Barbie di Pulau Ubin
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I Misteri di Pulau Ubin: la Barbie richiesta dallo spirito di una ragazza

14 minuti di lettura

La storia che sto per raccontarvi vede come protagonista, non solo una delle bambole più iconiche della storia dei giocattoli, ovvero Barbie, ma anche una ragazza tedesca, o meglio, il suo spirito inquieto. Secondo la leggenda di Singapore, la Barbie di Pulau Ubin è esposta in un tempio commemorativo e si dice che il suo acquisto sia stato voluto da una ragazza che voleva una Barbie per placare il suo spirito nell’Aldilà.

La foto usata come copertina non ritrae la Barbie di Pulau Ubin, ma la Barbie Fantasma del collezionista Bill Greening. La fotografia della Barbie di Pulau Ubin è possibile vederla nei prossimi paragrafi di questo articolo. La scelta di usare la Barbie Fantasma come foto di copertina è puramente rappresentativa, in quanto non esiste una fotografia di alta definizione della Barbie di Pulau Ubin così definita da poter essere usata come immagine di copertina.

Pulau Ubin

A breve distanza, appena quindici minuti di traghetto da Changi Point Terminal, si trova questo tranquillo rifugio isolano, amato sia dagli amanti della natura che dagli escursionisti desiderosi di allontanarsi dal frastuono cittadino: Pulau Ubin, un’isola a forma di boomerang situata nel nord-ovest di Singapore.

La località è caratterizzata da una vasta vegetazione rigogliosa, percorsi per escursioni e cicloturismo, e pittoreschi edifici in legno tradizionali. È un luogo amato dalla comunità locale e permette di immergersi nell’atmosfera pre-sviluppo di Singapore.

Cartina geografica dell'Isola Pulau Ubin a Singapore
Cartina geografica dell’Isola Pulau Ubin a Singapore

Inizialmente nota come Pulau Batu Jubin, quest’isola di 1020 ettari era densamente popolata e gli abitanti dell’isola si dedicavano all’agricoltura e all’estrazione del granito. La stessa parola “Pulau Ubin” significa “Isola di Granito” in malese. Tuttavia, oggi le cave di granito sono vuote o addirittura abbandonate, coperte da vegetazione o riempite d’acqua piovana, trasformandosi nel corso del tempo in pittoreschi bacini d’acqua. Il granito è, infatti, la pietra impiegata per la costruzione di monumenti come l’Istana e la Singapore-Johore Causeway.

Ancora oggi, questo luogo ospita un misterioso santuario nascosto nella foresta, rimasto uno degli ultimi angoli di Singapore a essere rimasti intatti, lontani dallo sviluppo urbano, dai grattacieli di cemento e dalle strade asfaltate. Qui, i visitatori giungono per fare offerte e pregare lo spirito di una giovane ragazza tedesca, sperando nella loro buona fortuna. Non è un caso che sull’isola si trovi anche una sorta di casinò, che attira numerosi turisti in cerca di fortuna al gioco d’azzardo.

Sull’isola di Pulau Ubin ci sono ben undici santuari e nove templi, ma nessuno cattura l’immaginazione tanto quanto il Santuario della ragazza tedesca, che si trova vicino alla cava di Ketam, sul lato occidentale dell’isola. Lo spirito di questa ragazza è così importante sull’isola, tanto da essere venerata come una divinità.

Il mistero della ragazza tedesca e il suo fantasma

Il Berlin Heiligtum, un santuario femminile tedesco di fama leggendaria, non è esattamente un punto di riferimento promosso dal Singapore Tourism Board. Tuttavia, ha attirato sia turisti che residenti locali nelle distanti pianure sud-occidentali dell’isola, lontano dai ciclisti e dai buongustai che frequentano i ristoranti. I visitatori, armati di fotocamere e guidati da curiosità e fascino, portano occasionalmente doni di cosmetici. Questi doni vengono utilizzati nelle preghiere per chiedere guarigioni, benedizioni e fortuna nella lotteria.

