Munaciello

Munaciello: Mistero e Fascino del Folletto Napoletano

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Nell’immaginario popolare della tradizione napoletana, poche figure sono tanto affascinanti e misteriose quanto il Munaciello (in napoletano: ‘O Munaciello), noto anche come Monaciello. Questo piccolo spirito folletto, vestito come un monaco in miniatura, è un personaggio che incarna una miscela unica di paura, rispetto e curiosità.

Il Munaciello è noto per le sue marachelle e i suoi scherzi, ma anche per la sua generosità. Si dice che possa portare fortuna o sfortuna, a seconda del suo umore e del comportamento di coloro che incrocia. Nonostante la sua fama di dispettoso, è anche conosciuto per la sua tendenza a lasciare doni preziosi a coloro che lo trattano con rispetto.

Nel corso dei secoli, le storie del Munaciello hanno affascinato e spaventato, diventando una parte indissolubile del tessuto culturale di Napoli. In questo articolo, esploreremo le origini, le leggende e l’influenza culturale di questa figura enigmatica, cercando di capire perché, nonostante il passare del tempo, il fascino del Munaciello rimane immutato.

Origini del Munaciello

Le leggende che spiegano la presenza e le imprevedibili attività del Munaciello sono numerose e molto diverse tra loro. Una di queste è particolarmente drammatica e arricchisce la figura del folletto spiritico di grande pathos. La mitologia del Munaciello ha radici antiche e gli esperti di folklore popolare sostengono principalmente tre versioni.

Prima versione

La prima versione, citata tra gli altri dalla scrittrice e giornalista italiana Matilde Serao (1856-1927) nel suo libro Leggende Napoletane (1881), sostiene che il Munaciello fosse una figura realmente esistita. Questa teoria fa risalire le sue origini al 1445, durante il regno di Alfonso V d’Aragona (1396-1458), detto il Magnanimo, quando si verificò uno degli amori proibiti descritti dalla tradizione napoletana, tra Caterina Frezza e Stefano Mariconda, due giovani innamorati il cui amore era destinato a finire tragicamente. Caterina, figlia di un ricco commerciante, amava Stefano, un giovane di umili origini che lavorava duramente ogni giorno per costruirsi un futuro migliore con lei. Stefano sognava di avere una famiglia con Caterina, di riempire la loro casa di bambini e di vivere vicino al borgo dei pescatori.

Il loro amore era fortemente osteggiato, soprattutto dalla famiglia di Caterina, e i due si vedevano di nascosto durante la notte. Stefano raggiungeva Caterina attraversando un pericoloso sentiero sui tetti di Napoli. Durante uno di questi incontri notturni, Stefano fu attaccato e cadde, morendo sotto gli occhi di Caterina. Dopo la sepoltura di Stefano, Caterina, incinta, si ritirò in un convento, dove diede alla luce un bambino piccolo e malformato.

Nonostante le preghiere di Caterina alla Madonna, le condizioni del bambino non migliorarono. La madre iniziò a vestirlo con un abito da monaco bianco e nero, sperando in un miracolo. Questo fatto diede origine al soprannome Munaciello attribuitogli dalla gente. La figura del bambino, con una testa troppo grande e un corpo troppo piccolo, suscitava disgusto e sospetto, che presto si trasformarono in insulti e offese da parte dei napoletani che abitavano le vie del quartiere Porto. Fu un breve passo attribuirgli poteri soprannaturali, sia benigni che maligni: se il cappuccio dell’abito era rosso, era considerato di buon auspicio, mentre il cappuccio nero era associato alla sfortuna.

Immagine rappresentativa dell'uccisione del Munaciello (proprietà esclusiva di Archaeus © 2024)
Immagine rappresentativa dell’uccisione del Munaciello (proprietà esclusiva di Archaeus © 2024)

Dopo la morte della madre, la situazione peggiorò e il Munaciello venne incolpato per ogni tipo di evento sfavorevole, dalle malattie alle nuove tasse, e subì attacchi fisici. Infine, scomparve misteriosamente e la voce popolare disse che era stato portato via dal diavolo. Tuttavia, Serao riporta che qualche tempo dopo furono trovate delle ossa in una fogna che avrebbero potuto essere quelle del Munaciello, suggerendo che i parenti Frezza avessero infine deciso di ucciderlo.

Analogamente alla figura dello scartellato (il gobbo) e a quella dei femminielli, considerati esseri misteriosi in bilico tra i mondi del maschile e del femminile, anche il Munaciello era ritenuto capace di fornire numeri da giocare al lotto.

