Introduzione alla festa di Halloween
Da tempo si dibatte spesso sulle reali origini della festa di Halloween. Più volte si è letto su blog e messaggi virali su vari social network che Halloween avrebbe origini pagane o addirittura sataniste. Forse si pensa che la festa abbia a che fare con il diavolo per via della leggenda del personaggio Jack della lanterna (o Jack O’Lantern), ma andiamo un passo alla volta e arriveremo anche a Jack.

Mi sembra scontato spiegare che è una festa americana celebrata il 31 ottobre in molte parti del mondo in cui si sfila in costumi macabri e i bambini bussano alle porte di molte case recitando la frase rituale ricattatoria trick-or-treat (dolcetto o scherzetto)… Ops! Oramai l’ho spiegato.
Prima di arrivare a spiegare l’errata derivazione pagana o satanista, si è anche detto che la festa di Halloween derivi da feste antiche romane per lo più private come Parentalia, un periodo di nove giorni (dal 13 al 21 febbraio) in onore dei defunti, celebrate soprattutto per placarli, oppure dedicate alla dea dei frutti Pomona (Patrona pomorum).
Halloween non è una festa di origine satanista
Ogni anno, quando si avvicina il 31 ottobre, tra zucche intagliate, costumi grotteschi e dolcetti a volontà, rispunta puntuale una polemica che sembra non voler tramontare: Halloween è la festa del diavolo. In molti ambienti, soprattutto di area cattolica, si alzano voci che mettono in guardia dalle “origini oscure” di questa ricorrenza, denunciandone la natura “satanica” e invitando i credenti a starne alla larga.
Ma quanto c’è di vero in questa narrazione? Halloween è davvero un inno alle forze del male? O siamo davanti a un esempio – l’ennesimo – in cui storia, folklore e religione si sono mescolati fino a generare equivoci e paure spesso infondate?
Prima di prendere posizione, è il caso di fare un po’ di ordine e capire da dove nascono queste accuse, quali sono le basi su cui si fondano e cosa ci raccontano davvero le fonti storiche, religiose e culturali. E magari scoprire che, dietro a travestimenti e leggende, si nascondono motivazioni ben più complesse… e decisamente meno “infernali” di quanto si dica.
La spiegazione più popolare
Che Halloween sia la festa del diavolo è una tesi strettamente cattolica, in cui “sarebbe meglio gioire coi santi che giocare con i diavoli”. Ma diavoli e santi non sono sempre figure strettamente cattoliche?
E’ vero, una delle festività sataniste coincide con Halloween, ma basta dare un’occhiata in un blog o sito satanista per scoprire che anche loro spiegano l’origine celtica della festa di Halloween, in cui ci si traveste di mostri inventati nel cinema. Perché forse le streghe ai tempi dell’inquisizione andavano vestite con cappelli a tesa larga e abiti stracciati viola o neri, con verruche sul naso e scopa in mano? Forse gli zombie e le mummie che camminano sono esseri demoniaci di cui nostro Signore ci ha messi in guardia? Quindi, prendiamo tutti un bel respiro e analizziamo la questione oggettivamente.
Halloween è una festa che celebrano le persone di alcune culture sociali e religiose. Anche i satanisti festeggiano Halloween, ma questo cosa c’entra? E’ sorprendente che la Chiesa scriva di questa festa come pericolosa per il proprio passato quando il passato della Chiesa stessa è macchiato di vittime innocenti.
Indubbiamente Halloween è un enorme business commerciale, perché forse la Pasqua e il Natale non lo sono?
Direi che il Natale forse ha il più alto indice di business che possa avere Halloween.
C’è una diceria strettamente cattolica dettata da un esorcista che ha scritto un libro sulle origini pagane e sataniste di Halloween, in cui al numero verde del Vaticano arriverebbero telefonate di famiglie preoccupate perché i propri figli sono stati circuiti da persone di religioni occulte e sette sataniche. Davvero? Conoscete famiglie a cui questo è accaduto?
Forse ci potrebbero essere altre spiegazioni, ma dubito per colpa della festa.