Berlin Heiligtum, il Santuario della ragazza tedesca
(foto di Mika Meskanen/Flickr)
Berlin Heiligtum, il Santuario della ragazza tedesca
(foto di Mika Meskanen/Flickr)
Il santuario nel 2015 (foto di Pascal Vuylsteker/Flickr)
Il santuario nel 2015
(foto di Pascal Vuylsteker/Flickr)

La storia del santuario risale agli anni Dieci (del secolo scorso), poco prima dell’inizio della Prima Guerra Mondiale (1914-1918). All’inizio del XX secolo, una famiglia tedesca risiedeva a Pulau Ubin, possedendo una piantagione di caffè sull’isola nord-orientale di Singapore. Si è scoperto che il terreno apparteneva a due famiglie tedesche, Daniel Brandt e Hermann Muhlingan, ma l’identità della ragazza tedesca rimane un mistero.

Il 4 agosto 1914, il Regno Unito dichiarò guerra all’Impero tedesco e il governo coloniale di Singapore iniziò a sequestrare navi, attività commerciali e proprietà tedesche. A Pulau Ubin, l’esercito britannico arrestò il proprietario della piantagione tedesca e la sua famiglia. La figlia, una ragazza spaventata di circa diciotto anni (si dice nata nel 1896), fuggì nel bosco. Il resto della sua famiglia fu rinchiuso in una baracca di detenzione sulla terraferma di Singapore.

Pochi giorni dopo, il corpo della ragazza fu scoperto dai lavoratori delle piantagioni malesi, coperto di formiche. Si pensava che avesse perso la strada e fosse caduta da un dirupo, morendo. Dopo la guerra, la famiglia tedesca tornò a Pulau Ubin per cercare i resti della loro amata figlia, ma non riuscì a trovare la sua tomba. Con il cuore pesante, lasciarono Singapore e non fecero più ritorno. I resti esumati della ragazza tedesca furono conservati in un tempio taoista cinese su una collina, insieme a un crocifisso in ferro (la ragazza era cattolica romana) e alcune monete.

Il santuario Berlin Heiligtum (foto di Kars Alfrink)
Il santuario Berlin Heiligtum (foto di Kars Alfrink/Flickr)

Le origini del santuario hanno subito anni di rivisitazioni e modifiche, rendendo difficile distinguere tra realtà e finzione. Alcuni sostengono che gli abitanti del villaggio fossero lavoratori precedentemente impiegati dai genitori della ragazza nella loro piantagione, ma questa affermazione non può essere verificata. Si sa che l’ubicazione dell’attuale santuario non era l’ultima dimora della ragazza poiché era stata spostata più a valle.

Nel 1974, una società di cava di granito acquisì la collina per lo sviluppo. I resti della ragazza, il crocifisso e alcune ciocche di capelli, furono poi sepolti in un’urna di porcellana del Jiangsu ben decorata e fu eretto un nuovo tempio. Ma l’urna che i visitatori vedono oggi non è la stessa urna che un tempo conteneva i suoi resti, poiché si credeva che i ladri avessero rubato l’urna precedente per il suo design raffinato e il presunto valore, come ha affermato almeno un abitante del villaggio.

Alcuni abitanti del villaggio hanno riferito di avvistamenti del suo fantasma e da allora la ragazza tedesca è stata trasformata in una divinità locale chiamata affettuosamente Na Du Gu Niang, che si traduce in Lady Datuk.

