Halloween

Dolcetto o Scherzetto: l’arcano legame tra gli Spiriti di Halloween e i Celti

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Dolcetto o Scherzetto (Trick-or-Treat)

Di dolci ad Halloween se ne parla dai tempi del Medioevo, quando veniva preparata la soul cake (torta dell’anima), un dolce fatto di pane e decorato con uva sultanina, a volte anche col ribes. Nella tradizione a-souling (o a-soalin), per ogni fetta di torta ottenuta, ciascun bambino doveva dire una preghiera per l’anima di un parente defunto in modo che si liberasse dal Purgatorio per andare in Paradiso. Molto simile al wassailing e al caroling natalizio che si differenzia per le preghiere ai morti al posto delle torte.

Dei ragazzi chiedono Dolcetto o scherzetto (Trick-or-Treat)
Dei ragazzi chiedono Dolcetto o scherzetto (Trick-or-Treat)

I bambini recitavano la canzone della soul cake con queste parole:

«A soul cake!
A soul cake!
Have mercy on all Christian souls, for A soul cake!»
(tradotto suona circa Abbi pietà per tutte le anime Cristiane per una torta dell’anima)

Questa parrebbe quindi l’origine della moderna Trick or Treating, abbreviato poi con Trick-or-treat (in italiano dolcetto o scherzetto):

 «Trick-or-treat, trick-or-treat, give me something good to eat».
(Dolcetto o Scherzetto, dammi qualcosa di buono da mangiare)

… in cui i bambini mascherati da fantasmi o mostri, suonano alle porte delle case chiedendo dei “dolcetti buoni da mangiare” Se non vengono dati i dolci ai bambini, questi faranno senz’altro qualche scherzo.

Le versioni italiane della festa

Festa di Sant’Andria (Sant’Andrea) in Sardegna

In Sardegna c’è una festa che somiglia molto ad Halloween e si festeggia la notte del 30 novembre, a Martis e in altri comuni dell’Anglona e del Goceano. Si chiama festa di Sant’Andria. L’etimologia del nome ci riporta al termine andreia che significa virilità, tant’è che anche l’antico scrittore e filosofo greco Artemidoro lo utilizzò per indicare il membro virile. Nell’antica Grecia, tutto il mese di novembre era dedicato al dio Dioniso e quindi a festeggiamenti sfrenati e orgiastici.

Zucche intagliate illuminate

Nella mitologia greca si narra che Zeus, per sottrarre il piccolo Dioniso agli attacchi di Era (sposa di Zeus), lo abbia portato in una grotta del monte Ida (conosciuto anche come monte Psiloritis, la cima più alta dell’isola di Creta) e lo abbia affidato ai Curati che gli facevano la guardia. Per coprire i suoi vagiti, i Curati danzavano intorno al bambino, battendo tra loro le armi per far rumore.

Proprio per questo motivo, durante la festa, gli adulti vanno per le vie del paese percuotendo fra loro graticole, coltelli e ante delle finestre, in modo da intimorire i ragazzi e i bambini che nel frattempo vagano per le strade con delle sinistre zucche vuote intagliate a forma di teschio e illuminate all’interno da una candela. I giovani arrivano davanti le abitazioni battendo coperchi di pentole e mestoli, poi bussano alle porte recitando la filastrocca: «Sant’Andria muzza li mani!» (ovvero, Sant’Andrea mozza le mani) e ricevono in cambio, dolci, fichi secchi, mandarini, bibite e anche qualche soldino.

Un’antica festa contadina in Toscana

Nella cultura contadina della Toscana fino a pochi decenni fa, vi era il cosidetto gioco dello zozzo (in alcune parti lo chiamavano morte secca, o nei comuni di Tavarnelle in Val di Pesa e San Casciano, in provincia di Firenze, Poero Zozza) e si svolgeva per lo più in estate. Si svuotava una zucca, si intagliavano delle aperture a forma di occhi, naso e bocca e all’interno si metteva una candela accesa, proprio come la zucca di Halloween. E come per la festa di Ognissanti, la zucca veniva poi posta fuori casa, nell’orto o in giardino. Sotto la zucca venivano appiccicati degli o dei veri abiti che si usavano più, in modo da far sembrare il tutto una sagoma mostruosa che avrebbe spaventato i bambini.

Può sembrare di cattivo gusto, ma trovo non ci sia molta differenza con la festa di Santa Lucia del 13 dicembre che, in alcune città del Nord Italia, qualcuno si traveste da vecchia decrepita tipo Befana e va suonando la campanella per le strade o per le scale dei condomini. I bambini ne hanno paura perché si dice loro che la Santa non ha più gli occhi.

La Beccamorta nel Lazio, la festa di Medhelan a Milano e altre antiche feste

Negli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale, anche nel nord del Lazio vi era una pratica simile a quella Toscana e aveva radici nella seconda metà dell’Ottocento. In quel caso, la zucca veniva intagliata ed illuminata come ad Halloween, e le veniva dato un nome macabro come La Morte (o La Beccamorta).

