Bambola Okiku

Bambola Okiku: il mistero della crescita dei suoi capelli

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Seconda versione

Takarajima rivista del 1974

Dopo numerose ricerche aiutandomi con un traduttore e grazie all’aiuto di un’amica madrelingua, sono venuto a conoscenza di un articolo pubblicato nel 1974 sulla rivista Takarajima, dal titolo The New Compendium of Dismantling Strange Cases of Today (letteralmente, Il Nuovo Compendio di Smantellamento dei Casi Strani di Oggi). In questo testo, l’investigatore Koike Takehiko, considerato un kaiden kenkyuka, un termine che si traduce come “ricercatore di storie di fantasmi” o “ricercatore del paranormale”, scoprì che il giornalista Yutaka Mabuchi era responsabile della pubblicazione del caso, pubblicando due articoli sulla bambola Okiku, uno proprio nello stesso anno (1962) e un altro nel 1968.

L’articolo del 1962 fu pubblicato nel settimanale femminile giapponese Joshi Jijin. Oggi la rivista pubblica ancora in versione digitale sul proprio sito web. Ecco parte del testo tradotto:

«Il 3 marzo dell’anno 33 dell’era Showa, un minatore di carbone di nome Suzuki Sukehichi (36 anni) ha lasciato una bambola al tempio. “È mia figlia. Per favore, prenditene cura”, disse, lasciando queste parole misteriose. Suzuki andò a lavorare lontano, nell’isola principale del Giappone, e non fece più ritorno. La bambola rimase dimenticata in un angolo del tempio… dimenticata ma non dimenticabile. Durante l’estate del terzo anno, il monaco residente, il maestro Imakawa Junno (59 anni), fece un sogno strano per due notti consecutive. Suzuki, bagnato come se fosse stato immerso nell’acqua, appariva accanto al suo futon… gridava con una voce penetrante… “Per favore, taglia i capelli di mia figlia Kiyoko…” Il maestro Imakawa prese la bambola della giovane ragazza e la guardò. Involontariamente, emise un grido di terrore. Un brivido freddo gli percorse la schiena… i capelli erano cresciuti! L’okappa, che inizialmente arrivava solo alle orecchie, ora superava le orecchie e arrivava fino alla vita.»

– dal settimanale Joshi Jijin, 6 agosto 1962, autore: Koike Takehiko
Esempio di futon moderno (fonte: Wikipedia Commons)
Esempio di futon moderno

Prima di confrontare le versioni, vorrei dare alcune spiegazioni. Nel sogno, Sukeshichi appariva accanto al suo futon, completamente inzuppato d’acqua. Il futon, che in giapponese si traduce letteralmente come “materasso arrotolabile”, è un elemento fondamentale della tradizione giapponese. È un materasso sottile, rigido e completamente fatto di cotone, che può essere arrotolato per la conservazione. È costituito da strati di cotone, ciascuno dei quali è rivestito con una fodera cucita a mano. La sua spessore può variare: in Giappone, solitamente, è di sei o sette centimetri, mentre in Occidente è più comune trovare futon con uno spessore di quattordici centimetri. Nel contesto culturale giapponese, il futon è solitamente posizionato su un tatami (un tappeto di paglia di riso rivestito di giunco) e utilizzato come letto. Viene sistemato la sera, prima del riposo notturno, e al mattino, dopo essere stato arieggiato, viene arrotolato e riposto nell’armadio, permettendo così di riutilizzare lo spazio della stanza per altre attività.

Confrontando questa versione con la prima, e facendo le doverose ricerche sui personaggi, tempi e luoghi menzionati le differenze sono lampanti:

  • L’anno in cui Suzuki lasciò la bambola Okiku al Tempio Mannenji non era Showa 13 (1938), ma Showa 33 (1958).
  • Il nome della bambina morta non era Kikuko, ma Kiyoko.
  • La persona che venne al Tempio Mannenji per depositare la bambola non era Eikichi Suzuki, ma suo padre Suketoshi.
  • Fu anche Sukeshichi ad avere pietà di Kiyoko. Il cognome della bambina, Nagayoshi, non appare affatto.
  • Nell’articolo, la persona che donò la bambola Okiku al tempio, non vi tornò, ma apparve sotto forma di sogno al monaco.
  • Il monaco Imagawa fu il primo a notare che i capelli della bambola stessero crescendo.
  • Nell’articolo non viene menzionato il nome della bambola: Okiku.

Ma le versioni della storia non finiscono qui.

Terza versione

Young Ladies, numero del 15 luglio 1968

Sei anni dopo, nel numero del 15 luglio 1968 del Young Ladies, una rivista settimanale femminile precedentemente pubblicata da Kodansha Ltd., un’importante casa editrice generale giapponese con sede a Otowa, c’è un articolo scritto dal giornalista di Hokkaido Broadcasting, sempre di Yutaka Mabuchi, in cui la bambola viene chiamata Okiku e racconta qualcosa di diverso rispetto all’articolo di sei anni prima. Quelle che seguono sono alcune delle storie introdotte dal capo sacerdote del Tempio Mannenji riportate nell’articolo.