Cartello che indica il santuario Berlin Heiligtum (foto di Soh Kien Peng/Tripadvisor)
Cartello che indica il santuario (foto di Soh Kien Peng/Tripadvisor)

Ben presto il tempio divenne popolare tra i fedeli che pregavano per avere fortuna nel gioco d’azzardo. I giocatori più accaniti attribuivano le loro serie di vittorie allo spirito della ragazza tedesca; offerte di frutta, fiori, cosmetici e profumi riempivano l’altare. L’attività estrattiva sull’isola ha registrato una significativa diminuzione dagli anni Settanta, culminando con la chiusura dell’ultimo sito nel 1999. Questa transizione ha visto una forte riduzione della popolazione residente, passando da circa duemila individui a meno di cento, trasformando l’isola in un santuario per la flora e la fauna selvatica. Attualmente, il santuario, situato nella parte sud-ovest dell’isola, è integrato nel Ketam Mountain Bike Park. Tuttavia, il santuario continua a essere un punto di interesse per i devoti e i turisti, attirando una media di quattro o cinque visitatori a settimana, e talvolta anche di più.

Nonostante abbia subito diverse fasi di ristrutturazione, l’ultima delle quali nel febbraio 2015, il santuario rinnovato ha perso parte del suo fascino misterioso e inquietante di un tempo. Le sue origini rimangono avvolte nel mistero. Nonostante gli sforzi per rintracciare la famiglia della ragazza in Germania, questi si sono rivelati infruttuosi. I registri pubblici relativi alla proprietà terriera sono o inesistenti o insufficienti.

Lo spirito desidera una Barbie

Un elemento affascinante del santuario è la presenza di una bambola Barbie sul suo altare. Si racconta che la bambola sia stata richiesta dalla ragazza stessa dall’aldilà. Secondo il quotidiano locale Shin Min Daily News, un ex residente di Pulau Ubin, emigrato in Australia, sognò per tre notti consecutive una ragazza caucasica che lo guidava verso una bambola Barbie, chiedendo che fosse collocata sul suo altare. Dopo aver individuato il negozio e la bambola esatti nel mondo reale, decise di acquistarla e di posizionarla nel santuario.

La Barbie di Pulau Ubin
La Barbie di Pulau Ubin

La bambola Barbie di Pulau Ubin, divenuta un simbolo del santuario, non è considerata infestata, nonostante alcune persone possano crederlo. Da allora, la bambola di Pulau Ubin è diventata un idolo simbolico del santuario. Si ritiene che l’urna di porcellana sia ora vuota e che i resti della ragazza tedesca siano andati perduti decenni fa. La sua identità e la sua famiglia rimangono irrintracciabili. Tuttavia, si può vedere in modo ottimista che lo spirito della ragazza tedesca, entrato a far parte della storia di Pulau Ubin e ancora ricordato dagli isolani dopo quasi un secolo, abbia ricevuto una benedizione.

Dal 2007, l’anno in cui si verificò questo evento, l’altare è visitato sia dai locali che dai turisti. Lasciano come offerte vari cosmetici come rossetti, profumi o smalti per unghie, oltre a giocattoli o bevande. Chiedono alla giovane protezione o salute. Nel corso degli anni, la bambola Barbie di Pulau Ubin ha acquisito i suoi misteri e le sue storie, dando nuova vita alla storia della ragazza che non è ancora completamente scomparsa dal mondo dei vivi.

Origini della leggenda

La storia dello spirito della ragazza nasce nel 1987, quando Chia Yeng Keng (谢衍庆), un residente di lunga data di Pulau Ubin, nato nel 1928 e stabilitosi sull’isola nel 1931, concesse la sua prima intervista al quotidiano locale Shin Min Daily News, dichiarando che la ragazza aveva radici olandesi-tedesche e che la sua famiglia risiedeva in una piantagione di caffè nella zona occidentale dell’isola. Tuttavia, l’Olanda mantenne la sua neutralità durante la Prima Guerra Mondiale e i cittadini olandesi non furono internati dagli inglesi. Successivamente, Chia ha rivisto la storia, affermando semplicemente che la famiglia era di origine tedesca.

Chia Yeng Keng in un ritaglio di giornale del NewspaperSG del 14 luglio 1990. Immagine riprodotta da Lianhe Wanbao.
Chia Yeng Keng in un ritaglio di giornale del NewspaperSG del 14 luglio 1990.
Immagine riprodotta da Lianhe Wanbao.

