Le Esperienze di Pre-Morte (acronimo inglese NDEs – Near-Death Experiences) sono fenomeni che hanno affascinato e confuso l’umanità per secoli. Sebbene siano spesso associate a visioni luminose, sentimenti di pace, e incontri con entità benevole, esiste un lato oscuro e meno conosciuto di queste esperienze: le Esperienze di Pre-Morte Angoscianti (acronimo inglese dNDE – Distressing Near-Death Experience). Questi episodi, vissuti da persone che si trovano in prossimità della morte o in condizioni mediche critiche, presentano caratteristiche drammaticamente diverse dalle esperienze positive o trasformative.
Mentre le NDE “positive” sono spesso descritte come rassicuranti e confortanti, le NDE angoscianti sono connotate da sentimenti intensi di paura, ansia, isolamento e terrore. Alcuni sopravvissuti raccontano di essere stati trascinati in oscurità profonde, di aver vissuto stati di smarrimento, o di aver incontrato presenze minacciose. In alcuni casi, le persone si sentono intrappolate in ambienti ostili o percepiscono il proprio corpo in decomposizione, esperienze che evocano un profondo senso di impotenza e angoscia.
Questi episodi possono essere suddivisi in diverse categorie, ciascuna caratterizzata da particolari vissuti emozionali e sensoriali:
- Esperienze di vuoto o nulla: Alcuni individui raccontano di trovarsi in un vuoto assoluto, senza luce o suoni, dove la loro coscienza sembra vagare in un isolamento disperato. Questa sensazione di vuoto può essere accompagnata da una perdita di identità e di senso di sé, portando il soggetto a percepire una completa dissoluzione della propria esistenza.
- Esperienze di giudizio o condanna: Altre persone descrivono sensazioni di giudizio severo o la percezione di essere punite per azioni compiute durante la loro vita. Queste esperienze possono includere visioni di scenari che ricordano le descrizioni dell’inferno presenti in varie tradizioni religiose, con figure demoniache, fuoco e sofferenza eterna.
- Esperienze di panico o soffocamento: Alcuni sopravvissuti riportano episodi di estremo panico, in cui si sentono intrappolati, incapaci di respirare o di sfuggire a una forza oscura. Queste esperienze possono evocare una profonda sensazione di impotenza, come se fossero prigionieri di un destino ineluttabile.
Le dNDE, benché meno discusse rispetto a quelle più positive, pongono domande importanti sulla natura della coscienza, sul significato della morte e sulla variabilità delle esperienze umane in momenti di crisi estrema. Gli studi su queste esperienze, sebbene più limitati rispetto a quelli sulle esperienze positive, stanno iniziando a rivelare un quadro complesso e stratificato.
Alcuni esperti suggeriscono che le esperienze di pre-morte angoscianti potrebbero essere il risultato di paure radicate nella psiche, come il timore della morte o il senso di colpa per azioni passate. Altri sostengono che potrebbero rappresentare una vera esperienza di un aldilà negativo, o una fase di transizione difficile tra la vita e la morte. È anche stato ipotizzato che fattori biologici, come l’ipossia cerebrale o le reazioni chimiche nel cervello in punto di morte, possano giocare un ruolo significativo nel modellare queste esperienze.
A complicare ulteriormente la comprensione delle dNDE è il fatto che molte persone scelgono di non condividere queste esperienze a causa del senso di vergogna, paura o confusione che ne deriva. Tuttavia, per coloro che lo fanno, il ritorno alla vita può essere accompagnato da un trauma psicologico significativo. Alcuni possono sviluppare sindromi da stress post-traumatico, disturbi d’ansia, o avere difficoltà nel reintegrare le loro esperienze con la loro visione del mondo preesistente.
Un ulteriore punto di interesse riguarda il confronto tra le esperienze di pre-morte angoscianti e le esperienze di pre-morte “positive”. Perché alcuni individui sperimentano la pace e la serenità, mentre altri affrontano terrore e angoscia? Questa domanda continua a sfidare i ricercatori, che cercano di identificare fattori personali, culturali e spirituali che possano influenzare il tipo di esperienza vissuta.
Le dNDE, pur restando enigmatiche, hanno il potenziale di offrire una nuova comprensione della mente umana e della sua relazione con la morte. Studiare queste esperienze non solo amplia la nostra conoscenza sulla natura delle NDE, ma potrebbe anche fornire strumenti per aiutare coloro che ne soffrono a integrare queste esperienze nella loro vita quotidiana, migliorando così la qualità della loro esistenza post-crisi.
