Bacio della Vergogna

Osculum infame: il Bacio della Vergogna

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L’Osculum infame, noto come Bacio della Vergogna, è il presunto (dai detrattori della stregoneria) saluto rituale che le streghe rendevano al Diavolo durante i loro incontri.

Il bacio si riteneva vergognoso (o della vergogna) poiché implicava baciare l’ano del Diavolo, considerato la sua “seconda bocca”. Questo gesto era ritenuto il mezzo attraverso cui il Diavolo riusciva a sedurre le donne, secondo la tradizione popolare.

Origini del Bacio della Vergogna

Osculum infame disegnato da ©2020 Jack Wilson
Osculum infame disegnato da ©2020 Jack Wilson

Molto probabilmente, l’origine del bacio della vergogna, risalirebbe alla leggenda di Teofilo, ampiamente diffusa nel Medioevo latino. La leggenda, originariamente di origine greca e tradotta in latino a partire dal IX secolo, si concentra su un vicedomino caduto in disgrazia presso un vescovo, determinato a recuperare il suo status. Per ottenere potere, si rivolge a un ebreo esperto di arti magiche per aiutarlo a stringere un Patto col Diavolo, vendendo la sua anima in cambio di prestigio. Successivamente, la sua anima viene riscattata dalla Vergine Maria dopo il pentimento.

Il primo traduttore latino, deviando dalla versione greca originale, modifica il ruolo del Diavolo nel patto: anziché ricevere un bacio sulla bocca dal Diavolo per sigillare il patto, Teofilo è costretto a baciare i piedi del Diavolo come atto di sottomissione e umiltà per guadagnare il suo favore. Questa modifica non solo altera il gesto stesso, ma ne inverte il significato. Non è un caso che alcune descrizioni dei sabba delle streghe menzionassero il bacio del piede sinistro del Diavolo, talvolta come preludio al bacio della vergogna. A siglare definitivamente il Patto col Diavolo con la sottomissione del bacio della vergogna, lo si deve al vescovo cattolico e filosofo franco Fulberto di Chartres (ca 960-1028), che introdusse il termine mancipatio per descrivere la sottomissione di Teofilo al Diavolo.

Da quel momento si diffuse l’idea che un patto col Diavolo dovesse essere sigillato dal bacio della vergogna nell’ano del padre degli Inferi. E così, soprattutto dalla seconda metà del Cinquecento, le streghe e gli stregoni avrebbero baciato il sedere del Diavolo. Nella testimonianza del sacerdote francese Pierre Aupetit (1538-1588), si narra di un coinvolgimento nei sabba, dove le streghe praticavano il bacio dell’ano del Diavolo, il quale si manifestava sotto le sembianze di una pecora nera. Aupetit raccontò inoltre di aver ricevuto un famiglio dal Diavolo, un demone di grado inferiore che serviva le streghe come un domestico. Bizzarro pensare che il famiglio affidatogli fosse proprio il demone Belzebù. Questi gli avrebbe insegnato come ottenere l’amore di qualsiasi donna o ragazza a sua scelta. Aupetit fu condannato al rogo e morì arso il 25 maggio 1598.

Omaggio al diavolo (scena del sabba) di Anne Claude de Caylus (XVII secolo), tratto dall'opera I maghi adorano la capra che presiede il Sabba (data ignota) di Claude Gillot (Pubblico dominio)
Omaggio al diavolo (scena del sabba) di Anne Claude de Caylus (XVII secolo), tratto dall’opera I maghi adorano la capra che presiede il Sabba (data ignota) di Claude Gillot

Un altro caso fu quello di Janet Wishart (morta nel 1597 a Aberdeen, Scozia), nota come la Grande Strega di Scozia. Wishart fu una figura centrale nel Grande panico della stregoneria scozzese del 1597, poiché la sua famiglia si trovò al centro dei processi, nei quali ventidue donne e un uomo furono condannati per stregoneria, fra cui suo marito e i suoi quattro figli. La strega fu vista nuda dalla vita in giù e chinarsi per baciare l’ano del Diavolo. Wishart fu condannata di ardere viva al rogo, fatto insolito in Scozia dove le accusate di stregoneria venivano strangolate prima di essere bruciate.

L’Osculum infame veniva menzionato in quasi tutti i resoconti registrati dei sabba delle streghe, molte delle cui confessioni venivano estorte sotto tortura. Considerato l’ultimo atto di umiliazione, alcune streghe protestavano che il Diavolo non avesse un posteriore comune, ma una seconda faccia situata lì.