Chia ha ammesso candidamente di non essere sicuro della veridicità di alcune parti della storia. Durante un’intervista sulle tradizioni locali del 2004, ha dichiarato: «Sono nato più di un decennio dopo la morte della ragazza tedesca, quindi non ho informazioni dirette su di lei». Nonostante questa affermazione, Chia ha rivelato che la storia gli era stata raccontata da un anziano del villaggio, lo zio Foon Da, un uomo cinese che viveva a Ubin dal 1880. Ma lo zio Foon Da non era un testimone diretto degli eventi, tant’è che disse al nipote di non aver visto personalmente il corpo della ragazza, ma che la storia gli era stata tramandata da altri.

Quanto c’è di vero?

William L. Gibson
William L. Gibson

Mi sono imbattuto nella ricerca svolta dal dottor William L. Gibson, un autore e ricercatore con sede nel sud-est asiatico, in quale afferma che non esisteva alcuna piantagione di caffè attiva a Pulau Ubin nel 1914, durante la Prima Guerra Mondiale. Per quanto fosse esistita a Pulau Ubin una piantagione di caffè, questa fu aperta nel 1880 da Thomas Heslop Hill (1850-1915), un coltivatore britannico che coltivava caffè e cacao su centocinquanta acri (circa sessantuno ettari) di terreno. E Hill non era un coltivatore sconosciuto all’epoca, anzi, era considerato il più importante pioniere della piantagione di caffè in Malesia, ed era anche considerato il primo privato che avesse piantato la gomma Hevea, un genere di piante da fiore della famiglia delle euforbie.

Nel 1878, Hill partì da Ceylon per avventurarsi nell’industria del caffè nella penisola malese. Arrivato a Singapore, trovò impiego presso DP Brandt and Co., un’agenzia nota per la sua piantagione di caffè liberiano sull’isola di Pulau Obin. La tenuta Pulo Obin, come la chiamava Hill, si trovava all’estremità occidentale dell’isola, esattamente dove Chia Yeng Keng affermava che si trovasse la piantagione di caffè tedesca.

DP Brandt and Co, l’agenzia commerciale che rappresentava la tenuta e ne deteneva una quota, fu fondata nel 1878 dai tedeschi Daniel Brandt e Herman Muhlinghaus, come già anticipato. Questi nomi furono scoperti all’inizio degli anni Duemila e successivamente presentati come prova che all’inizio della prima guerra mondiale vivevano dei tedeschi a Ubin.

Ma Gibson controllò i documenti catastali, in cui si evince che l’agenzia acquistò il terreno da Hill nel 1892 per poco più di tredicimila dollari, ma lo vendette poi nel 1907. In quel periodo, l’industria locale del caffè era in declino. La malattia della ruggine fogliare del caffè, causata dal virus Hemileia vastatrix, si diffuse in Malesia alla fine del XX secolo e decimò rapidamente le piantagioni che già lottavano contro il boom del caffè brasiliano che stava deprimendo il mercato globale. In tutta la regione, il caffè fu sostituito da colture commerciali come la gomma.

A sinistra dell'urna c'è la nuova statua della ragazza tedesca, alla destra la Barbie all'interno di una teca. (fonte: William L. Gibson).
A sinistra dell’urna c’è la nuova statua della ragazza tedesca, alla destra la Barbie all’interno di una teca. (fonte: William L. Gibson)

Nel 1910, la piantagione di caffè di Pulau Ubin fu acquistata dalla Serangoon Rubber Company, di proprietà britannica, che sostituì le piante di caffè con alberi di gomma. Nel 1914, all’inizio della guerra, il Singapore and Straits Directory indicava la tenuta di Pulau Ubin come l’unica piantagione rimasta sull’isola, con quasi ottocento acri, di cui oltre trecento coltivati a gomma e cocco. L’amministratore della tenuta era un certo F.W. Riley, un anglo-irlandese, e non vi erano donne registrate come residenti quell’annoa Ubin nel Ladies Directory, una pubblicazione del XIX secolounica nel suo genere, destinato a fornire alle donne un mezzo per trovare lavoro. Era una sorta di elenco telefonico per le donne che cercavano lavoro, offrendo dettagli su potenziali datori di lavoro. Tuttavia, è importante notare che le informazioni contenute nel Ladies Directory erano limitate e non sempre accurate o aggiornate. Nonostante queste limitazioni, il Ladies Directory rappresentava un importante passo avanti per l’indipendenza economica delle donne durante quel periodo.

