La storia leggendaria di un uomo erudito, ma intriso di arroganza, che stipula un patto con il diavolo, è intrecciata con la trama affascinante della leggenda di Faust. Questa narrazione, originariamente basata sulla leggenda di Teofilo di Adana, si diffuse ampiamente in tutta Europa durante l’epoca medievale. La sua cristallizzazione letteraria avvenne nel corso del XVI secolo, dopo la Riforma protestante, quando fu pubblicata come un romanzo che catturò l’immaginazione di molti.
La versione più celebre di questa storia affascinante vide la luce nel 1587 grazie all’opera dell’editore tedesco Johann Spies (ca. 1540-1623). Successivamente, nel 1594, il testo fu tradotto in inglese, attingendo a una vasta gamma di lettori e influenzando notevolmente il lavoro del drammaturgo e poeta Christopher Marlowe (soprannominato Kit, 1564-1593). L’autore inglese, ispirato dalla trama avvincente, compose la sua opera teatrale intitolata Doctor Faustus (La tragica storia del Dottor Faust) intorno al 1590.
La narrazione continuò a evolversi nel corso dei secoli, raggiungendo il suo apice alla fine del XVIII secolo con la maestosa opera di Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832). La sua versione di Faust non solo consolidò la storia nell’immaginario collettivo, ma anche introdusse nuovi elementi e riflessioni profonde sulla natura umana, sulla conoscenza e sull’eterno conflitto tra il bene e il male.
In sintesi, la leggenda di Faust, nata dalle radici della medievalità europea, ha attraversato un lungo percorso di evoluzione letteraria, affascinando generazioni di lettori e ispirando opere teatrali e letterarie di rilievo. La sua complessità e ricchezza tematica continuano a renderla una fonte inesauribile di riflessioni sulla condizione umana e sulle conseguenze delle scelte che intraprendiamo nella ricerca della conoscenza e del potere.
La prima stesura di Faust

Nel 1564, nella città di Canterbury, venne al mondo Christopher Marlowe, che sarebbe diventato uno dei più famosi drammaturghi dell’epoca elisabettiana. La sua vita fu breve e avventurosa: si dice che fosse uno spia al servizio della regina Elisabetta I e che fosse coinvolto in scandali religiosi e sessuali. Morì nel 1593, a soli 29 anni, in una rissa in una locanda di Deptford, vicino a Londra. Tra le sue opere più note c’è Doctor Faustus, una tragedia che racconta la storia di un sapiente che vende la sua anima al diavolo in cambio di potere e conoscenza. Non si sa con certezza quando Marlowe scrisse questo dramma: alcuni pensano che fosse una delle sue prime opere, altri che fosse l’ultima. Di sicuro, la prima volta che fu messo in scena fu dopo la sua morte, tra settembre e ottobre del 1594.
Il dottor Faust è uno stimato studioso tedesco, insoddisfatto dei limiti delle forme tradizionali di conoscenza – logica, medicina, scienza e religione – decide quindi di imparare a praticare la magia, rivolgendo la sua attenzione alle arti oscure. Incontra Mefistofele, un diavolo, e nonostante i suoi avvertimenti sugli orrori dell’inferno, gli chiede altri ventiquattro anni di vita e libertà. La richiesta viene accolta e Faust diventa un vero mago; tuttavia, alla fine, nell’ultima notte, al compimento dei ventiquattro anni, è sopraffatto dalla paura e dal rimorso, ma è troppo tardi poiché una schiera di diavoli appare e porta la sua anima all’inferno.

Il Faust di Marlowe è per molti aspetti un personaggio particolare e complesso. È un uomo avido ed egocentrico ma, allo stesso tempo, è carismatico e intelligente. È inevitabilmente un rappresentante del nuovo spirito di libertà e potenziale umano che si diffonde nel Rinascimento, comunicando la sensazione che l’uomo potrebbe decidere il proprio destino così come Faust scelse il proprio destino.
Nella prima storia Faust era figlio di un agricoltore, nato a Roda, Weimar, in Germania. Cresciuto in una famiglia cristiana, Faust aveva un intelletto superiore e conseguì un dottorato in teologia. Ma era vanitoso e arrogante. Si abbandonava alla gola e alla lussuria.
