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Ricerca del Paranormale: un confronto tra ghost hunting e investigazione sul paranormale

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Premessa

Purtroppo la storia della ricerca del paranormale non brilla di genuinità. Non si tratta di un articolo polemico, ma un’esposizione dei fatti. Vorrei fosse preso seriamente e con onestà intellettuale soprattutto dagli stessi investigatori del paranormale e ghost hunters. Leggo molto spesso di una situazione di stallo che si è venuta a creare in questo tipo di ricerca e la spiegazione credo stia proprio nella storia stessa del ghost hunting. Questo resoconto però, è scritto per il pubblico in genere, non esclusivamente per gli addetti ai lavori, quindi, per quanto già siano a conoscenza di alcuni aspetti, mi pare sensato iniziare dalle basi.

La Ricerca del Paranormale oggi

Differenza tra ghost hunting e investigazione sul paranormale

Si sente parlare molto di ghost hunting e investigazione sul paranormale. Più o meno sono la stessa, ma la differenza risiede principalmente nelle metodologie e nelle finalità con cui operano. In alcuni testi ho letto che fra i due tipi di ricercatori dovrebbe esserci una differenza, ma in Italia soprattutto, non è presa in considerazione: i ghost hunters andrebbero a caccia di prove in luoghi, dove non necessariamente ci sono state testimonianze di apparizioni o fenomeni, mentre gli investigatori del paranormale non andrebbero in cerca di fantasmi, ma per verificare quale sia la fonte dei fenomeni insoliti segnalati.

Un Ghost Hunter (letteralmente cacciatore di fantasmi) è una persona che si dedica alla ricerca di prove di attività paranormali, principalmente focalizzandosi sulla raccolta di prove visive, audio e di altre evidenze fisiche della presenza di fantasmi o entità sovrannaturali. Generalmente utilizzano strumenti tecnologici come termometri, sensori di movimento, telecamere termiche e registrazioni audio per rilevare eventuali attività paranormali. Il loro obiettivo principale è documentare e registrare la presenza di spiriti o fantasmi.

Un Investigatore del Paranormale è qualcuno che analizza, studia e cerca di comprendere fenomeni paranormali o inspiegabili. Questo tipo di investigatore può utilizzare diverse metodologie, come la ricerca storica, l’interazione con esperti di diverse discipline e tecniche di indagine scientifica forense per cercare di identificare le cause dei fenomeni osservati. La loro attenzione si concentra più sull’investigazione e sulla ricerca delle potenziali cause razionali o spie scientifiche dietro ai fenomeni paranormali, piuttosto che cercare di raccogliere prove visive o audio di presenze sovrannaturali.

Eppure, nella maggior parte dei casi, gli investigatori del paranormale operano come i ghost hunters. E nonostante molti team di investigazione sul paranormale affermino di non cercare fantasmi, quando fanno una sessione di metafonia (spesso ripresa in video) chiedono al presunto spirito se fosse morto lì e in quale circostanza. Se è morto e aspetti che ti risponda, allora credi sia uno spirito e se si manifesta è un fantasma. Quindi aleggia una sorta di incoerenza in molti investigatori, spesso il risultato di poca conoscenza dell’argomento e del loro operato.

Scorgere i ricercatori più seri è impresa un po’ ardua, ma basta focalizzarsi su come si espongono. Se un video è ricco di suspense e accennano ai fantasmi, allora siamo di fronte ad un ghost hunter (che magari si spaccia per investigatore del paranormale per darsi un tono parlando di entità anziché di fantasmi, ma non fa alcuna differenza), diversamente, se ci sono dati analitici, report e i video sono solo di spiegazione del fenomeno (anche se non si comprendesse la reale causa), saremmo di fronte ad un investigatore del paranromale.

In sintesi, la differenza principale sta nel fatto che il Ghost Hunter si focalizza sulla documentazione delle presenze paranormali, mentre l’Investigatore del Paranormale si propone di analizzare e capire le cause di tali fenomeni.

