Eidolon, i fantasmi demoniaci che possedevano gli antichi greci
Gli Eidolon (εἴδωλον) rappresentano un concetto intrigante nell’antica cultura greca, essendo demoni o spiriti che potevano possedere i vivi. Il termine Eidolon, derivante dal greco antico e con significati che spaziano dall’immagine all’idolo, dalla doppia presenza alla forma spettrale, racchiude una vasta gamma di significati e rappresentazioni. Questa tipologia di fantasmi, assumeva la forma di persone viventi o defunte, creando una sorta di ombra o apparenza spettrale della figura umana.
L’esplorazione del concetto di Eidolon emerge in molte opere della letteratura greca antica. Un esempio notevole è l’Eidolon di Elena di Troia (Έλενα), che è stato analizzato sia da Omero che da Euripide (Εὐριπίδης). Omero considera l’Eidolon come un’entità indipendente, conferendo a Elena una forma di vita oltre la morte. Euripide, d’altro canto, lega il concetto di Eidolon all’idea di kleos (κλέος), ovvero di fama o gloria, suggerendo che uno sia il prodotto dell’altro. Inoltre, sia Euripide che Stesicoro (Στησίχορος, 630-555 a.C.), nelle loro opere legate al cavallo di Troia, utilizzano il concetto di Eidolon per sottolineare che Elena non era mai stata fisicamente presente nella città.
Il concetto degli Eidolon dei morti è stato altresì esplorato nella letteratura riguardantela regina di Itaca, Penelope (Πηνελόπεια), la moglie di Ulisse, in cui la protagonista si trova costantemente in conflitto con l’Eidolon di Clitennestra (di cui ho già accennato nei paragrafi precedenti) e, successivamente, con quello di Elena stessa. Questo tema si riflette anche nell’Odissea, in cui Teoclimeno (Θεοκλύμενος), l’indovino che vive alla corte di Penelope, annuncia ai Proci (μνηστῆρες) la loro prossima morte.
Il concetto di Eidolon nella cultura moderna
Le storie che coinvolgono la possessione da parte degli Eidolon ci conducono in diverse ambientazioni, da Atene all’India del I secolo d.C., e ruotano attorno alla figura centrale di Apollonio di Tiana (Απολλώνιος), un profeta pagano di grande risonanza in quell’epoca.
Il concetto di Eidolon, però, non è confinato solo alla Grecia antica, ma si è diffuso in molte opere letterarie successivamente. Vediamo quali:
- Ad esempio, lo scrittore americano Edgar Allan Poe (1809-1849) nella sua poesia Terra di sogno (Dream-Land, 1844), introduce un Eidolon che governa un regno abitato da «soli angeli malvagi» e riservato a coloro le cui «sofferenze sono legioni», creando un’atmosfera oscura e misteriosa.
- Il poeta, scrittore e giornalista Walter Whitman, noto come Walt Whitman (1819-1892), considerato il padre della poesia americana e del verso libero, cita l’Eidolon nel suo poema omonimo del 1876, dove ne estende notevolmente il concetto, rafforzando l’idea di una super-anima composta dalla “somma” di tutte le anime individuali dell’intera esistenza, un’entità che si espande per includere la Terra stessa e l’intera gerarchia cosmica dei pianeti, del Sole, delle stelle e persino della galassia.
- Il concetto di Eidolon trova spazio anche in altre opere letterarie, come ne L’idolo tenebroso (The Dark Eidolon),dell’artista statunitense Clark Ashton Smith (1893-1961), noto per i suoi racconti di fantasy, orrore e fantascienza. Ne L’idolo tenebroso, Smith narra la vita e la morte del potente stregone Namirrha.
- Trovaimo l’Eidolon anche nella Teosofia, dove il doppio astrale (o perispirito, concetto appartente all’antico Egitto e nell’epoca vittoriana allo spiritista Allan Kardec), noto anche come kamarupa, è identificato con l’Eidolon dopo la morte, prima della sua disintegrazione.