«Quando la Grande Esposizione di Hokkaido (nota della citazione: 1912) si tenne a Sapporo, Sukenichi-san portò Kiku-chan con sé e, sulla via del ritorno, comprò una bambola giapponese in un negozio di bambole a Tanukikoji. Da allora, Kiku-chan ha sempre giocato con la bambola tra le sue braccia… anche quando dormiva, non la lasciava mai andare. (…) Tuttavia, l’anno successivo, Kiku-chan contrasse una forte influenza che divenne una polmonite e morì. L’anniversario della sua morte è il 24 marzo (l’anno è omesso). Passarono gli anni e nell’agosto del 1932 Sukenichi-san decise di trasferirsi nelle miniere di carbone di Moka a Sakhalin (o Sachalin) e mi affidò la bambola insieme alle ceneri di Kiku-chan. Ho messo la bambola nel cassetto sotto il piedistallo del Tathagata… Non me ne sono mai dimenticato, ma dopo la guerra… era nella primavera del 1955… mentre stavo pulendo il tempio, improvvisamente ho tirato fuori la bambola e ho notato che i capelli sporgevano da dove era stata strappata la carta da imballaggio. Quando è nata, questa bambola aveva i capelli a caschetto!»

– dalla rivista Young Ladies del 15 luglio 1968, autrice: Yutaka Mabuchi

Sebbene questa versione sia più vicina di quanto non fosse all’inizio, non corrisponde ancora completamente all’attuale leggenda che circola in rete. Nell’articolo che ho potuto leggere per intero, ci sono delle differenze:

  • È stato aggiunto un episodio del periodo Taishō (conosciuta come l’ “era di grande giustizia”) che va dal 30 luglio 1912 al 25 dicembre 1926, coincidente con il regno dell’imperatore Taishō.
  • Si dice che Sukenichi, nato nel 1920, abbia avuto una figlia nel 1923 prima della sua morte.
  • Il nome della bambina che muore cambia in Kiku.
  • L’anniversario della sua morte è il 24 marzo.
  • Fu nel 1933 che Sukenichi va al tempio per lasciare la bambola.
  • La prima volta che Sukenichi nota che i capelli della bambola crescevano non era un sogno, ma una sessione di pulizia della casa.
Hokkaido Shimbun, 1970

Due anni dopo, il 15 agosto 1970, il quotidiano Hokkaido Shimbun (spesso abbreviato in Doshin), ha fornito la versione attuale della storia, con l’aggiunta del fratello, abbandonando completamente il personaggio molto discutibile del padre (probabilmente così la gente non mette più in dubbio la sua età). Questa è la versione che il tempio attualmente considera la versione “canonica”, rifiutando di accettare le versioni dubbie che probabilmente non riescono a spiegare. Questa versione diventa quella ufficiale della bambola Okiku, riconosciuta anche dai monaci dal Tempio Mannenji.

Esiste un grande divario tra la leggenda attuale e la sua origine. Anche se non è possibile dire con certezza se il primo articolo sia un’invenzione, va detto che il secondo è ancora più sospetto.

Curiosità

Negli anni Settanta, qualcuno propose una teoria per spiegare la crescita dei capelli della bambola Okiku. I capelli delle bambole antiche venivano prodotti prendendo una lunga ciocca di capelli umani, piegandola a metà e incollandola nella parte piegata in un piccolo buco nel cuoio capelluto della bambola. Si ritiene che, con il passare del tempo, la colla si sia sciolta e allentata, permettendo ai capelli piegati di scivolare e di apparire più lunghi da un lato, dando l’illusione che i capelli della bambola Okiku stessero crescendo. Probabilmente questo portò alla leggenda e, come spesso accade, la storia è stata enfatizzata.

Denti della (falsa) bambola Okiku
Denti della (falsa) bambola Okiku

Tuttavia, secondo i monaci del tempio, la bambola Okiku non viene quasi mai toccata e confrontando le varie foto della bambola originale, i capelli hanno lunghezze diverse. Alcuni internauti hanno fatto notare che in alcune fotografie, la bocca della bambola sembra essere più aperta, addirittura qualcuno avrebbe intravisto dei denti. Si tratta di notizie e immagini false; circolano in rete molte bambole che vengono attribuite alla Okiku originale, ma sono solamente imitazioni. Anche la foto in copertina utilizzata per questo articolo rappresenta solo l’idea di una bambola simile, ma non è la vera bambola Okiku.

Sarà vero che la bambola non viene mai spostata?

Dopo alcune ricerche, mi sono imbattuto in un forum giapponese su Yahoo!, dedicato al paranormale e ai misteri, e lì, ho trovato altre notizie sulla bambola in questione. Innanzitutto ho scoperto che questa bambola viene chiamata Ogiku (おきくのにんぎょう), e si tratta di una “bambola di crisantemo”, in quanto una superstizione giapponese vuole che vengano offerte bambole Ichimatsu (questo è il nome della tipologia di bambole) per pregare le anime dei bambini morti prematuramente per malattie o incidenti. E scopro una terza versione della storia e una fotografia dell’opuscolo del tempio che parla della bambola Okiku.

Aggiornamento: dal 6 aprile 2022 la sezione del forum non è più disponibile.

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