Bambola Okiku

Bambola Okiku: il mistero della crescita dei suoi capelli

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Quarta versione

In questa imprevista quarta versione della bambola posseduta alla quale crescono i capelli, il suo nome diventa Akiku. La storia è simile alla prima, ma ci sono alcune differenze. Tutto inizia sotto il regno dell’imperatore Taishō (1879-1926), nella città di Kurizawa, contea di Sorachi, Hokkaido. Nel 1915, un ragazzo di nome Juzi, molto legato alla piccola sorella Kikuko appena nata, le compra una bambola Ichimatsu. In seguito, Juzi contrasse una grave influenza e morì. Per commemorare Juzi, la sua famiglia conservò appositamente la bambola a lui più cara e la pose su una tavola dove veniva pregata ogni giorno.

Il 24 gennaio 1918 morì anche Kikuko, alla tenerà età di tre anni, sempre per una complicanza dovuta ad una grave forma di influenza che si tramutò in polmonite. Al suo funerale, la famiglia mise la bambola Akiku nella bara della figlia. Per un motivo sconosciuto, il padre, Suzuki Eikichi (il nome è lo stesso, ma invertito), scoprì che la bambola non fu bruciata e così decise di custodirla nell’altare buddista insieme alle ceneri della figlia. Pregando tutti i giorni su quell’altare, ci fu un giorno in cui si accorse che i capelli della bambola erano cresciuti improvvisamente.

Isola Sachalin (fonte: Wikimedia Commons)
Isola Sachalin

Il 16 agosto 1933, la famiglia si trasferì a Sachalin, un’isola del Mar di Ohotsk appartenente alla Russia, di cui, insieme con le Curili e alcune isole minori, costituisce la provincia omonima con capitale Južno-Sahalinsk. Prima di farlo, Suzuki Eikichi chiese ai monaci del Tempio Mannenji di custodire sia le ceneri dei figli, sia la bambola. La Seconda Guerra Mondiale era alle porte e presto Suzuki fu chiamato a combattere.

Dopo la guerra, il signor Suzuki tornò in Giappone e scoprì che i capelli della bambola custodita nel tempio erano cresciuti di diversi centimetri. Questa storia fu riportata dalle stazioni televisive degli anni Sessanta e divente fonte di ispirazione per molte leggende e, a causa dell’esagerazione dei media, causarono il panico tra la gente. Per un periodo di tempo, le bambole abbandonate dai loro proprietari si potevano vedere sui cigli delle strade. Anche perché nei primi anni Venti, le bambole modellate su veri esseri umani, si riteneva avessero maggiori probabilità di attrarre le anime a risiedere in esse, e più erano amate dai loro proprietari e più era probabile che potessero essere possedute dagli spiriti.

Questa ennesima versione della storia vuole che Suzuki Eikichi si unì ai monaci del tempio, dove vi morì. Da allora la bambola fu chiamata Okiku.

Quinta versione (che ha ispirato il film The Ring)

Il Castello di Himeji, un edificio militare che si trova a Himeji, nella prefettura di Hyōgo, in Giappone, è una delle più vecchie strutture del periodo Sengoku che sono giunte fino a noi, tant’è che dal 1933 è stato inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Il castello sorge in cima a una montagna ed è stato costruito tra il 1333 e il 1346 come dimora per il signore di Himeji. Oggi è una delle mete turistiche più popolari del Giappone, ed è considerato incredibilmente fortunato, quasi soprannaturalmente, per una storia piuttosto inquietante legata ad esso. La storia della bambola Okiku, che morì in un pozzo fuori dal castello.

Il Castello di Himeji
Il Castello di Himeji

Ebbene sì, in questa quarta versione, Okiku non è il nome dato alla bambola, ma il nome di una giovane donna che lavorava in una prigione sotto il castello, era la serva di un samurai di nome Tessan Aoyama, e Aoyama si prese una particolare simpatia per lei. Infatti, si innamorò follemente di Okiku, dicendole che avrebbe lasciato sua moglie per stare con lei. Ma Okiku non era d’accordo con questo piano, che portò al suo apparente omicidio per mano del brutale samurai.

Uno dei principali compiti di Okiku era quello di badare a dieci preziosissimi piatti d’oro di proprietà di Aoyama, e un giorno, il samurai decise di nasconderne uno. Disse a Okiku che se non avesse accettato di stare con lui, l’avrebbe accusata di aver rubato il piatto, cosa che avrebbe portato alla sua tortura e esecuzione. In una versione della storia, Okiku terminò la propria vita gettandosi nel pozzo del castello, credendo di trovarsi in una situazione senza via d’uscita. Nell’altra versione, Aoyama la gettò nel pozzo dopo che lei rifiutò di stare con lui. Naturalmente, la storia non finisce qui.

Dopo la morte di Okiku, si diceva che il suo spirito arrabbiato uscisse dal pozzo e apparisse ad Aoyama ogni notte. Aoyama sembrava essere stato reso pazzo dagli incessanti urli del fantasma vendicativo durante la notte; si sentiva regolarmente contare i piatti nella prigione, scatenando un violento accesso di rabbia ogni volta che si rendeva conto, come faceva sempre, che il decimo piatto mancava ancora. Una versione della leggenda vuole che quando Aoyama decise di sigillare il pozzo, Okiku entrò nel corpo di una bambola Ichimatsu che il samurai aveva regalato alla figlia.