Faust iniziò a dilettarsi nella magia. Una notte, andò a un bivio nel bosco, tracciò un cerchio magico ed evocò il Diavolo. Questi appariva come un grifone o un drago, poi come luci volanti, poi come un uomo in fiamme e infine come un frate grigio che chiese a Faust cosa volesse. Faust lo costrinse ad accettare di andare a casa sua la mattina dopo. Di sera, Faust accettò un patto presentato dal Diavolo. Accettò tre cose:
- Faust sarebbe diventato proprietà del Diavolo dopo un certo numero di anni;
- Avrebbe firmato un accordo in tal senso col proprio Sangue;
- Avrebbe rinunciato alla fede cristiana e sfidato tutti i credenti.
In cambio, il Diavolo avrebbe soddisfatto ogni desiderio del cuore di Faust e gli avrebbe concesso il corpo e i poteri di uno spirito. Nella sua arroganza, Faust pensò che il Diavolo non fosse così cattivo come dicevano. Il Diavolo rivelò il suo nome come Mefistofele e Faust gli diede il seguente patto scritto:
«Io, Johann Faust di Wittenberg, dottore, col presente atto cedo corpo e anima a Lucifero, Principe dell’Oriente, e al suo ministro Mefistofele, e inoltre do loro pieno potere, trascorsi ventiquattro anni
Il Dottor Faust (1592) di Christopher Marlowe
e senza violazione degli accordi di cui sopra, di venire a prendersi o portare il suddetto Johann Faust, corpo e anima, carne e sangue, nella loro dimora, dovunque sia. Firmato Johann Faust.»
Iniziò così la relazione di Faust con Mefistofele, che evocava quotidianamente nel suo studio chiuso a chiave. Il Demone appariva sempre sotto le sembianze di un frate. I mefostofili assecondarono Faust con i cibi più raffinati e poi con una scorta infinita di donne. Faust sollecitò anche il Demone con domande sulla formazione del mondo, del Paradiso e dell’Inferno e su come i ranghi dei Demoni si formassero a seguito della caduta di Lucifero. Dopo che furono trascorsi quasi otto anni, un giorno Faust ordinò a Mefistofele di convocare il suo signore, Belial, ma al suo posto apparve Belzebù. Faust chiese di essere accompagnato a fare un giro all’inferno. Belzebù tornò con una sedia d’osso e portò via Faust.

Sembrava che Faust si fosse addormentato e quando si svegliò si trovò nell’abisso, pieno di animali contorti, fetore solforico, terremoti, fulmini, fiamme e un calore tremendo. Vide anche molte persone famose, compresi i reali, soffrivano il caldo. Faust fu riportato nel suo letto, ma era certo che lui stesso non avrebbe potuto resistere all’inferno. Fu allora che desiderò vedere il cielo, e una carrozza trainata da due draghi apparve e lo portò in cielo, a oltre settantacinque chilometri di altezza. Guardò la terra e poi fu portato in cielo.
Nel suo sedicesimo anno di schiavitù al Diavolo, Faust intraprese un pellegrinaggio a Roma, dove cenò con il papa e rubò i suoi calici e le sue caraffe. Poi andò a Costantinopoli e visitò l’imperatore turco. Faust visse altre avventure, tra cui l’incontro con l’imperatore Carlo V d’Asburgo (1500-1558) e il duca di Baviera (probabilmente Massimiliano I d’Asburgo, 1459-1519) e intrattenne un gruppo di studenti facendo evocare a Mefistofele a Elena di Troia (una figura della mitologia greca assurta, nell’immaginario europeo, a icona dell’eterno femminino).
Dopo che Faust trascorse diciannove anni con il Diavolo, un vecchio cercò di persuadere Faust a pentirsi e a tornare al cristianesimo, ma Faust rinnovò il suo patto demoniaco scrivendone un altro con il proprio sangue. Affermò che tra altri cinque anni Lucifero avrebbe avuto pieno potere su di lui.
Faust fece convocare di nuovo Elena e iniziò a vivere con lei. Nel ventitreesimo anno del suo patto, lei rimase incinta e diede alla luce un figlio, che Faust chiamò Justus Faustus. Quando i ventiquattro anni furono quasi scaduti, fece testamento. Quando la sua fine si avvicinò, divenne depresso e timoroso del suo destino. Si pentì del suo patto col diavolo. Convocò i suoi studenti per un’ultima serata di cena e compagnia in una locanda del villaggio e li esortò tutti a seguire una buona vita. Quella notte tra mezzanotte e l’una si scatenò un grande temporale. Una musica orribile riempì la locanda, insieme alle grida di Faust. Gli studenti erano troppo spaventati per guardare nella sua stanza.