Dopo la morte del Munaciello, il popolo napoletano continuò a vederlo nei luoghi più disparati dei quartieri bassi, attribuendo alla sua sete di vendetta tutti gli eventi sfavorevoli della vita quotidiana. La sua esistenza come spirito divenne presto un fatto comunemente accettato:

«Chiedete ad un vecchio, ad una fanciulla, ad una madre, ad un uomo, ad un bambino se veramente questo munaciello esiste e scorazza per le case, e vi faranno un brutto volto, come lo farebbero a chi offende la fede. Se volete sentirne delle storie, ne sentirete; se volete averne dei documenti autentici, ne avrete. Di tutto è capace il munaciello…..»

Leggende Napoletane (1881) di Matilde Serao

La scrittrice continua fornendo vari esempi delle situazioni per cui si incolpava il Munaciello: se la massaia trova la dispensa aperta e tutto in disordine, se alla serva sbadata cade un vassoio pieno di bicchieri che si frantumano, se la sarta si punge un dito mentre cuce, se il brodo trabocca dalla pentola o il caffè dalla caffettiera, se il vino diventa acido, se le galline muoiono, se il prezzemolo ingiallisce, se la bottega va male, se i numeri del lotto non vincono per un soffio… e così via, è sempre colpa del Munaciello!

Seconda versione

Secondo un’altra leggenda di natura storico-letteraria, i munacielli erano in realtà i pozzari, ovvero gli addetti alla manutenzione del sistema idrico. Questi lavoratori, sfruttando le cavità sotterranee di Napoli, si muovevano abilmente tra i cunicoli, indossando un elmetto e un mantello da lavoro che somigliava al saio di un monaco. I cunicoli e l’acquedotto sotterraneo ebbero anche un ruolo strategico durante alcuni conflitti, aiutando sia gli assalitori a penetrare nella città sia i cittadini e le truppe a mantenere l’approvvigionamento idrico durante gli assedi prolungati.

Poiché i pozzari spesso non venivano pagati, si intrufolavano di notte nelle case dei ricchi per rubare oggetti di valore e argenteria. Attraverso i canali di scarico usati per calare i secchi d’acqua, riuscivano a entrare nelle case dei padroni e anche in quelle delle loro amanti, a cui donavano ciò che avevano rubato. Per questo motivo, il munaciello, come il pozzaro, non solo portava sfortuna e rubava, ma donava anche gioia e fortuna. Nel Novecento, le istituzioni utilizzarono ampiamente alcuni sotterranei come deposito per veicoli sequestrati. Diverse automobili e motocicli, trovati in questi luoghi, sono tuttora in parte conservati a scopo dimostrativo.

Immagine rappresentativa dei pozzari che rubano in una casa (proprietà esclusiva di Archaeus © 2024)
Immagine rappresentativa dei pozzari che rubano in una casa (proprietà esclusiva di Archaeus © 2024)

Terza versione

Una terza interpretazione dipinge il Munaciello come un demone piccolo e malizioso, noto per nascondere oggetti o lasciare monete con l’intento di attirare l’attenzione degli umani. Tuttavia, questa teoria non è accolta positivamente dal popolo napoletano, poiché mitologicamente il Munaciello non presenta le caratteristiche tipiche associate ai demoni.

Leggenda del Munaciello

Immagine rappresentativa del Munaciello (proprietà esclusiva di Archaeus © 2024)
Immagine rappresentativa del Munaciello (proprietà esclusiva di Archaeus © 2024)

Un antico detto napoletano afferma: «‘O munaciello: a chi arricchisce e a chi appezzentisce», ovvero, il Munaciello porta ricchezza a chi favorisce e sventura a chi contraria. Secondo la tradizione locale, è prudente non rivelare la sua presenza per evitare di attirare la sfortuna. Per propiziargli la benevolenza, si consiglia di lasciargli del cibo, che egli può trasformare magicamente in oro. Tuttavia, è importante mantenere segreta questa pratica; se la notizia si diffonde, il Munaciello scompare rapidamente. Inoltre, sembra apprezzare particolarmente le donne, sfiorandole leggermente.

Quando il Munaciello si manifesta di persona, si dice che appaia di notte, specialmente a coloro che sono disperati e hanno esaurito tutte le altre opzioni per risolvere i loro problemi. Senza parlare, sembra invitare chi lo vede a seguirlo, conducendolo a un luogo dove è nascosto un tesoro. Il Munaciello non chiede nulla in cambio per l’uso di questi tesori, che si dice possano essere il frutto di guadagni onesti o di gesti generosi. Si racconta che molte persone abbiano improvvisamente guadagnato ricchezze grazie al suo intervento, tanto che quando qualcuno riceve un inaspettato arricchimento, si sospetta che il Munaciello possa essere stato coinvolto.

Dove dimora il Munaciello

Il Munaciello non è percepito allo stesso modo da tutti; la sua descrizione, pur avendo somiglianze tra le varie testimonianze, varia a seconda del luogo. Inoltre, sembra che la sua presenza sia stata avvistata e creduta in diverse località di Napoli, a seconda della zona.