I disegni di Okiku la ritraggono molto simile a Sadako/Samara della saga di The Ring, con lunghi capelli neri e un lungo vestito bianco. Questa è la rappresentazione generale di una persona che è morta in circostanze innaturali in Giappone: questi fantasmi sono chiamati Yūrei, che si traduce in “anima fioca” o “spirito tenue”. Queste donne morte in circostanze tragiche vengono sepolte in abiti bianchi, il kimono funebre, con i capelli sciolti, generalmente lunghi, neri e scompigliati. Si credeva che i capelli di questi defunti continuassero a crescere anche dopo la morte. E molto probabilmente la prima versione, quella più accreditata, della bambola Okiku, ha a che fare con questa leggenda.

Il pozzo, noto localmente come Pozzo di Okiku, può ancora essere trovato fuori dal Castello di Himeji, ma ora ha delle sbarre di ferro battuto che lo coprono. Si tratta forse di un tentativo di tenere lo spirito di Okiku rinchiuso nel pozzo? La bambola Okiku di questa ennesima versione sarebbe poi stata donata dallo stesso samurai al Tempio Mannenji a Hokkaido.

Quanto c’è di vero?

Che la bambola Okiku si trovi ancora nel Tempio Mannenji è affermato da vari turisti ancora oggi. Tuttavia, nessuno può confermare se i capelli della bambola crescano davvero, perché non si può toccare, né avvicinarsi molto. Non è nemmeno possibile scattare foto nel tempio dove la bambola Okiku è esposta (le foto in circolazione sono fornire dagli stessi che custodiscono il tempio e spesso vengono fornite ai media volutamente sfocate o di scarsa risoluzione e questo rende il tutto molto sospetto. Non ti forniranno mai una fotografia ad alta risoluzione per poter verificare i fatti. Io stesso ho richiesto una fotografia recente ed è la stessa più recente che ha pubblicato qualche blog che tratta la leggenda. Nella fotografia ho notato che i capelli non sono più lunghi come in qualche scatto meno recente; eppure a quanto hanno sempre sostenuto in quel tempio, la bambola Okiku non viene mai presa in mano né spostata.

La bambola Okiku
La bambola Okiku

Un’amica madrelingua (che mi ha aiutato in alcune traduzioni) è stata al tempio molti anni fa e chiese ad un moncao come mai i capelli della bambola Okiku non sono più lunghi come prima. Il monaco ha smentito che la bambola non venisse mai presa in mano dai custodi, anzi, i capelli della bambola vengono tagliati di tanto in tanto perché raggiungono la base della scatola. Allora lei chiese come mai non vengono lasciati crescere così a dimostrare l’autenticità del fenomeno e come mai non vengono tagliati sempre alla setssa lunghezza e vengono lasciati sciolti e disordinati. A questo il monaco non rispose, congedandosi per impegni.

Se la prima spiegazione plausibile della “crescita” dei capelli potrebbe essere attribuita alla manipolazione della bambola Okiku da parte dei monaci, esiste anche una spiegazione meno fraudolenta. I capelli delle vecchie bambole sono stati realizzati utilizzando un lungo ciuffo di capelli umani. Questo ciuffo veniva piegato a metà e quindi incollato all’interno di un piccolo foro nel cuoio capelluto della bambola. Nel corso del tempo, si ritiene che la colla si sia sciolta e allentata, causando lo scivolamento dei capelli piegati. Di conseguenza, invece di avere una lunghezza uniforme, sembra che i capelli della bambola stiano crescendo.

Nel disegno che vi propongo qui di fianco potete notare come il capello lungo viene piegato in due, inserendolo in un piccolo anello che verrà poi fissato nella testa della bambola. Questo metodo di “trapianto” di capelli era utilizzato per le bambole sia giapponesi che hawaiane. Supponiamo di volere che capelli della bambola siano lunghi dieci cm. In questo caso, va preparata una ciocca di capelli lunga circa il doppio, anche leggermente più lunga, circa venticinque centimetri, e va poi legata con un cappio di filo al centro. L’anello nel quale passa la ciocca di capelli viene inserito in un foro praticato nella testa della bambola e fissato con un adesivo che in Giappone viene chiamato nikawa, anche se tecnicamente questo termine non è specifico solo per il nastro adesivo, ma può essere utilizzato in contesti più ampi. E così, i capelli che in realtà sono lunghi più venticinque centimetri, piegati a metà circa, fanno sembrare che siano solo di diceci centimetri.

Ma se la colla invecchia o se viene applicata in modo approssimativo, anche la minima stimolazione può causare lo spostamento graduale dei capelli, rendendoli irregolari e allungati. Questa è la ragione più probabile per cui i capelli della bambola Okiku sembra che crescano. Ma per il silenzio dei monaci del Tempio Mannenji, non è stata condotta alcuna indagine dettagliata sulla bambola e al momento non è stato confermato se questo metodo di trapianto di capelli sia stato effettivamente utilizzato sulla bambola Okiku.
Vi terrò aggiornati se ci saranno progressi.

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