Fratelli Davenport
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Fratelli Davenport: i pionieri degli spettacoli spiritici

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I fratelli Davenport hanno giocato un ruolo cruciale nell’ascesa della popolarità del movimento spiritista americano, soprattutto prima dell’inizio della Guerra Civile. Le loro attività suscitarono un profondo scalpore sia negli Stati Uniti che in Europa, e per anni mantennero il pubblico in uno stato di costante meraviglia e confusione.

Ira Erastus Davenport (1839-1911) e William Henry Davenport (1841-1877), noti come i fratelli Davenport, furono i pionieri dell’uso dell’Armadietto degli Spiriti come parte delle sedute spiritiche. Questi armadietti, spesso chiamati anche involucri, erano progettati per isolare il medium dalla vista dei presenti mentre si manifestavano fenomeni inspiegabili e paranormali. Questa innovazione si rivelò incredibilmente popolare e affascinante per il pubblico dell’epoca.

Uno degli aspetti più stupefacenti delle loro performance era che i medium venivano solitamente legati mani e piedi all’interno dell’armadietto, rendendo così ancor più incomprensibili i fenomeni che si manifestavano attorno a loro. Spettri, suoni misteriosi e oggetti in movimento apparentemente da soli facevano parte delle esperienze che il pubblico poteva osservare, alimentando la credenza nella possibilità di comunicare con il mondo degli spiriti.

Gli esordi

I fratelli Davenport hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia del movimento spiritista, iniziando la loro carriera nel 1854, meno di dieci anni dopo l’inizio del fenomeno spiritista negli Stati Uniti. Le loro vicende hanno origine dalle storie delle celebri sorelle Fox, ma i Davenport hanno aggiunto un nuovo capitolo affascinante a questo mondo misterioso.

Sotto la guida del padre, un poliziotto locale incuriosito dai rapping degli spiriti segnalati nella vicina Rochester, i due fratelli iniziarono ad affermare di essere testimoni di fenomeni simili a quelli manifestati dalle sorelle Fox. Assieme ai fratelli Davenport si unì anche William Fay (1840-1921), un residente di Buffalo con un profondo interesse per l’arte della magia che, successivamente, prese le redini del signor Davenport per gestire i tour di William e Ira.

Da sinistra: Ira E. Davenport, William Fay (il loro manager), l'autore Robert Cooper e William H. Daveport. Per gentile concessione dell'Aldus Archive
Da sinistra: Ira E. Davenport, William Fay (il loro manager), l’autore Robert Cooper e William H. Daveport

Durante il periodo delle prime sperimentazioni dei fratelli Davenport per mettersi in contatto con gli spiriti, era già diventata una prassi utilizzare una tromba spiritica (o Tromba Spirituale). E così una sera i due fratelli si riunirono assieme alla sorella e al padre attorno ad un tavolo per eseguire una seduta spiritica. La stanza venne oscurata mediante la chiusura delle persiane e sul tavolo vi era una tromba spiritica, un campanello e altre cose. Dopo la prima seduta spiritica, il signor Davenport raccontò agli amici che i suoi figli assieme alla loro sorellina minore, Elizabeth, sembravano essere in grado di sollevarsi in aria, spesso fluttuando per la stanza. Questo attirò l’attenzione di «un venerabile vecchio di nome Albro, che all’epoca pubblicava un giornale spirituale a Buffalo, divenne profondamente interessato ai giovani medium».

Purtroppo, però, Stephen Albro si accorse che le manifestazioni spirituali erano manifestate con l’inganno e divenne molto prevenuto nei confronti dei fratelli Davenport, nonostante fosse convinto che avessero delle doti medianiche non espresse. Si convinse, ad esempio, che le frodi fossero opera del padre dei ragazzi e che, se allontanato, i fratelli Davenport avrebbero potuto esprimere e dimostrare i loro doni medianici. Fu in una di queste occasioni che, grazie al signor Albro e ad un certo signor D., i fratelli Davenport avrebbero dimostrato le proprie capacità.

Lo spirito guida di John King

Durante una seduta spiritica nel lontano 1850, gli spiriti dettarono a Ira di impugnare una pistola e sparare in un angolo della stanza. Nel momento in cui l’arma esplose, nell’istante del lampo, l’onnipresente figura di controllo, Johnny King (ovvero, John King), si manifestò.

Inizialmente, queste sedute si svolgevano nella modesta dimora dei fratelli Davenport, ma la guida spirituale, John King, ordinò presto alla famiglia di trasferire le loro manifestazioni in luoghi più ampi e pubblici. Nel 1855, i due ragazzi, di soli 16 e 14 anni, fecero il loro ingresso sul palco. Le prime performance comprendevano le consuete dimostrazioni come il ribaltamento del tavolo e il rapping (comunicazione spiritica con i colpi), ma presentavano anche giochi spiritosi con mani incorporee che giocavano con i partecipanti, suonavano strumenti musicali e facevano volteggiare ombrelli sopra le teste degli spettatori.

Chi era John King e perché si manifestò come spirito guida?

