Dopo esserci occupati di apparizioni nell’Antico Testamento, in questo articolo approfondiremo i Fantasmi nel Nuovo Testamento, nei Vangeli sinottici e in quelli apocrifi.
Chiaramente siamo affascinati dall’attività paranormale, ma i fantasmi sono davvero reali? E se sì, cosa sono e come dovremmo sentirci al riguardo? L’opinione cristiana è divisa su queste questioni. Quindi, cosa dice la Bibbia sui fantasmi?

Alcuni hanno suggerito che Elia e Mosè apparissero come fantasmi accanto a Gesù alla Trasfigurazione (vedi Matteo 17), e Gesù stesso viene scambiato per un fantasma in numerose occasioni che vedremo in questo articolo.
C’è una comprensione dei fantasmi nella Bibbia, ma il consenso generale sembra essere che, siano essi malvagi o semplicemente anime con “affari incompiuti”, questi spiriti e il potere di evocarli non devono essere presi in giro (vedi Efesini 6).
Dovremmo aver paura dei fantasmi?
Ecco, a questa domanda i credenti cristiani risponderebbero che non dobbiamo aver paura di Satana e delle sue imitazioni dei vivi e dei morti, perché se diamo i nostri cuori a Gesù e stiamo lontani da tutte le attività sataniche come le sedute spiritiche, le tavole ouija e altre attività di spiritismo, non ci accadrà nulla di male. Perché, come ho già accennato, il cristianesimo non crede nei fantasmi e ritiene che siano delle manifestaioni diaboliche.
La rappresentazione del soprannaturale attraverso la cultura, i media e l’intrattenimento porta molte persone a temere il soprannaturale. Le storie di spiriti che perseguitano e attaccano possono davvero distruggere una persona. Ma i credenti non avrebbero nulla da temere quando si tratta di spiriti invisibili, perché la loro sicurezza è ferma nel loro Salvatore. Per i cristiani non c’è spirito o potere più grande di Gesù.
Ne troviamo un esempio nel libro 1 Giovanni:
«Carissimi, non prestate fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono venuti nel mondo.
1 Giovanni 4:14-4 (CEI 2008)
In questo potete riconoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo. Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto costoro, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo.»

Ne troviamo un altro esempio qui:
«Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.»
Romani 8:38-39 (CEI 2008)
Un’ennesima rafforzatura del concetto la troviamo anche nel libro di Giacomo:
«Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà lontano da voi. 8Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi. Peccatori, purificate le vostre mani; uomini dall’animo indeciso, santificate i vostri cuori.»
Giacomo 4:7-8 (CEI 2008)
Fantasmi nel Vangelo di Matteo?
Gesù scambiato per un fantasma

Tralasciando l’Antico Testamento, parrebbe che nel Nuovo la credenza nei fantasmi sia più viva, in quanto i Vangeli riporterebbero il termine più volte. Il primo esempio è il Vangelo di Matteo, nel quale al capitolo 14 al versetto 26, i discepoli vedrebbero Gesù camminare sulle acque (nella traduzione dall’ebraico c’è scritto che attraversasse le acque: un concetto completamente diverso!), scambiandolo per un fantasma.
La prima cosa da sapere, è che il libro di Matteo pare non sia stato scritto in ebraico antico bensì in aramaico, quindi la trascrizione da quella lingua potrebbe aver subito, come tutti gli antichi testi biblici, svariate interpretazioni secondo la linea teologica prefissata da una religione piuttosto che da un’altra. Esistono due versioni del Nuovo Testamento in aramaico, il più vecchio è una versione siriaca chiamata Peshitta, accettata dalla Chiesa nestoriana, ovvero la Chiesa assira d’Oriente facente sempre parte della Chiesa cristiana. Il termine Peshitta (mappaqtâ pšîṭtâ) significa letteralmente “traduzione semplice”, ma può essere anche tradotto come “comune”, “genuina” o “corretta”.

