L’Esperienza Extracorporea (OBE, o OOBE, dall’inglese Out-of-Body Experience) si verifica quando una persona percepisce di essersi separata dal proprio corpo fisico, con la sensazione di potersi spostare in altri luoghi o dimensioni. Questo fenomeno è stato riportato da circa un adulto su quattro, ma nonostante la sua diffusione, le prove scientifiche sono ancora inconcludenti, portando molti scettici a considerarlo come uno stato alterato di coscienza.
Conosciute anche come viaggi o proiezioni astrali, le OBE sono state descritte e documentate fin dai tempi antichi, con riferimenti che spaziano dagli antichi Egizi, che parlavano del Ka (il doppio spirituale di una persona, rappresentante la forza vitale che continuava a esistere dopo la morte), a Platone (ca 428-347 a.C.), che credeva che l’anima potesse separarsi dal corpo. Anche il Libro tibetano dei morti (Bardo Thödol) e le tradizioni cinesi e sciamaniche trattano di questo fenomeno. Il Libro tibetano dei morti parla di un “corpo del Bardo”, una sorta di doppio eterico del corpo fisico. Anche gli sciamani tribali affermano di poter proiettare la propria coscienza fuori dal corpo, e vi è una diffusa credenza nei doppelgänger, copie spettrali o duplicati del sé. Sia Socrate (469-399 a.C.) che Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) hanno riportato numerose descrizioni di esperienze simili a quelle extracorporee. Nella tradizione cinese antica, si credeva che l’OBE potesse essere ottenuta tramite la meditazione.




Le OBE sono spesso associate anche alle Esperienze di Pre-Morte (NDE), dove la sensazione di uscire dal corpo e osservare se stessi dall’esterno è un elemento comune. Tuttavia, le OBE possono manifestarsi anche in momenti di sonno, meditazione, malattia o trauma, e le descrizioni variano da semplici osservazioni del proprio corpo a viaggi in luoghi distanti o in dimensioni alternative.
Esistono due principali approcci interpretativi riguardo le OBE: una visione che sostiene che qualcosa (anima, mente o coscienza) possa realmente lasciare il corpo, e una prospettiva che le considera un’illusione o allucinazione, spiegabile attraverso la psicologia e le neuroscienze.
Le OBE nella storia
La ricerca sulle esperienze extracorporee (OBE) e la loro documentazione nelle culture antiche è affascinante e offre uno sguardo sulle credenze spirituali e religiose di diverse civiltà. Nel mondo antico, infatti, molte religioni insegnavano che uomini e donne erano essenzialmente esseri spirituali (anime) incarnati per compiere un fine divino, perdendo il corpo alla morte ma continuando a esistere nell’aldilà o in una nuova incarnazione.
Ecco un approfondimento su ciascuna delle culture menzionate, evidenziando le loro visioni delle OBE.
Antico Egitto

Gli antichi Egizi avevano una concezione complessa e dettagliata dell’essere umano, basata su una forte dualità tra corpo e anima, espressa principalmente attraverso i concetti di Ka e Ba. Il Ka rappresentava la forza vitale o l’energia essenziale di una persona, la parte immortale che la legava agli dei e che persisteva dopo la morte. Il Ba, invece, era l’aspetto più individuale e unico dell’anima, rappresentando la personalità, le emozioni e l’identità. Questi due elementi dovevano lavorare insieme per garantire una vita eterna nell’aldilà.
La credenza nella possibilità di viaggi extracorporei era profondamente radicata nella cultura egizia, specialmente nel contesto delle pratiche funerarie. Durante il processo di imbalsamazione, si riteneva che l’anima potesse temporaneamente lasciare il corpo, viaggiando nel regno dei morti. Questi rituali non erano semplicemente un modo per preservare il corpo, ma avevano una funzione spirituale: aiutare l’anima a navigare nel complesso mondo dell’oltretomba e a prepararsi per il giudizio finale.
La famosa “pesatura del cuore”, davanti al dio Osiride e alla dea Maat, simbolo della giustizia e della verità, era un momento cruciale in questo viaggio. L’anima del defunto veniva messa alla prova: il cuore, simbolo delle azioni e dei pensieri di una persona, veniva pesato su una bilancia contro la piuma della verità. Se il cuore risultava leggero, l’anima era ritenuta pura e poteva accedere al campo di Iaru, una sorta di paradiso egizio, dove avrebbe vissuto in eterno. Se invece il cuore era troppo pesante, veniva divorato dalla temibile Ammit, la “Divoratrice dei Morti”, condannando l’anima a un destino di oblìo.

A guidare l’anima in questo viaggio erano testi sacri come il Libro dei Morti, una raccolta di formule, preghiere e incantesimi che fornivano istruzioni su come superare gli ostacoli dell’aldilà. Questi testi divennero particolarmente importanti durante il Regno Medio (circa 2055-1650 a.C.), un periodo in cui le pratiche funerarie si evolsero, diventando più elaborate e accessibili a un maggior numero di persone, non solo ai faraoni e ai nobili. Grazie a queste istruzioni, il defunto poteva navigare nel regno di Osiride, affrontando pericoli, demoni e prove, fino a raggiungere la vita eterna.
Il Libro dei Morti non era l’unico testo sacro a svolgere questo ruolo. Anche i Testi delle Piramidi, usati principalmente per i sovrani, e i Testi dei Sarcofagi, destinati a una più ampia fascia della popolazione, riflettevano l’importanza di fornire ai morti gli strumenti spirituali necessari per il loro viaggio nell’aldilà. L’intero sistema religioso egizio era quindi permeato dalla convinzione che l’anima fosse capace di viaggiare, di essere giudicata e, attraverso le giuste pratiche, di raggiungere l’immortalità.
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Greci e Romani
Nella mitologia greca, le esperienze extracorporee (OBE, Out-of-Body Experiences) venivano spesso interpretate come viaggi dell’anima, in cui questa si distaccava temporaneamente dal corpo. Platone, nei suoi dialoghi (dialogi), come il Fedone, esplorava l’immortalità dell’anima, descrivendola come capace di separarsi dal corpo fisico e di viaggiare non solo dopo la morte, ma anche in vita, attraverso esperienze spirituali o filosofiche. Nel Fedone, Platone espone l’idea che l’anima esista in un mondo ideale, distinto dal mondo materiale, e che possa raggiungere una conoscenza più pura durante questi viaggi.