La mattina dopo Faust non c’era più. Ma uno spettacolo orribile accolse gli studenti: il salotto era pieno di sangue. Il cervello si attaccò alle pareti dove il Demone lo aveva scagliato da una parte all’altra. Qua e là giacevano i suoi occhi, qualche dente. Era uno spettacolo orribile. Allora gli studenti cominciarono a piangere, cercandolo ovunque. Quando arrivarono al mucchio di letame, trovarono il suo cadavere. Era mostruoso da vedere, perché la testa e gli arti si contorcevano ancora. Elena e Justus erano scomparsi, per non essere mai più rivisti.
Gli studenti ottennero il permesso di seppellire i resti di Faust nel villaggio. Scoprirono il resoconto scritto di Faust di tutto ciò che gli era accaduto: una seria lezione sulle conseguenze di scendere a patti con il Diavolo. La storia di Faust ebbe diverse versioni e crebbe in lunghezza col passare del tempo. Per Faust non esiste redenzione; una volta stipulato il patto demoniaco, il suo prezzo dovrà essere pagato.
Altre storie di patti demoniaci consentivano il pentimento e la redenzione, in particolare attraverso l’intervento della Beata Vergine Maria (vedi articolo su Mariken van Nieumeghen, nota in italia come Maria di Nijmegen).
Il Faust nella versione di Goethe
Il Faust di Johann Wolfgang von Goethe è considerata una delle più grandi creazioni della letteratura universale. Goethe vi dedicò gran parte della sua vita, dal 1774 al 1832, anno della sua morte, lasciando incompiute alcune scene che furono pubblicate postume. Il Faust si basa sulla leggenda di un sapiente tedesco del XVI secolo, che avrebbe stipulato un patto col diavolo per ottenere conoscenza e piacere illimitati.
Il Faust è anche una sorta di alter ego di Goethe, che esprime le sue vaste erudizioni e le sue inquietudini filosofiche e religiose. Il Prologo in cielo, che apre l’opera, è ispirato al poema epico Paradiso Perduto di John Milton (1608-1674), che Goethe ammirava. In questo prologo, Dio conversa con i tre arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele, che gli riferiscono le meraviglie della creazione. Poi appare Mefistofele, il diavolo, che si presenta come uno spiritoso e ironico critico della condizione umana. Dio gli fa notare Faust, “il mio servo”, come esempio di un uomo che cerca sempre di superare i propri limiti. Mefistofele scommette con Dio di poter corrompere Faust e ottiene il permesso di tentarlo.




Faust è un dottore che ha studiato tutte le scienze e le arti, ma si sente insoddisfatto e infelice. Ha un’alta concezione di sé e della sua missione, ma anche una parte oscura che lo spinge a cercare il potere e il piacere. Faust rappresenta il conflitto tra il bene e il male, che secondo Goethe è necessario per il progresso dell’umanità. Goethe credeva che nel male potessero celarsi le possibilità del bene, ma anche che nel bene potessero insinuarsi le tentazioni del male.
Nella prima parte dell’opera, Faust vive una profonda crisi esistenziale. Si rende conto che la conoscenza libresca non gli basta e vuole sperimentare la magia, ma neanche questa gli dà la risposta che cerca. Viene respinto dallo Spirito della Terra, una divinità inferiore che incarna la vita naturale. Faust si sente umiliato e frustrato, perché lui, «l’immagine della divinità», «più d’un cherubino», è stato “infranto” dallo Spirito della Terra. Faust decide di uccidersi, ma viene fermato dal suono delle campane e dal canto degli angeli che annunciano la Pasqua. Mefistofele, che simbolizza la brama di ricchezza e di sesso, fa la sua comparsa, accompagnato da spiriti che chiama “i miei ariosi Cherubini”. Inizia così la sua opera di seduzione su Faust, che gli cede la sua anima in cambio di soddisfare ogni suo desiderio.
