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Scopri i Misteri dei Fantasmi nel Nuovo Testamento: un viaggio affascinante nella Bibbia

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Fantasmi nel vangelo di Giovanni?

Vangelo di Giovanni

Prima che Gesù resuscitasse Lazzaro in Giovanni 11:43–44 (CEI 2008), è riportato che attese deliberatamente due giorni dopo aver sentito che Lazzaro era gravemente malato (Giovanni 11:6 CEI 2008). Sulla base della cronologia fornita, sembra che Lazzaro sia morto più tardi quello stesso giorno. 

Quando Gesù e i suoi discepoli arrivarono a Betania, una località della Giudea, attualmente parte della Cisgiordania, molto vicina a Gerusalemme, Lazzaro era morto da quattro giorni. Anche la sorella di Lazzaro, Marta, era sbalordita all’idea che Gesù chiedesse di far rotolare via la pietra della tomba del fratello, poiché sarebbe stato ormai in putrefazione (Giovanni 11:39 CEI 2008). 

Era al di là della resurrezione fisica nel pensiero convenzionale del tempo. Anche i membri della famiglia e gli amici pensavano che Gesù avesse “perso la sua opportunità” di compiere un miracolo guarendo Lazzaro prima che morisse ( Giovanni 11:32, 37 CEI 2008). Ma Gesù, quale figlio di Dio nella teologia cristiana, non è vincolato dalle errate credenze umane e ha potere persino sulla morte stessa. Lazzaro fu risuscitato e Dio fu glorificato.

Il sepolcro aperto

Dopo la crocifissione e risurrezione, Gesù fece trasalire i suoi discepoli quando improvvisamente apparve in mezzo a loro che avevano chiuso (o, meglio, sbarrato) le porte per paura dei Giudei (Luca 24:35 e Giovanni 20:19 CEI 2008). Erano allarmati poiché le porte erano chiuse e l’improvvisa apparizione di Gesù li fece supporre di aver visto uno spirito. Anche un uomo che era stato risuscitato dai morti, come Lazzaro, per esempio, non poteva attraversare muri o porte chiuse, se questo è ciò che fece Gesù al suo sepolcro. Potrebbe essersi semplicemente manifestato in mezzo a loro, un atto che sarebbe anche al di là delle capacità di un semplice mortale.

Il concetto di fantasma non era ancora presente

Promessa per Abramo (Genesi 15:5)
Promessa per Abramo (Genesi 15:5)

Il concetto di fantasma quale spirito di un defunto, era ancora lontano dalle menti degli scrittori biblici. Pensavano piuttosto ad un angelo o a un demone, dipendeva dalla natura comportamentale della persona morta o presunta tale. Un esempio lo possiamo trovare in Atti 12:13-15 (CEI 2008), dove i discepoli temono che Pietro sia stato ucciso mentre era in prigione. Quando del tutto inaspettatamente Pietro si presentò alla porta, “una serva di nome Rode si avvicinò per sentire chi era“. Aprì la porta e disse ai discepoli che Pietro era fuori lì fuori, ma loro le risposero che era sicuramente “il suo angelo” (ἄγγελος, aggelos). 

Ma in greco antico, il termine ἄγγελος (da ἀγγέλλω che signifca annunzio/annunciazione) aveva il significato generico di “messaggero”. Fu solo successivamente che gli esegeti greci delle Sacre Scritture diedero al termine una connotazione religiosa di un essere sovrumano, quale ponte fra Dio e gli uomini, quindi fra il cielo e la terra. In quel caso Dio si servirebbe dei mal’ākh (termine greco che significa messaggeri o ministri) per fare eseguire agli uomini la sua volontà.

Lo Psicopompo nella cultura greca: il traghettatore delle anime

C’è anche un’altrra cosa da aggiungere: il termine ἄγγελος era inizialmente lehato al mondo degli inferi e non degli angeli, la quale denominazione era quella di demoni, oppure di esseri diabolici o, ancora, di divinitò ctonie, Nella mitologia greca, divinità sotterranee dette ctonie, come Ade, il signore degli Inferi (per i Greci) o Dite (per i Latini).

Queste divinità erano protettrici dei defunti. Se pensiamo, ad esempio, allo psicopompo di Ermes, una forma di divinità che accompagna le anime dei morti nell’oltretomba, tipo il Caronte dantesco o la dea Ecate per i romani. Il termine psicopompo, infatti, deriva dal greco antico ψυχοπομπóς (Psyché (anima) e pompós (colui che manda).