Anche Aristotele (ca 384-322 a.C.), sebbene più materialista rispetto al suo maestro, affrontò il tema dell’anima, ma in modo diverso. Per Aristotele, l’anima era strettamente legata al corpo e ne rappresentava la forma vitale. Tuttavia, la sua concezione più razionale e funzionale dell’anima contribuì comunque al dibattito sulla sua possibile separazione dal corpo e sulla vita dopo la morte, ampliando la riflessione sull’esistenza di una realtà spirituale.
I Romani, profondamente influenzati dalla cultura greca, ereditarono molte di queste concezioni. Anche per loro l’anima era vista come un’entità separata dal corpo fisico, capace di sopravvivere alla morte. I rituali funerari romani, come la celebrazione dei Lemuria e dei Parentalia, erano finalizzati a onorare gli spiriti dei defunti e a favorire il viaggio dell’anima verso il regno degli dei. In questi riti, si credeva che l’anima, liberata dal corpo attraverso la morte, potesse finalmente raggiungere l’aldilà, un luogo governato dalle divinità e separato dalla realtà terrena.
Sciamanesimo
In molte tradizioni sciamaniche, le esperienze extracorporee erano parte integrante della vita spirituale e della medicina tribale. Gli sciamani, figure chiave in queste culture, erano considerati mediatori tra il mondo visibile e quello invisibile, e il loro ruolo era quello di proteggere e guarire la comunità attraverso viaggi spirituali. Questi viaggi, conosciuti anche come viaggi astrali, erano vissuti come esperienze di separazione dell’anima dal corpo, in cui lo sciamano entrava in altre dimensioni per ottenere conoscenza, risolvere problemi o curare malattie.
Per raggiungere questi stati di coscienza alterati, lo sciamano utilizzava tecniche come il suono ritmico dei tamburi, i canti sacri e le danze rituali, elementi fondamentali per indurre il cosiddetto “stato sciamanico di coscienza”. Questo stato gli permetteva di entrare in contatto con spiriti ancestrali, animali guida, o con le forze della natura, da cui traeva insegnamenti e poteri necessari per portare guarigione o risposte ai problemi del suo popolo. In alcuni casi, lo sciamano poteva anche viaggiare nei regni degli inferi per recuperare le anime smarrite o affrontare entità maligne, riportando equilibrio e armonia nella vita della comunità.

Le pratiche sciamaniche, pur variando in dettaglio da una cultura all’altra, mostrano notevoli somiglianze nel modo in cui gli sciamani operavano. Tra i popoli indigeni delle Americhe, per esempio, lo Sciamanesimo era largamente praticato dai nativi nordamericani e sudamericani, come i Lakota e gli Inca. In queste culture, lo sciamano utilizzava visioni e viaggi spirituali per stabilire un legame con il mondo degli spiriti, chiedendo protezione per la tribù o guarigione per i malati.
In Asia, lo Sciamanesimo era diffuso tra le popolazioni siberiane e mongole. In Siberia, in particolare, gli sciamani si consideravano “camminatori tra i mondi”, capaci di viaggiare tra il regno umano e quello spirituale. Questi viaggi servivano a recuperare l’anima di una persona malata, risolvere conflitti o predire eventi futuri. Il legame tra lo sciamano e gli spiriti animali era una caratteristica centrale di molte di queste tradizioni, e la guarigione spirituale spesso avveniva attraverso l’intervento di uno spirito animale che lo sciamano evocava.
Anche in Africa, lo Sciamanesimo giocava un ruolo cruciale nella vita delle tribù. Gli sciamani bantu, ad esempio, praticavano il contatto con gli spiriti degli antenati per guarire i malati e offrire consigli spirituali. Le danze e i canti accompagnavano questi riti, che avevano l’obiettivo di riportare equilibrio tra il mondo materiale e quello spirituale.
La diffusione dello Sciamanesimo tra culture distanti tra loro dimostra l’universalità delle OBE nelle tradizioni spirituali del mondo. Queste pratiche erano considerate essenziali per il benessere fisico e spirituale della comunità, e lo sciamano, attraverso il suo ruolo di mediatore e guaritore, incarnava il ponte tra la realtà tangibile e i regni invisibili.
India Antica
Nella tradizione induista, le OBE sono descritte nei Veda e nelle Upanishad. Gli antichi indù credevano nel viaggio fuori dal corpo, un fenomeno descritto in testi come lo Yoga Vashishta-Maharamayana di Vālmīki (ca II-I secolo a.C.), un poeta indiano autore dell’epica induista Rāmāyaṇa. Gli insegnamenti induisti identificano tre corpi: fisico, sottile e causale. Il corpo causale definisce le caratteristiche della futura reincarnazione in base ai desideri e alle paure della vita presente, mentre il corpo sottile ha la capacità di separarsi dal corpo fisico, esplorando il mondo fisico prima di rientrarvi.
I testi antichi esplorano la natura dell’anima (Atman) e la sua relazione con l’assoluto (Brahman). Le OBE sono considerate esperienze significative nel percorso verso l’illuminazione e l’unione con il divino. Il concetto di moksha (liberazione) implica anche la trascendenza del corpo fisico e l’esperienza dell’unità con l’universo.
Le OBE sono un tema ricorrente nelle tradizioni spirituali e religiose delle culture antiche. Esse riflettono una profonda curiosità umana riguardo alla vita dopo la morte, alla natura dell’anima e alle connessioni spirituali. Sebbene le modalità e le interpretazioni varino da cultura a cultura, il filo comune è la ricerca di significato e comprensione oltre la realtà fisica. La documentazione di queste esperienze offre uno sguardo prezioso sulle credenze e le pratiche spirituali che hanno plasmato le civiltà nel corso della storia.
Il ricercatore psichico britannico John Arthur Hill (1884-1965) è stato il primo a coniare l’espressione esperienza extracorporea nel suo libro del 1918, Man is a Spirit. In seguito, il termine è stato ufficialmente introdotto dal matematico e parapsicologo George NM Tyrrell (1879-1952) nel suo lavoro Apparitions, pubblicato nel 1943. Tra i pionieri che si sono occupati di questo tema figurano il parapsicologo italiano Ernesto Bozzano (1862-1943), lo scrittore Arthur Edward Powell (1882-1969), il poerta Francis Prevost (pseudonimo di Harry Francis Prevost Battersby, 1862-1949) e altri ricercatori di cui vi racconterò nei prossimi paragrafi.




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Tipologie di OBE
Le esperienze fuori dal corpo (OBE) possono essere classificate in due categorie principali: OBE spontanee e OBE indotte. Ecco alcune delle principali differenze tra le due:
- Origine:
- OBE spontanee: Queste esperienze avvengono senza alcuna induzione intenzionale. Possono verificarsi durante il sonno, in momenti di rilassamento profondo o in situazioni di stress estremo.
- OBE indotte: Queste esperienze sono provocate intenzionalmente attraverso tecniche come l’ipnosi, la meditazione profonda, o l’uso di sostanze psichedeliche.
- Controllo:
- OBE spontanee: Sono generalmente incontrollabili e possono sorprendere chi le sperimenta.
- OBE indotte: Sono più controllabili e possono essere guidate da un facilitatore o da tecniche specifiche.
- Fenomenologia:
- OBE spontanee: Le percezioni durante queste esperienze possono variare ampiamente e includere sensazioni di fluttuazione, visioni di sé stessi dall’alto, e percezioni sensoriali alterate.
- OBE indotte: Le percezioni possono essere più strutturate e coerenti, spesso guidate dalle aspettative e dalle suggestioni date durante l’induzione.
- Frequenza:
- OBE spontanee: Sono relativamente rare e possono essere sperimentate da una percentuale variabile della popolazione.
- OBE indotte: Possono essere ripetute e sperimentate più frequentemente da chi pratica tecniche specifiche per indurle.