La spiegazione più storica
Per vederci più chiaro e capire se le varie chiese cristiane, inclusa la Chiesa Cattolica, avesse qualche motivazione storica che non conoscevo e così ho iniziato le mie ricerche consultando le varie “enciclopedie” del paranormale e dell’occulto e vari glossari su questi temi. Alla voce Halloween, alcuni testi riportano solamente la descrizione della festa moderna di Halloween o accennano alla festa celtica.

Solo nel consultare Man, Myth, and Magic dello storico britannico Richard Cavendish (1930-2016), egli scrive che Halloween era, originariamente, una festa del fuoco, dei morti e dei poteri delle tenebre. La festa cristiana di Ognissanti invece venne introdotta la prima volta nel VII secolo, ma con la data del 13 maggio, poi cambiata nel 1° novembre il secolo successivo, probabilmente per farlo coincidere e cristianizzare ad una festa pagana dei morti. Il giorno dei defunti nel calendario cattolico romano è il 2 novembre. È contrassegnato dalle preghiere per le anime dei morti. È solo in tempi recenti che Halloween è stato ridotto a una piccola festa per i bambini.
Ma quello che più ha attirato la mia attenzione è quando l’autore scrive che «I Druidi erano sacerdoti pagani di un’antica religione celtica. I Druidi sono menzionati per nome in trenta riferimenti in scrittori greci e romani tra il II secolo a.C. e il IV secolo d.C. e facevano parte di un ordine barbaro, temuto per il loro potere e sete di sangue. Certamente appaiono come legislatori, e come direttamente interessati ai sacrifici animali e umani…».
Cavendish continua: «Erano, naturalmente, gli unici interpreti della religione. Determinavano tutte le controversie con una decisione definitiva e inalterabile, e avevano il potere di infliggere la punizione della morte. E, in effetti, i loro altari scorrevano con il sangue delle vittime umane. Uomini , donne e bambini venivano spesso offerti come sacrifici umani»
Questa descrizione è davveo molto interessante e non l’avevo trovata altrove. Ho poi trovato conferma in alcuni antichi libri che raccontano le abitudini celtiche, ma quello che mi mancava era il collegamento con la Chiesa, perché di riti con sacrifici ne è stato pieno il mondo nell’arco dei tempi e doveva esserci qualcosa di più diretto che avesse portato alcune chiese cristiane a bollare Halloween come negativa, anche perché ai tempi dei miei nonni non se ne parlava, quindi doveva essere sicuramente una bollatura più recente.
Storia di due streghe convertite al cristianesimo
E, come si suol dire, “chi cerca trova”, trovo un collegamento incredibile. Tra le tante letture durante i miei studi, mi ero imbattuto in quella di Irene Park (1924-2007), considerata “strega che ha cambiato”; ma ha cambiato cosa? Ebbene, questa donna della Florida, era una strega che poi si convertì al cristianesimo.
Di primo impatto, la storia mi ha ricordato quella di un’altra convertita di nome Doreen Irvine che, da quanto apprendo al momento in cui sto scrivendo questo articolo, è ancora tra noi. Irvine ebbe un’adolescenza molto triste; nacque e visse nell’East End di Londra e nel subito dopo guerra decise di abbandonare il lavoro di domestica per cercare più fortuna in città.
I soldi arrivarono, ma il lavoro che la pagava era diverso da quello che si sarebbe aspettata: si prostituiva col nome di “Diana the Bold” (Diana l’audace). Le cose andarono di male in peggio, finendo nella droga e nell’alcol. Nel night, dove lavorava, conobbe due ragazze che la fecero entrare in contatto con il satanismo e da lì alla magia nera, fino a diventare un nome di prestigio tra le streghe nere.

Secondo il suo racconto divenuto un libro, Doreen entrò in un teatro mentre si stava svolgendo un incontro di evangelizzazione. Il suo intento era proprio quello di interrompere e boicottare la funzione, ma pare che quella predica le fece (ri)trovare Cristo. Nel suo libro racconta la difficile lotta con i suoi demoni e la finalmente liberazione in cui trovò pace, amore e gioia in Gesù Cristo. Da allora cerca di aiutare tossicodipendenti e prostitute a ritrovare la via della fede.