Lo stesso vale per la Lombardia, specialmente a Milano, che i Celti chiamavano Medhelan (o Medhelon) e infatti in dialetto milanese si chiama Milàn, molto simile a Medhelàn. Qualche storico ancora insiste che Milano abbia origini romane (Mediolanum), perché vi sono chiare tracce nei monumenti, ma studi più recenti hanno confermato che l’origine sia del VI secolo a.C., per cui celtica e poi, successivamente, sia stata anche sotto il dominio romano. Alcuni anziani milanesi ricordano le zucche che venivano coltivate nelle melonere, che poi venivano svuotate e intagliate per poter inserire all’interno delle candele, da lì il nome di Lumere. Queste venivano portare in giro dai meneghini dopo il tramonto, che casa per casa, bussavano per ricevere in cambio dello spavento, noci, castagne e frutta autunnale.

Intagliatura della zucca

Questa ipotesi storica deve aver appassionato gli scrittori Bruno Balzano e Daniel Conci a tal punto da scrivere il fantasy La saga di Medhelan. Il mistero delle due Fonti (edito da StreetLib), ambientato in una Milano alternativa raccontata da una serie di tavole trovate (nel racconto) nei sotterranei del Museo civico di storia naturale; una storia ambientata nella fantasiosa Pianura dell’Abbondanza e vicende che girano attorno al Santuario di Medhelan, con vari riferimenti alla Milano attuale.

Per concludere questo tour tra le feste di Halloween prima che si chiamasse così, vorrei ricordare che ci sono tracce in Liguria e nella zona delle Cinque Terre, a Riomaggiore, ma anche in Emilia Romagna; a Parma, le zucche illuminate si chiamavano lümera (un nome simile anche a Verona, in Veneto), nome che poi fu associato sempre più ai fuochi fatui.

Nell’allora Polesine di Rovigo (oggi solo Polesine), fino agli anni Cinquanta, i contadini usavano le zucche per simulare le apparizioni degli spiriti in chiave scherzosa, così da esorcizzare la paura della morte e venivano chiamte lumasse.

Conclusioni

Halloween è la seonda festa, dopo il Natale, in termini di denaro speso in costumi, caramelle e altri accessori per le feste. Tra costumi e caramelle, però, Halloween è diventato un parafulmine per il recente dibattito sul ruolo della religione nella vita pubblica. I distretti scolastici sono costretti a fare i conti con il modo in cui celebrano l’occasione e le comunità stanno offrendo più alternative al dolcetto o scherzetto.

Il giorno di Ognissanti è il giorno in cui i cristiani ricordano e ringraziano coloro che sono morti, in particolare coloro che hanno ispirato la fede. Nella tradizione cattolica romana, i santi sono una categoria specifica: qualcuno riconosciuto per fede e servizio straordinari, riconosciuto attraverso un processo formale di canonizzazione.

Tuttavia, nella tradizione protestante, “santi” si riferisce più in generale a tutti i credenti. Quindi il giorno di Ognissanti è il momento di ricordare tutti coloro che sono morti, spesso con un focus su coloro che sono morti nell’anno precedente (cattolici, cristiani ortodossi e alcuni anglicani celebrano questo gruppo più ampio nel giorno dei morti).

Lo scopo di queste feste cristiane è ricordare e onorare i morti, tant’è che vengono nominati i cari defunti inviati dai partecipanti. Gli antichi romani lasciavano doni sulle tombe dei loro antenati durante il giorno di Feralia che segnava la fine dei Parentalia. Allo stesso modo , le usanze messicane associate al Día de los Muertos (Giorno dei Morti) includono il lasciare doni sulle tombe.

Un fantoccio di uno scheletro femminile durante Il giorno dei morti, la festa messicana di Dias de los muertos

Una festa dei morti potrebbe sembrare una cosa strana e macabra, in netto contrasto con la nostra moderna ossessione per la tecnologia anti-invecchiamento e che allunga la vita. Eppure, è diventata sempre più popolare in Italia. Mentre l’impatto ambientale di queste decorazioni di plastica e delle caramelle confezionate solleva una serie di questioni etiche, il rapporto tra i morti e i vivi solleva una serie di domande più profonde.

Come possiamo onorare e mantenere vivi i ricordi di coloro che ci hanno preceduto? Come possiamo parlare della morte con i nostri figli in un modo che la renda meno spaventosa ma senza negarne o banalizzarne la gravità? Separati da tradizioni religiose di vario genere, rischiamo di essere una cultura priva di rituali che ci aiutino a soffermarci per ricordare, ringraziare e fare il punto sulla morte e sulla vita stessa.

Mentre i cristiani molto conservatori vedranno qualsiasi cosa “non esplicitamente cristiana” come anticristiana (e quindi pagana, satanica o “del diavolo”), Halloween, come tante altre feste culturali, riflette un complesso insieme di tradizioni e credenze che, piuttosto di fare del male, forse vestirsi come un fantasma, uno zombi, un diavolo, un angelo o qualche altro essere non morto è in realtà un modo per celebrare la vita. Dopotutto, ricordare i morti (o vestirsi come loro) ci ricorda di essere grati per la vita.

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