OBE spontanee
Le OBE spontanee si possono manifestare in diversi modi, ognuno con caratteristiche uniche e una gamma di esperienze soggettive. Queste esperienze extracorporee possono verificarsi in contesti variabili, da momenti di intensa lucidità a situazioni di profondo relax.
Durante o in prossimità del sonno
Le OBE spontanee possono manifestarsi durante o in prossimità del sonno. Le persone che vivono esperienze di OBE spesso segnalano, tra le altre, una fase iniziale di sogno lucido. Molti di coloro che affermano di aver vissuto un’OBE raccontano di trovarsi sul punto di addormentarsi o di essere già addormentati al momento dell’evento. Un’alta percentuale di questi casi si verifica in situazioni in cui il sonno non è particolarmente profondo, come in caso di malattia, rumori esterni, stress emotivo, affaticamento da lavoro e frequenti risvegli. In gran parte di queste esperienze, le persone si percepiscono come sveglie, e circa la metà di esse avverte una sensazione di paralisi durante il sonno.
Esperienze di Pre-Morte (NDE)
Le Esperienze di Pre-Morte (NDE, Near-Death Experiences) rappresentano una forma particolare di esperienza extracorporea (OBE), spesso vissuta in situazioni di trauma fisico o vicinanza alla morte, come incidenti gravi, arresti cardiaci, annegamenti o durante operazioni chirurgiche complesse. In questi casi, alcuni individui riferiscono di percepire una separazione dal proprio corpo fisico, osservando il proprio corpo dall’esterno, talvolta fluttuando sopra di esso o in altri punti della stanza. Queste esperienze extracorporee possono essere accompagnate da una sensazione di distacco emotivo e fisico, come se l’individuo fosse uno spettatore della propria vita.
Le NDE non si limitano a semplici esperienze extracorporee. Molti soggetti descrivono di aver vissuto una gamma di fenomeni straordinari che spesso includono visioni di familiari defunti, figure religiose o esseri di luce, percepiti come benevoli e rassicuranti. Questi incontri sono spesso accompagnati da una forte sensazione di pace interiore, assenza di dolore, e una trascendenza dei confini ordinari di tempo e spazio. Alcuni descrivono la sensazione di muoversi attraverso un tunnel buio verso una luce brillante, un elemento che è diventato una delle immagini più iconiche associate alle NDE.
Uno degli aspetti più significativi delle NDE è la cosiddetta “revisione della vita”. Durante questa fase, l’individuo sperimenta una visione panoramica della propria esistenza, rivedendo gli eventi principali della vita come se scorressero davanti ai suoi occhi. Questa revisione non è semplicemente un ricordo passivo, ma è spesso accompagnata da un profondo senso di riflessione e consapevolezza delle proprie azioni, pensieri ed emozioni. Gli individui descrivono questa esperienza come altamente significativa, offrendo un nuovo senso di comprensione e prospettiva riguardo alle loro vite e alle relazioni con gli altri.

Le NDE possono anche includere suoni non fisici, come una musica celestiale o voci che comunicano messaggi di pace e accoglienza. Questi elementi, insieme all’incontro con esseri di luce o figure divine, spesso portano chi vive una NDE a percepire la trascendenza dei limiti umani, con un profondo senso di unione con l’universo o il divino. Molti individui, una volta rientrati nel proprio corpo e ritornati alla vita, descrivono una riluttanza a tornare, sentendo un grande senso di amore e serenità nell’altra dimensione.
Le NDE possono lasciare un segno duraturo su chi le vive, cambiando profondamente la loro prospettiva sulla vita, la morte e la spiritualità. Spesso, chi sperimenta una NDE riferisce un aumento della propria consapevolezza spirituale, un nuovo apprezzamento per la vita e un diminuito timore della morte. Queste esperienze vengono studiate in vari campi, dalla psicologia alla medicina e alla parapsicologia, come un fenomeno che offre spunti di riflessione sulla natura della coscienza e sulla possibilità di un’esistenza oltre la vita fisica.
Derivanti da uno sforzo fisico intenso
Le esperienze di OBE che si verificano in seguito a uno sforzo fisico intenso rappresentano un fenomeno affascinante e complesso. Queste OBE possono manifestarsi durante attività ad alta intensità, come maratone, arrampicate su alta quota o sessioni di allenamento estreme. Durante tali sforzi, il corpo entra in uno stato di massima tensione e resistenza, e l’individuo può avvertire una dissociazione tra la mente e il corpo. Questo può dare origine a esperienze di bilocazione, in cui la persona percepisce simultaneamente la propria esistenza sia a livello fisico che in una dimensione più elevata o astratta.
In queste situazioni, l’intensa attivazione fisica può indurre cambiamenti nel sistema nervoso autonomo e nella chimica cerebrale, contribuendo a un’alterazione della coscienza. La sensazione di essere “al di sopra” del proprio corpo può essere accompagnata da una visione panoramica del proprio ambiente, permettendo all’individuo di osservare la propria prestazione da una prospettiva esterna. Questa dissociazione è spesso descritta come un’esperienza liberatoria, in cui il soggetto può sentirsi più leggero e distaccato dalle pressioni fisiche e mentali che lo circondano.
OBE indotte

Le esperienze extracorporee (OBE) hanno affascinato l’umanità per secoli, sollevando interrogativi sulla natura della coscienza e della percezione. Diverse tecniche e approcci possono indurre queste esperienze, ognuno dei quali offre una prospettiva unica su come possiamo trascendere i confini del nostro corpo fisico. Le modalità di induzione delle OBE si dividono in varie categorie, tra cui metodi chimici, pratiche mentali, tecniche di trance profonda, induzioni meccaniche e stimolazione diretta del cervello.
Dalla somministrazione di sostanze psicoattive all’uso di tecniche di meditazione e visualizzazione, fino all’applicazione di stimoli audio-visivi, queste pratiche rivelano la complessità e la varietà delle esperienze extracorporee. In questo contesto, esploreremo le diverse modalità attraverso cui le OBE possono essere indotte, evidenziando il potenziale che ciascun approccio offre per l’espansione della coscienza e la comprensione delle nostre percezioni corporee.
Le esperienze extracorporee (OBE) possono essere quindi indotte attraverso diversi metodi, che si dividono in chimici, mentali, meccanici e fisici.
- Induzione chimica: Sostanze allucinogene come psilocibina, ketamina, DMT, MDA e LSD possono provocare OBE. Questi effetti derivano dall’interazione di queste droghe con il precuneo, una regione del cervello.
- Induzione mentale: Uno stato di “mente sveglia, corpo addormentato” può favorire l’insorgere di OBE, sia volontarie che involontarie. Ad esempio, Thomas Edison (1847-1931), noto per aver inventato il telegrafo, sfruttava questo stato per affrontare problemi tecnici, usando un dollaro d’argento che, cadendo, lo riportava alla lucidità. Anche artisti come Salvador Dalí (1904-1989) utilizzavano tecniche simili per raggiungere stati di coscienza particolari e ispirare le loro opere. Alternare consapevolmente tra veglia e sonno può generare una trance che facilita l’esperienza extracorporea, e molti riferiscono di sentire una sensazione di “scivolamento” dal proprio corpo fisico durante il rilassamento muscolare profondo.