- Infine, il concetto di Eidolon ha influenzato anche il mondo dei fumetti, come nel caso del personaggio Odin Eidolon nel fumetto italiano Disney, PK – Paperinik New Adventures.
In sintesi, il concetto di Eidolon rappresenta, quindi, un aspetto ricco e intrigante della cultura greca antica che ha influenzato numerosi autori e opere letterarie, continuando a esercitare il suo fascino nella comprensione dell’aldilà e del mistero dell’esistenza.
Le due storie di possessione degli Eidolon
Esistono due storie che narrano della possessione da parte di Eidolon e si svolgono in affascinanti contesti: Atene e l’antica India, durante il primo secolo d.C.. Nel cuore di queste storie emerge la figura centrale di Apollonio di Tiana (Απολλώνιος Τυανεύς), un profeta di straordinario rispetto e rilevanza all’interno del mondo pagano dell’epoca.
Ad Atene, una delle grandi città culturali dell’antichità, le vicende di Eidolon” si intrecciano con i misteri dell’aldilà. Qui, Apollonio di Tiana svolge un ruolo fondamentale nel decifrare e gestire le interazioni tra il mondo dei vivi e il regno degli spiriti. La sua fama come profeta, studioso e taumaturgo lo ha reso un punto di riferimento per coloro che cercavano comprensione e guida in un’epoca intrisa di miti e credenze. La sua esperienza con gli Eidolon porta alla luce nuovi enigmi dell’aldilà e rivela la complessità della relazione tra il mondo spirituale e la vita terrena.
Nell’antica India, invece, il contesto di queste narrazioni si fonde con le profonde tradizioni spirituali e filosofiche di questa terra millenaria. Qui, sempre Apollonio di Tiana, si trova coinvolto in un intrico di eventi che coinvolgono Eidolon, apportando un nuovo livello di comprensione alle visioni e alle credenze della società indiana del primo secolo d.C.. Il suo ruolo di profeta pagano nell’India antica mette in luce l’universalità delle questioni riguardanti la relazione tra i vivi e gli spiriti.
La figura di Apollonio di Tiana, rispettata e ammirata, costituisce un punto focale in entrambe le narrazioni. Il suo approccio alle interazioni con gli Eidolon e la sua capacità di navigare tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti lo rendono un personaggio affascinante e misterioso, in grado di gettare nuova luce sulla complessità della vita e della morte nell’antichità.
Questo articolo tratta i fantasmi nell’Antica Grecia, per cui presenterò qui solamente il racconto sull’Eidolon ateniese.
Leggi anche:
I fantasmi nella tradizione indiana
La storia dell’Eidolon ateniese
La storia in questione è stata narrata da un noto scrittore greco del periodo classico, Lucio Flavio Filostrato, noto anche come Filostrato d’Atene o Filostrato II. Questo Filostrato (Φλάυιος Φιλόστρατος) visse tra il 172 e il 247 d.C. ed è considerato il più famoso e prolifero di quattro autori omonimi. Tuttavia, l’attribuzione delle opere che ci sono pervenute con il nome “Filostrato” rimane un problema aperto in gran parte. Le opere attribuite a questi vari “Filostrati” costituiscono ancora un mistero e sono soggette a dibattiti tra gli studiosi. La figura di Lucio Flavio Filostrato rappresenta una parte significativa della letteratura greca antica e continua ad intrigare gli studiosi e gli amanti della cultura classica.
Nel contesto delle affascinanti narrazioni sulla vita di Apollonio di Tiana, emergono due episodi straordinari che esplorano la presenza di Daimones (δαίμονες) e Eidolones (Ειδωλονες), gettando luce sul misterioso mondo degli spiriti e delle possessioni. Questi racconti ci portano in un mondo in cui le linee tra realtà e soprannaturale si sfumano.