Nella Bibbia Peshitta la traduzione di ciò che leggiamo con fantasma in Matteo 14,26 è falsa visione. Evidentemente come per l’ebraico antico, anche nell’aramaico il concetto di fantasma non esisteva ancora.
Questo non significa che i fantasmi non debbano esistere o che a quel tempo non esistessero. Probabilmente non avevano ancora un vero termine che li distinguesse dallo spirito che Dio ha soffiato dentro l’uomo, oppure l’idea di fantasma era completamente diversa. Lo stesso episodio riportato da Matteo, lo ritroviamo ovviamente anche in Marco e in Giovanni. In quest’ultimo non vi è ombra di fantasmi: la traduzione riporta solo che i discepoli vedendo Gesù camminare sulle acque ebbero paura.
Fantasmi nel Vangelo di Luca?
Solo nel Vangelo di Luca non si narra della camminata sulle acque, bensì viene citato il “fantasma” di Gesù in un altro episodio nel capitolo 24 nei versetti dal 37 al 39 in cui, una volta risorto, appare ai discepoli mentre stanno parlando proprio della sua resurrezione:

“Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho»”
(Bibbia CEI 2008)
La traduzione dall’ebraico di fantasma è spirito, ma se il Vangelo di Luca, come quello di Matteo, provengono dall’aramaico, anche in questo caso il termine identificato con spirito non sarebbe corretto.
Il termine Pneuma
La parola greca usata nel vangelo di Luca nei versetti 37 e 39 è πνεῦμα (pneuma), che si riferisce a molte cose nel Nuovo Testamento. In questi versi, è tradotto in vari modi come spirito o fantasma. Altrove, è tradotto come fantasma (nelle vecchie traduzioni), oppure come anima, spettro, spirito di un uomo (intendendo come pensa e sente), Spirito Santo, demone (quale spirito impuro); altre volte è tradotto come la natura divina di Cristo, il respiro umano e il vento. Sebbene occasionalmente si riferisca a esseri angelici, non è mai tradotto espressamente come angelo.

Tutte le 186 istanze di angelo o angeli nel Nuovo Testamento, derivano dalla parola greca ἄγγελος (aggelos pronunciato “ang’-el-os”). Questa è probabilmente la causa della presunta contraddizione. In Ebrei 1:7 e 1:14 (CEI 2008), gli angeli sono descritti rispettivamente come spiriti tutelari. Quindi, anche se le parole greche sono diverse e di solito si riferiscono a cose diverse, c’è una certa sovrapposizione tra di loro. Cioè, gli angeli sono spiriti (pneumata), ma pneuma di solito si riferisce a qualcosa di diverso da un angelo.
Ad esmepio, nel I secolo, il medico romano Galeno di Pergamo (129-201 circa), userà il termine pneumata indicando i tre spiriti che regolano le tre diverse facoltà dell’anima umana (concupiscente, emotiva e razionale), che sidiederebbero rispettivamente nel fegato, nel cuore e nel cervello.
Fantasmi nel Vangelo di Marco?

Nel capitolo 6 ai versetti 45 fino al 52, si narra dei discepoli che scambiano Gesù per un fantasma.
Gli studiosi moderni concordano sul fatto che il Vangelo di Marco sia il primo libro neotestamentario ad essere stato scritto e che avrebbe ispirato successivamente gli altri due vangeli sinottici, ovvero quelli di Matteo e Luca. Il Vangelo di Marco, pervenuto da fonte anonima in lingua greca, risalirebbe attorno al 65-70 d.C. e con molta probabilità in territorio romano, basandosi su precedenti trascrizioni orali e scritte in aramaico.
Il termine Fantasma deriva dalla parola radice greca phantasma e si riferisce a un’apparizione o uno spettro. La tradizione ebraica insegnava che i demoni vagavano nel deserto e nel mare, quindi i Dodici potrebbero pensare che Gesù sia un demone piuttosto che un fantasma come spirito di un defunto.
In Luca 24 (CEI 2008), Gesù conforta i suoi discepoli, dissipa l’idea che fosse uno spirito e dimostra di avere sia il corpo che l’anima. Mangiare qualcosa era la prova finale per dimostrare che non era uno spirito umano disincarnato. L’affermazione di Gesù non era “anche se ci sono fantasmi, io non sono un fantasma”. Era piuttosto un enfatico: “non sono un’anima disincarnata; ho sia l’anima che il corpo”.
Gesù dimostrò di non essere solo uno spirito, né di essere solo un uomo in un corpo umano mortale. Era nel suo corpo glorificato risorto. L’apostolo Paolo spiegò questo argomento di un corpo spirituale risorto in 1 Corinzi 15:42–52 (CEI 2008), mostrando che Gesù era la primizia (1 Corinzi 15:20 CEI 2008) di ciò che un giorno sperimenteranno tutti i cristiani.
Fantasmi nel vangelo di Giovanni?

