Fratelli Davenport
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Fratelli Davenport: i pionieri degli spettacoli spiritici

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Il sostegno da parte di Arthur Conan Doyle

Sir Arthur Conan Doyle (fonte: GettyImages)
Sir Arthur Conan Doyle

Tuttavia, Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930) mantenne costante la sua fiducia nelle abilità e nel carattere dei fratelli Davenport. Nel 1922, dichiarò: «In quel tempo, si scoprì che c’era maggiore libertà religiosa nelle selvagge città occidentali dell’America che nei centri antichi come Liverpool». Doyle difese spesso i diritti dei Davenport, supportando le loro abilità.

Da tempo, Doyle era interessato al movimento spiritista e ai principi più positivi della religione. Ideali come l’assenza dell’Inferno e la continuità dell’esistenza dopo la morte, in cui i vivi potessero comunicare con i defunti, lo affascinavano. Questi concetti e idee ottennero supporto da molti dopo la prima guerra mondiale, periodo in cui lo spiritualismo conobbe una rinascita.

Doyle si considerava un fervente sostenitore della religione spiritista e viaggiò persino negli Stati Uniti per tenere conferenze sull’argomento. Il suo percorso e la sua conversione alla causa spiritista ebbero inizio verso la fine del XIX secolo, ma si consolidarono dopo la morte del figlio poco prima della conclusione della Grande Guerra. Nella ricerca di un modo per ristabilire un contatto con lo spirito del figlio, coinvolse medium e organizzò sedute spiritiche. In una di queste “interviste”, affermò di aver ottenuto un contatto durante il quale suo figlio chiedeva perdono per un disaccordo avuto prima della sua morte. Doyle credeva che questo dissidio riguardasse questioni legate allo spiritualismo, argomento su cui lui e suo figlio non erano stati in sintonia prima del trapasso di quest’ultimo.

Il tour in Australia e la morte di William Davenport

Ira e William Davenport
Ira e William Davenport

Nel 1876, i fratelli si imbarcarono per l’Australia, ma il 1 luglio dell’anno successivo William Davenport morì improvvisamente a Sydney, all’Oxford Hotel di King-street; aveva soli trentasei anni. La causa del decesso fu attribuita ad un “consumo polmonare”. Durante gli ultimi spettacoli prima del tour in Australia, William si era sentito poco bene e gli era stato diagnosticata la rottura di un vaso sanguigno. I medici gli avevano quindi suggerito di farsi assistere dai medici a Sydney. Non fece a tempo.

Ira decise, quindi, di commemorare il fratello commissionando un monumento scolpito con gli oggetti usati nelle loro esibizioni – corde, strumenti musicali e l’armadietto – tuttavia, i funzionari del cimitero rifiutarono di erigere un monumento spiritista su terreno consacrato. Pertanto, Ira decise di posizionarlo al di fuori delle mura del cimitero.

Con la perdita del fratello, Ira interruppe le sue esibizioni e tornò a Mayville, New York, continuando a esibirsi sul palco nuovamente con William Fay e fecero un tour a Boston, Washington e Pennsylvania, ma non riuscirono ad attirare molto un pubblico. Nel 1906 intrapresero un tour anche in Giamaica e a Cuba. La loro ultima performance avvenne il 19 novembre 1906, per un reggimento americano nei pressi di Santiago de Cuba.

I fratelli Davenport e l’incontro con Houdini

Ira Davenport con Harry Houdini
Ira Davenport con Harry Houdini

All’opposto delle credenze di Doyle si trovava il celebre mago e illusionista Harry Houdini (1874-1926). Houdini aveva dedicato anni a esplorare varie comunità spiritualiste, partecipando a sedute spiritiche e scrutando con il suo occhio scettico imprese che sembravano miracolose. Aveva dimostrato che molti medium erano dei falsi e aveva concentrato la sua attenzione sui fratelli Davenport. Solo tempo dopo avrebbe trovato l’opportunità di rispondere alle sue domande.

Nei primi anni Venti del Novecento, Houdini stava preparando la stesura di un libro in cui avrebbe narrato le origini del movimento spiritista, rivelando le menzogne e le manipolazioni di questo movimento. Durante la sua ricerca, ammise di aver creduto erroneamente alla morte sia di William che di Ira Davenport. In realtà, ciò era vero solo parzialmente: William Davenport era deceduto nel 1876 in Australia, ma scoprì che Ira era ancora in vita e disponibile a conversare.