Indubbiamente questa storia di redenzione ha affinità con quella di Irene Park per molti aspetti, ma c’è una differenza. Quando Irene era una bambina di tre anni, aveva una compagna di giochi immaginaria. Questo era quello che credeva, ma nel suo racconto (diventato il libro The Witch That Switched), spiega che quell’amichetta immaginaria era in realtà un demone che la portò al satanismo, all’abuso sessuale, alla dipendenza da eroina e alla “perversione” (così apostrofò il lesbismo).
Divenne per circa quarant’anni, la High Wicked Witch of Florida (la più importante strega del male della Florida), offrendo sacrifici di sangue al Diavolo e contrabbandando e spacciando droga. Dopo un’overdose che fermò il suo cuore (un po’ come Dave Gahan, frontman dei Depeche Mode), trovò Dio e la giusta via, tant’è che la Chiesa la apostrofò come «colei a cui è stato perdonato molto, ama molto».
Cosa c’entrano queste due conversioni con Halloween? C’entrano, c’entrano…
A parte gli accenni della Irvine sulla festa di Halloween, la stessa Irene Park si espresse sulla festa celtica e sui drudi:
«I Druidi in Irlanda attraversavano i quartieri e la campagna alla vigilia del 31 ottobre per raccogliere offerte per Satana. Portavano lanterne, borse per soldi e bastoni con punte molto affilate alle estremità (noti come bastoni da leprecauno, corna portafortuna o bacchette delle fate). Ad ogni casa chiedevano una quantità specificata. Se la famiglia non voleva, o non poteva, dare l’offerta ), il Druido usava il suo bastone per castrare il maschio umano o uno dei loro animali da premio.
I guisers (erano dei mimi mascherati) andavano di casa in casa, cantando e ballando. Le loro maschere agghiaccianti e i loro costumi grotteschi potrebbero essere stati pensati per tenere a bada il male, o più probabilmente erano una rappresentazione visibile dei fantasmi e dei goblin che si nascondevano nella notte. Queste maschere sono state ora trasferite ai bambini, che negli Stati Uniti visitano i vicini per l’offerta di cibo che un tempo apparteneva ai morti – o fanno scherzi simili alla leggendaria distruttività di streghe e folletti all’estero durante la notte».
Man, Myth, and Magic di Richard Cavendish (1970)
Le chiese cristiane, pur consapevoli che la maggior parte delle persone e dei bambini che partecipano alle moderne festività di Halloween, di solito lo fanno in modo innocente, senza alcuna intenzione di associarsi all’occulto o ad altre tradizioni sataniche, credono che sia una sorta di “addomesticazione” all’occulto e i poteri delle tenebre, creando un atteggiamento “ironico” secondo cui le forze del male non devono essere prese sul serio.
Diavoli, streghe e folletti sono considerati semplicemente maschere di plastica fittizie, con un’impotenza infantile, ma tenderebbero a promuovere l’accettazione e la cordialità verso le tradizioni oscure e le credenze occulte, facendo credere ai più piccoli che Satana non è poi così cattivo, le streghe non sono davvero cattive, i demoni non sono davvero pericolosi o che tutto questo sia semplicemente fantasia.
Sempre secondo le chiese, i membri dell’occulto e i devoti alle vere tradizioni sataniche di Halloween sarebbero estasiati dalla diffusa accettazione e partecipazione alla loro festa sacra. Considerando la celebrazione di Halloween da parte della società, come un’enorme vittoria nelle pubbliche relazioni e credondo che sia un momento in cui i loro poteri oscuri sono notevolmente intensificati, a causa dell’unità delle masse che esaltano le forze del male, con migliaia di persone che concentrano le loro energie sulle tradizioni di Satana.
Queste sono le uniche ragioni. Congetture? Può darsi, dopotutto, allontanare dalle feste non gradite al cristianesimo fa avvicinare le persone alle loro feste pagane trasformate in cristiane, soprattutto per quanto riguarda quelle cattoliche. Le scritture non menzionano nulla di Halloween, ma la Chiesa si appella a 1 Corinzi 10:21 in cui si avvertono i credenti a non intrecciare una relazione direttamente con Dio e il Diavolo, e che bisogna persino astenersi da ogni forma (apparente) del male (1 Tessalonicesi 5:22).