Per opera di una strega, Faust riacquista la giovinezza e si lascia travolgere dalla passione, che causa la rovina di Gretchen (Greta), una ragazza innocente che lo ama. Faust assiste a un sabba di streghe. Assistendo alla morte di Gretchen, implora le potenze celesti di soccorrerla. Una voce celeste proclama che è salva, mentre Mefistofele sostiene che è dannata.
Alla partenza della seconda parte, sembra che siano passate vite intere. Faust si sveglia in un posto incantato con le Fate e Ariel (lo stesso spirito dell’aria della pièce di William Shakespeare, 1564-1616). Mefistofele lo porta poi in Grecia per vedere un imperatore, innamorarsi di Elena di Troia e divertirsi con gli dei, i satiri, i fauni e le ninfe. Il suo cammino senza fine verso la perdizione si oppone alle meraviglie della conoscenza e del piacere. Dopo la morte di Faust, angeli e demoni lo seppelliscono.
Nel quinto atto della seconda parte, gli angeli del cielo combattono con Mefistofele e i suoi diavoli per strappare l’anima di Faust e portarla via. Nell’epilogo, santi e sante e bambini beati celebrano il progetto di Dio, mentre le legioni angeliche contemplano l’ascesa dell’essenza immortale di Faust. Gretchen si aggiunge al coro delle donne pentite, e l’anima di Faust è ricevuta da una “Donna Eterna” simile a Sophia.
Altre versioni del Faust
Il mito di Faust, il sapiente che vende la sua anima al diavolo in cambio di conoscenza e piacere, ha ispirato numerosi autori di diverse epoche e culture, che ne hanno dato interpretazioni originali e significative. In questa ricerca, analizzerò tre opere letterarie che si basano sulla leggenda di Faust, confrontandole tra loro e con le fonti principali del mito, cioè il Faustbuch del XVI secolo, il dramma di Christopher Marlowe del XVII secolo e il poema di Johann Wolfgang von Goethe del XVIII-XIX secolo.
Le opere che prenderò in considerazione sono: il romanzo Doktor Faustus del 1947 di Paul Thomas Mann (1875-1955), il racconto Il diavolo e Daniel Webster del 1937 di Stephen Vincent Benét (1898-1943) e il musical The Devil and Daniel Mouse del 1978 di Nelvana, uno studio di animazione canadese, fondato nel 1971 e sito in Toronto. Queste opere traspongono la storia di Faust in contesti storici e sociali diversi, riflettendo le problematiche e i valori delle loro epoche. Inoltre, introducono elementi innovativi e originali, come la figura del compositore, del politico e del cantante, che sostituiscono quella del sapiente, e la presenza di personaggi femminili, che influenzano il destino dei protagonisti.
Il Faust di Thomas Mann

Inizierò con il romanzo di Thomas Mann, Doktor Faustus, che è considerato una delle sue opere più importanti e complesse. In questo romanzo, Mann trasferisce la leggenda di Faust nel contesto della Germania del XX secolo, in particolare del periodo tra le due guerre mondiali. Il protagonista, Adrian Leverkühn, è un geniale compositore che, dopo aver contratto la sifilide in un bordello, decide di vendere la sua anima al diavolo per avere 24 anni di ispirazione e successo artistico. Il romanzo è narrato da un suo amico, Serenus Zeitblom, che testimonia la sua ascesa e la sua caduta, e che cerca di interpretare il significato della sua opera e della sua vita. Il romanzo di Mann si basa sul poema di Goethe, ma ne introduce delle varianti e delle novità. Per esempio:
- Il personaggio di Mefistofele è presentato come un uomo misterioso che si fa chiamare Wendell Kretzschmar, e che appare a Leverkühn in diverse occasioni, offrendogli il patto e influenzando le sue scelte.
- Il personaggio di Gretchen è sostituito da una serie di figure femminili che hanno un ruolo marginale nella vita di Leverkühn, e che spesso muoiono o impazziscono a causa della sua influenza. L’unica donna che lo ama veramente è la sua nipote Nepomuk, detta Echo, che si suicida dopo aver scoperto il suo segreto.
- Il personaggio di Elena di Troia è rappresentato da una statua di marmo che Leverkühn acquista da un antiquario, e che simboleggia la sua aspirazione alla bellezza ideale e alla fusione tra arte e vita.