Induzione tramite trance, meditazione e visualizzazione
Tecniche di visualizzazione come quella della “corda”, in cui si immagina di arrampicarsi fuori dal proprio corpo, sono tra i metodi più comuni, ma richiedono un profondo stato di rilassamento. Un esempio noto è la tecnica Body of Light della Golden Dawn.
La Golden Dawn, o Hermetic Order of the Golden Dawn, è stata una società segreta esoterica fondata nel 1887 a Londra, nota per lo studio dell’occultismo, dell’alchimia, della magia cerimoniale e della cabala. È stata creata da tre massoni e occultisti britannici: William Robert Woodman (1828–1891), William Wynn Westcott (1848–1925) e Samuel Liddell MacGregor Mathers (1854–1918).
Anche Aleister Crowley (1875-1947) è stato membro della Golden Dawn. Si unì all’Ordine nel 1898, entrando nella sua seconda fase di sviluppo. Tuttavia, la sua permanenza fu segnata da conflitti interni. Crowley era un discepolo di Samuel Liddell MacGregor Mathers, uno dei fondatori, ma la sua ascesa nell’organizzazione e il suo approccio controverso alla magia causarono tensioni con altri membri di alto rango, come William Butler Yeats (1865–1939), considerato uno dei maggiori poeti in lingua inglese del XX secolo, Premio Nobel per la letteratura nel 1923. Questi contrasti contribuirono alla frattura e al declino della Golden Dawn, ma Crowley continuò a sviluppare il proprio sistema magico, noto come Thelema. La Golden Dawn ha avuto comunque una grande influenza su molte correnti esoteriche moderne e su pratiche magiche occidentali.




Induzione meccanica
Le onde cerebrali possono essere sincronizzate attraverso stimolazioni audio-visive, come i battiti binaurali, che inducono specifiche frequenze cerebrali. Il Monroe Institute ritiene che frequenze di 4 Hertz siano efficaci per ottenere uno stato di “corpo addormentato”, mentre frequenze β (beta) mantengono la mente sveglia. Simili risultati possono essere ottenuti tramite impulsi di onde sinusoidali o tecniche ancestrali come il tamburo nativo americano, usato per facilitare esperienze extracorporee.
Il tamburo nativo americano più comune è chiamato tamburo a cornice o tamburo cerimoniale. Esistono diversi tipi di tamburi utilizzati nelle cerimonie e nelle tradizioni culturali dei vari popoli nativi americani, ma il tamburo a cornice è uno dei più diffusi. È composto da una cornice circolare su cui viene tesa una pelle, spesso di animale, e viene suonato con una mazza. Un altro tamburo cerimoniale importante è il grande tamburo, che viene suonato da più persone contemporaneamente, solitamente durante eventi comunitari o rituali. Entrambi i tipi di tamburo sono considerati sacri e vengono utilizzati per connettersi con il mondo spirituale, invocare gli spiriti o creare uno stato meditativo durante le cerimonie.
Stimolazione della corteccia vestibolare
La stimolazione elettrica della giunzione temporo-parietale del cervello, come esplorato dal neurologo e neuroscienziato Olaf Blanke, può provocare OBE, così come l’uso di tecniche di deprivazione sensoriale, ad esempio serbatoi di galleggiamento o rumore bianco nelle cuffie, che eliminano riferimenti spaziali e temporali.
Sovraccarico sensoriale
L’opposto della deprivazione sensoriale, questo metodo utilizza stimoli leggeri e continui, o l’uso di un’apposita culla, per indurre stati di confusione che favoriscono l’insorgere di visioni extracorporee.
Effetti fisici
Infine, le alte forze g, come quelle sperimentate dai piloti in addestramento, possono causare il drenaggio del sangue da determinate aree del cervello, facilitando OBE. Un altro dispositivo, che combina display montati sulla testa e stimolazioni tattili, può alterare la percezione del proprio corpo, portando a esperienze extracorporee e alla sensazione di avere arti extra.
Teorie sulle OBE
Le esperienze extracorporee (OBE) sono state oggetto di studio in vari ambiti scientifici, dalla psicologia alla neurologia e, in alcuni casi, anche nella parapsicologia. Esistono diverse teorie per spiegare queste esperienze, con interpretazioni che spaziano dal puro fenomeno psicologico a credenze paranormali. Ecco le principali interpretazioni delle OBE che si focalizzano sugli approcci psicologici, neurologici e paranormali.
Teoria psicologica
Secondo la psicologia, le OBE sono considerate esperienze dissociative che possono derivare da fattori psicologici e neurologici, e sono spesso paragonate a sogni o stati alterati di coscienza. Alcuni ricercatori, come Charles Richet (1850-1935) e James H. Hyslop (1854-1920), hanno ipotizzato che le OBE siano prodotti della memoria e dell’immaginazione, mentre altri, come Donovan Hilton Rawcliffe (1910-1973), hanno collegato queste esperienze a disturbi psicologici come la psicosi e l’isteria.
Il parapsicologo Nandor Fodor (1895-1964) e lo psichiatra Jan Ehrenwald (1900-1988) hanno suggerito che le OBE potrebbero essere un meccanismo di difesa psicologico, utilizzato per affrontare la paura della morte, e la psicologa britannica Susan Jane Blackmore ha descritto queste esperienze come illusioni allucinatorie, prive di una vera realtà paranormale.