Concludendo, se la festa di Halloween viene bandita dalla Chiesa perché coincide con una festa celebrata anche dai satanisti, la Chiesa dimentica però che nello stesso giorno, sin dagli anni Cinquanta, l’Unicef (United Nations Children’s Fund) dedica proprio nello stesso giorno la raccolta fondi ai bambini bisognosi… non solo di caramelle. Avrete sicuramente visto Linus dei Peanuts (testimonial dell’operazione di sensibilizzazione) andare a cercare il suo grande cocomero, che nella versione originale era proprio una zucca.
Halloween non è pagano. Ma il Carnevale sì.
Halloween non è una festa pagana. Carnevale è una festa pagana. Non facciamoci prendere in giro. Cercate voi stessi la verità. Ma per evitarvi la noia, Archaeus ve la riporta qui di seguito.
Non ci sono riferimenti di Halloween nelle antiche feste pagane. Bensì ci sono riferimenti al Carnevale. Il Carnevale deriva infatti da feste antiche greco-romane. E già potrei fermarmi qui. Ma spieghiamo meglio.
Si tratta di antiche feste di varia origine: da quelle greche in onore del dio del vino Dionisio, in cui lo scopo era raggiungere il massimo stato di ebbrezza per lasciarsi andare in esaltazioni di ogni tipo anche a sfondo sessuale, o partecipare a riti di purificazione celebrati a febbraio dai sacerdoti detti luperici in onore del dio Fauno, al tempo chiamato Luperco (o Lupercus in latino).
Non solo, le origini del Carnevale sono ancora più antiche, addirittura legate agli antichi riti egizi. Infatti gli antichi Egizi celebravano feste con rituali e manifestazioni pubbliche in onore della dea Iside. Alcuni studiosi affermano che già 10.000 anni a.C. i celebranti festività simili al carnevale di oggi, usavano dipingersi il viso e il resto del corpo, e festeggiavano con ricchi banchetti e danze rituali.

Forse è l’etimologia del termine Carnevale ad avere qualche incertezza sulla propria origine. Per alcuni deriverebbe da carrus navalis, ovvero carri dalla forma di nave che venivano usati nell’antica Roma durante le processioni di purificazione. Per altri deriverebbe invece da carnem levare, una tradizione medioevale nella quale veniva bandito il consumo della carne dalla dieta. In pratica la sera precedente il mercoledì delle Ceneri veniva allestito un banchetto di addio alla carne, in cui ci si saziava prima del digiuno quaresimale.
Non dimentichiamo che a partire dal Quattrocento, il Carnevale fu mirino di attacchi da parte di moralizzatori, in quanto consideravano troppo pagani i festeggiamenti di quel periodo. Molte delle festività pagane oltre il Carnevale, come il Natale e l’Epifania, sono state cristianizzate. Quindi, se c’è una festa che ha origini pagane fra Halloween e il Carnevale, è senz’altro quest’ultimo.
Saturnalia
Saturnalia era una delle più diffuse e popolari di matrice religiosa di Roma antica, che si celebrava ogni anno, dal 17 al 23 dicembre. Durante quei giorni, in onore di Saturno, sfilavano per la città dei carri festosi trainati da animali conciati in maniera bizzarra, per poi continuare con tavolate e danze.
Halloween è una festa di origine celtica
Halloween non nasce in America, bensì ha origini antichissime nella verde Irlanda, quando col nome Erin era dominata dal popolo dei Celti. Halloween infatti corrisponde al capodanno celtico Samhain. Secondo gli studiosi di fine Ottocento Rhŷs e Frazer, il calendario celtico in uso più di due mila anni fa tra i popoli dell’Inghilterra, dell’Irlanda e della Francia settentrionale, iniziava il nuovo anno proprio il 31 ottobre.
A seguito della terribile carestia dell’800 che spinse gli irlandesi a migrare negli Stati Uniti, la leggenda di Halloween fu esportata oltreoceano. I Celti erano un popolo di pastori che occupavano la maggior parte del tempo nell’allevamento del bestiame o nella coltura dei campi. Finita la stagione estiva, i pastori celti riportavano i greggi nelle proprie valli e iniziavano a prepararsi all’arrivo del nuovo anno che iniziava per loro il 1° novembre. Per celebrare l’inizio del lungo inverno, i celti si davano ai festeggiamenti. Questo periodo di feste era chiamato Samhain (si pronuncia sow-in).
