(Metafonia)
Questo è il primo articolo dedicato alla Metafonia e forse qualcuno potrà trovare bizzarro che prima di Friedrich Jürgenson, di Konstantin Raudive o dell’italiano padre Agostino Gemelli, abbia deciso di raccontarvi di Bice Valbonesi (1890-1972).

Il motivo è pressoché storico: Bice Valbonesi risulta essere stata la prima medium ad utilizzare la metafonia (al tempo psicofonia) come transcomunicazione strumentale. Le sue sedute erano ultrafaniche, ovvero che trascendevano l’esperienza sensibile, un altro termine che all’epoca veniva usato per questo tipo di “apporti audio”.
Bice, diminutivo di Beatrice era nata attorno al 1890 (la data esatta al momento non sono riuscito a reperirla) in una frazione di Castrocaro Terme a dieci chilometri da Forlì, chiamata Terra del Sole.
Non ebbe una grande istruzione, nonostante la famiglia non avesse problemi economici, ma a quei tempi avere il diploma di scuola elementare era già una buona base per non essere analfabeti.
Rimase orfana molto presto e appena adolescente fu promessa sposa al suo stesso tutore. Fra un matrimonio turbolento che ad un certo punto finì e tre figli da crescere, Bice riusciva a guadagnarsi da vivere con lavori di cucito, come il ricamo e, talvolta, vendendo qualche suo dipinto.
L’inizio della medianità
Secondo le sue stesse parole, tutto iniziò nel 1923 quando affermò di udire una voce che le disse “scrivi!”. Nonostante la sua stessa perplessità e anche un po’ di preoccupazione, Bice cercò di capire meglio se quelle voci provenissero dall’altrove o se stava impazzendo. Senza voler screditare la memoria di un personaggio che ha comunque fatto la storia della metafonia italiana, con molta obiettività, non posso fare a meno di constatare che si convinse delle sue doti medianiche, solamente dopo essere entrata in contatto con un circolo spiritico nel 1924, dove conobbe Riccardo Bergomi, un ragioniere che si occupava nel circolo di sedute medianiche e con cui iniziò a collaborare.
Le prime indagini medianiche vennero poi fatte in collaborazione con l’avvocato Gino Trespioli, anch’egli medium, che mise nero su bianco, non solo le proprie sedute medianiche, ma anche i contatti di Bice Valbonesi con il suo spirito guida chiamato il “Maestro”. Il libro, oggi difficilmente reperibile, è “La Vita – Ultrafanie” edito dalla Sonzogno nel 1936.

Sono riuscito a trovare il libro in un’edizione digitale e l’ho potuto leggere. Fra le varie trascrizioni e disegni rinvenuti dalle sedute medianiche, ho trovato interessante le numerosi citazioni storiche sullo spiritismo moderno e la nomenclatura a fine libro di una serie di terminologie usate nel campo spiritico e paranormale. Quello che ho potuto capire leggendo le circa 570 pagine del libro e le oltre 200 illustrazioni, è che la fede di Trespioli e della Valbonesi, nella dottrina cattolica, sono state il perno sul quale si sono espresse le presunte comunicazioni con l’Aldilà.
Nel libro l’entità viene chiamata “il Maestro” o “la Voce” e avrebbe detto di sé che “Mai corpo umano macchiò questa mia Luce”. Quindi probabilmente non si tratta di Gesù Cristo, in quanto il titolo di maestro fu dato per gli insegnamenti che questa presunta entità avrebbe dato durante le sedute ultrafaniche.
L’incontro con D’Annunzio