Chi ha creato confusione e contrasti fra ghost hunting e investigazione?

TAPS - Ricerca del Paranormale
Un’immagine del team americano TAPS

Nonostante la maggior parte degli investigatori del paranormale operino come i ghost hunters, è nata una certa diatriba tra i due gruppo di ricerca. E questa diatriba nasce da un team che ha ispirato moltissime persone in tutto il mondo: The Atlantic Paranormal Society (TAPS), un’organizzazione che indaga presunte attività paranormali con sede Warwick, Rhode Island, negli USA e fondata, così dichiara, nel 1990 da Jason Hawes e Grant Wilson.

La TAPS diventa popolare grazie ad una serie televisiva che approda nei palinsesti italiani solo nel 2010 e alla sua terza stagione (che in Italia si pensava fosse la prima). Dopo il successo ottenuto, molte persone hanno iniziato a emularli. Poco tempo dopo arriva un’altra serie televisiva con un altro team: i Ghost Adventures di Zak Begans & Co.

Rispetto alla TAPS, i Ghost Adventures sembrano più investigatori d’assalto, sfrontati e impavidi, che affrontano gli eventuali spiriti e demoni come gladiatori. Questo atteggiamento piace a molti loro sostenitori che non mancheranno di imitarli. A quel punto la TAPS decide un’operazione di marketing: dichiarare che loro sono più seri, non nel senso di come si pongono con gli spiriti, ma intendendo che le loro indagini sono serie e non un gioco, tra l’altro pericoloso. E per affermare questo scrivono una frase sul loro sito web: «We are Paranormal Investigators, Not Ghost Hunters», ovvero, “Siamo investigatori paranormali, non cacciatori di fantasmi”.

A quel punto nasce la diatriba tra chi emula la TAPS e chi i Ghost Adventures. E questa diatriba continua ancora oggi, dove gli investigatori del paranormale prendono le distanze dai ghost hunters.

Quando dico spesso che nella maggior parte degli investigatori del paranormale/ghost hunters vi è incoerenza, questa inizia proprio dai loro beniamini. La serie televisiva che ha lanciato la TAPS si intitola Ghost Hunters. Buffo, non è vero?

Il K2 che rileva la frequenza degli spiriti

Non si può parlare di ghost hunting moderno senza citare il famigerato KII-Meter, altresì conosciuto come K2. Il misuratore K2 ha guadagnato la sua notevole reputazione dopo essere apparso nella terza stagione del programma televisivo di caccia ai fantasmi, Ghost Hunters. È stato affermato che il dispositivo consentisse la comunicazione dagli spiriti manipolando le luci a LED sul contatore. In un episodio che copre un’indagine sugli omicidi di Manson, Grant Wilson afferma:

«The K2 meter measures magnetic fields, and it’s been specially calibrated for paranormal investigators» 

che tradotto significa: “Il misuratore K2 misura i campi magnetici ed è stato appositamente calibrato per gli investigatori del paranormale”.

K2 - KII-Meter

Devo ancora scoprire esattamente come questo dispositivo possa essere “calibrato appositamente” per gli investigatori del paranormale (ma è in TV, quindi deve avere ragione… giusto?). L’affermazione non è solo falsa, è assurda! Come è assurdo credere che questo gadget misuri campi elettromagnetici (EMF) alla stessa maniera di un serio misuratore di EMF. Ricordo un’indagine in cui si accendevano le lucine di un K2, ma il Trifield 100XE EMF Meter non stava rilevando nulla.

Quanta ignoranza c’era… E, purtroppo, c’è ancora! Perché la maggior parte di chi si cimenta a fare “indagini paranormali” non sa niente di tecnico, basta solo che lo strumenti rilevi qualcosa per gridare al fantasma e il pubblico che segue il team, più ignaro dei loro beniamini, metta likes e scriva commenti di stupore non sapendo neppure cosa siano veramente i campi elettromagnetici e come funziono questi strumenti.