Notate l’assonanza fra sow e cow che in inglese è il bestiame. Samhain deriverebbe dal gaelico Samhuinn (ovvero Summer’s End, la fine dell’estate). In altre parti dell’Irlanda la festa era nota anche come La Samon, la festa del Sole. Come molte feste antiche, lo Samhain serviva anche per esorcizzare gli eventuali pericoli che celava l’inverno alle porte.
Lo Samhain e altri cicli del tempo

Per i Celti il tempo era suddiviso in cicli. Uno era appunto lo Samhain (31 ottobre), poi c’era lo Yule (21 dicembre), successivamente Imbolc (1-2 febbraio), Ostara (21 marzo), Beltane (30 aprile – 1 maggio), Litha (21 giugno), Lughnasadh (1 agosto) e infine il Mabon (21 settembre), per poi ricominciare con lo Samhain. Ogni ciclo era considerato importante e carico di fascino e magia. Ricordiamoci che i Celti credevano nelle divinità legate alla natura.
Forse nasce qui l’accostamento con le streghe che celebravano i sabba in mezzo ai boschi. Quindi è vero pensare che Halloween sia la festa della morte, ma nel senso naturale, in quanto l’inverno era sicuramente “la morte della natura”. Durante l’inverno le foglie cadono morte a terra, cade la neve e la vita sembra morire, perché inizia a tacere. In realtà la natura si sta rinnovando sottoterra.
E chi riposa sottoterra? I morti. Ecco spiegato in parole semplici l’accostamento dello Samhain con il culto dei morti. Infatti i Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno, quindi il 31 ottobre, lo Samhain richiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti che, secondo la loro credenza, vivevano nel Tir nan Oge, un luogo fisico in cui regna la felicità e un’eterna giovinezza.
Durante lo Samhain le forze degli spiriti potevano unirsi a quelle dei viventi, facendo dissolvere temporaneamente le leggi del tempo e dello spazio, in modo che l’aldilà si potesse fondere con il mondo dei vivi e permettendo quindi agli spiriti di “camminare” indisturbati sulla Terra. Per cui lo Samhain era una celebrazione che nasceva dall’unione della paura della morte con la gioia e allegria dei festeggiamenti della fine del vecchio anno.
La celebrazione consentiva anche in un cerimoniale, in cui nella notte del 31 ottobre i Celti si riunivano sulle colline per l’accensione del Fuoco Sacro in cui venivano sacrificati animali. Durante questa cerimonia indossavano maschere grottesche, spesso in corteccia d’albero, poi nel tempo sostituite con quelle di cuoio o pelle. Nel ritorno verso i villaggi si facevano luce con delle lanterne costruite con delle grosse cipolle intagliate al cui interno ardevano le braci del Fuoco Sacro. Mi chiedo quanto lacrimassero gli occhi… Scherzi a parte, non erano solo le grandi cipolle ad essere intagliate, ma anche altri frutti della natura come i cavoli di rapa.

Le festività proseguivano poi per altri tre giorni, sempre mascherati e coprendosi con le pelli degli animali sacrificati. Questo mascheramento serviva per spaventare gli spiriti e scacciarli. Nel tempo in Irlanda si prese l’abitudine di accendere fiaccole fuori dalle porte di casa e di lasciare dei doni in natura, come frutta o latte, per gli spiriti che avrebbero fatto visita ai propri parenti, così da potersi rifocillare e quindi contenti, non pensare di spaventare i viventi.
Quando nelle Isole Britanniche arrivò l’evangelizzazione, il concetto della vita cambiò quasi radicalmente, allontanandosi da quello celtico. La Chiesa fece di tutto per sradicare i culti pagani, anche se non ci riuscì del tutto. Il culto della festa di Halloween non fu completamente soppiantata da un’altra festa cristiana, ma in qualche modo la Chiesa riuscì a cristianizzarla grazie all’intervento a Odilone, quinto abate di Cluny, che nel 998 d.C. istituì la festività di Ognissanti il primo giorno di novembre, e il giorno successivo il pro requie omnium defunctorum, l’Eucarestia offerta al Signore per la commemorazione dei defunti.
