Misteri di Pulau Ubin
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I Misteri di Pulau Ubin: la Barbie richiesta dallo spirito di una ragazza

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Quanto c’è di vero?

William L. Gibson
William L. Gibson

Mi sono imbattuto nella ricerca svolta dal dottor William L. Gibson, un autore e ricercatore con sede nel sud-est asiatico, in quale afferma che non esisteva alcuna piantagione di caffè attiva a Pulau Ubin nel 1914, durante la Prima Guerra Mondiale. Per quanto fosse esistita a Pulau Ubin una piantagione di caffè, questa fu aperta nel 1880 da Thomas Heslop Hill (1850-1915), un coltivatore britannico che coltivava caffè e cacao su centocinquanta acri (circa sessantuno ettari) di terreno. E Hill non era un coltivatore sconosciuto all’epoca, anzi, era considerato il più importante pioniere della piantagione di caffè in Malesia, ed era anche considerato il primo privato che avesse piantato la gomma Hevea, un genere di piante da fiore della famiglia delle euforbie.

Nel 1878, Hill partì da Ceylon per avventurarsi nell’industria del caffè nella penisola malese. Arrivato a Singapore, trovò impiego presso DP Brandt and Co., un’agenzia nota per la sua piantagione di caffè liberiano sull’isola di Pulau Obin. La tenuta Pulo Obin, come la chiamava Hill, si trovava all’estremità occidentale dell’isola, esattamente dove Chia Yeng Keng affermava che si trovasse la piantagione di caffè tedesca.

DP Brandt and Co, l’agenzia commerciale che rappresentava la tenuta e ne deteneva una quota, fu fondata nel 1878 dai tedeschi Daniel Brandt e Herman Muhlinghaus, come già anticipato. Questi nomi furono scoperti all’inizio degli anni Duemila e successivamente presentati come prova che all’inizio della prima guerra mondiale vivevano dei tedeschi a Ubin.

Ma Gibson controllò i documenti catastali, in cui si evince che l’agenzia acquistò il terreno da Hill nel 1892 per poco più di tredicimila dollari, ma lo vendette poi nel 1907. In quel periodo, l’industria locale del caffè era in declino. La malattia della ruggine fogliare del caffè, causata dal virus Hemileia vastatrix, si diffuse in Malesia alla fine del XX secolo e decimò rapidamente le piantagioni che già lottavano contro il boom del caffè brasiliano che stava deprimendo il mercato globale. In tutta la regione, il caffè fu sostituito da colture commerciali come la gomma.

A sinistra dell'urna c'è la nuova statua della ragazza tedesca, alla destra la Barbie all'interno di una teca. (fonte: William L. Gibson).
A sinistra dell’urna c’è la nuova statua della ragazza tedesca, alla destra la Barbie all’interno di una teca. (fonte: William L. Gibson)

Nel 1910, la piantagione di caffè di Pulau Ubin fu acquistata dalla Serangoon Rubber Company, di proprietà britannica, che sostituì le piante di caffè con alberi di gomma. Nel 1914, all’inizio della guerra, il Singapore and Straits Directory indicava la tenuta di Pulau Ubin come l’unica piantagione rimasta sull’isola, con quasi ottocento acri, di cui oltre trecento coltivati a gomma e cocco. L’amministratore della tenuta era un certo F.W. Riley, un anglo-irlandese, e non vi erano donne registrate come residenti quell’annoa Ubin nel Ladies Directory, una pubblicazione del XIX secolounica nel suo genere, destinato a fornire alle donne un mezzo per trovare lavoro. Era una sorta di elenco telefonico per le donne che cercavano lavoro, offrendo dettagli su potenziali datori di lavoro. Tuttavia, è importante notare che le informazioni contenute nel Ladies Directory erano limitate e non sempre accurate o aggiornate. Nonostante queste limitazioni, il Ladies Directory rappresentava un importante passo avanti per l’indipendenza economica delle donne durante quel periodo.

Quindi, la prova certa che non ci fosse la madre della ragazza o quest’ultima dell’elenco, Gibson non ce l’ha, ma sostiene con fermezza che non esisteva alcuna piantagione di caffè attiva a Pulau Ubin nel 1914 e che non è mai esistita una ragazza tedesca in quel periodo sull’isola.

La storia della ragazza tedesca si perde nel tempo

Dopo la dichiarazione di guerra del 14 agosto 1914, tutti i cittadini tedeschi e austriaci negli insediamenti dello Stretto furono tenuti a giurare di non intraprendere “atti ostili contro la Gran Bretagna”. Inizialmente, gli inglesi erano riluttanti a internare le famiglie tedesche che vivevano a Singapore da decenni e che erano pilastri del mondo degli affari e della società, ma dopo che la Germania iniziò a internare i sudditi nemici, gli inglesi risposero allo stesso modo.