Prima che Gesù resuscitasse Lazzaro in Giovanni 11:43–44 (CEI 2008), è riportato che attese deliberatamente due giorni dopo aver sentito che Lazzaro era gravemente malato (Giovanni 11:6 CEI 2008). Sulla base della cronologia fornita, sembra che Lazzaro sia morto più tardi quello stesso giorno.
Quando Gesù e i suoi discepoli arrivarono a Betania, una località della Giudea, attualmente parte della Cisgiordania, molto vicina a Gerusalemme, Lazzaro era morto da quattro giorni. Anche la sorella di Lazzaro, Marta, era sbalordita all’idea che Gesù chiedesse di far rotolare via la pietra della tomba del fratello, poiché sarebbe stato ormai in putrefazione (Giovanni 11:39 CEI 2008).
Era al di là della resurrezione fisica nel pensiero convenzionale del tempo. Anche i membri della famiglia e gli amici pensavano che Gesù avesse “perso la sua opportunità” di compiere un miracolo guarendo Lazzaro prima che morisse ( Giovanni 11:32, 37 CEI 2008). Ma Gesù, quale figlio di Dio nella teologia cristiana, non è vincolato dalle errate credenze umane e ha potere persino sulla morte stessa. Lazzaro fu risuscitato e Dio fu glorificato.

Dopo la crocifissione e risurrezione, Gesù fece trasalire i suoi discepoli quando improvvisamente apparve in mezzo a loro che avevano chiuso (o, meglio, sbarrato) le porte per paura dei Giudei (Luca 24:35 e Giovanni 20:19 CEI 2008). Erano allarmati poiché le porte erano chiuse e l’improvvisa apparizione di Gesù li fece supporre di aver visto uno spirito. Anche un uomo che era stato risuscitato dai morti, come Lazzaro, per esempio, non poteva attraversare muri o porte chiuse, se questo è ciò che fece Gesù al suo sepolcro. Potrebbe essersi semplicemente manifestato in mezzo a loro, un atto che sarebbe anche al di là delle capacità di un semplice mortale.
Il concetto di fantasma non era ancora presente

Il concetto di fantasma quale spirito di un defunto, era ancora lontano dalle menti degli scrittori biblici. Pensavano piuttosto ad un angelo o a un demone, dipendeva dalla natura comportamentale della persona morta o presunta tale. Un esempio lo possiamo trovare in Atti 12:13-15 (CEI 2008), dove i discepoli temono che Pietro sia stato ucciso mentre era in prigione. Quando del tutto inaspettatamente Pietro si presentò alla porta, “una serva di nome Rode si avvicinò per sentire chi era“. Aprì la porta e disse ai discepoli che Pietro era fuori lì fuori, ma loro le risposero che era sicuramente “il suo angelo” (ἄγγελος, aggelos).
Ma in greco antico, il termine ἄγγελος (da ἀγγέλλω che signifca annunzio/annunciazione) aveva il significato generico di “messaggero”. Fu solo successivamente che gli esegeti greci delle Sacre Scritture diedero al termine una connotazione religiosa di un essere sovrumano, quale ponte fra Dio e gli uomini, quindi fra il cielo e la terra. In quel caso Dio si servirebbe dei mal’ākh (termine greco che significa messaggeri o ministri) per fare eseguire agli uomini la sua volontà.
Lo Psicopompo nella cultura greca: il traghettatore delle anime
C’è anche un’altrra cosa da aggiungere: il termine ἄγγελος era inizialmente lehato al mondo degli inferi e non degli angeli, la quale denominazione era quella di demoni, oppure di esseri diabolici o, ancora, di divinitò ctonie, Nella mitologia greca, divinità sotterranee dette ctonie, come Ade, il signore degli Inferi (per i Greci) o Dite (per i Latini).
Queste divinità erano protettrici dei defunti. Se pensiamo, ad esempio, allo psicopompo di Ermes, una forma di divinità che accompagna le anime dei morti nell’oltretomba, tipo il Caronte dantesco o la dea Ecate per i romani. Il termine psicopompo, infatti, deriva dal greco antico ψυχοπομπóς (Psyché (anima) e pompós (colui che manda).
Lo stesso vale per il “capo degli dèi” greci, Zeus, al quale viene attribuito il titolo di ἀγαϑὸς ἄγγελος (ovvero, angelo buono‘), qualificandolo come dio degli inferi, come si può leggere sui monumenti conservati dal filologo tedesco Georg Kaibel (1849-1901), l’Epigrammata Graeca ex lapidibus conlecta, (Berlino 1878). Questo titolo va indubbiamente in contrasto con quello posto nell’iscrizione di Stratonicea (ὔψιστος) che lo qualifica come l’altissimo dio celeste.
Questo potrebbe significare che quando l’anima di un vero seguace di Dio ha finalmente lasciato il suo corpo, diventa come un angelo, ma non è in grado di assumere una forma fisica. Quindi i discepoli avrebbero creduto che fosse l’angelo custode di Pietro (un concetto a cui forse allude Gesù nel vangelo di Matteo:
«Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.»
Matteo 18:10 (CEI 2008)