Lo stesso vale per il “capo degli dèi” greci, Zeus, al quale viene attribuito il titolo di ἀγαϑὸς ἄγγελος (ovvero, angelo buono‘), qualificandolo come dio degli inferi, come si può leggere sui monumenti conservati dal filologo tedesco Georg Kaibel (1849-1901), l’Epigrammata Graeca ex lapidibus conlecta, (Berlino 1878). Questo titolo va indubbiamente in contrasto con quello posto nell’iscrizione di Stratonicea (ὔψιστος) che lo qualifica come l’altissimo dio celeste

Questo potrebbe significare che quando l’anima di un vero seguace di Dio ha finalmente lasciato il suo corpo, diventa come un angelo, ma non è in grado di assumere una forma fisica. Quindi i discepoli avrebbero creduto che fosse l’angelo custode di Pietro (un concetto a cui forse allude Gesù nel vangelo di Matteo:

«Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.»

Matteo 18:10 (CEI 2008)
Il messo celeste della Divina Commedia
Il messo celeste della Divina Commedia

Ed è qui che entra in gioco la presunta contraddizione. Prendendo le parole greche di spirito e angelo, che appaiono in origine esattamente uguali in tutti gli usi, in realtà non lo sono. Non si può ignorare i passaggi in cui gli angeli sono in grado di assumere una forma fisica e mangiare:

«Ma egli insistette tanto che vennero da lui ed entrarono nella sua casa. Egli preparò per loro un banchetto, fece cuocere pani azzimi e così mangiarono.»

Genesi 19:3 (CEI 2008)

Sarebbe contraddittorio affermare che i fantasmi (nel senso moderno di un essere umano deceduto disincarnato) esistono davvero nei vangeli quando Gesù tranquillizza i suoi discepoli dicendo loro di non essre un fantasma. Molto probabilmente è solo un caso di fraintendimento delle complessità delle parole greche. Un angelo può essere definito uno spirito, ma non deve essere confuso con tutti i sensi della parola spirito (pneuma) come usato nel Nuovo Testamento.

Sarebbe come dire che il piano di una casa, il piano (pianoforte) e piano (quale andatura) devono significare la stessa cosa perché sono la stessa parola. In realtà di tratta di parole polisemiche, che hanno più significati.

Quindi qui non c’è contraddizione. In effetti, Gesù calma i discepoli e potrebbe aver corretto un po’ di folclore ebraico. Alcuni ebrei di quel tempo apparentemente credevano che l’anima di una persona rimanesse vicino al suo corpo per tre giorni nel caso tornasse in vita. Dopo tre giorni, l’anima se ne andava, quindi si riteneva improbabile che qualcuno potesse tornare in vita dopo. 

Alcuni ebrei credevano che l’anima andasse nello Sceol (parola usata nelle Scritture ebraiche per descrivere il regno dei morti) se era malvagia, oppure che venisse trasformata in un angelo e andava nel Seno di Abramo (la regione più alta degli inferi, secondo l’apologeta cristiano Tertulliano, in cui le anime dei giusti godono di una consolazione provvisoria fino alla resurrezione della carne).

La metafora dell'inferno con le anime che vi entrano

Apparentemente, il concetto ebraico di anima o spirito disincarnato non è lo stesso del concetto occidentale di fantasma, che è considerato lo spirito di una persona intrappolato sulla terra a tempo indeterminato dopo la morte. Lo spirito in alcune tradizioni ebraiche era l’anima di un uomo o di una donna che aspettava tre giorni attorno al suo corpo nel caso in cui tornasse in vita (possibilmente da quello che chiameremmo un coma) o risorgesse, come nel caso dei miracoli compiuti da Elia ed Eliseo attraverso il potere di Dio. Nel nostro mondo moderno, la finalità della morte può essere accertata con più certezza di quanto non fosse in passato. 

Abbiamo strumenti che determinano se una persona è morta, o come si direbbe, con un encefalogramma piatto, ovvero, una morte cerebrale. Oggi possiamo misurare il polso, quindi il battito cardiaco, poi le funzioni respiratorie e le onde cerebrali. Anche fino a un secolo fa, la capacità di dichiarare ufficialmente qualcuno come deceduto (o di indicare l’ora esatta della morte) era molto più difficile da determinare.

Il Documento Q

Ipotesi fonte Q
Ipotesi della fonte Q

La visione di Gesù come Figlio di Dio è propriamente appartenente a questo libro, ricco di precisazioni pensate e studiate per i lettori Romani, ma di certo non per gli ebrei.