Centro storico di Napoli

La leggenda popolare narra che il Munaciello viva tra le rovine delle antiche abbazie e monasteri del centro storico o a Villa Gallo, una delle antiche dimore di Napoli, situata nella zona dei Colli Aminei e appartenuta a Marzio Mastrilli, duca di Gallo (1753-1833), Ministro plenipotenziario del Regno di Napoli a Vienna dal 1786.

Successivamente, divenne di proprietà della regina madre Maria Isabella di Borbone-Spagna (1789-1848), seconda moglie e la sola regina consorte di Francesco I delle Due Sicilie (1777-1830). Nel corso degli anni, la villa ha subito diverse modifiche architettoniche ed è attualmente sede di una comunità religiosa dei padri Rogazionisti del Cuore di Gesù, un istituto religioso maschile di diritto pontificio.

Da un’antica cronaca napoletana si racconta anche di una giovane vedova che viveva con i suoi figli in un appartamento in Piazza Garibaldi a Napoli. La loro vita era difficile e piena di privazioni, ma in quella casa c’era un ospite speciale: il Munaciello. La donna lo trattava sempre con rispetto e gentilezza. Toccato dalle sue lacrime e grato per le sue attenzioni, lo spiritello decise di aiutarla.

Così, la donna iniziò a trovare soldi nascosti in vari angoli dell’appartamento. Suo fratello, senza esitare, giocò i numeri al lotto: 14 per i soldi, 15 per la meraviglia, 1 per il fantasma. Vinse un terno secco sulla ruota di Napoli e con i proventi acquistò un edificio su Corso Umberto I (dove ora si trova una farmacia), che trasformò in un albergo. I guadagni permisero di sostenere lui, la sorella e i nipoti.

Secondo la tradizione, in via dei Tribunali, nel centro storico di Napoli, c’è una casa abitata da un Munaciello molto irascibile. Questa casa, temuta dai napoletani, venne affittata da uno studente di filosofia per pochi soldi. Dopo qualche mese, il Munaciello iniziò a manifestare la sua presenza con rumori improvvisi e oggetti che sparivano. Lo studente, pensando fossero topi, comprò un gatto. Offeso dall’indifferenza del giovane, il Munaciello fece cadere la mensola della cucina piena di piatti e porcellane, ma lo studente diede la colpa ai chiodi poco robusti.

Il Munaciello, non arrendendosi, iniziò a suonare il campanello a qualsiasi ora del giorno e della notte, ma il giovane pensava fossero i ragazzi del quartiere. Sempre più irritato dall’arroganza del ragazzo, lo spiritello fece un baccano tale con piatti, pentole e coperchi che si sentiva a chilometri di distanza. Tuttavia, lo studente continuava a dormire. Infine, il Munaciello si mostrò al giovane, sperando di spaventarlo, ma il ragazzo pensò fosse un sogno. Esausto e sconfitto, lo spirito fece promettere al giovane di non rivelare mai nulla di quanto visto: «Vedrai che non te ne pentirai!». Il Munaciello mantenne la promessa e il giovane divenne ricco e famoso.

Questa leggenda è riportata anche da Matilde Serao nel suo libro Il ventre di Napoli del 1884, in cui ricorda che la splendida palazzina dove risiedeva il giovane studente si trovava nel cuore della città, in Salita Santa Teresa. Nessuno ha mai voluto affittare quell’edificio, poiché la gente aveva paura degli spiriti che si diceva vi dimorassero, al punto che era conosciuta come “A casa d’ ‘e fantasm”.

Un altro luogo in cui è stato visto lo spirito del Munaciello è Sant’Eframo Vecchio, situato in cima a via Carlo de Marco (nei pressi dei Ponti Rossi) nel cuore del centro storico. Si narra di un’abitazione dove è stato avvistato e temuto dai residenti locali, soprattutto dopo che un funzionario dell’acquedotto di Napoli ha rivelato la sua presenza. A raccontarlo è lo zio, il signor L.N.:

«Mio nipote, che lavora come capo-reparto all’acquedotto di Napoli, un giorno si trovò a passare per quella casa per misurare l’acqua. Alla porta gli aprì una persona di bassa statura, che gli chiese cosa volesse. Mio nipote rispose che doveva controllare il contatore dell’acqua. Dopo circa trenta secondi, quel piccolo uomo si trasformò in un gigante! Mio nipote, terrorizzato, scappò immediatamente. Da allora, nonostante io sia sempre stato appassionato di questi argomenti, non ha voluto raccontare la storia a nessuno. Qualcuno potrebbe pensare che sia stato un caso di suggestione, ma mio nipote non è tipo da lasciarsi suggestionare facilmente…»

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