Primo episodio
Nel primo episodio, mentre Apollonio si trova ad Atene per discutere delle libagioni, un giovane dall’atteggiamento dissoluto cattura l’attenzione del pubblico. Questo giovane, noto per la sua condotta licenziosa e ribelle, sembra essere sotto l’influenza di un misterioso Eidolon. La madre del giovane chiede aiuto ad Apollonio, spiegando che suo figlio ride di cose inappropriatamente, piange senza motivo e ha comportamenti strani. La madre crede che il giovane sia posseduto da un Eidolon. Apollonio, con la sua profonda intuizione, riconosce l’influenza dell’Eidolon e lo riferisce apertamente.
Il demone/eidolon che possiede il giovane inizia a manifestare il suo disagio quando Apollonio lo scopre. L’entità promette di lasciare il giovane in pace e non prendere più possesso di un corpo umano. Apollonio, con decisione, ordina al demone di dimostrare la sua promessa in modo visibile e l’entità indica una statua nel portico reale e promette di farla cadere. Quando la statua inizia a muoversi e infine cade, scatenando l’entusiasmo della folla, il giovane posseduto sembra essere liberato da questa forza oscura.
Il giovane, ora riappacificato e libero dall’influenza dell’Eidolon, rinuncia al suo stile di vita dissoluto e abbraccia una vita più austera, seguendo l’esempio di Apollonio.
Secondo episodio
Nel secondo episodio, Eusebio di Cesarea (Ευσέβιος Καισαρείας, 265-340) Eusebio fornisce ulteriori dettagli, sottolineando il ruolo dei Daimones nelle vicende di Apollonio. Un Daimon viene espulso da un giovane, mentre un secondo Daimon si manifesta sotto forma di una donna, chiamata Lamia (Λάμια) o Empusa (Εμπουσα) .
Nella ricca mitologia greca, le Lamie costituivano un’incarnazione affascinante e inquietante di figure femminili dai tratti in parte umani e in parte animali. Queste creature erano conosciute per la loro doppia natura, capace di sedurre e spaventare contemporaneamente. Erano descritte come rapitrici di bambini indifesi o, ancora più sinistramente, come fantasmi seduttori che adescavano giovani uomini per poi nutrirsi del loro sangue e della loro carne. Il mito delle lamie rappresentava, quindi, una fusione di elementi umani e bestiali, rendendo queste creature tanto affascinanti quanto spaventose nell’immaginario greco.
Le lamie erano a volte chiamate anche Empuse, sebbene il mito associato a queste ultime avesse origini differenti. Secondo la tradizione, le Empuse erano figlie o serve della dea Ecate, una dea associata alla magia e al soprannaturale. Questa connessione tra le lamie ed Ecate aggiungeva ulteriori sfumature misteriose al mito, conferendo alle lamie una sorta di legame con il mondo magico e delle streghe. Motivo per cui, durante la caccia alle streghe avvenuta oltre un millennio più tardi, le donne credute concubine del Diavolo, erano chiamate spesso lamie. Questo cambio di significato riflette la persistenza del folclore mitologico nell’immaginario collettivo e la continua associazione tra queste creature e il concetto del soprannaturale.
«Apollonio, come si suol dire, scaccia un Daimon (Demone) con l’aiuto di un altro. Il primo dei Daimones espulso da un giovane incorreggibile, mentre il secondo si traveste assumendo la forma di una donna: e quest’ultima il nostro ingegnoso autore non la chiama con altri nomi che con quelli di Empousa (Empusa) e Lamia.»
Trattato di Eusebio contro Ierocle 26 – retore greco IV secolo d.C.
Il racconto di Eusebio, racconto evidenzia il coinvolgimento di Apollonio e dei Daimones nell’esperienza delle persone, suggerendo che Apollonio abbia lavorato in collaborazione con questi esseri per compiere i miracoli descritti. L’idea di una cooperazione tra Apollonio e i Daimones offre una prospettiva intrigante sulla spiritualità e sulle credenze dell’epoca, mettendo in luce l’influenza di entità soprannaturali sulla vita umana.
