Bloody Mary
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Dietro lo specchio: gli inquietanti dettagli sulle origini di Bloody Mary

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La leggenda di Bloody Mary

Quando in ambito paranormale o horror si parla di specchi e della loro connessione con gli spiriti, salta subito in mente una delle leggende metropolitane più conosciute: Bloody Mary. La leggenda annuncia che ripetendo questo nome più volte davanti allo specchio si evocherebbe lo spirito di una strega. Esistono molte versioni della leggenda e molte candidate a essere le fonti ispiratrici. Probabilmente alcune di queste le conoscete già, ma sono certo che altre non le avete mai sentite. Come si dice: ogni leggenda ha un fondo di verità e Archaeus è sempre curioso di conoscere quella verità, attraverso ricerche e studi meticolosi.

Leggenda o verità?

La leggenda di Bloody Mary risale all’America di fine Ottocento, quando la medicina non era ancora in grado di guarire da virus mortali come la peste e il vaiolo. A quel tempo una ragazzina di sedici anni (qualcuno riporta quattordici), figlia di una lavandaia e di un medico, si ammalò di difterite (qualcuno riporta tifo). La mancanza di cure adeguate portò la ragazza in uno stato comatoso. Il padre medico, sapendo la pericolosità della malattia capace di portare alla morte, per evitare il contagio agli altri membri della famiglia e della comunità, decise di seppellire il suo corpo ancora vivo se pur non cosciente. La moglie del medico non era per nulla d’accordo, anche per via della sua fede cristiana e pregava con la speranza di riuscire a trovare la cura che la potesse guarire.

La ragazzina, che comunque non dava segni di ripresa, fu seppellita per volontà del padre, nel campo fuori dalla casa. La madre decise di legare un’estremità di una corda al suo polso e l’altro fuori dalla tomba su un sostegno di ferro battuto (qualcuno riporta invece che fu fissato alla porta di casa). Alla corda decise anche di legare anche un campanellino che, nel caso la sfortunata sedicenne si fosse risvegliata dal coma, avrebbe potuto allertare la famiglia per trarla in salvo. La leggenda di Bloody Mary narra che il medico iniettò alla moglie un sedativo per tenerla tranquilla. In altre versioni della leggenda un potente narcotico non fu somministrato alla moglie, bensì alla figlia per evitare che si risvegliasse una volta sotterrata.

Il giorno seguente si recarono quindi nel punto in cui la ragazza era stata sepolta e con sorpresa videro la campana a terra e la corda strappata. Si misero a scavare affannosamente fino ad arrivare alla cassa di legno: la aprirono e videro il corpo esanime, gli occhi spalancati per il terrore o il soffocamento, il vestito sporco di sangue e le dita prive di unghie che trovarono conficcate nel coperchio della cassa con evidenti strisce di sangue. Evidentemente la forza della disperazione portò la ragazza a cercare di scavare nel legno per uscire dalla tomba. La leggenda che circola in rete finirebbe qui. Cosa c’entra dunque lo specchio?

L’evocazione allo specchio

Fantasma nello specchio

Alcune ricerche più approfondite sulla leggenda di Bloody Mary hanno un finale diverso. La mattina la madre della ragazza sepolta, si sveglia e non trova il marito accanto a lei sul letto. Si alza, giunge in bagno e lo trova a terra per arresto cardiaco. Aveva una ferita alla testa e lo specchio era rotto. Alcune fonti raccontano che sia stato lo spirito rabbioso della figlia a terrorizzarlo a morte apparendogli allo specchio.

Qualcun altro riporta invece che il padre vedendo lo spirito della figlia nel bagno, ebbe un malore e cadendo finì con lo sbattere la testa sullo specchio rompendolo. Io aggiungo che potrebbe non aver visto alcuno spirito e che morì per il dolore della perdita subita e per quello che aveva fatto per salvare sé stesso e sua moglie, o altri figli nel caso ne avessero.

Nacque così la leggenda di Bloody Mary, che nelle sue prime versioni avvertiva così l’incauto avventore:

«posizionati davanti a uno specchio illuminandoti nel buio con la sola luce di una candela; gira su te stesso ed evoca per tre volte Bloody Mary: la vedrai apparire nello specchio accanto al tuo riflesso con le mani sanguinanti e protese verso di te. A quel punto il terrore sarà tale che cadrai in coma per quattro giorni e al quinto morirai…»

Non capisco il senso di questo monito: mi pare ovvio che nessuno abbia l’interesse di morire d’infarto solo per riuscire a vedere lo spettro di Bloody Mary; ma questi avvertimenti leggendari sono costruiti apposta per evitare che qualcuno lo sperimenti davvero per scoprire che non appare nessuno spettro. Nel caso non apparisse, sarà data colpa al rito eseguito male: quindi o si vede e si muore, o il rito non è andato a buon fine.