Da lì a poco tutta l’Europa cristiana iniziò a celebrare queste feste, giungendo infine anche nella capitale italiana. La festa di Ognissanti venne celebrata per la prima volta a Roma il 13 maggio 609 d.C. per il Pantheon alla Vergine Maria. Il Pantheon all’epoca costituiva uno dei luoghi più significativi del culto pagano, anche questo convertito al cristianesimo. Fu Papa Gregorio III a stabilire che anche in Italia la festa di Ognissanti si celebrasse il primo giorno di novembre.
Così nel IX secolo d.C., grazie al volere del nuovo pontefice Papa Gregorio IV venne ufficializzata la data del 1 novembre per la festa di Ognissanti e quindi estesa a tutta la Chiesa. Solo i cristiani Ortodossi non celebrano questa festività a novembre, bensì in primavera nella domenica successiva alla Pentecoste.
Tornando ai migranti irlandesi verso gli Stati Uniti, la festa di Halloween fu molto presto un’usanza celebrata anche in America. Poi successivamente, grazie all’avvento dei media come la televisione e il cinema, Halloween fu diffuso nel resto del mondo. E le zucche intagliate sono così arrivate anche da noi, quelle zucche che gli americani hanno sostituito alle cipolle degli antichi Celti, ma il simbolismo è lo stesso.
Abbiamo visto che le zucche intagliate hanno molta similitudine con le cipolle intagliate dai Celti. In America le zucche erano sicuramente più grandi e più facili da intagliare rispetto i cavoli di rapa degli irlandesi, così dal 1840 le rape furono sostituite con le zucche. La raffigurazione simbolica di Jack O’Lantern è infatti una figura con un’enorme zucca al posto della testa, intagliata e illuminata dal suo interno. Le luci rappresentavano le anime dei morti liberate dagli spiriti maligni.
Dolcetto o Scherzetto (Trick-or-Treat)
Di dolci ad Halloween se ne parla dai tempi del Medioevo, quando veniva preparata la soul cake (torta dell’anima), un dolce fatto di pane e decorato con uva sultanina, a volte anche col ribes. Nella tradizione a-souling (o a-soalin), per ogni fetta di torta ottenuta, ciascun bambino doveva dire una preghiera per l’anima di un parente defunto in modo che si liberasse dal Purgatorio per andare in Paradiso. Molto simile al wassailing e al caroling natalizio che si differenzia per le preghiere ai morti al posto delle torte.

I bambini recitavano la canzone della soul cake con queste parole:
«A soul cake!
A soul cake!
Have mercy on all Christian souls, for A soul cake!»
(tradotto suona circa Abbi pietà per tutte le anime Cristiane per una torta dell’anima)
Questa parrebbe quindi l’origine della moderna Trick or Treating, abbreviato poi con Trick-or-treat (in italiano dolcetto o scherzetto):
«Trick-or-treat, trick-or-treat, give me something good to eat».
(Dolcetto o Scherzetto, dammi qualcosa di buono da mangiare)
… in cui i bambini mascherati da fantasmi o mostri, suonano alle porte delle case chiedendo dei “dolcetti buoni da mangiare” Se non vengono dati i dolci ai bambini, questi faranno senz’altro qualche scherzo.
Le versioni italiane della festa
Siamo abituati a pensare a Halloween come a un’importazione recente, un “americanismo” che ha preso piede anche da noi tra travestimenti, dolcetti e zucche illuminate. Ma la verità è che in Italia esistono – e resistono – tradizioni molto simili, radicate nelle culture popolari di varie regioni, che da secoli celebrano in forme diverse il rapporto tra i vivi e i morti proprio a cavallo tra ottobre e novembre.
Prima che Halloween facesse il suo ingresso nei supermercati e nelle scuole, c’erano già rituali, leggende e usanze che parlavano di spiriti che tornano, di offerte lasciate ai defunti, di processioni notturne e di cibi preparati per “chi non c’è più”. Un patrimonio ricco e spesso dimenticato che racconta quanto la notte dei morti non sia poi così estranea alla nostra storia.
Scopriamo allora alcune di queste versioni italiane della festa, che forse non hanno il marketing di Halloween… ma portano con sé un fascino tutto nostro.