Quindi, la prova certa che non ci fosse la madre della ragazza o quest’ultima dell’elenco, Gibson non ce l’ha, ma sostiene con fermezza che non esisteva alcuna piantagione di caffè attiva a Pulau Ubin nel 1914 e che non è mai esistita una ragazza tedesca in quel periodo sull’isola.

La storia della ragazza tedesca si perde nel tempo

Dopo la dichiarazione di guerra del 14 agosto 1914, tutti i cittadini tedeschi e austriaci negli insediamenti dello Stretto furono tenuti a giurare di non intraprendere “atti ostili contro la Gran Bretagna”. Inizialmente, gli inglesi erano riluttanti a internare le famiglie tedesche che vivevano a Singapore da decenni e che erano pilastri del mondo degli affari e della società, ma dopo che la Germania iniziò a internare i sudditi nemici, gli inglesi risposero allo stesso modo.

Il 23 ottobre 1914, a tutti i maschi tedeschi e austriaci a Singapore fu ordinato di presentarsi al P&O Wharf a New Harbour (ora Keppel Harbour) il pomeriggio successivo per essere portati alle strutture di quarantena sull’isola di St John. Agli uomini sposati fu permesso di tornare nella terraferma di Singapore il 25 ottobre per “poche ore”. Nel giro di una settimana furono trasferiti nella caserma dell’esercito di Tanglin, trasformata in fretta in un campo di prigionia, dove erano detenuti oltre duecento uomini. Entro il 28 ottobre fu annunciato che anche le donne e i bambini tedeschi sarebbero stati allontanati da Singapore e avrebbero potuto trasferirsi in «qualsiasi luogo non entro dieci miglia dal mare o da un fiume navigabile» all’interno degli Stati Federati della Malesia o in un paese neutrale.

Questi fatti complicano notevolmente la narrativa della ragazza tedesca. Non ci fu alcuna retata che portò alla sua morte prematura. Inoltre, la madre della ragazza (o forse la sua tata, se la madre non fosse presente) sarebbe rimasta con lei quando suo padre se n’era andato, e suo padre sarebbe tornato a casa il giorno successivo, almeno per alcune ore. Se la ragazza fosse effettivamente scomparsa, l’allarme sarebbe stato lanciato immediatamente. Tuttavia, non ci sono tracce di notizie di una ragazza europea scomparsa sui giornali dell’epoca.

Santuario della ragazza tedesca nel 2007 (fonte: Yuhui/Flickr)
Santuario della ragazza tedesca nel 2007 (fonte: Yuhui/Flickr)

Infine, non esiste una spiegazione convincente del motivo per cui la famiglia della ragazza tedesca non riuscì a ritrovarla quando la guerra finì, quattro anni dopo. Chia Yeng Keng ha suggerito che le difficoltà di comunicazione rappresentavano una barriera insormontabile, ma ciò sembra improbabile dato che la famiglia avrebbe avuto accesso ad interpreti. La storia di una famiglia che si presenta alla ricerca della figlia scomparsa a Pulau Ubin è una storia sensazionale che sarebbe sicuramente arrivata alla stampa, ma nessuna storia del genere è apparsa sui giornali dell’epoca. Nonostante un’attenta ricerca negli archivi, non ci sono prove storiche che confermino la storia della ragazza tedesca.

Il santuario è falso?