Il 23 ottobre 1914, a tutti i maschi tedeschi e austriaci a Singapore fu ordinato di presentarsi al P&O Wharf a New Harbour (ora Keppel Harbour) il pomeriggio successivo per essere portati alle strutture di quarantena sull’isola di St John. Agli uomini sposati fu permesso di tornare nella terraferma di Singapore il 25 ottobre per “poche ore”. Nel giro di una settimana furono trasferiti nella caserma dell’esercito di Tanglin, trasformata in fretta in un campo di prigionia, dove erano detenuti oltre duecento uomini. Entro il 28 ottobre fu annunciato che anche le donne e i bambini tedeschi sarebbero stati allontanati da Singapore e avrebbero potuto trasferirsi in «qualsiasi luogo non entro dieci miglia dal mare o da un fiume navigabile» all’interno degli Stati Federati della Malesia o in un paese neutrale.

Questi fatti complicano notevolmente la narrativa della ragazza tedesca. Non ci fu alcuna retata che portò alla sua morte prematura. Inoltre, la madre della ragazza (o forse la sua tata, se la madre non fosse presente) sarebbe rimasta con lei quando suo padre se n’era andato, e suo padre sarebbe tornato a casa il giorno successivo, almeno per alcune ore. Se la ragazza fosse effettivamente scomparsa, l’allarme sarebbe stato lanciato immediatamente. Tuttavia, non ci sono tracce di notizie di una ragazza europea scomparsa sui giornali dell’epoca.

Santuario della ragazza tedesca nel 2007 (fonte: Yuhui/Flickr)
Santuario della ragazza tedesca nel 2007 (fonte: Yuhui/Flickr)

Infine, non esiste una spiegazione convincente del motivo per cui la famiglia della ragazza tedesca non riuscì a ritrovarla quando la guerra finì, quattro anni dopo. Chia Yeng Keng ha suggerito che le difficoltà di comunicazione rappresentavano una barriera insormontabile, ma ciò sembra improbabile dato che la famiglia avrebbe avuto accesso ad interpreti. La storia di una famiglia che si presenta alla ricerca della figlia scomparsa a Pulau Ubin è una storia sensazionale che sarebbe sicuramente arrivata alla stampa, ma nessuna storia del genere è apparsa sui giornali dell’epoca. Nonostante un’attenta ricerca negli archivi, non ci sono prove storiche che confermino la storia della ragazza tedesca.

Il santuario è falso?

Secondo Gibson non ci sarebbero nemmeno prove storiche che indichino la presenza di una famiglia tedesca sull’isola in quel periodo. Il ricercatore ha quindi ipotizzato che l’origine del santuario potrebbe risalire alla pratica di Datuk Keramat, una credenza popolare malese legata al culto degli antenati, che fu sincretizzata dagli immigrati cinesi con il culto cinese degli antenati e della natura, diventando la pratica di Na Tuk Kong, spiriti guardiani locali venerati dalle comunità cinesi d’oltremare in Malesia, Singapore e parti dell’Indonesia. La leggenda delle formiche, legata alla storia della ragazza tedesca, potrebbe derivare dal fatto che l’origine del santuario era un formicaio o un termitaio, che divenne un luogo di culto di Datuk Keramat.

La similitudine con il fantasma della principessa giavese

È interessante notare come il primo articolo giornalistico che tratta del santuario femminile tedesco non fa menzione della popolazione tedesca. Nel 1985, un articolo pubblicato sul giornale malese Berita Minggu, oggi BH (Berita Harian) di proprietà della New Straits Times Press, dove si racconta la storia della sepoltura di una principessa giavanese situata su una collina dell’isola. La principessa si diceva fosse «fuggita a Pulau Ubin oltre cento anni fa», forse per un amore non corrisposto o per sfuggire a un matrimonio combinato. In un’altra narrazione, si diceva che fosse stata “accudita” da un facoltoso costruttore di imbarcazioni tongkang (simili a chiatte o battelli a motore). Al momento della sua morte, il suo corpo si trasformò in una dura roccia dalle sembianze di una donna distesa. Si narra che in seguito abbia infestato la collina come hantu puteri (fantasma di principessa), seducendo un operaio di cava di Johor che ebbe un tragico destino.

Articolo sul mistero della ragazza tedesca apparso sul Berita Minggu, 27 ottobre 1985
Articolo sul mistero della ragazza tedesca apparso sul Berita Minggu, 27 ottobre 1985

Lo scrittore Saadon Ismail ha descritto come i lavori di estrazione sulla collina hanno comportato la rimozione della tomba, seguita dalla costruzione di un santuario sulla riva del mare nelle vicinanze. Questo santuario è custodito da un gruppo di cinesi che credono nella sua manutenzione, anche se l’autore non fornisce fonti per queste affermazioni. L’articolo si conclude presentando la prima fotografia conosciuta del santuario.

Secondo Chia, il santuario era situato su Ong Lye Sua, una collina di granito alta circa cinquatotto metri che è stata completamente rimossa per far posto allo stagno profondo di Ketam Quarry. Ciò suggerisce che, in quel periodo, il santuario potrebbe aver avuto altre leggende oltre a quella della ragazza tedesca.