Henry Owen Morgan - John King
Henry Owen Morgan

Nel contesto delle credenze spiritiste dell’epoca, si credeva che gli spiriti guida fossero entità o esseri superiori che comunicavano con i medium umani per trasmettere messaggi, offrire consigli o istruzioni, o guidarli nel loro lavoro spirituale (non diversamente da oggi).

Secondo quanto hanno riportato i fratelli Davenport, John King era era lo pseudonimo usato dallo spirito che in vita era Henry Owen Morgan (1635-1688), pirata inglese che saccheggiò la Giamaica nel XVII secolo e poi divenne governatore dell’isola dopo essere stato nominato cavaliere dal re Carlo II. Ciò nonostante, nelle mie ricerche mi sono imbattuto in un giovane pirata che si chiamava proprio John King (1706/09-1717) vissuto nel XVIII secolo e morto durante il naufragio della nave il 26 aprile 1717, i quali resti furono provvisoriamente identificati nel 2006 grazie ad un progetto di recupero di parti del relitto e di alcuni resti umani.

A quanto pare, però, lo spirito di John King disse ai fratelli Davenport che il suo vero nome era Henry O. Morgan e di essere un bucaniere vissuto nel 1600, figlio unico, che perse il padre quando aveva solo quattro anni. Lo spirito raccontò molto di sé, come ad esempio, di aver visto distintamente il suo cadavere una volta diventato spirito, che «vide che l’ignoranza, soprattutto quella dell’immortalità, abbondava dovunque, e che ha deciso di fare del suo meglio per dissipare il buio» e che «presto scoprì la possibilità di manifestarsi, e rapidamente determinato a scoprire un metodo per farlo con potenza ed effetto.»

Oppure potete leggere due favolosi libri sui fratelli Davenport da cui ho tratto alcune informazioni:

  • la biografia scritta dagli stessi fratelli: The Davenport Brothers (1869);
  • Spiritual Experiences with The Brothers Davenport (1867) di Robert Cooper.

Solo in quest’ultimo libro, antecedente la biografia dei fratelli Davenport, lo spirito di John King (a loro manifestato col nome di Johnny King), si parla del fantasma di Kate (o Katie) King come la moglie del pirata. Solo dalle manifestazioni spiritiche attraverso la medium inglese Florece Cook (1856-1904), lo spirito di Katie King fosse quello di Annie Owen Morgan, la figlia del bucaniere.

L’Armadietto degli Spiriti

Il ruolo di John King come guida spirituale persisteva, mentre Katie (o Kate) King, anch’essa un famoso controllo spirituale, faceva la sua comparsa nelle sedute dei fratelli Davenport, sebbene in una manifestazione differente rispetto all’adorabile signora presente nelle sessioni medium di Florence Cook (1856-1904). Alla fine di quell’anno, i fratelli fecero il loro ingresso a New York City, ampliando la portata delle loro performance. Introdussero elementi distintivi nel loro spettacolo, quali fughe rapide da intricati legami e nodi di corda, rendendo il loro atto ancor più intrigante e sorprendente per il pubblico.

Poco dopo l’incontro con Johnny King (ovvero, John King), che sarebbe diventato il loro punto di riferimento nell’universo spiritista, la famiglia Davenport sperimentò un’evoluzione incredibile. Il fantasma li guidò verso una nuova direzione, spingendoli a condividere i presunti poteri dei fratelli Davenport attraverso spettacoli pubblici, aprendo così le porte a una delle tappe più importanti del loro percorso.

Le sedute spiritiche dei fratelli Davenport venivano tenute inizialmente presso la loro dimora, ma ben presto John King ordinò alla famiglia di affittare una sala per esibirsi in pubblico. E così, i giovanissimi fratelli, iniziarono ad esibirsi unendo le loro forze per presentare spettacoli che inizialmente si basavano su trucchi già noti nel panorama spiritista dell’epoca (come il ribaltamento dei tavoli e fenomeni come il rapping), tecniche utilizzate sia dalle sorelle Fox che da altri medium emergenti, ma con il passare del tempo, la loro performance si trasformò.

I fratelli Davenport introdussero nuovi fenomeni e meraviglie, come strumenti musicali che apparentemente fluttuavano nell’aria, suonando sospesi grazie al loro potere, e manifestazioni di mani spirituali che toccavano e attrarre partecipanti e membri del pubblico. Osavano anche eseguire una seduta spiritica al buio sul palco, coinvolgendo i membri del pubblico per garantire che non ci fosse alcun inganno. I fratelli erano legati saldamente a un tavolo in piena vista e, con le luci spente, misteriose forme spettrali sembravano fluttuare sulla scena. Naturalmente, al ritorno della luce, i fratelli erano ancora trovati legati.

Alcuni testimoni, però, attribuirono l’idea dell’Armadietto degli Spiriti ad un consiglio di uno spettatore durante una delle loro esibizioni. Comunque sia, i fratelli Davenport introdussero sul palco una scatola simile a un armadio, aprendo così nuove possibilità per i loro spettacoli. Operare nell’oscurità più totale significava anche essere al riparo dagli sguardi indiscreti del pubblico. Una parte cruciale della performance dei fratelli consisteva nel selezionare volontari tra gli spettatori per poi essere legati all’interno di questo armadietto. Gli scettici più accaniti si dilettavano a creare nodi intricati e persino dolorosi, a volte causando lievi ferite. Tuttavia, una volta chiusa la porta dell’armadietto, un’incantevole melodia spirituale pervadeva l’aria e mani incorporee apparivano attraverso aperture praticate sulle pareti esterne.