Bice Valbonesi divenne così popolare che persino Gabriele D’Annunzio (1863-1938) e Benito Mussolini (1883-1945) ne furono incuriositi. Infatti in un interessante libro di Attilio Mazza (1935-2015) dal titolo “D’Annunzio e l’Occulto”, si racconta che già nel 1924, la “messaggera dello spirito occulto”, così lo stesso D’Annunzio descrisse la Valbonesi, fu invitata al Vittoriale a Gardone Riviera sul lago di Garda, in provincia di Brescia. Vi consiglio di visitarlo se passate da quelle parti, merita davvero!
Fu la stampa dell’epoca che in un articolo apostrofò Bice Valbonesi come ultrafana e non iperfisica, descrivendola come una medium di alta intellettualità. In quei giorni trascorsi al Vittoriale, Bice Valbonesi pare abbia ricevuto la voce di poeti e filosofi. D’Annunzio era molto colpito dalla donna che definì “colei che vede e che ode”.
Perché la prima metafonista?
Ma se Bice Valbonesi sarebbe da considerarsi più una medium, in quanto faceva da tramite per le anime trapassate dando voce alle entità, perché menzionare Bice Valbonesi in un articolo dedicato alla metafonia? Perché quelle voci vennero registrate! Quindi come per le presunte voci elettroniche di Jürgenson, non vedo perché non citare Bice Valbonesi. Comunque sia, la medium entrava in un sonno medianico, in parole povere cadeva in trance, e iniziava a parlare, si dice, per opera dell’entità, dello spirito guida, “il Maestro”. D’Annunzio ne fu talmente colpito che scrisse una lettera persino a Mussolini in cui spiegava che suo figlio era intossicato da una (usò proprio questi termini) perfida e impudentissima femmina e che era vittima di un lento assassinio. Il riferimento era a Maria Canevari, della quale, il figlio di D’Annunzio, Gabriellino, ne era profondamente innamorato.

Di Bice Valbonesi hanno comunque tutti il ricordo di una donna semplice, gentile e molto disponibile. Nel libro “Un Angelo Del Piano Di Sopra” di Nuccia Ghezzi Malvisi, una sensitiva che adoperava la tecnica della scrittura automatica, viene raccontato un episodio accaduto quando aveva circa undici anni, mentre assisteva ad una seduta spiritica con Bice Valbonesi. Racconta che c’erano alcuni studenti universitari, fra i quali suo fratello Giacomo e lo psicanalista Franco Fornari (1921-1985) . Si misero attorno alla medium e ad un certo punto lei si irrigidì, e senza emettere parola, cadde in un sonno catalettico. Uno dei giovani universitari non fece a tempo a testarle le pulsazioni al polso, quando una voce stentorea, di timbro maschile e maturo, iniziò a parlare iniziando con “Pace Fratelli, e pace a te, sorellina che ti pasci di scienza…”.

Bice Valbonesi sperimentò anche con Demofilo Fidani (1914-1994), considerato da molti credenti nello spiritismo, il più grande medium del secolo scorso. In un libro di Fidani, “Il medium esce dal mistero”, egli racconta dell’incontro con la allora cinquantenne donna, secondo lui, ancora non a piena conoscenza delle proprie facoltà medianiche. Sempre nello stesso libro si racconta di una seduta della Valbonesi; accompagnata da due collaboratrici, la medium sedeva su una poltrona collocata in un angolo della sala, mentre i presenti partecipanti sedevano lungo le pareti. Da quella posizione, tutti potevano così vederla e assistere a ciò che accadeva. Si creava un’atmosfera a luce diffusa e le due collaboratrici uscivano dalla stanza. Dopo una breve attesa, Bice cadeva in trance, e iniziavano a sentirsi alcuni gemiti che sembravano provenire dalla sua ugola e, raggiunto il presumibile momento di totale trance, iniziava a parlare recitando alcuni messaggi contenenti morali, passi dei Vangeli canonici o citazioni di importanti personaggi della Chiesa Cattolica.
In rete viene spesso menzionata la leggenda che nel 1934, durante una tradizionale seduta spiritica di Bice Valbonesi, alla quale avrebbe presenziato l’allora presidente della Società Italiana Studi Psicofonici, ovvero l’ingegner Lorenzo Mancini, una voce di una presunta entità che affermava di essere uno scienziato, avrebbe annunciato tramite la medium che “negli anni a venire sarebbe stato scoperto nel campo dell’elettromagnetismo qualcosa che avrebbe consentito di parlare coi defunti in maniera diretta”. Così come l’aneddoto del metafonista padre Agostino Gemelli, non ci sono fonti, se non recenti testi riportati in rete. Anzi, sulla questione di padre Gemelli, una fonte esiste e ha un nome e un cognome, ma di questo ne scriverò nell’articolo a lui dedicato.
Per quanto la Chiesa Cattolica non abbia mai davvero espresso ufficialmente un parere relativo alla metafonia e quindi alle possibili comunicazioni con il mondo dei defunti, una cosa è certa: la fede nella religione Cristiana, soprattutto di dottrina Cattolica, ha un’enorme influenza sullo Spiritismo, qualunque sia il suo contesto: trascomunicazione medianica, strumentale, ghost hunting, cartomanzia e parte dell’esoterismo.