Teoria neurologica
Dal punto di vista neurologico, le OBE sono spesso attribuite a malfunzionamenti cerebrali temporanei o a discrepanze nei segnali multisensoriali. Ricercatori come Terence Michael Hines e Jason J. Braithwaite hanno sottolineato che le OBE possono essere indotte attraverso la stimolazione artificiale del cervello o correlate a instabilità neurali, specialmente nei lobi temporali. Gli studi suggeriscono che questi fenomeni non rappresentano una separazione reale dello spirito dal corpo, ma piuttosto una disfunzione nei processi percettivi.
Teoria paranormale
Infine, dal punto di vista paranormale, le OBE sono state interpretate come una vera separazione dello spirito (o di un corpo sottile) dal corpo fisico, capace di viaggiare in luoghi lontani. Questa visione è sostenuta da autori come Arthur Edward Powell (1882-1969) e Sylvan Muldoon (1903-1969), che hanno parlato di corpo eterico.
Il corpo eterico è un concetto utilizzato in vari ambiti spirituali, esoterici e olistici, che si riferisce a un tipo di corpo sottile o energetico, distinto dal corpo fisico. Secondo queste credenze, il corpo eterico è il veicolo energetico che circonda e permea il corpo fisico, fungendo da intermediario tra il corpo materiale e i piani spirituali o superiori.
Caratteristiche del corpo eterico:
- Energia Vitali: il corpo eterico è responsabile della distribuzione dell’energia vitale (spesso chiamata prana o chi) nel corpo fisico, influenzando la salute e il benessere.
- Collegamento Spirituale: è considerato il veicolo attraverso il quale le esperienze spirituali e le percezioni extrasensoriali possono avvenire. Può anche essere visto come un ponte tra il corpo fisico e i corpi superiori (come il corpo astrale o spirituale).
- Esercizi e Pratiche: in alcune tradizioni, pratiche come lo yoga, la meditazione e altre forme di disciplina spirituale sono utilizzate per armonizzare e rafforzare il corpo eterico, favorendo un maggiore equilibrio energetico.
- Percezione e Sensibilità: le persone che credono nel corpo eterico sostengono che le OBE o fenomeni come la bilocazione possano coinvolgere il corpo eterico, permettendo all’individuo di “uscire” dal proprio corpo fisico.
- Dimensione Sottile: è considerato un aspetto del cosiddetto campo energetico umano, che include anche altri corpi sottili, come il corpo astrale e il corpo mentale.

Il concetto di corpo eterico è stato esplorato da diversi autori e praticanti nel campo dell’occultismo, della teosofia e di altre tradizioni spirituali, ma non ha una base scientifica riconosciuta.
Tuttavia, molti esperimenti volti a dimostrare queste ipotesi non hanno prodotto risultati convincenti. In sintesi, le OBE possono essere interpretate attraverso diverse prospettive, con il consenso della comunità scientifica che tende a considerarle come fenomeni legati a disfunzioni psicologiche e neurologiche, piuttosto che a eventi paranormali. Nonostante tutto, la ricerca e la sperimentazione continuano a trovare riscontri, seppure non accettati dalla Scienza classica.
Ricerca e sperimentazione sulle OBE
Negli ultimi due secoli, le esperienze fuori dal corpo hanno attirato l’attenzione non solo di curiosi e appassionati di esoterismo, ma anche di ricercatori, studiosi e sperimentatori indipendenti. Dai primi pionieri del Novecento fino alle sperimentazioni più recenti basate su tecnologie audio e stati di rilassamento profondo, la varietà di approcci è sorprendente.
C’è chi ha cercato di documentare sistematicamente queste esperienze, chi ha messo a punto tecniche per indurle, e chi ha cercato parallelismi con fenomeni culturali e religiosi, come la bilocazione o l’eco psichico del Vardøgr.
In questa sezione esploreremo i contributi di alcune figure fondamentali – da Yram e Muldoon fino a Robert Monroe e la sua tecnologia Hemi-Sync® – per comprendere come il fenomeno OBE sia stato osservato, sperimentato e interpretato nel tempo da prospettive diverse, tra scienza, parapsicologia e spiritualità.
Gli studi di Yram e Sylvan J. Muldoon
Le prime ricerche sulle esperienze extracorporee (OBE) furono condotte dal francese Yram (pseudonimo di Marcel Louis Fohan, 1884-1917), un ingegnere elettrico specializzato nelle installazioni elettriche di tram e stazioni TSF e scrittore occulto. Deve la sua notorietà a una trilogia metafisica pubblicata in molti paesi. Yram sosteneva che tutti fossero in grado di compiere viaggi astrali in varie forme. Documentò le sue osservazioni nel libro Practical Astral Travel (1884), in cui raccontò di aver fatto visite astrali a una donna che in seguito divenne sua moglie e di aver sperimentato anche il sesso astrale.
Un altro pioniere fu l’esoterista americano Sylvan J. Muldoon (1903-1969), che studiò le OBE tra il 1915 e il 1950. Come Yram, anche Muldoon dichiarò di aver vissuto viaggi astrali e raccolse le sue scoperte nel libro The Projection of the Astral Body (1929). Muldoon collaborò con il ricercatore psichico Hereward Carrington (1880-1958), pubblicando nel 1929 il libro La proiezione del corpo astrale, il primo di una serie.




Le ricerche di Oliver Fox e JHM Whiteman
Nel frattempo, tra il 1902 e il 1938, l’occultista inglese Oliver Fox (pseudonimo di Hugh G. Callaway, 1885-1949) portò avanti ulteriori ricerche sulle OBE e affermò di essere riuscito a indurle attraverso sogni lucidi. Le sue scoperte furono pubblicate nel 1920 sulla The Occult Review, una rivista mensile illustrata britannica contenente articoli e corrispondenza di molti noti occultisti dell’epoca, tra cui Aleister Crowley (1875-1947).
Successivamente pubblicò il libro Astral Projection (1962). Un altro investigatore britannico, J. H. M. (Joseph Hilary Michael) Whiteman (1906-2007), affermò di aver vissuto migliaia di OBE tra il 1931 e il 1953, a volte con l’identità di una donna o di un bambino. Descrisse queste esperienze come mistiche e le documentò nei suoi libri The Mystical Life (1961) e Philosophy of Space and Time and the Inner Constitution of Nature (2002).
Whiteman è stato un matematico e fisico, nonché uno studioso e mistico che ha avuto una serie di esperienze extracorporee (OBE) e mistiche. Le sue opere riflettono un forte interesse per le dimensioni spirituali e mistiche dell’esistenza, e in particolare per la relazione tra le esperienze extracorporee e una visione spirituale della vita. A differenza di molti altri ricercatori del campo, Whiteman non vedeva le OBE solo come fenomeni psicologici o fisici, ma le considerava esperienze profondamente spirituali e trasformative. Whiteman è rimasto una figura piuttosto di nicchia nel campo della ricerca sulle OBE, ma le sue riflessioni profonde e la sua interpretazione mistica delle sue esperienze lo hanno reso una voce unica e rispettata tra gli studiosi di spiritualità.

