Specchio Magico

Lo Specchio Magico: Un Portale tra Realtà e Mistero

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Alice Attraverso lo Specchio (Through the Looking Glass, 2016) fonte: Walt Disney
Alice Attraverso lo Specchio (Through the Looking Glass, 2016) fonte: Walt Disney

Lo specchio, da secoli, non solo serve come strumento funzionale, ma anche come ponte per connessioni spirituali e mistiche, suscitando la curiosità degli esseri umani. Gli specchi sono stati un componente fondamentale in numerose storie affascinanti, da quella della malvagia matrigna di Biancaneve a quella nel romanzo Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò (Through the Looking Glass and What Alice Found There, 1871) di Lewis Carroll (1832-1898). Nel vasto universo della magia, gli specchi occupano un posto di rilievo. Non sono solo oggetti di uso quotidiano, ma strumenti potenti che possono aprire porte a mondi invisibili. Questo articolo esplorerà il ruolo intrigante e spesso sottovalutato dello Specchio Magico.

È comprensibile che gli specchi, nel corso della storia, siano stati avvolti da leggende e miti: non solo erano in grado di rivelarci nuove prospettive di noi stessi e del mondo che ci circonda, ma nelle loro prime forme erano oggetti rari e di grande valore. Specchi di pietra lucida (ossidiana) sono stati ritrovati in Turchia risalenti al 6000 a.C. e in America centrale e meridionale dal 2000 a.C. Dischi di bronzo lucido con manici di avorio, legno o metallo erano presenti in Egitto già nel 2900 a.C. e in Cina intorno al 2000 a.C.

Nel 465 a.C., alcuni specchi greci erano sufficientemente grandi da riflettere un’intera figura, ma la maggior parte era abbastanza piccola da essere portatile e spesso ornata con immagini di divinità. Tutti questi specchi erano considerati di grande valore:

«Per uno solo di questi specchi d’oro o d’argento cesellato, incastonati di gemme, le donne sono disposte a spendere una somma pari alla dote che lo Stato un tempo offriva alle figlie dei generali poveri!»

da Naturales Quaestiones, Libro I, paragrafo 17 (I secolo d.C.) di Seneca

In questo testo, Seneca Seneca critica l’eccesso e la stravaganza della vita di lusso, evidenziando come le persone siano disposte a spendere somme enormi per oggetti di vanità, come specchi d’oro o d’argento cesellato e incastonati di gemme, in contrasto con le modeste doti che lo Stato romano un tempo offriva alle figlie dei generali poveri.

Tuttavia, l’immagine riflessa ottenuta a tale prezzo non era precisa: la pietra e il bronzo erano entrambi materiali scuri, il metallo si graffiava e ossidava facilmente e i pochi specchi di vetro ritrovati erano curvi e quindi distorcevano l’immagine, un problema che persistette fino al XVI secolo e che spiega in parte la diffidenza nei confronti dell’immagine riflessa.

La storia degli specchi nella magia

Specchio egizio (ca. 1478-1390 a.C.) in argento e lega di rame (Foto: Brooklyn Museum)
Specchio egizio (ca. 1478-1390 a.C.) in argento e lega di rame (Foto: Brooklyn Museum)

Il fascino dello specchio magico non si ferma alla narrativa; rappresenta anche un campo di studio per scienziati e fisici. L’immagine riflessa nello specchio non è solo un’immagine di noi stessi, ma anche del mondo che ci circonda, risultato di un’interazione complessa tra ottica e fisica che ha affascinato gli scienziati per secoli.

Gli specchi hanno origini antiche: i primi erano realizzati in ossidiana, un vetro vulcanico scuro. Gli specchi in bronzo lucido, rame e argento erano comuni tra gli antichi egizi e greci. Solo nel XVI secolo si è arrivati alla creazione degli specchi di vetro. La storia degli specchi è affascinante e ci dà una visione dell’evoluzione della civiltà umana. La scienza degli specchi va oltre un semplice riflesso di noi stessi. Si tratta di un’interazione complessa di luce e fisica. Quando la luce colpisce uno specchio, rimbalza indietro in linea retta, creando un’immagine dell’oggetto di fronte. Questo riflesso è ciò che vediamo quando ci guardiamo allo specchio. Capire la scienza dietro gli specchi può aiutarci a apprezzare la loro bellezza e complessità.

Gli specchi sono anche legati a superstizioni e folklore. In molte culture, si crede che rompere uno specchio porti sette anni di sfortuna. In alcune tradizioni, gli specchi vengono coperti dopo la morte per evitare che lo spirito del defunto rimanga intrappolato al suo interno.