Questo accade anche per la tavola Ouija, della quale esistono moltissime persone che avvertono i curiosi a desistere dall’usarla perché ci sarebbe il pericolo di mettersi in contatto con spiriti malevoli o addirittura demoni persecutori che si spacciano per le anime dei defunti interpellati.

Tornando a Bloody Mary, la versione del coma e della morte è molto recente, comparsa nelle varie creepypasta (termine inglese che deriva da Copy and Paste, cioè Copia e Incolla); si tratta di racconti brevi che nascono con l’intenzione di terrorizzare il lettore e si diffondono in rete da sito in sito, come ad esempio 4Chan, fondato da Christopher Poole nel 2003, in cui si postano “discussioni” in forma anonima per lo più dedicate ad anime e manga giapponesi.

Ma chi era davvero Bloody Mary?

Le ipotesi sono molte e nessuna accreditata, perché le leggende non hanno fonti attendibili e la loro storia si perde in rete. Di seguito le analizzerò tutte, una per una, spiegandone l’origine e scartandole fino ad arrivare a quelle che potrebbero essere le fonti più attendibili.

Mary Worth

La prima donna alla quale hanno attribuito la maternità della leggenda è Mary Worth, vissuta più di un secolo fa. La leggenda racconta di una donna solitaria che viveva in una piccola casa in mezzo al bosco vicino a un villaggio. Dove? Mistero! A chi coraggiosamente varcava la soglia della sua abitazione in cerca di aiuto, Mary offriva loro unguenti, tinture e rimedi erboristici in cambio di denaro o cibo. La leggenda racconta che le bambine del villaggio iniziarono a sparire una a una. Nonostante qualcuno arrivasse a indagare a casa di Mary Worth, la donna prontamente negava di averle mai viste. L’aspetto della donna, da anziana e sofferente, sembrava più giovane e in salute.

Il fumetto di Mary Worth del 1942 - Bloody Mary
Il fumetto di Mary Worth del 1942

Il sospetto che rapisse le bambine e le usasse per qualche suo rito di ringiovanimento era sempre più alto. Gli abitanti del villaggio scoprirono ossa umane nella sua piccola stalla adiacente alla casa e decisero di catturarla per metterla al rogo. Tuttavia, qualcosa di vero c’è: il nome è il titolo di un fumetto americano di successo (ben settant’anni di stampe) pubblicato nel 1938 con il nome esteso Mary Worth’s Family, poi abbreviato come Mary Worth nel 1942. Nessuna strega però fa parte del racconto. Quindi direi che potremmo escluderla dall’essere lei la famigerata Bloody Mary.

Mary Whales

Spooky Indiana: Tales Of Hauntings, Strange Happenings, And Other Local Lore

Un’altra candidata per essere Bloody Mary è Mary Whales: ho potuto leggere la storia nel libro di S.E. Schlosser che raccoglie alcune leggende dal folklore dell’Indiana. La leggenda narrata dall’autrice, racconta di un vecchio uomo ricco e malvagio della famiglia che amava il denaro più di tutto, tranne che della moglie, della quale era molto innamorato. Quando la moglie morì nel dare alla luce una bambina che chiamò Mary.

La bambina crebbe nell’indifferenza del padre che la odiava perché considerata colpevole della morte della moglie. A lei erano destinati i lavori più sporchi e faticosi della fattoria. Mary più cresceva e più diventava bella e somigliante alla madre. Una notte, suo padre ubriaco e in preda alla rabbia e alla disperazione, uccise Mary a coltellate mentre stava dormendo. Il suo spettro lo perseguitò a lungo fino al giorno in cui apparve allo specchio mentre stava radendosi, indicando all’uomo il cappio appeso alle travi di casa e lui obbedì, impiccandosi. L’avvincente e tetra storia è narrata egregiamente dall’autrice nel suo Spooky Indiana: Tales Of Hauntings, Strange Happenings, And Other Local Lore, pubblicato nel 2012. Sì, potrebbe essere lei la Bloody Mary che stiamo cercando, ma vediamo le altre.

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