Ed è qui che entra in gioco la presunta contraddizione. Prendendo le parole greche di spirito e angelo, che appaiono in origine esattamente uguali in tutti gli usi, in realtà non lo sono. Non si può ignorare i passaggi in cui gli angeli sono in grado di assumere una forma fisica e mangiare:
«Ma egli insistette tanto che vennero da lui ed entrarono nella sua casa. Egli preparò per loro un banchetto, fece cuocere pani azzimi e così mangiarono.»
Genesi 19:3 (CEI 2008)
Sarebbe contraddittorio affermare che i fantasmi (nel senso moderno di un essere umano deceduto disincarnato) esistono davvero nei vangeli quando Gesù tranquillizza i suoi discepoli dicendo loro di non essre un fantasma. Molto probabilmente è solo un caso di fraintendimento delle complessità delle parole greche. Un angelo può essere definito uno spirito, ma non deve essere confuso con tutti i sensi della parola spirito (pneuma) come usato nel Nuovo Testamento.
Sarebbe come dire che il piano di una casa, il piano (pianoforte) e piano (quale andatura) devono significare la stessa cosa perché sono la stessa parola. In realtà di tratta di parole polisemiche, che hanno più significati.
Quindi qui non c’è contraddizione. In effetti, Gesù calma i discepoli e potrebbe aver corretto un po’ di folclore ebraico. Alcuni ebrei di quel tempo apparentemente credevano che l’anima di una persona rimanesse vicino al suo corpo per tre giorni nel caso tornasse in vita. Dopo tre giorni, l’anima se ne andava, quindi si riteneva improbabile che qualcuno potesse tornare in vita dopo.
Alcuni ebrei credevano che l’anima andasse nello Sceol (parola usata nelle Scritture ebraiche per descrivere il regno dei morti) se era malvagia, oppure che venisse trasformata in un angelo e andava nel Seno di Abramo (la regione più alta degli inferi, secondo l’apologeta cristiano Tertulliano, in cui le anime dei giusti godono di una consolazione provvisoria fino alla resurrezione della carne).

Apparentemente, il concetto ebraico di anima o spirito disincarnato non è lo stesso del concetto occidentale di fantasma, che è considerato lo spirito di una persona intrappolato sulla terra a tempo indeterminato dopo la morte. Lo spirito in alcune tradizioni ebraiche era l’anima di un uomo o di una donna che aspettava tre giorni attorno al suo corpo nel caso in cui tornasse in vita (possibilmente da quello che chiameremmo un coma) o risorgesse, come nel caso dei miracoli compiuti da Elia ed Eliseo attraverso il potere di Dio. Nel nostro mondo moderno, la finalità della morte può essere accertata con più certezza di quanto non fosse in passato.
Abbiamo strumenti che determinano se una persona è morta, o come si direbbe, con un encefalogramma piatto, ovvero, una morte cerebrale. Oggi possiamo misurare il polso, quindi il battito cardiaco, poi le funzioni respiratorie e le onde cerebrali. Anche fino a un secolo fa, la capacità di dichiarare ufficialmente qualcuno come deceduto (o di indicare l’ora esatta della morte) era molto più difficile da determinare.
Il Documento Q

La visione di Gesù come Figlio di Dio è propriamente appartenente a questo libro, ricco di precisazioni pensate e studiate per i lettori Romani, ma di certo non per gli ebrei.
Di questo Vangelo si dice, affermazione che trova dibattito da secoli, che esista una seconda stesura segreta e per pochi eletti: l’ipotesi che i vangeli di Matteo e Luca non si siano ispirati solamente a quello di Marco, ma anche ad una raccolta, andata persa, di detti di Gesù chiamata fonte o documento Q (iniziale presa dal tedesco Quelle). Questo documento sarebbe stato redatto ben vent’anni dopo la morte di Gesù. La teoria delle due fonti risale al XIX° secolo e si rivelerebbe alquanto feconda.
La fonte Q sarebbe contenuta per l’85% nei vangeli sinottici, in quanto non sono stati scritti nello stesso momento, ma vengono presentati nello stesso ordine. Luca nel suo Vangelo, a differenza di Matteo, racconta di aver fatto ricerche e di aver raccolto non solo testimonianze scritte ma anche orali, seguendo uno schema che con molta probabilità veniva usato dai primi discepoli ad uso mnemonico per successivamente essere tramandato nella catechesi. Per via di questi testi, il Gesù storico diviene mistico.
È ora di abbandonare l’idea di fantasmi nel Nuovo Testamento?
Un’ultima nota: fantasma potrebbe non essere più una buona traduzione della parola pneuma, soprattutto alla luce del significato moderno di fantasma; spirito sarebbe una traduzione più accurata. Per enfatizzare questo punto, considerate i seguenti versi e chieditevi quale, se uno di questi, ha un senso: Spettro di Dio o Dio è fantasma.
«Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui.»
Matteo 3:16 (CEI 2008)
«Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità.»
Giovanni 4:24 (CEI 2008)