- La musica ha un ruolo fondamentale nel romanzo, e Mann si avvale della collaborazione di Theodor W. Adorno (1903-1969), un famoso filosofo e musicologo, per descrivere le opere di Leverkühn, che anticipano le tendenze della musica moderna e atonale.
- Il finale del romanzo è diverso da quello di Goethe: Leverkühn, dopo aver perso la ragione e aver confessato il suo patto, muore in solitudine, senza alcuna redenzione o salvezza. Il suo destino è legato a quello della Germania, che cade sotto il regime nazista e la guerra.
Queste sono alcune delle caratteristiche principali del romanzo di Mann, che lo rendono un’opera originale e profonda, che esplora i temi della genialità, della follia, della colpa, della responsabilità, della storia e della cultura.
Il Faust di Stephen Vincent Benét

Il racconto di Stephen Vincent Benét, Il diavolo e Daniel Webster, che è una versione più umoristica e allegorica della storia di Faust, ambientata negli Stati Uniti d’America. Il protagonista, Jabez Stone, è un povero agricoltore del New Hampshire, che, stanco della sua sfortuna, decide di vendere la sua anima al diavolo, che si presenta come Mister Scratch, un nomignolo usato nel New England. Il diavolo gli offre sette anni di prosperità in cambio della sua anima. Jabez accetta, ma ben presto si pente del suo patto, quando si rende conto che il diavolo ha intenzione di portargli via anche la sua famiglia e la sua terra. Jabez chiede aiuto a Daniel Webster, un famoso politico e avvocato, che accetta di difenderlo davanti a un tribunale infernale, composto da una giuria di dannati e un giudice corrotto. Daniel Webster riesce a vincere la causa, grazie alla sua eloquenza e al suo patriottismo, e a liberare Jabez e tutti gli altri americani dal potere del diavolo. Il racconto di Benét si basa sul racconto di Washington Irving (1783-1859), Il diavolo e Tom Walker, ma ne introduce delle varianti e delle novità. Per esempio:
- Il personaggio del diavolo è presentato come un uomo affabile e astuto, che si diverte a fare scommesse e a collezionare le anime dei peccatori. Il suo aspetto cambia a seconda delle situazioni, e spesso usa dei travestimenti per ingannare le sue vittime.
- Il personaggio di Jabez Stone è presentato come un uomo semplice e onesto, che ama la sua famiglia e la sua terra, ma che cade nella tentazione del denaro e del successo. Il suo patto col diavolo lo rende ricco e potente, ma anche infelice e isolato. Il suo rimorso lo spinge a cercare una via d’uscita, e a riporre la sua fiducia in Daniel Webster.
- Il personaggio di Daniel Webster è presentato come un eroe nazionale e un difensore della libertà e della democrazia. La sua abilità oratoria e la sua passione per la sua patria gli consentono di sfidare il diavolo e di commuovere la giuria di dannati, che si riconoscono nei valori americani. Daniel Webster rappresenta l’ideale di un leader politico e di un avvocato, che usa la sua intelligenza e la sua retorica per il bene comune.
- Il racconto ha un tono ironico e satirico, che mette in ridicolo il diavolo e i suoi trucchi, e che esalta il carattere e il coraggio degli americani. Il racconto è anche una celebrazione della storia e della cultura degli Stati Uniti, che si contrappongono alla tirannia e al male. Il racconto contiene numerosi riferimenti a personaggi e fatti storici, come la guerra d’indipendenza, la guerra civile, la schiavitù, la caccia alle streghe, e altri.
Queste sono alcune delle caratteristiche principali del racconto di Benét, che lo rendono un’opera divertente e significativa, che esplora i temi della tentazione, della redenzione, della giustizia, della politica e dell’identità.