L’occhio d’oracolo nel santuario

Una guida del 2007 riporta l’esistenza di un datuk keramat sull’isola di Ubin, dove sarebbe stata sepolta una donna santa. Secondo la guida, dietro al santuario si trova un “occhio” d’oracolo che, secondo la leggenda, si muove verso i devoti promettendo di esaudire i loro desideri. Secondo le antiche leggende locali, i datuk rappresentavano individui che, in vita, occupavano posizioni rilevanti nella società o dotati di attributi straordinari. In malese, il termine datuk si riferisce a un capo del villaggio, un anziano rispettato o una figura di alto rango, mentre keramat è un termine di derivazione araba associato al sufismo (l’atteggiamento più individualistico della pietas musulmana), con significati quali sacro, benedetto, mistico, e altamente venerato. I datuk potevano essere leader rispettati, guaritori rinomati, abili guerrieri del silat (collettivo per una classe di arti marziali indigene), possidenti terrieri, uomini di fede, o persino figure rispettate come dukun, pawang o bomoh.

Statua di Tu Di Gong
Statua di Tu Di Gong

Per dukun si intende gli sciamani, guaritori tradizionali, medium spiritici, esperti di usanze e tradizioni, e a volte anche di praticanti di arti occulte e maghi neri. Anche se il termine è spesso confuso con un altro tipo di sciamano, chiamato pawang, che invece si occupa della magia che coinvolge il tempo, gli animali selvatici e gli spiriti, ma può anche essere impiegato in casi di stregoneria. È comune che venga frainteso come “stregone” o “medico”. Mentre bomoh è proprio uno sciamano praticante di medicina tradizionale.

Alla loro scomparsa, la comunità locale e i loro seguaci spesso offrivano preghiere presso le loro tombe, seguendo il concetto di keramat. In molti casi, sulla loro tomba veniva eretta una grande struttura di formicaio. Con l’arrivo degli immigrati cinesi, che portavano con sé le credenze confuciane riguardanti il culto degli antenati e il rispetto per la natura, entrambe le pratiche si fusero, dando vita a una nuova microcultura come quella che vediamo oggi. I datuk sono considerati una forma locale di venerazione degli spiriti della terra, in aggiunta a Tu Di Gong (la Divinità della Terra). I devoti solitamente portano offerte di fiori, frutta, riso e verdure ai santuari. In aggiunta, durante i rituali, viene spesso bruciato incenso per diffondere un aroma fragrante e profumato nell’aria.

Conclusioni

Al di là delle leggende e delle credenze popolari, la Barbie di Pulau Ubin rappresenta anche un’importante testimonianza del patrimonio culturale dell’isola e della sua ricca storia. È un simbolo di resilienza e di adattamento, poiché Pulau Ubin ha visto passare secoli di cambiamenti e trasformazioni, ma ha sempre conservato la sua identità unica e il suo fascino intramontabile.

Ogni anno, moltivisitatori affollano le rive di Pulau Ubin, attirati non solo dalla bellezza naturale dell’isola, ma anche dalla promessa di scoprire il mistero della Barbie di Pulau Ubin e dello spirito della ragazza tedesca. Questo flusso costante di curiosi testimonia l’incrollabile fascino di un enigma che continua a sfidare il tempo e la ragione umana.

Mappa dell'isola di Singapore e di Pulau Ubin (fonte: Archivi nazionali di Singapore)
Mappa dell’isola di Singapore e di Pulau Ubin (fonte: Archivi nazionali di Singapore)

Chia Yeng Keng, che risiedeva nelle vicinanze del santuario e si considerava un’autorità sul soggetto, è scomparso a metà degli anni Duemila. Tra il 1987 e il 2004, ha concesso sette interviste separate a giornali sia inglesi che cinesi, è comparso in un documentario e ha persino rilasciato un’intervista storica archiviata presso gli Archivi nazionali di Singapore.

Nelle ultime decadi, la storia è diventata sempre più popolare grazie a vari articoli e pubblicazioni. Lin Qing De, un tassista oggi sessantenne che si occupa del santuario, ha notato che donne di Singapore lo visitano regolarmente ogni fine settimana per pregare. In particolare, la maggioranza dei fedeli sono donne di mezza età.

In definitiva, la storia della Barbie di Pulau Ubin e del mistero dello spirito della ragazza tedesca rappresenta un affascinante intreccio di storia, mito e cultura, un racconto che continua a catturare l’immaginazione di coloro che si avventurano sull’isola, invitandoli a esplorare le profondità della loro curiosità e a riflettere sulla fragilità e sulla bellezza dell’esperienza umana. Che si tratti di una leggenda tramandata di generazione in generazione o di una verità nascosta nel cuore dell’isola, il mistero di Pulau Ubin è destinato a vivere ancora per lungo tempo, incantando e intrigando quanti si avventurano nel suo regno.

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