Secondo Gibson non ci sarebbero nemmeno prove storiche che indichino la presenza di una famiglia tedesca sull’isola in quel periodo. Il ricercatore ha quindi ipotizzato che l’origine del santuario potrebbe risalire alla pratica di Datuk Keramat, una credenza popolare malese legata al culto degli antenati, che fu sincretizzata dagli immigrati cinesi con il culto cinese degli antenati e della natura, diventando la pratica di Na Tuk Kong, spiriti guardiani locali venerati dalle comunità cinesi d’oltremare in Malesia, Singapore e parti dell’Indonesia. La leggenda delle formiche, legata alla storia della ragazza tedesca, potrebbe derivare dal fatto che l’origine del santuario era un formicaio o un termitaio, che divenne un luogo di culto di Datuk Keramat.

La similitudine con il fantasma della principessa giavese

È interessante notare come il primo articolo giornalistico che tratta del santuario femminile tedesco non fa menzione della popolazione tedesca. Nel 1985, un articolo pubblicato sul giornale malese Berita Minggu, oggi BH (Berita Harian) di proprietà della New Straits Times Press, dove si racconta la storia della sepoltura di una principessa giavanese situata su una collina dell’isola. La principessa si diceva fosse «fuggita a Pulau Ubin oltre cento anni fa», forse per un amore non corrisposto o per sfuggire a un matrimonio combinato. In un’altra narrazione, si diceva che fosse stata “accudita” da un facoltoso costruttore di imbarcazioni tongkang (simili a chiatte o battelli a motore). Al momento della sua morte, il suo corpo si trasformò in una dura roccia dalle sembianze di una donna distesa. Si narra che in seguito abbia infestato la collina come hantu puteri (fantasma di principessa), seducendo un operaio di cava di Johor che ebbe un tragico destino.

Articolo sul mistero della ragazza tedesca apparso sul Berita Minggu, 27 ottobre 1985
Articolo sul mistero della ragazza tedesca apparso sul Berita Minggu, 27 ottobre 1985

Lo scrittore Saadon Ismail ha descritto come i lavori di estrazione sulla collina hanno comportato la rimozione della tomba, seguita dalla costruzione di un santuario sulla riva del mare nelle vicinanze. Questo santuario è custodito da un gruppo di cinesi che credono nella sua manutenzione, anche se l’autore non fornisce fonti per queste affermazioni. L’articolo si conclude presentando la prima fotografia conosciuta del santuario.

Secondo Chia, il santuario era situato su Ong Lye Sua, una collina di granito alta circa cinquatotto metri che è stata completamente rimossa per far posto allo stagno profondo di Ketam Quarry. Ciò suggerisce che, in quel periodo, il santuario potrebbe aver avuto altre leggende oltre a quella della ragazza tedesca.

L’occhio d’oracolo nel santuario

Una guida del 2007 riporta l’esistenza di un datuk keramat sull’isola di Ubin, dove sarebbe stata sepolta una donna santa. Secondo la guida, dietro al santuario si trova un “occhio” d’oracolo che, secondo la leggenda, si muove verso i devoti promettendo di esaudire i loro desideri. Secondo le antiche leggende locali, i datuk rappresentavano individui che, in vita, occupavano posizioni rilevanti nella società o dotati di attributi straordinari. In malese, il termine datuk si riferisce a un capo del villaggio, un anziano rispettato o una figura di alto rango, mentre keramat è un termine di derivazione araba associato al sufismo (l’atteggiamento più individualistico della pietas musulmana), con significati quali sacro, benedetto, mistico, e altamente venerato. I datuk potevano essere leader rispettati, guaritori rinomati, abili guerrieri del silat (collettivo per una classe di arti marziali indigene), possidenti terrieri, uomini di fede, o persino figure rispettate come dukun, pawang o bomoh.