Frontespizio del Newes from Scotland
Frontespizio del Newes from Scotland

Il bacio si svolgeva all’inizio del sabba, dopo che il Diavolo aveva letto i rotoli dei suoi seguaci. A volte, le streghe si avvicinavano al Diavolo all’indietro, in uno stile infernale, per poi voltarsi, inchinarsi, raschiargli e baciargli il sedere. Ai nuovi iniziati era sempre richiesto un bacio della vergogna come parte del rito di iniziazione. L’idea stessa del sabba rappresenta una fusione di credenze popolari e accademiche riguardanti la magia e la stregoneria, arricchite da altre concezioni e credenze. Ecco perché si credeva che dopo il bacio, le streghe e il Diavolo iniziassero il loro banchetto.

Si ritiene, inoltre, che le streghe dovessero baciare anche il sedere dei demoni di rango inferiore. Sebbene l’Osculum infame fosse solitamente un atto di omaggio, in alcuni casi, come quello delle streghe di North Berwick in Scozia (tra il 1590 e il 1592), il bacio era una penitenza imposta dal Diavolo. Questo è riportato nel 1591 in Newes from Scotland, opuscolo che descrive sia i processi alle streghe di North Berwick, sia le confessioni rese davanti al re. In una nota che descrive la dannata vita del dottor Fian, un famoso stregone che fu bruciato all’Edenbrough di Ianuarie, si legge:

«Inoltre, la suddetta Agnes Tompson confessò che il diavolo, trovandosi allora presso la chiesa di North Berwick in attesa del loro arrivo, sotto le sembianze di un uomo, vedendo che tardavano troppo, ordinò a tutti loro una penitenza, che consisteva nel baciargli le natiche, come segno di obbedienza verso di lui: così, con le natiche scoperte sopra il pulpito, ognuno fece come aveva comandato: e dopo aver fatto le sue empie esortazioni, nelle quali inveiva grandemente contro il re di Scozia, ricevette i loro giuramenti di lealtà e servizio verso di lui, e se ne andò: fatto ciò, tornarono al mare e quindi a casa.»

Newes from Scotland (1592) stampato da William Wright

Il Bacio della Vergogna tra i Templari e i Catari

Le accuse del bacio della vergogna non erano frequenti solo durante le inquisizioni e i processi per stregoneria ed eresia. Pensate che i Catari e i Valdesi, sette religiose perseguitate per eresia, furono tra coloro che subirono tali accuse, così come i cavalieri Templari nel XIV secolo. Si diceva, infatti, che i Templari obbligassero i nuovi membri a baciare i loro superiori sull’ano, sull’ombelico, alla base della colonna vertebrale e sul fallo. Inoltre, si sosteneva che alcuni cavalieri adorassero il diavolo sotto forma di un gatto nero, che baciavano sotto la coda. Troviamo la forma felina del Diavolo anche nel Errores Haereticorum (1430), trattato medievale noto per le sue descrizioni delle presunte pratiche di sette eretiche e per un ruolo significativo durante le cacce alle streghe del periodo medievale​. Nel trattato si legge che i Catari presero il nome Catari presero il loro nome «dal termine gatto, di cui baciano il didietro, nella cui forma appare loro Satana».

Nel 1303, Walter Langton (1243-1321), vescovo di Lichfield e Coventry, in Inghilterra, fu accusato di stregoneria e di servire il Diavolo, incluso il bacio della vergogna, ma riuscì a scagionarsi. Diversamente, Guillaume Edeline (ca 1410-1457), medico della Sorbona in Francia e primo critico della caccia alle streghe, non ebbe la stessa fortuna. Accusato di stregoneria, confessò di aver reso il bacio della vergogna quando il Diavolo gli apparve sotto forma di ariete, e fu giustiziato nel 1453. Anche in Italia ci sono stati casi di condanne per stregoneria dove il bacio della vergogna era menzionato nelle confessioni: Michele Soppe confessò sotto interrogatorio di partecipare a cerimonie in cui si omaggiava il Diavolo con tale gesto, prima di morire in carcere ad Udine nel 1650.

Da alcuni documenti storici, pare che il Diavolo pretendesse il bacio della vergogna anche in altre forme, oltre a quella umana, di pecora nera o ariete, e di gatto. Racconti del XII secolo descrivono Satana che appare ai suoi seguaci sotto forma di rospi, richiedendo baci sulla bocca.