A volte, uno spettatore veniva invitato sul palco e fatto sedere tra i fratelli nell’armadietto. Subito dopo la chiusura delle ante, spesso questo individuo veniva improvvisamente catapultato fuori dal palco, privo del cappotto e con la cravatta annodata alla gamba, mentre un tamburello si posava sulla sua testa. La scena si concludeva con l’apertura delle porte dell’armadio, rivelando i fratelli Davenport ancora saldamente legati, proprio come all’inizio.

L'Armadietto degli Spiriti dei fratelli Davenport

I Davenport osavano anche eseguire una seduta spiritica al buio sul palco, coinvolgendo i membri del pubblico per garantire che non ci fosse alcun inganno. I fratelli erano legati saldamente a un tavolo in piena vista e, con le luci spente, misteriose forme spettrali sembravano fluttuare sulla scena. Naturalmente, al ritorno della luce, i fratelli erano ancora trovati legati.

Entro la fine di quell’anno, la loro fama si estese a New York City, dove, durante le sedute spiritiche, l’oggetto dominante era l’Armadietto degli Spiriti, che divenne la firma distintiva dei loro spettacoli, distinguendoli nel vasto panorama dell’occultismo e del movimento spiritista.

E le loro performance suscitarono clamore: gli spiritisti vedevano in loro una vera dimostrazione del mondo spirituale, mentre i critici li consideravano semplici prestigiatori. Curiosamente, nessuno dei due fratelli rivendicò mai di essere medium, lasciando che fosse il pubblico a trarre le proprie conclusioni. Nonostante ciò, definivano la loro performance una seduta spiritica, cosa che molti spiritisti accettavano come autentica.

Seduta Chiara e Seduta Oscura

La performance dei fratelli Davenport era suddivisa in due parti:

  • Light Séance (seduta chiara): nella quale i medium erano seduti all’interno dell’Armadietto mantenendo le luci sul palco accese, seppure soffuse.
  • Dark Séance (seduta oscura): in questa fase, le luci nell’ambiente venivano completamente spente e i medium erano strettamente legati alle loro sedie, tra gli altri partecipanti.

Il suono distintivo delle corde che si stringevano i due fratelli era udibile, ma i nodi non costituivano alcun ostacolo. A volte, si verificava che ogni nodo intermedio fosse lasciato sciolto, con solo il sigillo finale rimasto intatto, eppure i medium venivano comunque ritrovati completamente liberi. A titolo di ulteriore intrattenimento, la corda veniva spesso avvolta intorno al collo di alcuni partecipanti, poi, in modo misterioso, attraverso queste corde, i mantelli o i panciotti dei medium venivano tolti e indossati.

I partecipanti che si univano ai fratelli nell’Armadietto degli Spiriti durante la seduta chiara spesso diventavano bersaglio di strani scherzi. I loro fazzoletti venivano presi, gli spilli venivano rimossi e infilati nelle giacche, e addirittura gli occhiali venivano trasferiti sul viso di uno dei medium.

Robert Cooper, che trascorse sette mesi con i fratelli Davenport sia in Inghilterra che sul continente, annotò: «Ho osservato, in diverse occasioni, almeno trecento persone entrare nell’Armadietto, e tutte hanno testimoniato che non vi era alcun movimento da parte dei Fratelli».

Le varie collaborazioni

Nel corso della loro carriera, i fratelli Davenport, due dei protagonisti più noti del panorama dello spiritismo nel XIX secolo, intrapresero numerose collaborazioni con figure di spicco nel mondo della magia, della scienza e della spiritualità. Queste collaborazioni non solo arricchirono la loro esperienza professionale, ma giocarono anche un ruolo fondamentale nel consolidare la loro fama, rendendoli protagonisti di una delle vicende più misteriose e discusse nel campo delle fenomenologie paranormali.

L’incontro con Harry Kellar, uno dei più rinomati maghi dell’epoca, offrì loro nuove prospettive in termini di spettacolarizzazione degli eventi spiritici. Parallelamente, la collaborazione con il professor Mapes, un eminente scienziato, creò un ponte tra il mondo della ricerca e quello della superstizione. Ma la loro notorietà si espanse anche grazie alla partecipazione di un predicatore, che si unì ai loro spettacoli spiritici, contribuendo a infondere un’aura di credibilità religiosa e misteriosa agli eventi. Non da meno fu l’interazione con Dion Boucicault, un commediografo di successo che collaborò con i Davenport, aggiungendo un tocco teatrale che permise agli spettacoli di guadagnare una platea ancora più ampia.

In questo paragrafo, esploreremo queste collaborazioni e il loro impatto sulla carriera dei fratelli Davenport, analizzando come queste sinergie abbiano alimentato la crescente popolarità degli spettacoli spiritici, ma anche come abbiano contribuito a dare forma all’immagine pubblica dei due protagonisti.