Festa di Sant’Andria (Sant’Andrea) in Sardegna
In Sardegna c’è una festa che somiglia molto ad Halloween e si festeggia la notte del 30 novembre, a Martis e in altri comuni dell’Anglona e del Goceano. Si chiama festa di Sant’Andria. L’etimologia del nome ci riporta al termine andreia che significa virilità, tant’è che anche l’antico scrittore e filosofo greco Artemidoro lo utilizzò per indicare il membro virile. Nell’antica Grecia, tutto il mese di novembre era dedicato al dio Dioniso e quindi a festeggiamenti sfrenati e orgiastici.

Nella mitologia greca si narra che Zeus, per sottrarre il piccolo Dioniso agli attacchi di Era (sposa di Zeus), lo abbia portato in una grotta del monte Ida (conosciuto anche come monte Psiloritis, la cima più alta dell’isola di Creta) e lo abbia affidato ai Curati che gli facevano la guardia. Per coprire i suoi vagiti, i Curati danzavano intorno al bambino, battendo tra loro le armi per far rumore.
Proprio per questo motivo, durante la festa, gli adulti vanno per le vie del paese percuotendo fra loro graticole, coltelli e ante delle finestre, in modo da intimorire i ragazzi e i bambini che nel frattempo vagano per le strade con delle sinistre zucche vuote intagliate a forma di teschio e illuminate all’interno da una candela. I giovani arrivano davanti le abitazioni battendo coperchi di pentole e mestoli, poi bussano alle porte recitando la filastrocca: «Sant’Andria muzza li mani!» (ovvero, Sant’Andrea mozza le mani) e ricevono in cambio, dolci, fichi secchi, mandarini, bibite e anche qualche soldino.
Un’antica festa contadina in Toscana
Nella cultura contadina della Toscana fino a pochi decenni fa, vi era il cosidetto gioco dello zozzo (in alcune parti lo chiamavano morte secca, o nei comuni di Tavarnelle in Val di Pesa e San Casciano, in provincia di Firenze, Poero Zozza) e si svolgeva per lo più in estate. Si svuotava una zucca, si intagliavano delle aperture a forma di occhi, naso e bocca e all’interno si metteva una candela accesa, proprio come la zucca di Halloween. E come per la festa di Ognissanti, la zucca veniva poi posta fuori casa, nell’orto o in giardino. Sotto la zucca venivano appiccicati degli o dei veri abiti che si usavano più, in modo da far sembrare il tutto una sagoma mostruosa che avrebbe spaventato i bambini.
Può sembrare di cattivo gusto, ma trovo non ci sia molta differenza con la festa di Santa Lucia del 13 dicembre che, in alcune città del Nord Italia, qualcuno si traveste da vecchia decrepita tipo Befana e va suonando la campanella per le strade o per le scale dei condomini. I bambini ne hanno paura perché si dice loro che la Santa non ha più gli occhi.
La Beccamorta nel Lazio, la festa di Medhelan a Milano e altre antiche feste
Negli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale, anche nel nord del Lazio vi era una pratica simile a quella Toscana e aveva radici nella seconda metà dell’Ottocento. In quel caso, la zucca veniva intagliata ed illuminata come ad Halloween, e le veniva dato un nome macabro come La Morte (o La Beccamorta).
Lo stesso vale per la Lombardia, specialmente a Milano, che i Celti chiamavano Medhelan (o Medhelon) e infatti in dialetto milanese si chiama Milàn, molto simile a Medhelàn. Qualche storico ancora insiste che Milano abbia origini romane (Mediolanum), perché vi sono chiare tracce nei monumenti, ma studi più recenti hanno confermato che l’origine sia del VI secolo a.C., per cui celtica e poi, successivamente, sia stata anche sotto il dominio romano. Alcuni anziani milanesi ricordano le zucche che venivano coltivate nelle melonere, che poi venivano svuotate e intagliate per poter inserire all’interno delle candele, da lì il nome di Lumere. Queste venivano portare in giro dai meneghini dopo il tramonto, che casa per casa, bussavano per ricevere in cambio dello spavento, noci, castagne e frutta autunnale.