Sia Fox che Muldoon hanno offerto resoconti dettagliati e diretti di esperienze di viaggio astrale, sia involontarie che controllate consapevolmente. Queste esperienze includevano apparizioni a persone e l’acquisizione di informazioni non verificabili in altri modi, rendendole particolarmente suggestive. Entrambi hanno anche descritto alcune tecniche per facilitare il distacco del corpo astrale o etereo da quello fisico. Tra queste, vi era la visualizzazione di immagini mentali, come volare o trovarsi in un ascensore che sale, praticata poco prima di addormentarsi.
Alcuni viaggi astrali involontari si sono verificati quando la coscienza tornava a uno stato di veglia mentre si era ancora in fase di sogno, noto come sogno lucido. Questa consapevolezza spesso si attivava a causa di qualche incongruenza nel sogno, come sognare la propria stanza, ma notare che la carta da parati aveva un motivo errato. Tale riconoscimento poteva portare a una percezione di coscienza normale, ma con la sensazione di trovarsi al di fuori del corpo fisico e di osservarlo dall’alto.
Le OBE di Robert A. Monroe
Infine, Robert Allan Monroe, noto anche con lo pseudonimo di Bob (1915-1995), ex dirigente televisivo di New York, descrisse l’inizio delle sue esperienze extracorporee nel suo primo libro, Journeys Out of the Body (1971). Queste esperienze iniziarono nella primavera del 1958, quando cercò di migliorare la concentrazione mentale ascoltando una registrazione in condizioni di ridotta stimolazione sensoriale. Dopo aver avvertito un crampo doloroso al plesso solare per oltre dieci ore, ebbe una serie di sensazioni strane nelle settimane successive. In un’occasione, dopo essersi svegliato da un breve sonno, sentì come se fosse stato colpito da un fascio di luce calda che lo paralizzò e fece vibrare il suo corpo. Dopo aver subito queste esperienze altre nove volte, decise di non opporvisi più.
«Mi sollevai nell’aria con l’intenzione di andare a trovare il dr. Bradshaw e sua moglie. Sapendo che il dr. Bradshaw era a letto per un raffreddore, pensai di andarlo a trovare in camera da letto, una stanza della sua casa che non avevo mai visto, in modo che, se fossi stato poi in grado di descriverla, avrei potuto documentare la mia visita. Di nuovo la rotazione nell’aria, il tuffo nel tunnel, e questa volta anche la sensazione di salire […] Mi sentii esattamente come se qualcuno avesse passato una mano sotto le mie braccia e mi avesse sollevato. Sentii una forza che mi sollevava e salii rapidamente la collina.»
I miei viaggi fuori dal corpo (1974) di Robert A. Monroe – edizione italiana
Nel suo libro Viaggi fuori dal corpo, Monroe descrive una vasta gamma di esperienze, alcune delle quali erano inquietanti e coinvolgevano incontri con entità o forme di pensiero ostili che lo aggredivano. Racconta anche di un’energia estremamente potente, degli incontri con le forme astrali di altre persone e di esperienze sessuali nel piano astrale. Monroe esprime la sua convinzione che esistano diversi livelli di realtà durante le esperienze fuori dal corpo.
- Luogo I (o Coscienza Locale 1) corrisponde alla Terra, al nostro presente.
- Luogo II (o Coscienza Locale 2) è l’infinito piano astrale, dove ci si reca durante il sonno e dove abitano numerose entità.
- Luogo III (o Coscienza Locale 3) va oltre lo spazio e il tempo, rappresentando un universo parallelo. Oltre a questi, potrebbero esistere altri regni superiori, che vanno oltre la nostra comprensione.
Con il tempo, Monroe riuscì a controllarle meglio e a verificare alcuni eventi che aveva osservato mentre era in quello stato. Pochi mesi dopo l’inizio di questi fenomeni, Monroe subì un infarto e passò tre settimane in ospedale, durante le quali sua moglie condivise i suoi appunti con il parapsicologo Andrija Puharich (1918-1995), il quale però fraintese le esperienze e causò danni alla reputazione di Monroe.
Negli anni Sessanta, dopo la perdita di due amici intimi, Monroe tentò di contattarli attraverso lo stato extracorporeo e affermò di essere riuscito a comunicare con lo spirito di uno di loro. In seguito, conobbe il parapsicologo Charles T. Tart e partecipò a una serie di esperimenti volti a testare la capacità di leggere numeri durante le OBE, sebbene non riuscì a ottenere risultati definitivi.




Nel 1971, con l’obiettivo di facilitare le OBE, Robert A. Monroe e il suo team svilupparono una tecnologia basata sui battiti binaurali, che si rivelò efficace. Questo portò Monroe a lasciare la sua carriera precedente e a dedicarsi interamente alla ricerca, cercando di indurre esperienze extracorporee attraverso l’uso del suono, generando onde cerebrali simili a quelle sperimentate durante le OBE. Nel 1975, brevettò il sistema Hemi-Sync® (Hemispheric Synchronization), una tecnologia sonora che sincronizza i due emisferi cerebrali, favorendo il sonno ma mantenendo la mente vigile e attiva. Con l’Hemi-Sync®, sviluppò un programma chiamato Gateway Voyage, progettato per portare le persone ai livelli di Coscienza Locale 1 e 2, dove avrebbero potuto incontrare spiriti dei defunti e altre entità. Tuttavia, sembrava che solo Monroe riuscisse ad accedere alla Coscienza Locale 3.
Sempre nel suo libro Viaggi fuori dal corpo, Robert A. Monroe descrive un metodo per indurre esperienze extracorporee. Ecco una sintesi di questa tecnica:
- Sdraiati in una stanza buia, in una posizione comoda e rilassata.
- Indossa abiti comodi e rimuovi eventuali gioielli.
- Rilassati profondamente e ripeti mentalmente che ricorderai tutto ciò che accadrà.
- Respira attraverso la bocca leggermente aperta.
- Focalizza la tua attenzione su un oggetto.
- Se altre immagini iniziano a comparire, osservale senza coinvolgerti.
- Libera la mente e osserva ciò che vedi con gli occhi chiusi.
- Per un po’ di tempo, limitati a osservare l’oscurità dietro le palpebre.
- Dopo un po’, potresti vedere schemi di luce.
- Quando le luci svaniscono, raggiungerai un livello di rilassamento tale da perdere la consapevolezza del corpo.
- A questo punto, sarai in uno stato in cui solo i tuoi pensieri costituiranno la fonte di stimolazione.
- Questo stato profondo e ristoratore è la condizione ideale per avviare esperienze fuori dal corpo.
- Per uscire dal corpo, immagina di diventare più leggero e prova la sensazione di fluttuare verso l’alto.
Con maggiore pratica, Monroe afferma che si possono vivere molteplici OBE.
Robert A. Monroe fondò il Monroe Institute nel 1977 con l’obiettivo di approfondire l’esplorazione della coscienza e delle OBE. L’istituto è diventato un centro internazionale per lo studio degli stati alterati di coscienza e dello sviluppo personale attraverso tecniche innovative.
La tecnologia Hemi-Sync®
Uno dei principali strumenti sviluppati dall’istituto è proprio la tecnologia Hemi-Sync®. I programmi offerti dall’istituto sono vari e includono corsi residenziali e online incentrati su temi come il controllo del sogno (lucid dreaming), il potenziamento delle capacità psichiche, la guarigione energetica e la consapevolezza espansa. Questi corsi si basano sull’idea che l’esplorazione della coscienza possa non solo arricchire la vita personale, ma anche migliorare la comprensione della natura della realtà.