Ma qual’è la teoria sulla presunta comunicazione con l’altra parte usando un K2?

Si accende lo strumento, si pongono domande agli spiriti (o altre entità) e questi risponderebbero facendo lampeggiare i LED. E se all’estero l’accensione dei LED ha una differente risposta in base a quante luci si accendono, da noi basta che si accendano. E questo teatrino è andato avanti per un oltre un decennio, andando a scemare solo di recente, ma ci sono ancora tanti di team che lo usano per rilevare presenze ultraterrene.

Questo strumento Safe Range (K2) che non manca nello zaino della maggior parte degli indagatori di fantasmi, nasce da una piccola azienda newyorkese, la K-II Enterprises, con sede a Syracuse. Ha prodotto per oltre trent’anni una serie di dispositivi misuratori EMF e non solo, anche il Dog Dazer, un dispositivo che scoraggia i cani aggressivi con segnali radio acuti. Analizzando le varie descrizioni e recensioni del K2, diventa chiaro che è un misuratore di campo elettromagnetico relativamente inaffidabile. Funziona su un solo asse (devi agitarlo per ottenere una lettura corretta) ed è non schermato, il che significa che può essere attivato da un cellulare, una radio ricetrasmittente o praticamente qualsiasi tipo di dispositivo elettronico che occasionalmente emette onde elettromagnetiche.

Si è scoperto anche che può rilavare persino un mouse per computer e una batteria per fotocamera, queste ultime sempre in dotazione ai cacciatori di fantasmi. Non solo è uno strumento iIrregolare, incline a falsi positivi, ma è anche facilmente manipolabile e internet contiene una pletora di siti web e video tutorial che mostrano come modificarlo, portando alcuni venditori di equipaggiamento da ghost hunting a costruire K2 che garantiscono buone rilevazioni.

Eviterò di spiegarvi io la parte tecnica, meglio lasciarlo fare a chi è più competente: l’Associazione Culturale Orizzonti Paranormali, che diversamente da tante altre, investiga in maniera sperimentale e con una metodologia dai protocolli più scientifici.

Storia della ricerca del paranormale

Fantasmi nella Bibbia?

La caccia ai fantasmi, in senso di ricerca di prove sull’esistenza sulle attività paranormali e non il cacciare i fantasmi in senso stretto, è un’investigazione in luoghi che sono stati indicati come infestati dagli spiriti. Solitamente è composta di un team di persone e utilizzano una varietà di dispositivi elettronici, fra i quali misuratori di campi elettromagnetici, videocamere full spectrum (quindi infrarosso e ultravioletto), termometri digitali, termo camere e registratori audio.

Tipica attrezzatura da ghost hunting
Tipica attrezzatura da ghost hunting

Nonostante i ghost hunters siano molto criticati nell’ambito scientifico per il loro modo di operare, l’interesse dei fantasmi è in rapida crescita, soprattutto da quando alcuni format d’intrattenimento televisivo sono sbarcati anche sui nostri canali italiani. Nonostante questa nuova ondata di ricerca ispirata a questi format, la ricerca dei fantasmi non è per niente un avvenimento moderno e isolato. La genesi della caccia ai fantasmi è molto profonda e radicata nel nostro passato. Ho già trattato l’argomento del passato con articoli dedicati ai fantasmi nella Bibbia o nella vicenda di Plinio il Giovane (61-113 d.C.), o ancora nell’investigazione su un “poltergeist” nel 1662 noto come Il Tamburo di Tedworth.

La Bibbia è forse uno dei più antichi testi in cui si citano i fantasmi, anche se dopo un’attenta analisi sull’Antico Testamento, le cose non stanno proprio così. Qualche traccia più precisa però l’abbiamo nel Nuovo Testamento, in cui la comprensione dell’enigma dell’oscurità e della luce, porta Gesù stesso a insegnare che l’oscurità equivaleva a “non capire”. Si deduce quindi che non possiamo conoscere, o meglio appunto, capire, la verità di chi siamo… sia nel caso fossimo tutti connessi a un’unica energia universale, sia come esseri speciali, o “animici”.

