalle regioni subliminali (subconscie) con quelle del sovralliminale (lo stato di coscienza normale e sveglio). Il processo creativo, pertanto, rappresenta un risultato desiderato dalla parte conscia della mente (sovralliminale), ma che ha le sue radici in un flusso subliminale. L’essenza del processo creativo risiede in un “automatismo”, ma il suo compimento avviene nel reame del sovralliminale, ossia nella consapevolezza conscia. Di conseguenza, la creatività rappresenta un’auspicabile integrazione delle due dimensioni della psiche, costituendo un esempio di funzionamento superiore. Inoltre, essa suggerisce cosa l’anima umana sia in grado di compiere, poiché si intravede qualcosa di “oltre”, una dimensione che sfugge alle misure della mera logica consapevole.

È interessante notare che, a differenza di molti altri tipi di automatismo, la fonte subliminale raramente si manifesta come una personalità distintiva. Anche se il risultato del processo creativo è comprensibile, spesso in modo brillante, e può essere attribuito a una fonte conscia e intelligente, questa fonte solitamente rimane avvolta nell’anonimato.

Il cuore della creatività, per Myers, diventa così una sorta di dialogo tra le profondità insondabili della mente subconscia e la consapevolezza chiara e vigile. Questo processo, alimentato da un automatismo iniziale, riflette la straordinaria capacità umana di attingere a risorse mentali che vanno ben oltre i confini della razionalità consapevole. La creatività diventa così un viaggio nella sfera dell’ignoto, un esplorare le profondità dell’animo umano, dove l’inconscio e il conscio si intrecciano in un delicato equilibrio, dando vita a manifestazioni che sfuggono spesso alle etichette o alle identificazioni immediate. In questo modo, la creatività diventa un’illuminazione delle potenzialità nascoste della mente umana, un’esplorazione senza fine di ciò che giace al di là delle barriere della comprensione conscia.

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