Modello di onde cerebrali incoerenti
con processi di pensiero limitati
(fonte: hemi-sync.com)

Modello coerente di onde cerebrali: potenziamento del potenziale dell’intero cervello
(fonte: hemi-sync.com)
Nel corso degli anni, il Monroe Institute ha attratto l’interesse di scienziati, psicologi, studiosi di religioni e ricercatori in campi come la parapsicologia e la neuroscienza, i quali hanno condotto studi e collaborazioni per investigare gli effetti della tecnologia Hemi-Sync® e l’impatto di queste esperienze sulla mente e il corpo umano. Grazie a queste attività, l’istituto è diventato un punto di riferimento per chi desidera esplorare la natura della coscienza, oltre i confini del corpo fisico e delle percezioni ordinarie, contribuendo a far progredire il campo della ricerca sugli stati alterati di coscienza.
Gli studi di Robert Crookall e l’esperienza del Vardøgr
Molti individui che affermano di aver vissuto la proiezione astrale descrivono una connessione tra il corpo fisico e quello astrale simile a un cordone ombelicale psichico, in grado di estendersi all’infinito. Questa connessione riporta il corpo astrale al corpo fisico nel caso in cui la persona provi paura. Si riporta che alcune esperienze di proiezione astrale si siano verificate in seguito a interventi chirurgici sotto anestesia o in situazioni di shock improvviso.
Nonostante l’importanza attribuita alle esperienze extracorporee (OBE), sia come fenomeno parapsicologico che per le implicazioni sulla vita dopo la morte, queste non hanno ricevuto l’attenzione che meritano fino a quando il ricercatore britannico Robert Crookall (1890-1981) non ha iniziato a pubblicare una serie di libri in cui catalogava e analizzava centinaia di casi di proiezione astrale da parte di persone di diverse estrazioni sociali. Questo fenomeno sembra essere più comune di quanto si pensi, ma molte persone si mostrano reticenti a parlarne. Inoltre, la maggior parte delle proiezioni astrali sono involontarie; le proiezioni consapevoli in contesti di laboratorio sono piuttosto rare.
Crookall faceva una distinzione tra il corpo fisico, visto come un veicolo di vitalità, e un corpo dell’anima, connesso tramite un cordone estensibile. Il passaggio da un corpo all’altro è spesso accompagnato da suoni e sensazioni peculiari, come un “clic” nella testa, un “blackout” o un “viaggio lungo un tunnel”. È comune che chi vive un’esperienza di proiezione astrale veda il proprio corpo fisico sdraiato sul letto, e talvolta questo veicolo semipermanente è visibile anche ad altre persone. Crookall menzionava anche condizioni di coscienza in cui si percepisce un doppio di sé psichico, chiamato Vardøgr, un precursore che appare in anticipo per preannunciare l’arrivo di una persona.
Vardøgr può manifestarsi anche attraverso suoni familiari associati all’individuo. In alcune occasioni, può apparire direttamente all’individuo, come nel famoso racconto del poeta tedesco Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), che incontrò il suo doppio sulla strada per Drusenheim, vestito con un abito che indossò per caso otto anni dopo lungo lo stesso percorso. Poche informazioni sono state pubblicate sul fenomeno del Vardøgr, a parte un articolo del 1917 di Hans Wiers-Jenssen (1866-1925), un drammaturgo norvegese attivo nel campo della ricerca psichica, curatore del giornale Norsk Tidsskrift for Psykisk Forksning dal 1922 al 19251. Wiers-Jenssen ha scritto opere teatrali che trattavano il paranormale, come ad esempio quella su Anne Pedersdotter (ca 1530-1590), una presunta strega norvegese nota per essere tra i casi più documentati tra i tanti processi per stregoneria in Norvegia nel XVI e XVII secolo. Nell’opera omonima, Anne Pedersdotter racconta di una medium creduta una strega.




Sebbene molti viaggi astrali si supponga avvengano nel mondo della vita quotidiana, a volte si possono esplorare regioni ultraterrene di bellezza o desolazione, definite da Crookall come Condizione del Paradiso (la zona più sottile della Terra) o Condizione dell’Ade (una sorta di Purgatorio). Qui si possono incontrare amici e familiari defunti, o anche esseri angelici o demoniaci. Il ritorno al corpo fisico è spesso caratterizzato da intense e forti ripercussioni. In alcuni casi, la transizione tra i corpi sembra essere assistita da liberatori o aiutanti spirituali, ma può anche essere contrastata da ostacolatori. La proiezione astrale può essere preceduta da uno stato catalettico del corpo, in cui si manifestano illusioni ipnogogiche. A causa del legame stretto tra sogni e allucinazioni, molte persone hanno ridotto le OBE a mere illusioni o sogni.
La bilocazione “astrale” della medium Eileen J. Garrett
Un esperimento controllato di proiezione astrale fu condotto nel 1934 dalla medium Eileen J. Garrett (1893-1970), in seguito a un test organizzato tra il Dr. Christian Mühl a New York e il Dr. David Svenson a Reykjavík, in Islanda. Si riporta che Garrett sia riuscita a proiettare il suo doppio astrale da New York all’Islanda, ottenendo informazioni che furono successivamente verificate come accurate. Questo caso è narrato nel suo libro My Life as a Search for the Meaning of Mediumship (1938). Tuttavia, per garantire l’anonimato degli sperimentatori, i loro nomi non furono rivelati e “Terranova” fu sostituito con Reykjavík.




Dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, i parapsicologi iniziarono a focalizzarsi maggiormente sul fenomeno delle esperienze extracorporee (OBE). Celia Green, direttrice dell’Istituto di ricerca psicofisica di Oxford, in Inghilterra, sviluppò una serie di termini specializzati nel contesto di uno studio scientifico che coinvolgeva circa quattrocento individui che affermavano di aver vissuto OBE. Il termine generale ecsomatico veniva utilizzato quando gli oggetti percepiti apparivano organizzati in modo tale che l’osservatore sembrava guardare da un punto di vista non coincidente con il corpo fisico. “Parasomatico” si riferiva a un’esperienza di bilocazione in cui il soggetto era connesso a un’entità apparentemente spaziale, sentendosi in un rapporto simile a quello che ha con il proprio corpo fisico in uno stato normale. Infine, asomatico indicava uno stato di bilocazione in cui il soggetto era temporaneamente inconsapevole di essere associato a qualsiasi corpo o entità spaziale.
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Bilocazione, trovarsi in due luoghi diversi
Le OBE secondo l’ASPR e la PRF
Altri studi sono stati realizzati presso l’American Society for Psychical Research (ASPR) di New York e la Psychical Research Foundation (PRF) di Durham, North Carolina.