Cosa sono le Esperienze di Pre-Morte Angoscianti (dNDE)
Le Esperienze di Pre-Morte (NDE) e le Esperienze di Pre-Morte Angoscianti (dNDE) sono state riportate in diverse circostanze, dalle emergenze mediche come l’arresto cardiaco a eventi spontanei. Il termine esperienza di pre-morte è stato originariamente coniato per descrivere specifici casi di studio, ma ricerche successive hanno riconosciuto che tali esperienze non avvengono necessariamente in situazioni di reale vicinanza alla morte. Uno studio ha concluso che le NDE che si verificano sia in situazioni di reale pericolo di vita sia in contesti più distanti dalla morte presentano caratteristiche simili. Il sociologo Allan Kellehear ha sottolineato che le NDE rappresentano un’esperienza sociale comune, vissuta in diversi contesti oltre alla malattia.
Un aspetto meno discusso delle NDE è quello delle esperienze angoscianti o infernali, dove la persona si trova in un vuoto oscuro o viene trascinata in un inferno. Il cardiologo Maurice S. Rawlings (1922-2010) fu tra i primi a descrivere queste dNDE, riportando il caso di un paziente rianimato che implorava di essere riportato in vita per sfuggire all‘inferno. Sebbene il suo lavoro fosse inizialmente criticato per un possibile bias religioso, altre ricerche hanno poi confermato l’esistenza di dNDE. Nancy Evans Bush, che ha vissuto una di queste esperienze, ha dedicato decenni a studiarle, culminando nel suo libro Dancing Past the Dark del 2012.
La ricercatrice britannica Margot Grey (1936-2015) ha classificato queste esperienze come NDE negative o NDE infernali, mentre gli studiosi Bruce Greyson e la collega Bush hanno interpretato cinquanta casi come simili alle NDE classiche, ma vissute in modo angosciante. La cardiologa Barbara R. Rommer ha proposto una terza categoria, in cui le persone erano turbate dal rivivere la revisione della propria vita, pur sostenendo che queste esperienze avessero effetti positivi a lungo termine, una conclusione contestata da Bush per mancanza di prove oggettive.
Alcune dNDE evolvono in esperienze piacevoli, o viceversa. È stato suggerito che chi teme la perdita di controllo o dell’ego abbia maggiori probabilità di resistere all’esperienza della morte, raccontando quindi NDE più angoscianti. Greyson e Bush hanno ipotizzato che queste esperienze possano essere una forma di disturbo da stress post-traumatico, notando che gli effetti a lungo termine potrebbero durare quanto quelli delle NDE piacevoli.
Nonostante la scarsità di dati statistici, alcune ricerche offrono stime sulla frequenza delle dNDE. Ad esempio, lo psicologo Charles Garfield ha scoperto che tra i sopravvissuti a un infarto che riferivano visioni, vi erano esperienze spiacevoli quasi quanto quelle piacevoli. In altri studi, le dNDE rappresentano una minoranza: un ottavo dei casi raccolti da Greyson e il 18% della raccolta di Rommer. Solo uno studio ospedaliero prospettico ha documentato due dNDE su quindici casi totali.
È importante anche considerare esperienze trasformative angoscianti che si verificano al di fuori di situazioni di pericolo di vita. Questi racconti, raccolti nei centri di ricerca religiosa, includono esempi dalla letteratura medievale e da testi antichi come il Libro tibetano dei morti (Bardo Thödol), un testo buddhista del XIII secolo che descrive il viaggio dell’anima dopo la morte attraverso vari stati intermedi (bardo) verso la rinascita o l’illuminazione, e il Libro egiziano dei morti, un insieme di testi funerari risalenti al circa 1550 a.C. che guidavano l’anima dei defunti nell’aldilà, contenente incantesimi e istruzioni per superare le prove nell’Oltretomba.
Data la limitata ricerca sull’argomento, è possibile trarre solo conclusioni provvisorie. Bush ha commentato che sia le NDE piacevoli che quelle angoscianti rappresentano la profondità dell’esperienza spirituale e non riflettono il carattere morale di chi le vive. La ricerca futura dovrebbe prestare maggiore attenzione alle dNDE, adattando strumenti come la scala di Greyson per includere tali esperienze.
L’argomento delle dNDE è spesso evitato, e questa avversione è piuttosto diffusa. Greyson, che ha incontrato «visioni molto angoscianti in punto di morte» nel suo studio, ha condiviso la sua sorpresa riguardo alle reazioni: «Sono rimasto colpito dalle risposte. La maggior parte delle persone le ignora completamente. Alcuni si arrabbiano, pensando che ci sia qualcosa di sbagliato in me! Alcuni mi hanno persino detto di aver saltato quel capitolo. Mi aspettavo qualche discussione, ma non queste reazioni”. Questo atteggiamento è confermato dalla quasi totale mancanza di studi approfonditi sulle esperienze di quasi-morte angoscianti (dNDE)».