L’incontro con il mago Harry Kellar

Harry Kellar

All’inizio, i fratelli Davenport erano poco più che abili intrattenitori. Ma col tempo, lasciarono intendere al pubblico che forse c’era qualcosa di più, qualcosa di invisibile che muoveva le corde e faceva danzare gli strumenti nei loro spettacoli. Fu proprio in quel contesto che entrò in scena Harry Kellar (1849-1922), uno dei più noti illusionisti dell’epoca, destinato a diventare un gigante della magia teatrale.

Kellar trascorse un periodo significativo al fianco dei Davenport, osservandoli da vicino e studiando le loro tecniche. Ne rimase affascinato, ma non per motivi “spiritici”: ciò che lo colpì fu la straordinaria abilità dei due fratelli nel liberarsi da corde e nodi complessi con una rapidità impressionante. Anzi, riuscì persino a superare i loro stessi maestri, perfezionando quei trucchi fino a portarli a nuovi livelli.

Il vero segreto del loro successo, infatti, non stava in poteri occulti ma in una forma molto concreta di destrezza fisica. Durante la fase della legatura, che era il momento più critico, riuscivano con incredibile naturalezza a torcere e flettere il corpo in modo da allentare le corde quel tanto che bastava. Non appena la tenda si chiudeva, erano già liberi, pronti a far volare strumenti musicali e far credere agli spettatori che stessero assistendo a fenomeni paranormali.

Kellar apprese tutto questo. E se ne andò arricchito, consapevole che il confine tra illusionismo e spiritismo era più sottile di quanto molti volessero ammettere.

La collaborazione con un’eminente professor Mapes

James Jay Mapes (fonte: Wikimedia Commons)
James Jay Mapes

Anche James Jay Mapes (1806-1866), eminente professore di chimica agraria e membro di varie società accademiche, fu uno dei primi ad abbracciare lo spiritismo in America. Le sue esperienze con i fratelli Davenport a Buffalo furono sorprendenti. Durante una sessione, ebbe un’interazione straordinaria con lo spirito John King in una conversazione diretta di mezz’ora. Mapes riferì di aver afferrato la mano con forza: in un secondo momento, quando la afferrò di nuovo, la mano spirituale si espanse notevolmente e si coprì di peli, un evento straordinario e affascinante.

Durante l’evento, un grande tavolo posizionato su una piattaforma sopraelevata, dove sedevano i medium, venne trasportato istantaneamente sopra le teste dei partecipanti e collocato nella parte più lontana della stanza. Questi avvenimenti particolari contribuirono a consolidare la reputazione dei fratelli Davenport e a catturare l’attenzione di coloro che assistevano a queste straordinarie manifestazioni.

Un predicatore si unisce agli spettacoli spiritici dei fratelli Davenport

 Jesse Babcock Ferguson
Jesse Babcock Ferguson

Nel 1864, il predicatore Jesse Babcock Ferguson (1819-1870) si unì ai fratelli Davenport assumendo il ruolo di maestro di cerimonie. Noto per il suo stile oratorio appassionato, Ferguson era un fervente sostenitore di ciò che definiva “sopramondano”, e rimase profondamente impressionato dai poteri e dalle abilità dimostrate dai Davenport. Inoltre, le sue simpatie politiche a favore dell’Unione durante la guerra civile lo spinsero ad allontanarsi dalla sua casa a Nashville e a dirigere la sua famiglia verso nord.

Le sedute pubbliche si tenevano presso le Queen’s Court Concert Rooms, situate a Hanover Square, a Londra. Questi spettacoli continuarono fino a tarda notte fino alla fine dell’anno. Nonostante vari tentativi, nessun comitato riuscì a identificare alcuna frode da parte dei fratelli, anche se un gruppo di maghi del palcoscenico cercò di dimostrare che lo spettacolo fosse truccato.

La collaborazione con il commediografo Dion Boucicault

I fratelli Davenport tennero la loro primissima seduta spiritica in Inghilterra nella dimora dell’attore e drammaturgo irlandese Dionysius Lardner Boursiquot, noto con lo pseudonimo Dion Boucicault (1820-1890), di fronte a una variegata platea composta da scienziati e giornalisti. Durante questo evento, si verificarono una serie di fenomeni straordinari, tra cui la rimozione del cappotto di Fay mentre era legato, un evento così sorprendente che lo fece roteare fino al lampadario; il successivo rivestimento di William Fay con un’altra giacca, sempre mentre era legato; la straordinaria abilità musicale attribuita agli spiriti; le incredibili fughe dei fratelli Davenport dalle corde; e persino le mani degli spiriti che suonavano con i capelli di un illustre agente diplomatico, Sir Charles Wyke (1815-1897), che era seduto legato tra i fratelli all’interno dell’Armadietto degli Spiriti.

Durante una di queste performance, un corrispondente del Times, incerto di fronte a ciò che aveva osservato, non era certo che si trattasse solamente di illusioni. Una testimonianza riportata su The Standard menzionava che i nodi erano stati realizzati da un marinaio particolarmente abile nel fare nodi, mentre il giornalista del Daily Telegraph esprimeva dubbi riguardo se le imprese potessero rappresentare «la rottura delle cosiddette leggi materiali», oppure fossero semplicemente esempi di eccezionale destrezza fisica. Si trovava indeciso nel definire i credenti nello spiritismo come «partecipi di un vasto e reciproco inganno, oppure come precursori silenziosi di una rivoluzione sociale destinata a scuotere il mondo».