La versione musical del Faust

Il musical dello studio di animazione canadese Nelvana, The Devil and Daniel Mouse, è una versione moderna e musicale della storia di Faust, ambientata nel mondo dello spettacolo. Il protagonista, Daniel Mouse, è un cantante folk che, insieme alla sua compagna Jan, cerca di sfondare nel mondo della musica. Ma i loro sogni sono ostacolati dalla mancanza di successo e di soldi. Un giorno, Daniel Mouse viene avvicinato dal diavolo, che si fa chiamare B.L. Zebub, e che gli offre la fama e la fortuna in cambio della sua anima. Daniel Mouse accetta, ma ben presto si rende conto che il diavolo ha intenzione di separarlo da Jan e di trasformarlo in una star del rock. Daniel Mouse si pente del suo patto, e chiede aiuto a un famoso avvocato, che accetta di difenderlo davanti a una giuria di stelle decadute, e che riesce a vincere la causa, grazie alla sua abilità e al suo amore per la musica. Il musical di Nelvana si basa sul racconto di Stephen Vincent Benét, ma ne introduce delle varianti e delle novità. Per esempio:
- Il personaggio del diavolo è presentato come un produttore discografico senza scrupoli, che usa la sua influenza e il suo potere per manipolare le star della musica. Il suo aspetto è quello di un topo antropomorfo, con corna, coda e occhiali scuri. Il suo nome, B.L. Zebub, è un gioco di parole con Beelzebub (Belzebù), uno dei nomi del diavolo.
- Il personaggio di Daniel Mouse è presentato come un cantante talentuoso e idealista, che ama la sua musica e la sua compagna. Il suo patto col diavolo lo porta a cambiare il suo stile e il suo carattere, diventando una rockstar arrogante e superficiale. Il suo rimorso lo spinge a cercare una via d’uscita, e a riporre la sua fiducia in un avvocato.
- Il personaggio di Jan è presentato come una cantante dolce e fedele, che sostiene Daniel Mouse e lo ama. Il suo ruolo è più importante di quello di Gretchen, in quanto è lei a convincere l’avvocato a difendere Daniel Mouse, e a cantare con lui la canzone che li salva dal diavolo.
- Il musical ha un tono leggero e divertente, che mette in scena il mondo della musica e dello spettacolo, con le sue luci e le sue ombre. Il musical è anche una celebrazione della musica e dell’amore, che si contrappongono alla corruzione e al male. Il musical contiene numerose canzoni originali, composte da John Sebastian, che esprimono i sentimenti e le emozioni dei personaggi.
Queste sono alcune delle caratteristiche principali del musical di Nelvana, che lo rendono un’opera simpatica e coinvolgente, che esplora i temi della tentazione, della redenzione, dell’arte e dell’amore.
Conclusioni
Più leggo e rileggo il Faust, più mi rendo conto che non è solo una storia. È un’esperienza. Un viaggio dentro i desideri più profondi dell’uomo, dentro quella fame di sapere e di vivere tutto che spesso sento anch’io – e che credo molti di noi conoscano bene. Faust non è lontano da noi, anzi: è uno specchio. Un po’ distorto, certo, ma tremendamente umano.
Il mito del patto col diavolo, alla fine, mi sembra una scorciatoia simbolica per raccontare la fragilità umana. Chi non ha mai pensato, anche solo per un attimo, di voler barattare qualcosa pur di capire il senso di tutto? Di avere più tempo, più talento, più intensità nelle cose? Ecco, Faust lo fa. E Mefistofele – quel personaggio così affascinante e ambiguo – è la voce del dubbio che tutti ci portiamo dentro.

Il paranormale, in quest’opera, non è un semplice elemento scenico. È il linguaggio dell’anima, dei sogni e degli incubi. Le streghe, i fantasmi, le sirene… non sono solo figure letterarie: sono le forme che prendono le nostre ossessioni, i nostri slanci, le nostre paure. È come se il sovrannaturale servisse a parlare di ciò che è più reale del reale.
E poi c’è il bello: ogni autore – da Marlowe a Goethe e oltre – ha fatto suo questo mito, lo ha modellato, arricchito, trasformato. E ogni volta, il cuore del racconto è rimasto lo stesso: il bisogno di capire chi siamo, dove stiamo andando e quanto siamo disposti a sacrificare per scoprirlo.
Per me, il Faust non è solo un’opera immortale. È un invito alla riflessione, ma anche un avvertimento. È lì a ricordarci che non tutto ciò che bramiamo ci renderà felici, e che spesso il vero mistero non è fuori, ma dentro di noi.
Ecco perché penso che il mito di Faust continuerà a parlarci, a scuoterci, a tormentarci. Perché è vivo. Perché ci somiglia.
In copertina: rivisitazione di Gretchen, Faust e Mefisto nella prigione (1845/1846) di Giuseppe Fay (1812-1875)