Altre tracce dell’Osculum Infame

La rappresentazione più nota del bacio della vergogna, si può trovare nel Compendium Maleficarum del teologo Francesco Maria Guazzo (ca 1570-1640), testimonianza tangibile di un passato oscuro e intrigante che continua a suscitare fascino e dibattito. Si leggono molteplici aneddoti nella raccolta Racconti di Canterbury (1392) di Geoffrey Chaucer (1343-1400), tra cui quello del legnaiolo geloso, nel quale la giovane Allison concede un bacio al chierico Assalonne in modo straordinario, affacciandosi dalla finestra con il fondoschiena. Assalonne, ingannato inizialmente, viene descritto dall’autore come colui che «baciò a lei l’occhio di dietro», giocando sul duplice significato delle parole. Oppure, nei versi del trovatore provenzale Arnaut Daniel (ca 1150-1210).

Seppure il bacio della vergogna fosse inizialmente una pratica associata alle accuse contro i movimenti ereticali, così come si può leggere nella bolla Vox in Rama del 1233 di Papa Gregorio IX (Ugolino di Anagni, ca 1170-1241), nella quale condannava tali pratiche osservate tra gli eretici del Reno e della Turingia, tra cui il bacio al posteriore come atto di omaggio.

«quando un novizio viene accolto nel sodalizio (in ea) ed entra in quelle scuole di perdizione, gli appare qualcosa che qualcuno chiama rana (bufonem). Il bacio della dannazione alcuni glielo danno sull’ano, altri sulla bocca (damnabiliter osculantes quidam a posterioribus et quidam in ore), ricevendo in questo modo la lingua e la saliva della bestia nella propria bocca (intra ora sua linguam et salivam). Talvolta
(interdum) c’è la presenza di un certo numero di animali diversi, come oche o anatre (quandoque anseris vel anatis) …»

bolla Vox in Rama del 1233 di Papa Gregorio IX

Questi riti, discussi con un misto di disagio, curiosità e attrazione, continuano ad influenzare la cultura contemporanea, trovando spazio in letteratura, musica e nelle subculture come nel caso degli Kiss the Anus of a Black Cat, una band dark folk di Gent (Belgio), ispirata a musiche e rituali religiosi e sciamanici, o come nel caso di un plugin per applicazioni musicali, Kiss of Shame (bacio della vergogna) che simula la degradazione di nastro analogico.

Si suppone che l’Osculum infame abbia ispirato con la letteratura contemporanea italiana a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, l’espressione colorita leccaculo, come testimoniato da Carlo Emilio Gadda (1893-1973), con il suo linguaggio barocco:

«Lui rideva, nella bocca profonda, del leccaculo di regime, lusingatore di regime.»

Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1957) di Carlo Emilio Gadda

E lo possiamo trovare anche nei libri di Giorgio Bassani (1916-2000) come la seguente citazione:

«C’era Giorgio Selmi. Cattolica, lui, aveva sempre finto di non rilevare, aveva lasciato che io facessi coppia con “quel leccaculo del Pulga”.»

Dietro la porta (1964) di Giorgio Bassani

Conclusioni

L’Osculum Infame, o Bacio della Vergogna, rappresenta un fascinoso e controverso capitolo della storia europea, intrecciato tra credenze medievali, persecuzioni religiose e superstizioni popolari. Questo rito, attribuito alle pratiche ereticali e alle accuse di stregoneria, ha suscitato repulsione e curiosità nel corso dei secoli, diventando un simbolo della polarità tra sacro e profano, tra il divino e il demoniaco.

L’analisi dei documenti storici rivela un panorama complesso: dalle bizzarre descrizioni medievali alle testimonianze dei processi per stregoneria, l’Osculum Infame emerge come un fenomeno attraversato da sfumature culturali e religiose, spesso strumentalizzato per fini politici e giuridici.

Oggi, sebbene il concetto di bacio della vergogna sia stato in gran parte relegato alla storia, il suo richiamo persiste nei dibattiti accademici e culturali sulla persecuzione delle minoranze e sulla costruzione del diverso nell’immaginario collettivo. È un monito sul potere delle credenze e delle paure collettive nel plasmare le percezioni e le azioni umane, sia nel passato che nel presente.

Riflettere sul bacio della vergogna non è solo esplorare un aspetto oscuro della storia europea, ma anche interrogarsi su come il nostro mondo attuale possa ancora essere influenzato da pregiudizi e paure radicati nel passato.

Rappresentazione delle raccolte della Sabba dalle cronache di Johann Jakob Wick (1560–1587)
Rappresentazione delle raccolte della Sabba dalle cronache di Johann Jakob Wick (1560–1587)

Nell’immagine di copertina: una versione colorata di una una xilografia del Compendium maleficarum di Francesco Maria Guaccio, 1608.

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