Secondo quanto dichiarato da Houdini, Ira desiderava fare luce su quanto accaduto durante la sua giovinezza. Durante un’intervista, confessò di aver truccato alcune cose, giungendo persino a mostrare a Houdini il metodo usato per liberarsi dalle corde, un trucco che aveva colpito l’illustre artista dell’evasione.

Quando gli chiesero del trucco in cui gli strumenti musicali sembravano volare per la stanza durante i suoi spettacoli, rispose semplicemente: «È sorprendente come le persone immaginino le cose al buio!»

Nel suo libro Un Mago tra gli Spiriti (1924), Houdini racconta questo incontro con Ira Davenport, iniziato da una corrispondenza nel 1909 e infine lo visitò nella sua residenza a Maysville, New York, nel 1910, dopo un lungo tour europeo.

Durante il suo tempo in Australia, Houdini visitò la tomba di William e, trovandola trascurata, si adoperò per restaurarla. Durante le sue interazioni con Ira, ebbe modo di incontrare anche William Fay, che condivise con Houdini le sue avventure mentre viaggiava insieme ai fratelli Davenport.

Pare che Houdini abbia toccato profondamente Ira con il suo interesse per la tomba di William, così Ira, in segno di riconoscenza, ha condiviso con Houdini molti dei segreti dietro le spettacolari illusioni di fuga dei fratelli. Una delle migliori consisteva nella cravatta Davenport, il geniale stratagemma che consentiva ai fratelli di liberarsi rapidamente dai loro legami e di ritornarvi con la stessa velocità prima ancora che l’Armadietto degli Spiriti fosse aperto. La precisione con cui i fratelli preservavano i dettagli di questo trucco era tale che persino i figli dei Davenport, affermava Houdini, non erano a conoscenza del suo funzionamento.

Armadietto degli Spiriti dei fratelli Davenport (Wikimedia Commons)
Armadietto degli Spiriti dei fratelli Davenport (xilografia del 1869)

Durante la loro performance, con i fratelli seduti uno di fronte all’altro all’interno dell’armadio, le corde venivano avvolte attorno alle gambe, vicino alle ginocchia, e poi alle caviglie. Un breve tratto di corda era legato a ciascun polso, con i nodi posti vicino all’articolazione. Una volta che i fratelli erano chiusi nell’Armadietto, uno dei due allungava le gambe mentre l’altro le ritraeva, permettendo a ciascuno di avere il giusto spazio per liberarsi. Le corde attorno ai polsi erano annodate in modo tale che una mano potesse ruotare nella direzione opposta, aprendo un anello sufficiente per liberare immediatamente la mano sinistra. Dopo aver ristabilito la posizione della mano, sembrava che la corda fosse stretta saldamente attorno al polso. Questo stesso stratagemma venne adoperato anche dal mago Harry Kellar, ma con il polso anziché con le caviglie.

Ira Davenport srascorse gli ultimi giorni nella sua fattoria a Mayville e morì l’8 luglio 1911.

Nonostante le scoperte del libro di Houdini, Doyle rimase fedele alla sua convinzione che le abilità di Houdini e dei fratelli Davenport provenissero da qualche luogo soprannaturale. Continuò paragonando Houdini ai fratelli Davenport affermando: «Sono abbastanza sicuro che se i fratelli Davenport avessero eseguito la loro performance come se fosse un gioco di prestigio, e non avessero mai detto la verità onesta e impopolare che era di origine psichica, accumulando una discreta fortuna.»

Allo stesso modo, Houdini disse: «Conan Doyle è sincero ma illuso». Nonostante i disaccordi, durante questo periodo si sviluppò una stretta amicizia fra Doyle e Houdini e ciascuno dedicò molto tempo cercando di convertire l’altro. Conan Doyle spesso denunciava gli incontri di Houdini con i medium e, allo stesso modo, Houdini andava in giro a confutare le loro capacità spirituali. Nessuno dei due è stato convinto a dover per forza cambiare idea.

Dopo la scomparsa di Houdini nel 1926, Doyle si avvicinò a Beatrice, moglie di Houdini, asserendo che presto avrebbe ricevuto un messaggio dal defunto. Tuttavia, quelle parole non giunsero mai e quattro anni più tardi, nel 1930, Doyle stesso morì.