Se cercate Spirito Santo nelle traduzioni più antiche scoprirete che ci sono pochissimi riferimenti. Nel XVI secolo i termini erano per lo più intercambiabili e il concetto moderno di fantasmi non era stato completamente sviluppato, ma in alcuni casi, come nei due versi citati sopra, e così come in molti altri, i traduttori scelsero deliberatamente di non usare fantasma, ma spirito.
Quasi tutti gli usi di fantasma in queste versioni sono intese come Spirito Santo o “ha rinunciato al fantasma”, riferendosi a Cristo che ha ceduto il suo spirito alla sua crocifissione. In tutti gli altri casi, i traduttori hanno scelto la parola spirito invece di fantasma. Forse il miglior esempio per evidenziare questo aspetto lo troviamo nel prossimo passo, dove lo Spirito Santo è chiamato semplicemente Spirito e, successivamente, si menziona lo spirito come anima/fantasma nella stessa frase, anche se pneuma è usato in entrambi i casi.:
«Questo egli disse dello Spirito (Santo) che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.»
Giovanni 7:39 (CEI 2008)
Conclusioni

Eccoci arrivati alla fine di questo piccolo viaggio su I fantasmi nel Nuovo Testamento. Un tema tanto delicato quanto affascinante, che ci dimostra come parlare di spiriti nei testi sacri sia meno raro di quanto si pensi… anche se il modo in cui queste figure vengono descritte dipende moltissimo dalle parole, dalle traduzioni e dal contesto.
Abbiamo visto, ad esempio, che la parola greca πνεῦμα (pneuma) non indica necessariamente un “fantasma” nel senso moderno del termine, ma può riferirsi allo spirito interiore di un uomo, all’anima, o anche allo Spirito Santo. Un concetto sfaccettato, che ha generato non poca confusione soprattutto nella ricezione occidentale dei testi.
Un passo emblematico è Luca 24:37, dove si racconta che i discepoli, vedendo Gesù risorto, si spaventarono pensando di vedere un fantasma (pneuma, appunto). Ma Luca non usa il termine ἄγγελος (aggelos), che avrebbe indicato chiaramente un angelo. E Gesù stesso risponde in modo molto netto: «Toccatemi, guardatemi: uno spirito non ha carne e ossa come vedete che ho io». In altre parole, sta chiarendo di non essere un’apparizione, né uno spettro, né un’entità incorporea.
Non sta dicendo: «non sono tornato in vita», ma «non sono un fantasma». Il che, di per sé, ci dice tanto su cosa i discepoli credessero possibile all’epoca, e su come certe credenze spirituali e popolari convivevano con la teologia.
Ora, che i fantasmi esistano o meno, lo sappiamo: non c’è alcuna prova definitiva. Per alcuni, credere nella loro esistenza è una questione di fede, per altri è una testimonianza personale. Per me, invece, è soprattutto un’occasione per studiare come le culture hanno cercato di dare forma all’invisibile.
Con Archaeus, provo proprio a fare questo: non dimostrare se qualcosa esiste o no, ma esplorare come ne abbiamo parlato, temuto, sperato. E la Bibbia, da questo punto di vista, è una miniera. Non tanto perché “parla di fantasmi”, ma perché ci mostra come, anche nei testi religiosi più autorevoli, l’idea dello spirito che continua ad esistere non è affatto estranea.
Alla fine, non ho certezze da offrire, ma ho domande che — secondo me — vale sempre la pena farsi. Perché anche quando parliamo di fede, ci muoviamo sempre in bilico tra il simbolo e il mistero. E in quel territorio sfumato, i fantasmi (quelli veri o solo immaginati) trovano sempre un posto.