Durante questo memorabile evento, i fratelli Davenport furono anche soggeti di foto e ritratti, posando per autori illustri come Sir Edwin Arnold (1832-1904), giornalista al Daily Telegraph, e Sir Richard Frances Burton (1821-1890), un esploratore, traduttore e orientalista britannico.

Successivamente, Kellar e Fay decisero di intraprendere la propria carriera come maghi, staccandosi dalla collaborazione con i fratelli Davenport.

L’Armadietto inizia a scricchiolare

John Franklin Gray
John Franklin Gray

Dopo un lungo periodo in tour negli Stati Uniti e in seguito alla guerra civile che aveva causato caos nel loro paese, i fratelli Davenport decisero di portare i loro talenti in Europa nel 1864. Tuttavia, una volta lì, la loro carriera iniziò a incrinarsi.

Sebbene all’inizio alcuni fossero sbalorditi dall’inspiegabile fenomeno, presto cominciarono ad emergere accuse e prove di frode. Un esempio eloquente di ciò si trova in una lettera di John Franklin Gray (1804-1882), un educatore e medico americano, pioniere nel campo dell’omeopatia e noto sostenitore dello spiritismo di New York, indirizzata al poeta ed editore Epes Sargent (1813-1880) il 7 giugno 1864.

In essa, il dottor Gray afferma: «Non ho avuto l’occasione di osservare i Davenport durante la loro visita attuale qui; tuttavia, non ho dubbi sulla genuinità delle manifestazioni che si sono verificate in loro presenza in passato. Tuttavia, anni fa, durante la loro precedente visita, furono sorpresi a manipolare manifestazioni false quando quelle autentiche non si verificarono.»

I controlli da parte degli scettici diventavano sempre più meticolosi. Spesso, come metodo di verifica, gli investigatori adottavano diverse pratiche. Una di queste consisteva nel ricoprire le mani dei medium con la farina o nel posizionare delle monetine sulle loro scarpe dopo aver tracciato con attenzione il contorno delle suole su un foglio di carta posizionato sotto di loro.

Epes Sargent
Epes Sargent

Quando l’Armadietto veniva aperto, la farina risultava ancora presente sulle mani dei fratelli, senza tracce sui loro vestiti, e le monetine si trovavano esattamente dove erano state collocate.

A Liverpool, nel febbraio del 1865, i fratelli Davenport si ribellarono contro il trattamento crudele subito durante le loro legature e rifiutarono di esibirsi, in quanto, il comitato di selezione includeva un duo di ingegneri che legarono i fratelli con un nodo sconosciuto che gli stessi apostrofarono come “nodo da stupido”.

La reazione della folla, che manifestò ostilità, portò a un assalto al palco, causando danni all’Armadietto utilizzato durante le loro performance. Episodi di violenza simile si verificarono anche durante le esibizioni a Huddersfield e Leeds, costringendo i fratelli Davenport ad annullare ulteriori spettacoli in Inghilterra.

Il tour dei fratelli Davenport in Europa e in Russia

A seguito del “disastroso” spettacolo a Liverpool, i Davenport decisero di lasciare l’Inghilterra e intrapresero un tour in Francia e in Germania.

Ferguson, sentendosi svantaggiato per la sua mancanza di conoscenza delle lingue straniere, si separò dai fratelli Davenport prima del loro viaggio in Francia. Nonostante ciò, mantenne la sua posizione, affermando che dopo anni di stretta collaborazione con i Davenport, non era mai stato testimone di alcun evento in cui i loro fenomeni non fossero genuinamente paranormali.

Le autorità francesi esitarono a concedere l’autorizzazione ai fratelli Davenport di esibirsi, preoccupate della possibilità di rivolte simili a quelle sperimentate in Inghilterra. Tuttavia, i fratelli riuscirono a prevalere e ad esibirsi. Quando finalmente giunse il momento della loro prima esibizione, un delegato di un prestigiatore chiamato Robin salì sul palco. Mentre affermava di voler esaminare l’Armadietto, manipolò una delle ringhiere del sedile, sollevandola davanti alla folla entusiasta e sostenendo di aver scoperto una molla segreta. La situazione precipitò nella confusione e la polizia dovette intervenire sgomberando il salone al punto che i Daneport furono costretti a restituire il denaro del biglietto per calmare la folla infervorata.

In seguito, le sedute ripresero dopo alcuni giorni, ma il prefetto impose un limite di sessanta persone presenti. Alcuni maghi si mostrarono più favorevoli, come un illusionista di nome Hamilton e un certo Rhys, noto produttore di attrezzi per maghi. Nelle loro lettere ai fratelli Davenport pubblicate sulla Gazette des Etrangers (27 settembre 1865), dichiararono che i fenomeni osservati erano inspiegabili e non potevano essere attribuiti a frodi. In anni successivi, un certo professor Jacobs testimoniò in modo simile, affermando che i fenomeni osservati a Parigi «erano completamente genuini e appartenevano, in ogni aspetto, al regno spirituale delle cose».