Di questo Vangelo si dice, affermazione che trova dibattito da secoli, che esista una seconda stesura segreta e per pochi eletti: l’ipotesi che i vangeli di Matteo e Luca non si siano ispirati solamente a quello di Marco, ma anche ad una raccolta, andata persa, di detti di Gesù chiamata fonte o documento Q (iniziale presa dal tedesco Quelle). Questo documento sarebbe stato redatto ben vent’anni dopo la morte di Gesù. La teoria delle due fonti risale al XIX° secolo e si rivelerebbe alquanto feconda.

La fonte Q sarebbe contenuta per l’85% nei vangeli sinottici, in quanto non sono stati scritti nello stesso momento, ma vengono presentati nello stesso ordine. Luca nel suo Vangelo, a differenza di Matteo, racconta di aver fatto ricerche e di aver raccolto non solo testimonianze scritte ma anche orali, seguendo uno schema che con molta probabilità veniva usato dai primi discepoli ad uso mnemonico per successivamente essere tramandato nella catechesi. Per via di questi testi, il Gesù storico diviene mistico.

Forse è ora di abbandonare l’idea di fantasmi nella Bibbia

Un’ultima nota: fantasma potrebbe non essere più una buona traduzione della parola pneuma, soprattutto alla luce del significato moderno di fantasmaspirito sarebbe una traduzione più accurata. Per enfatizzare questo punto, considerate i seguenti versi e chieditevi quale, se uno di questi, ha un senso: Spettro di Dio o Dio è fantasma.

«Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui.»

Matteo 3:16 (CEI 2008)

«Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità.» 

Giovanni 4:24 (CEI 2008)
Gesù cammina sulle acque del mare di Galilea

Se cercate Spirito Santo nelle traduzioni più antiche scoprirete che ci sono pochissimi riferimenti. Nel XVI secolo i termini erano per lo più intercambiabili e il concetto moderno di fantasmi non era stato completamente sviluppato, ma in alcuni casi, come nei due versi citati sopra, e così come in molti altri, i traduttori scelsero deliberatamente di non usare fantasma, ma spirito

Quasi tutti gli usi di fantasma in queste versioni sono intese come Spirito Santo o “ha rinunciato al fantasma”, riferendosi a Cristo che ha ceduto il suo spirito alla sua crocifissione. In tutti gli altri casi, i traduttori hanno scelto la parola spirito invece di fantasma. Forse il miglior esempio per evidenziare questo aspetto lo troviamo nel prossimo passo, dove lo Spirito Santo è chiamato semplicemente Spirito e, successivamente, si menziona lo spirito come anima/fantasma nella stessa frase, anche se pneuma è usato in entrambi i casi.:

«Questo egli disse dello Spirito (Santo) che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.»

Giovanni 7:39 (CEI 2008)

Conclusione

Si conclude qui questo viaggio de “I Fantasmi nella Bibbia”, nel quale abbiamo potuto appurare che la traduzione greca ha sfruttato il termine spettro o fantasma per rafforzare alcune credenze cristiane. Per questo motivo non entro in merito a quello che è la fede in quanto rispetto chi ce l’ha. Che i fantasmi esistano o non esistano, ad oggi non vi è alcuna prova certa, è anche questo un atto di fede per alcuni appassionati credenti e una testimonianza personale per chi afferma di aver avuto un contatto con loro.

Come abbiamo visto, la parola greca πνεῦμα (pneuma) ha molti significati diversi, ma l’uso più comune è di anima o spirito, lo spirito interiore di un uomo (emozioni, desideri, volontà, etc.) o in riferimento allo Spirito Santo. Sebbene un angelo possa essere giustamente chiamato spirito, è altamente improbabile che i discepoli pensassero che Gesù fosse un angelo in Luca 24:37, o Luca probabilmente avrebbe usato la parola ἄγγελος (aggelos). 

Non c’è contraddizione con Gesù che dice che non era uno spirito per i suoi discepoli. Non era un’apparizione, fosse un fantasma, uno spettro, un’ombra o qualsiasi altra entità paranormale. Notate anche la precisione nelle parole attribuite a Gesù: non ha detto che non era un angelo, perché gli angeli sono apparsi nella carne (vedi Genesi 18 e 19 CEI 2008). E non era semplicemente un uomo mortale riportato in vita; era il semi-Dio nel suo corpo di risurrezione, lo stesso Gesù che un giorno, si narra, ritornerà.

Archaeus, attraverso i suoi articoli, compie un’esplorazione a “voce alta” di ogni riferimento antropologico legato ai fantasmi senza alcuna presunzione di conoscerne la verità. Non è escluso che uno studio di questo tipo possa trovare terreno fertile su un argomento così tanto discusso e discutibile sul piano spirituale e spiritico, ma scarsamente affrontato sui piani storico, antropologico e scientifico.


In copertina: The Empty Tomb [Clark Kelley Price]

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