All’ASPR, il parapsicologo Karlis Osis (1917-1997) ha impiegato un bersaglio specifico progettato per escludere l’ESP convenzionale. I partecipanti sono stati invitati a “volare” in modo astrale per osservare il bersaglio. Più di cento volontari hanno preso parte al test. Sebbene Osis abbia dichiarato che i risultati generali non fossero significativi, alcuni soggetti sono stati sottoposti a ulteriori esperimenti in laboratorio. Tra quelli che, secondo le segnalazioni, hanno ottenuto buone prestazioni in tali prove c’era il sensitivo Ingo D. Swann (1933-2013).
Presso la Psychical Research Foundation, sono state registrate le onde cerebrali di persone durante esperienze di OBE, concentrandosi in particolare sul rilevamento del soggetto nella posizione obiettivo. Si ipotizza che alcuni partecipanti potessero manifestare effetti psicocinetici durante la proiezione. Questi effetti erano stati precedentemente descritti negli esperimenti di Sylvan J. Muldoon nel suo libro The Projection of the Astral Body (1929). Nel 1956, il dottor Hornell Norris Hart (1888-1967) condusse uno studio sulle apparizioni dei defunti, confrontandole con quelle di persone vive durante esperienze di OBE. Giunse alla conclusione che «la personalità proiettata conserva ricordi e scopi vivi».
Stimolare l’Esperienza Extra-Corporea (OBE)

Le esperienze di OBE (Out-of-Body Experience) condividono un elemento comune: la percezione di un secondo corpo, spesso descritto come un doppio spettrale del corpo fisico. Questo corpo astrale è generalmente invisibile agli altri, ma può manifestarsi come un’apparizione. Alcuni riportano la presenza di un cordone argentato che collega il corpo astrale a quello fisico, con l’idea che la sua rottura causerebbe la morte.
Durante l’OBE, i partecipanti riferiscono di fluttuare intorno alla Terra o su un piano astrale, muovendosi alla velocità del pensiero, senza provare dolore o ansia. L’abbandono del corpo avviene spesso sollevandosi o fluttuando via, e il ritorno avviene semplicemente fondendosi di nuovo con il corpo fisico, spesso attraverso la testa. Sebbene molti vivano queste esperienze durante il sonno, sono chiari nel distinguerle dai sogni, sostenendo che durante l’OBE ci si sente più svegli e consapevoli.
Le OBE possono verificarsi in stato di veglia, durante il sonno, in situazioni di stress, malattia o trauma, e possono essere indotte tramite ipnosi o meditazione. Anche le Esperienze di Pre-Morte (NDE) coinvolgono tipicamente una forma di OBE, con i soggetti che riportano di osservare tentativi di rianimazione mentre sono incoscienti o vicini alla morte.
Le ricerche scientifiche sulle OBE non hanno fornito risultati definitivi, poiché queste esperienze variano notevolmente tra gli individui. Alcuni studi stimano che circa un quarto della popolazione abbia vissuto un’OBE, ma i test di laboratorio, anche su persone che affermano di potersi proiettare a piacimento, sono stati inconcludenti. Alcuni esperimenti sugli animali hanno mostrato cambiamenti comportamentali in risposta a presunti tentativi extracorporei di confortarli, ma si ritiene che ciò possa essere spiegato attraverso telepatia o chiaroveggenza.

I sostenitori delle OBE offrono diverse interpretazioni:
- un doppio fisico o non fisico che viaggia nel mondo fisico;
- un doppio non fisico che esplora un regno astrale.
Queste ipotesi pongono difficoltà poiché richiedono l’esistenza di forme di energia o realtà sconosciute. D’altra parte, chi ritiene che nulla lasci il corpo sostiene che le OBE siano una combinazione di immaginazione, fenomeni psi o allucinazioni. Anche queste spiegazioni sollevano interrogativi, poiché implicano che nulla sopravviva alla morte, una prospettiva non accettata da molti. Nonostante non vi siano prove concrete che confermino il distacco dal corpo fisico, coloro che hanno vissuto un’OBE riportano osservazioni dettagliate che non avrebbero potuto fare in altro modo, anche se tali testimonianze non sono state sufficientemente analizzate dalla comunità scientifica. Gli appassionati delle OBE ritengono che tali esperienze debbano essere accettate per ciò che sono: la manifestazione della coscienza che si distacca dal corpo fisico, permettendo una visione del mondo che trascende i sensi corporei.
Conclusioni

Le esperienze extracorporee, le famose OBE (o OOBE), sono una di quelle cose che continuano a farmi riflettere. Non sono facili da incasellare, e forse è proprio questo il bello: ci costringono a ripensare a cosa sia davvero la coscienza, e a quanto possa essere sottile il confine tra ciò che percepiamo con i sensi e ciò che invece viviamo dentro, in uno spazio tutto nostro.
Quello che trovo un po’ frustrante è come la ricerca scientifica tradizionale spesso snobbi queste esperienze spontanee, preferendo studiarle in laboratorio con protocolli rigidi che, alla fine, raccontano poco del vissuto reale. Alcuni parapsicologi hanno provato a definirle come una sorta di chiaroveggenza itinerante… ma la verità è che regna ancora una grande confusione, e non è facile distinguere una OBE da altri stati alterati di coscienza. E questo, ovviamente, rende tutto più difficile da dimostrare e lascia ampio spazio a chi critica.
E sì, i critici non mancano. In molti fanno notare che mancano conferme indipendenti – e su questo, sinceramente, non hanno tutti i torti. I racconti di chi vive queste esperienze si assomigliano molto, è vero, ma ci sono anche differenze notevoli che mettono in dubbio l’idea che si tratti di un fenomeno “oggettivo” e replicabile. Che la coscienza sembri uscire dal corpo, poi, non vuol dire automaticamente che sopravviva alla morte – su questo sono d’accordo. È un’ipotesi affascinante, certo… ma tutta da dimostrare.

C’è anche chi dice che le OBE siano solo allucinazioni, e tra questi c’è la parapsicologa britannica Susan J. Blackmore. Nel suo libro Beyond the Body (1981), le descrive come stati alterati di coscienza, in cui il cervello – per via di un’interruzione degli input sensoriali – riempie i vuoti con immagini mentali prese dalla memoria. È una lettura interessante, soprattutto perché lei stessa ha vissuto un’OBE e ne ha parlato in prima persona. Però… secondo me questa spiegazione, da sola, non basta.
Personalmente, non riesco a ridurre tutto a una semplice illusione. Perché tante persone, dopo un’OBE, raccontano di esserne uscite profondamente cambiate. C’è chi intraprende un percorso spirituale, chi perde la paura della morte, chi inizia a guardare alla vita con occhi diversi. E allora, anche se magari non possiamo ancora provarne l’“oggettività”, io credo che queste esperienze abbiano un valore reale.
Studiosi come Elisabeth Kübler-Ross (1926-2004) e Raymond A. Moody Jr. hanno raccolto testimonianze su testimonianze, restando colpiti dall’impatto emotivo e trasformativo che le OBE possono avere. E se professionisti di questo calibro dicono che queste esperienze meritano attenzione, forse dovremmo smettere di trattarle con sufficienza e iniziare ad ascoltarle con più apertura mentale.
Chiaro, finché non avremo prove solide che dimostrino che si tratta davvero di una vera uscita dal corpo, la questione resterà sospesa. Ma secondo me vale la pena continuare a studiarla con uno sguardo ampio, senza pregiudizi, mettendo insieme scienza, psicologia e vissuto personale.
Perché in fondo, esperienze come queste ci portano a farci domande profonde: chi siamo davvero? Dove finisce il corpo e dove comincia la coscienza? E anche se non abbiamo (ancora) risposte certe, sono proprio queste domande che – almeno per me – vale sempre la pena esplorare.