Questa ipotesi storica deve aver appassionato gli scrittori Bruno Balzano e Daniel Conci a tal punto da scrivere il fantasy La saga di Medhelan. Il mistero delle due Fonti (edito da StreetLib), ambientato in una Milano alternativa raccontata da una serie di tavole trovate (nel racconto) nei sotterranei del Museo civico di storia naturale; una storia ambientata nella fantasiosa Pianura dell’Abbondanza e vicende che girano attorno al Santuario di Medhelan, con vari riferimenti alla Milano attuale.
Per concludere questo tour tra le feste di Halloween prima che si chiamasse così, vorrei ricordare che ci sono tracce in Liguria e nella zona delle Cinque Terre, a Riomaggiore, ma anche in Emilia Romagna; a Parma, le zucche illuminate si chiamavano lümera (un nome simile anche a Verona, in Veneto), nome che poi fu associato sempre più ai fuochi fatui.
Nell’allora Polesine di Rovigo (oggi solo Polesine), fino agli anni Cinquanta, i contadini usavano le zucche per simulare le apparizioni degli spiriti in chiave scherzosa, così da esorcizzare la paura della morte e venivano chiamte lumasse.
Conclusioni
Halloween, dopo il Natale, è la seconda festa per soldi spesi in costumi, dolcetti e ogni tipo di decorazione. Ma tra zucche, mantelli da vampiro e secchi pieni di caramelle, questa ricorrenza è diventata anche una specie di parafulmine per un tema molto più grande: il ruolo della religione nella sfera pubblica. Le scuole devono continuamente rinegoziare come e se festeggiare Halloween, mentre molte comunità propongono alternative più “neutre” al classico dolcetto o scherzetto.
Il 1° novembre, però, è anche Ognissanti, una data che in ambito cristiano serve a ricordare e ringraziare i defunti, in particolare quelli che hanno lasciato un segno di fede e ispirazione. Per i cattolici, i santi sono figure “ufficiali”, canonizzate dopo un lungo processo. Per i protestanti, invece, il termine santi si estende a tutti i credenti: è un momento per ricordare chi non c’è più, spesso con un pensiero particolare a chi è morto nell’ultimo anno.
Nel mondo cattolico, ortodosso e in parte anglicano, c’è anche il Giorno dei Morti (2 novembre), che abbraccia un ricordo ancora più ampio. In tutte queste celebrazioni, c’è un filo comune: ricordare, onorare, non dimenticare.
E questa idea non è nuova. Gli antichi romani, ad esempio, durante il Feralia lasciavano offerte sulle tombe degli antenati. E non è così diverso da quello che succede oggi in Messico con il Día de los Muertos: fiori, doni, cibo… tutto per mantenere vivo il legame con chi non c’è più.

Certo, una “festa dei morti” può sembrare strana, macabra o fuori luogo, soprattutto in un’epoca dove facciamo di tutto per non pensare alla morte e per prolungare la vita il più possibile. Eppure, nonostante tutto, sta diventando sempre più popolare anche in Italia. Forse perché, sotto tutte quelle decorazioni di plastica e le caramelle confezionate, si nasconde qualcosa di più profondo.
Ci viene da chiederci: come possiamo onorare davvero chi è venuto prima di noi? Come possiamo spiegare la morte ai nostri figli senza spaventarli… ma nemmeno edulcorarla o far finta che non esista? In un mondo sempre più secolarizzato, rischiamo di perderci i rituali, quelli che ci aiutano a fermarci, riflettere, ringraziare, e magari anche a rimettere in prospettiva la nostra stessa esistenza.
Certo, per i cristiani più conservatori, tutto ciò che non è esplicitamente cristiano è sospetto, se non addirittura satanico. Ma la verità è che Halloween, come molte altre feste, è un mosaico di tradizioni, credenze e simboli che si sono intrecciati nel tempo. E forse, alla fine, vestirsi da fantasma, da zombi, da diavolo o da angelo non è poi così male: può essere solo un modo, un po’ teatrale, per esorcizzare le nostre paure… e per ricordarci quanto è bello essere ancora vivi.
Perché sì, ricordare i morti – o anche solo imitarli per una notte – ci aiuta, in fondo, a non dimenticare quanto sia preziosa la vita.