Nino Pecoraro con Harry Houdini e altri, (tratto da The Brooklyn Daily Eagle, 30 dicembre 1923 - fonte Wikimedia Commons)
Nino Pecoraro con Harry Houdini e altri (1923)

Poco dopo la morte di Sir Arthur Conan Doyle, Nino Pecoraro (1899-1973), un medium spiritualista napoletano, si espresse pubblicamente ritrattando le sue presunte abilità psichiche. Cercò di guadagnarsi onestamente da vivere dopo aver abbandonato quello che era stato definito “il business dei fantasmi”. Tuttavia, venne scoperto e smascherato come un impostore. In precedenza, Pecoraro aveva sostenuto di essere stato responsabile della conversione iniziale di Doyle alle credenze spiritualiste e aveva affermato di aver comunicato con Houdini dopo la sua morte.

Nel 1951 Londra approvò il Fraudulent Medium Act, una legge cruciale in Inghilterra e Galles, che proibiva a individui di affermare di possedere poteri psichici, medianinici o spirituali con l’intento di lucrare tramite l’inganno, a meno che non fosse esclusivamente a scopo di intrattenimento. Questo atto è stato abrogato il 26 maggio 2008 e ha segnato la fine del Witchcraft Act del 1735 (che rese criminoso affermare di avere poteri magici ed esercitarli), il tutto sostituito da normative mirate a regolare le pratiche di vendita e marketing ingannevoli.

Conclusioni personali

Il consenso prevalente sui fenomeni dei fratelli Davenport è che la loro performance fosse strettamente legata alla “magia” dell’epoca. Gli armadi truccati e i nodi delle corde facevano parte degli stratagemmi comuni nella magia scenica di quel periodo e anche i successi di Harry Houdini e dei suoi allievi erano paragonabili o addirittura superiori a quelli dei fratelli Davenport.

Il rifiuto dei fratelli di proseguire la performance in Inghilterra quando i legacci erano troppo stretti suggerisce che fosse un’azione basata sul prestigio e sull’illusionismo piuttosto che su qualcosa di spiritico, dato che se fosse stata una manifestazione spirituale, avrebbe dovuto funzionare anche in circostanze avverse, considerando le altre prodezze straordinarie mostrate.

Nonostante la vigilanza scrupolosa di investigatori attenti, i fratelli riuscivano a sfuggire a qualsiasi rivelazione di inganno, un risultato non comune tra molti altri medium che, seppur inizialmente sfuggivano alla scoperta, venivano poi scoperti. Inoltre, la loro abilità a liberarsi da nodi con corde forti era straordinariamente veloce, a volte richiedendo soltanto due o tre minuti.

L'Armadietto degli Spiriti dei Fratelli Davenport (Xilografia del 1869) Wikimedia Commons
L’Armadietto degli Spiriti dei fratelli Davenport (Xilografia del 1869)

Durante la loro lunga carriera, i fratelli Davenport non hanno mai affermato di conoscere il segreto dei loro fenomeni. In una lettera indirizzata a Houdini, Ira Davenport ha dichiarato:

«Non abbiamo mai proclamato pubblicamente la nostra fede nello spiritismo. Non lo consideravamo un affare da esporre al pubblico, né offrivamo il nostro intrattenimento come il frutto di giochi di prestigio o come manifestazioni spirituali. Lasciavamo che amici e nemici risolvessero tra loro la questione, ma, sfortunatamente, spesso siamo stati vittime della loro discordia.»

Come già anticipato in questo articolo, nel meraviglioso libro di Houdini Un Mago tra gli Spiriti del 1924 (che potete trovare in italiano), Houdini sostenne che Ira Davenport avesse confessato di essere un impostore e aveva descritto il trucco con la corda. Tuttavia, per onestà intellettuale, non esistono conferme indipendenti di questa ammissione e Houdini in privato condivise opinioni differenti con Sir Arthur Conan Doyle.

Nel libro The Edge of the Unknown del 1930, Doyle afferma: «Ero un amico stretto di Ira Erastus Davenport. Posso affermare categoricamente che i fratelli Davenport non sono mai stati smascherati… So più dei Davenport di chiunque altro ancora in vita.» Ma sempre per onestà intellettuale, va ricordato che Doyle era un credulone (basti pensare alla sua influenza sulla bufala delle Fate di Cottingley) e al sostegno di medium fraudolenti da lui sostenuti. Per quanto mi sia difficile credere a questi medium dell’epoca vittoriana, va anche ricordato che molti di loro (alcuni ancora in epoca contemporanea), hanno sotenuto che alcuni eventi, seppure rari, erano genuini; ma non potendo garantire una costante manifestazione degli spiriti, dove non c’era la genuinità, i medium adoperavano artefici per non deludere le aspettative. Sarà davvero così?

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