Prima di lasciare Parigi, i fratelli Davenport furono convocati al Palazzo di St. Cloud, dove furono ricevuti dall’imperatore Napoleone III (Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, 1808-1873) e dalla sua consorte, l’imperatrice Eugenia de Montijo (1826-1920). Un gruppo di quaranta persone rimase sbalordito dall’esperienza.

Dopo la Francia, i fratelli Davenport fecero ritorno a Londra e poi intrapresero un viaggio che li portò in Irlanda, Germania, Belgio e Russia, dove stupirono la corte imperiale dello zar Alessandro II Romanov (1818-1881) nel Palazzo d’Inverno a San Pietroburgo. La loro prima seduta pubblica attirò un pubblico numeroso, con la partecipazione di circa un migliaio di persone.

Nel 1868 fecero ritorno in Inghilterra. Su proposta di Cooper, l’Anthropological Society istituì un comitato per indagare sui fenomeni legati ai fratelli Davenport. Organizzarono una seduta di prova, ma la commissione la considerò un insuccesso. Le condizioni proposte dai medium furono ritenute inaccettabili, il che portò all’interruzione dell’indagine.

Proseguendo il loro tour europeo, i Davenport visitarono la Polonia e la Svezia, trascorrendo in totale quattro anni sul continente. Con l’aumentare della loro fama, numerosi scettici tentarono di confutare le affermazioni dei fratelli riguardo alle loro abilità e alle credenze spirituali.

Il sostegno da parte di Arthur Conan Doyle

Sir Arthur Conan Doyle (fonte: GettyImages)
Sir Arthur Conan Doyle

Tuttavia, Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930) mantenne costante la sua fiducia nelle abilità e nel carattere dei fratelli Davenport. Nel 1922, dichiarò: «In quel tempo, si scoprì che c’era maggiore libertà religiosa nelle selvagge città occidentali dell’America che nei centri antichi come Liverpool». Doyle difese spesso i diritti dei Davenport, supportando le loro abilità.

Da tempo, Doyle era interessato al movimento spiritista e ai principi più positivi della religione. Ideali come l’assenza dell’Inferno e la continuità dell’esistenza dopo la morte, in cui i vivi potessero comunicare con i defunti, lo affascinavano. Questi concetti e idee ottennero supporto da molti dopo la prima guerra mondiale, periodo in cui lo spiritualismo conobbe una rinascita.

Doyle si considerava un fervente sostenitore della religione spiritista e viaggiò persino negli Stati Uniti per tenere conferenze sull’argomento. Il suo percorso e la sua conversione alla causa spiritista ebbero inizio verso la fine del XIX secolo, ma si consolidarono dopo la morte del figlio poco prima della conclusione della Grande Guerra. Nella ricerca di un modo per ristabilire un contatto con lo spirito del figlio, coinvolse medium e organizzò sedute spiritiche. In una di queste “interviste”, affermò di aver ottenuto un contatto durante il quale suo figlio chiedeva perdono per un disaccordo avuto prima della sua morte. Doyle credeva che questo dissidio riguardasse questioni legate allo spiritualismo, argomento su cui lui e suo figlio non erano stati in sintonia prima del trapasso di quest’ultimo.

Il tour in Australia e la morte di William Davenport

Ira e William Davenport
Ira e William Davenport

Nel 1876, i fratelli si imbarcarono per l’Australia, ma il 1 luglio dell’anno successivo William Davenport morì improvvisamente a Sydney, all’Oxford Hotel di King-street; aveva soli trentasei anni. La causa del decesso fu attribuita ad un “consumo polmonare”. Durante gli ultimi spettacoli prima del tour in Australia, William si era sentito poco bene e gli era stato diagnosticata la rottura di un vaso sanguigno. I medici gli avevano quindi suggerito di farsi assistere dai medici a Sydney. Non fece a tempo.

Ira decise, quindi, di commemorare il fratello commissionando un monumento scolpito con gli oggetti usati nelle loro esibizioni – corde, strumenti musicali e l’armadietto – tuttavia, i funzionari del cimitero rifiutarono di erigere un monumento spiritista su terreno consacrato. Pertanto, Ira decise di posizionarlo al di fuori delle mura del cimitero.

Con la perdita del fratello, Ira interruppe le sue esibizioni e tornò a Mayville, New York, continuando a esibirsi sul palco nuovamente con William Fay e fecero un tour a Boston, Washington e Pennsylvania, ma non riuscirono ad attirare molto un pubblico. Nel 1906 intrapresero un tour anche in Giamaica e a Cuba. La loro ultima performance avvenne il 19 novembre 1906, per un reggimento americano nei pressi di Santiago de Cuba.

I fratelli Davenport e l’incontro con Houdini

Ira Davenport con Harry Houdini
Ira Davenport con Harry Houdini

All’opposto delle credenze di Doyle si trovava il celebre mago e illusionista Harry Houdini (1874-1926). Houdini aveva dedicato anni a esplorare varie comunità spiritualiste, partecipando a sedute spiritiche e scrutando con il suo occhio scettico imprese che sembravano miracolose. Aveva dimostrato che molti medium erano dei falsi e aveva concentrato la sua attenzione sui fratelli Davenport. Solo tempo dopo avrebbe trovato l’opportunità di rispondere alle sue domande.