«Se ammettiamo che l’autore [Filostrato] dica la verità nelle sue storie di miracoli, tuttavia mostra chiaramente che furono compiuti separatamente da Apollonio con la cooperazione di un Daimon (Demone) […] Il giovane licenzioso era chiaramente vittima di un Daimon insito; e sia lui che l’Empousa (Empusa) e la Lamia che si dice avesse fatto i suoi folli scherzi a Menippo, furono probabilmente scacciati da lui con l’aiuto di un Daimon più importante […] Dovete quindi, come ho detto, considerare l’intera serie di miracoli da lui operati, come se fossero stati compiuti attraverso un ministero di Daimones.»
Trattato di Eusebio contro Ierocle 31 – retore greco IV secolo d.C.
Conclusioni
La credenza nei fantasmi nell’Antica Grecia era così sviluppata che venivano riconosciute, quindi, solo alcune entità spettrali: i defunti privi dei giusti riti funebri, coloro che avevano subito morti premature o violente, compresi i caduti in guerra. La morte in queste circostanze significava che l’anima era intrappolata tra due mondi, incapace di completare il passaggio verso l’aldilà secondo il concetto greco. A volte, la mancanza di questa transizione definitiva era così forte da far sì che lo spirito apparisse tra i vivi, a volte con l’intenzione di vendicarsi per le ingiustizie subite.
Gli antichi greci credevano inoltre che gli spiriti dei defunti conservassero una conoscenza speciale che poteva essere condivisa con i vivi. Di conseguenza, in momenti di grande difficoltà, come una pandemia, la gente si rivolgeva ai fantasmi per ottenere consigli e indicazioni su come affrontare la situazione. In questa cornice, il teatro greco, celebre per la rappresentazione di drammi mitologici e tragedie, diventava uno dei luoghi ideali per cercare la consulenza degli spiriti.
In un’epoca in cui la superstizione e la spiritualità erano intrecciate con la vita quotidiana e le decisioni cruciali, la ricerca di risposte da parte degli antichi greci presso i fantasmi rappresenta un affascinante capitolo nella storia della loro cultura e società. La pandemia dell’Antica Grecia si presenta come uno spaccato di una società che si confrontava con la malattia e cercava consiglio nell’aldilà, dimostrando come le credenze nell’antico mondo possano ancora gettare una luce intrigante sul nostro presente.
Come gli antichi greci durante il periodo della peste, così oggi come nel caso del COVID-19, le persone cercano conforto e risposte anche nell’ambito degli aspetti spettrali e soprannaturali. Non è affatto casuale che l’interesse per lo spiritualismo abbia conosciuto una crescita significativa in tutto il mondo, specialmente dopo eventi catastrofici (negli USA dopo la Guerra Civile e in altri paesi dopo la Prima Guerra Mondiale). Questi momenti critici hanno spinto le persone a desiderare connessioni con i loro cari defunti, cercando conforto nell’idea che essi potessero essere felici nell’aldilà, e cercando anche indicazioni per navigare in un presente sconcertante e un futuro incerto.
La ricerca di segnali dall’aldilà e le comunicazioni con gli spiriti sono diventate una parte significativa della cultura contemporanea. La tecnologia moderna ha ampliato questa ricerca, portando la presenza dei fantasmi ed entità soprannaturali dai teatri (e dai racconti tradizionali) alla televisione e ai social media. Questa espansione è un riflesso delle profonde esigenze umane di comprensione, conforto e connessione con il mondo oltre la vita terrena.
Tuttavia, forse gli antichi greci avevano già intuito questa connessione tra teatro e guarigione. Le prove archeologiche e storiche suggeriscono che gli antichi greci vedessero un legame tra le arti teatrali e il processo di guarigione. Ad esempio, vicino al famoso teatro di Dioniso ad Atene, fu eretto un tempio dedicato ad Asclepio (o Esculapio, in greco antico: Ἀσκληπιός), il dio della guarigione. Qui, i malati di peste e altre afflizioni venivano portati in cerca di sollievo e guarigione.
L’ipotesi è che assistere a uno spettacolo teatrale nelle vicinanze potesse contribuire al processo di guarigione, forse offrendo un momento di distrazione e comfort. Inoltre, si credeva che la presenza degli Eidolon, gli spiriti dei defunti, potesse influire positivamente sulla salute e sul benessere.