Gli specchi sono molto più di un semplice strumento pratico; sono una fonte di fascino e magia. Da tempo sono legati alla magia in diverse culture globali. Dall’epoca degli antichi egizi, che ritenevano che gli specchi potessero respingere gli spiriti maligni, agli europei del Medioevo, che li impiegavano per scopi divinatori, gli specchi hanno sempre avuto un’aura di mistero. Ancora oggi, gli specchi trovano applicazione nella magia, sia nella pratica della contemplazione allo specchio, sia nell’uso di specchi per illusioni e magia teatrale. In questo contesto, ci addentreremo nella storia degli specchi nella magia, dal loro impiego nelle antiche civiltà al loro ruolo contemporaneo nel mondo dell’illusione.

Lo Specchio Magico: posizione e rappresentazione nell’antichità

Gli specchi in vetro piano argentati (ovvero rivestiti di mercurio e stagno) sono un prodotto relativamente moderno, originario della Murano del XV secolo. Prima di questo periodo, gli specchi erano fabbricati attraverso un metodo ideato dai Romani (anche se sembra che sia stato dimenticato fino al XII secolo), che prevedeva la soffiatura del vetro in forme di ciotole, il rivestimento interno con piombo e la successiva trasformazione in specchi convessi. Nella regione della Mezzaluna Fertile in Medio Oriente (che nell’antichità si estendeva all’incirca sugli attuali stati di Egitto, Israele, Palestina, Giordania, Libano, Siria, Turchia, Iraq, Kuwait, Iran e Arabia Saudita), venivano levigati e utilizzati materiali di vetro naturale come l’ossidiana, la selenite, la mica e l’ardesia, così come l’antracite e la pirite nelle Americhe.

Uno specchio di ossidiana di 8000 anni fa (Foto: Jason Quinlan)
Uno specchio di ossidiana di 8000 anni fa (Foto: Jason Quinlan)

Il più antico specchio artificiale noto, fatto di ossidiana, è stato scoperto a Çatalhöyük in Anatolia, risalente al 6200 a.C. L’avvento della metallurgia ha permesso un progresso nella tecnologia degli specchi, consentendo la produzione di specchi in metallo lucido: i primi esempi in rame sono noti dalla Mesopotamia intorno al 4000 a.C. e dall’Egitto intorno al 2900 a.C. Gli specchi in lega di rame divennero oggetti preziosi nell’antico Egitto, sia come strumenti di bellezza che come simboli del Sole, associandosi al culto di Hathor, dea dell’amore e occhio solare di Ra. Lo specchio sembra anche essere stato una rappresentazione del simbolo della vita, l’ankh. Gli antichi egizi realizzavano spesso specchi in rame lucido, attribuendo loro il potere di riflettere la luce e respingere gli spiriti maligni.

Perseo Taglia la Testa a Medusa (Luigi Ademollo, 1832) Pubblico dominio
Perseo Taglia la Testa a Medusa (Luigi Ademollo, 1832)

Specchi in metallo decorati con significati religiosi, magici, cerimoniali e di status si trovano in antiche tombe in tutto il mondo. Specchi dell’Età del Ferro, in bronzo e ferro, sono stati ritrovati come oggetti funerari in Gran Bretagna e nel continente vicino, identificando donne (per lo più) di status speciale, molto probabilmente quelle benedette dagli dei come veggenti. Possedere un oggetto che permetteva al proprietario di vedere come lo vedevano gli altri sarebbe stato molto potente, ma questi chiaramente avevano anche funzioni cerimoniali, religiose e/o magiche (è stato suggerito che gli specchi servissero a intrappolare spiriti malvagi, ma questo sembra improbabile, almeno nei casi britannici, dove possono essere paragonati all’inclusione di spade nelle tombe dei guerrieri).

I retro degli specchi in bronzo presentano ornati disegni a compasso che avrebbero scintillato e incantato, suggerendo un controllo deliberato della luce riflessa, e venivano tenuti in coperture speciali che, insieme ad alcuni dei siti funerari, sembrano riflettere connessioni acquatiche con l’Oltretomba.

Dall’altra parte del mondo, gli specchi di bronzo rappresentavano i kami giapponesi, in particolare la dea del Sole, Amaterasu, molto prima che il loro culto diventasse noto come Shinto. Lo specchio di Amaterasu (yata no kagami) è uno dei tre regalia imperiali (sanshu no shinki, letteralmente i tre recipienti divini) che ella donò a suo nipote, Ninigi, dal quale gli imperatori affermano di discendere, con l’istruzione di onorarlo come il suo spirito. Lo specchio fu mostrato ad Amaterasu per attirarla fuori da una caverna in cui si era nascosta, e quindi è un recipiente per la sua divinità e riflette la sua volontà divina e imparziale.

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