Nei primi anni Venti del Novecento, Houdini stava preparando la stesura di un libro in cui avrebbe narrato le origini del movimento spiritista, rivelando le menzogne e le manipolazioni di questo movimento. Durante la sua ricerca, ammise di aver creduto erroneamente alla morte sia di William che di Ira Davenport. In realtà, ciò era vero solo parzialmente: William Davenport era deceduto nel 1876 in Australia, ma scoprì che Ira era ancora in vita e disponibile a conversare.

Secondo quanto dichiarato da Houdini, Ira desiderava fare luce su quanto accaduto durante la sua giovinezza. Durante un’intervista, confessò di aver truccato alcune cose, giungendo persino a mostrare a Houdini il metodo usato per liberarsi dalle corde, un trucco che aveva colpito l’illustre artista dell’evasione.

Quando gli chiesero del trucco in cui gli strumenti musicali sembravano volare per la stanza durante i suoi spettacoli, rispose semplicemente: «È sorprendente come le persone immaginino le cose al buio!»

Nel suo libro Un Mago tra gli Spiriti (1924), Houdini racconta questo incontro con Ira Davenport, iniziato da una corrispondenza nel 1909 e infine lo visitò nella sua residenza a Maysville, New York, nel 1910, dopo un lungo tour europeo.

Durante il suo tempo in Australia, Houdini visitò la tomba di William e, trovandola trascurata, si adoperò per restaurarla. Durante le sue interazioni con Ira, ebbe modo di incontrare anche William Fay, che condivise con Houdini le sue avventure mentre viaggiava insieme ai fratelli Davenport.

Pare che Houdini abbia toccato profondamente Ira con il suo interesse per la tomba di William, così Ira, in segno di riconoscenza, ha condiviso con Houdini molti dei segreti dietro le spettacolari illusioni di fuga dei fratelli. Una delle migliori consisteva nella cravatta Davenport, il geniale stratagemma che consentiva ai fratelli di liberarsi rapidamente dai loro legami e di ritornarvi con la stessa velocità prima ancora che l’Armadietto degli Spiriti fosse aperto. La precisione con cui i fratelli preservavano i dettagli di questo trucco era tale che persino i figli dei Davenport, affermava Houdini, non erano a conoscenza del suo funzionamento.

Armadietto degli Spiriti dei fratelli Davenport (Wikimedia Commons)
Armadietto degli Spiriti dei fratelli Davenport (xilografia del 1869)

Durante la loro performance, con i fratelli seduti uno di fronte all’altro all’interno dell’armadio, le corde venivano avvolte attorno alle gambe, vicino alle ginocchia, e poi alle caviglie. Un breve tratto di corda era legato a ciascun polso, con i nodi posti vicino all’articolazione. Una volta che i fratelli erano chiusi nell’Armadietto, uno dei due allungava le gambe mentre l’altro le ritraeva, permettendo a ciascuno di avere il giusto spazio per liberarsi. Le corde attorno ai polsi erano annodate in modo tale che una mano potesse ruotare nella direzione opposta, aprendo un anello sufficiente per liberare immediatamente la mano sinistra. Dopo aver ristabilito la posizione della mano, sembrava che la corda fosse stretta saldamente attorno al polso. Questo stesso stratagemma venne adoperato anche dal mago Harry Kellar, ma con il polso anziché con le caviglie.

Ira Davenport srascorse gli ultimi giorni nella sua fattoria a Mayville e morì l’8 luglio 1911.

Nonostante le scoperte del libro di Houdini, Doyle rimase fedele alla sua convinzione che le abilità di Houdini e dei fratelli Davenport provenissero da qualche luogo soprannaturale. Continuò paragonando Houdini ai fratelli Davenport affermando: «Sono abbastanza sicuro che se i fratelli Davenport avessero eseguito la loro performance come se fosse un gioco di prestigio, e non avessero mai detto la verità onesta e impopolare che era di origine psichica, accumulando una discreta fortuna.»

Allo stesso modo, Houdini disse: «Conan Doyle è sincero ma illuso». Nonostante i disaccordi, durante questo periodo si sviluppò una stretta amicizia fra Doyle e Houdini e ciascuno dedicò molto tempo cercando di convertire l’altro. Conan Doyle spesso denunciava gli incontri di Houdini con i medium e, allo stesso modo, Houdini andava in giro a confutare le loro capacità spirituali. Nessuno dei due è stato convinto a dover per forza cambiare idea.

Dopo la scomparsa di Houdini nel 1926, Doyle si avvicinò a Beatrice, moglie di Houdini, asserendo che presto avrebbe ricevuto un messaggio dal defunto. Tuttavia, quelle parole non giunsero mai e quattro anni più tardi, nel 1930, Doyle stesso morì.