Gesù diceva di “far risplendere la nostra luce” in questo mondo. E’ sicuramente una metafora, ma quindi questo implicherebbe che abbiamo luce dentro di noi? La nostra anima può essere vista dagli altri? Da qui inizia un percorso filosofico che si tramanda nel tempo e che ha visto i fantasmi “apparire” in numerosissimi racconti del passato, dalla mitologia greco-romana sino a oggi.

Gli albori del Ghost Hunting

Rispetto al passato, oggi concettualizziamo il ghost hunting come un’attività “immersiva” che si basa su strumenti tecnologici utilizzati nelle escursioni notturne allo scopo di scoprire la “verità” con prove che potrebbero far ricredere gli scettici. Questo desiderio di scoprire se oltre la morte ci sia una nuova esistenza, ha sempre incuriosito l’essere umano.

La morte è l’ultima frontiera che dà innumerevoli interpretazioni a un luogo dove tutti andiamo, ma di cui non abbiamo per certo la sicurezza del “dove” o del “cosa” sia. Mi sono sempre chiesto, sin da quando provai a cimentarmi nel ruolo di ghost hunter: a che livello siamo della ricerca? Cosa abbiamo lasciato alle nostre spalle? Quali storie, miti e superstizioni hanno preso nuova vita? E soprattutto, per la gioia delle sedute spiritiche, a che punto è la ricerca scientifica su questo grande mistero? Questo mi dà lo stimolo per cercare ogni giorno tracce nei testi del passato, piuttosto che cercare il passato nei luoghi ancora presenti.

Strega di Bell

Quando si parla di ghost hunting, non possiamo dimenticare che sia strettamente legato allo spiritismo moderno e ai suoi derivati. Il primo periodo storico dal quale bisogna partire è senz’altro l’Era Georgiana, quando l’Inghilterra fu regnata da Giorgio I a Giorgio IV, quindi fra il 1714 e il 1830.  In quel periodo nella Gran Bretagna e anche negli altri luoghi sotto l’impero britannico, ci fu un’enorme rivoluzione sociale, fatta di riforme e di cambiamenti. Il Cristianesimo ebbe una nuova rinascita con la Chiesa anglicana. Insomma, c’erano già le basi per la nascita dell’Era Vittoriana, periodo caldo per le fondamenta dello spiritismo moderno.

Prima ancora che si parlasse delle sorelle Fox e di Allan Kardec, uno dei primi fenomeni fu il caso del poltergeist della Strega di Bell ad Adams, Tennessee, fra il 1817 e il 1828. Eravamo proprio in piena epoca georgiana. La storia della Strega di Bell però è solo una leggenda, uno dei tanti racconti che si sono tramandati nel tempo, il cui fondo di verità risale a due libri.

Il primo è History of Tennessee dei fratelli Goodspeed pubblicato nel 1886, circa sessant’anni dopo il periodo in cui sarebbe avvenuto l’episodio della leggenda. Il secondo libro è An Authenticated History of the Bell Witc di Martin Van Buren Ingram pubblicato nel 1894, ben settantacinque anni dopo il caso Bell. Nel primo libro vi è un intero paragrafo che tratta gli eventi della contea di Robertson.

A parte queste due fonti, non c’è traccia alcuna prima del 1886, il che è molto strano, data la grande nomea di questa donna-strega ritenuta infame durante la sua esistenza. Probabilmente avrebbero potuto esserci articoli di giornale degli anni ’20 dell’Ottocento, ma non ve n’è alcuna traccia. In concomitanza con l’anno della Strega di Bell, uno scienziato di cui non c’è traccia del suo vero nome, pare indagò sui presunti fantasmi nella Torre di Londra.

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