Statua di Tu Di Gong
Statua di Tu Di Gong

Per dukun si intende gli sciamani, guaritori tradizionali, medium spiritici, esperti di usanze e tradizioni, e a volte anche di praticanti di arti occulte e maghi neri. Anche se il termine è spesso confuso con un altro tipo di sciamano, chiamato pawang, che invece si occupa della magia che coinvolge il tempo, gli animali selvatici e gli spiriti, ma può anche essere impiegato in casi di stregoneria. È comune che venga frainteso come “stregone” o “medico”. Mentre bomoh è proprio uno sciamano praticante di medicina tradizionale.

Alla loro scomparsa, la comunità locale e i loro seguaci spesso offrivano preghiere presso le loro tombe, seguendo il concetto di keramat. In molti casi, sulla loro tomba veniva eretta una grande struttura di formicaio. Con l’arrivo degli immigrati cinesi, che portavano con sé le credenze confuciane riguardanti il culto degli antenati e il rispetto per la natura, entrambe le pratiche si fusero, dando vita a una nuova microcultura come quella che vediamo oggi. I datuk sono considerati una forma locale di venerazione degli spiriti della terra, in aggiunta a Tu Di Gong (la Divinità della Terra). I devoti solitamente portano offerte di fiori, frutta, riso e verdure ai santuari. In aggiunta, durante i rituali, viene spesso bruciato incenso per diffondere un aroma fragrante e profumato nell’aria.

Conclusioni

Al di là di leggende e credenze popolari, la storia della Barbie di Pulau Ubin resta una testimonianza importante del patrimonio culturale dell’isola e della sua lunga, affascinante storia.
È diventata un vero e proprio simbolo di resilienza e adattamento, perché Pulau Ubin, nonostante i secoli di cambiamenti e trasformazioni, è riuscita a mantenere intatta la sua identità unica e quel fascino intramontabile che ancora oggi conquista chiunque la visiti.

Ogni anno, sono tantissimi i visitatori che approdano sulle rive di Pulau Ubin, spinti non solo dalla voglia di ammirare la sua natura selvaggia, ma anche dalla curiosità di scoprire da vicino il mistero della Barbie di Pulau Ubin e dello spirito della ragazza tedesca.
Quel flusso costante di curiosi è la prova vivente di quanto forte e incrollabile sia ancora oggi il richiamo di un enigma che sfida il tempo e la ragione umana.

Mappa dell'isola di Singapore e di Pulau Ubin (fonte: Archivi nazionali di Singapore)
Mappa dell’isola di Singapore e di Pulau Ubin (fonte: Archivi nazionali di Singapore)

Un nome che non si può dimenticare è quello di Chia Yeng Keng, che viveva vicino al santuario e che, per anni, è stato considerato una vera autorità sull’argomento.
Tra il 1987 e il 2004, Chia ha rilasciato sette interviste a giornali in inglese e cinese, è apparso in un documentario e ha persino registrato una storica intervista oggi conservata presso gli Archivi nazionali di Singapore. Purtroppo, è scomparso a metà degli anni Duemila, lasciando un vuoto nella memoria orale legata alla leggenda.

Negli ultimi decenni, la storia ha continuato a guadagnare popolarità grazie a articoli, racconti e pubblicazioni. Oggi è Lin Qing De, un tassista ormai sessantenne, a prendersi cura del santuario. Racconta che ogni fine settimana, molte donne di Singapore – soprattutto di mezza età – si recano lì a pregare, mantenendo viva una tradizione che si intreccia profondamente con fede, speranza e mistero.

In fondo, la storia della Barbie di Pulau Ubin e dello spirito della ragazza tedesca è un mix irresistibile di storia, mito e cultura. Un racconto capace ancora oggi di catturare l’immaginazione di chiunque si avventuri sull’isola, spingendolo a esplorare non solo i sentieri nascosti di Pulau Ubin… ma anche quelli, altrettanto misteriosi, della propria curiosità.

Che si tratti di una leggenda tramandata o di una verità nascosta nel cuore dell’isola, una cosa è certa:
il mistero di Pulau Ubin continuerà a vivere.
E a incantare, intrigare e far sognare ancora per moltissimo tempo.

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