Nino Pecoraro con Harry Houdini e altri, (tratto da The Brooklyn Daily Eagle, 30 dicembre 1923 - fonte Wikimedia Commons)
Nino Pecoraro con Harry Houdini e altri (1923)

Poco dopo la morte di Sir Arthur Conan Doyle, Nino Pecoraro (1899-1973), un medium spiritualista napoletano, si espresse pubblicamente ritrattando le sue presunte abilità psichiche. Cercò di guadagnarsi onestamente da vivere dopo aver abbandonato quello che era stato definito “il business dei fantasmi”. Tuttavia, venne scoperto e smascherato come un impostore. In precedenza, Pecoraro aveva sostenuto di essere stato responsabile della conversione iniziale di Doyle alle credenze spiritualiste e aveva affermato di aver comunicato con Houdini dopo la sua morte.

Nel 1951 Londra approvò il Fraudulent Medium Act, una legge cruciale in Inghilterra e Galles, che proibiva a individui di affermare di possedere poteri psichici, medianinici o spirituali con l’intento di lucrare tramite l’inganno, a meno che non fosse esclusivamente a scopo di intrattenimento. Questo atto è stato abrogato il 26 maggio 2008 e ha segnato la fine del Witchcraft Act del 1735 (che rese criminoso affermare di avere poteri magici ed esercitarli), il tutto sostituito da normative mirate a regolare le pratiche di vendita e marketing ingannevoli.

Conclusioni

A conti fatti, l’impressione che si ha dei fratelli Davenport è che il loro spettacolo fosse molto più vicino alla magia scenica dell’Ottocento che a un autentico fenomeno spiritico. Gli armadi truccati, le corde annodate ad arte, le liberazioni “impossibili”… erano tutte cose che rientravano perfettamente nel repertorio dell’epoca. E se vogliamo dirla tutta, anche Houdini (e i suoi allievi) riuscivano in imprese simili, se non addirittura superiori.

Un dettaglio che mi lascia parecchio perplesso è il loro rifiuto di proseguire le esibizioni in Inghilterra quando i nodi venivano stretti troppo bene. Se davvero ci fosse stato uno spirito in azione, che differenza avrebbe fatto? Per me è un indizio chiaro che la faccenda fosse tutta giocata sull’illusionismo e la reputazione. Del resto, se si trattava di una manifestazione spirituale, avrebbe dovuto funzionare anche in condizioni sfavorevoli, no?

L'Armadietto degli Spiriti dei Fratelli Davenport (Xilografia del 1869) Wikimedia Commons
L’Armadietto degli Spiriti dei fratelli Davenport (Xilografia del 1869)

ppure, va detto: nessuno li ha mai beccati con le mani nel sacco. A differenza di tanti altri medium che prima o poi venivano smascherati, loro riuscirono a mantenere il mistero fino alla fine. Erano rapidissimi: a volte si liberavano dai legacci in appena due o tre minuti. Che ci fosse trucco o no, erano comunque dei veri professionisti dello spettacolo.

Un altro punto interessante è che non si sono mai pronunciati pubblicamente sul significato reale dei loro fenomeni. In una lettera scritta direttamente a Houdini, Ira Davenport disse:

«Non abbiamo mai proclamato pubblicamente la nostra fede nello spiritismo. Non lo consideravamo un affare da esporre al pubblico, né offrivamo il nostro intrattenimento come il frutto di giochi di prestigio o come manifestazioni spirituali. Lasciavamo che amici e nemici risolvessero tra loro la questione, ma, sfortunatamente, spesso siamo stati vittime della loro discordia.»

Una posizione, questa, decisamente ambigua – e forse anche molto comoda.

Come raccontato nel bellissimo libro Un Mago tra gli Spiriti (1924), Houdini sosteneva che Ira gli avesse confessato di essere un impostore, spiegandogli anche il trucco della corda. Tuttavia – e qui va detto chiaramente – non ci sono conferme indipendenti di questa confessione. Anzi, pare che in privato Houdini si sia espresso con più cautela quando parlava con Sir Arthur Conan Doyle.

E proprio Doyle, nel suo The Edge of the Unknown (1930), scriveva:

«Ero un amico stretto di Ira Erastus Davenport. Posso affermare categoricamente che i fratelli Davenport non sono mai stati smascherati… So più dei Davenport di chiunque altro ancora in vita.»

Certo, teniamo presente che stiamo parlando di Doyle, lo stesso che si fece abbindolare dalle Fate di Cottingley e che difese pubblicamente diversi medium che poi si rivelarono fraudolenti. Insomma, non proprio il testimone più affidabile in materia.

Detto questo, una parte di me continua a chiedersi: e se qualche fenomeno autentico, ogni tanto, ci fosse stato davvero? Alcuni medium dicevano chiaramente che quando lo spirito non si manifestava, ricorrevano a qualche trucco per non deludere il pubblico. Come dire: “ci crediamo, ma intanto vi intratteniamo”. Un compromesso tra fede e palcoscenico, forse.

Sarà davvero così? È difficile dirlo. Ma una cosa è certa: i fratelli Davenport, tra illusionismo, mistero e silenzi strategici, hanno lasciato un segno duraturo. E secondo me, questo alone di ambiguità che li circonda è parte integrante del loro fascino ancora oggi.

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