Il Tamburo di Tedworth

Dietro la leggenda del Tamburo di Tedworth: la bizzarra storia del poltergeist

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Cronaca di un Poltergeist

Quando si parla di fenomeno poltergeist il primo pensiero va all’omonimo film e relativi sequel e remake, e indubbiamente ai casi più famosi. Ce ne sono alcuni però, meno conosciuti, che meriterebbero la stessa fama degli altri: questo è il caso del poltergeist del Tamburo di Tedworth (oggi Tidworth), e non a Ludgershall come riportano in modo errato molti articoli sparsi per il web. Effettivamente le due città distano solo 2 miglia circa l’una dall’altra e fanno entrambe parte di questa strana storia.

Quando un caso diventa molto popolare è per via dei personaggi che entrano a far parte della storia del fenomeno, come nel caso Enfield in cui parteciparono la storica londinese Society for Psysichal Research (SPR) e i coniugi Warren.

La storia del poltergeist di Tedworth

Tamburo di Tedworth - Il Tamburo di Tedworth
Raffigurazione dell’entità di Tedworth

Nel marzo del 1661 in Inghilterra, nell’Est Wiltshire, in una piccola città chiamata appunto Tedworth, un ufficiale delle accise di nome John Mompesson, trasferitosi da poco con la moglie e i bambini a Tedworth in una casa vicino al centro, scoprì che un certo William Drury aveva un certificato di licenza falsificato. Drury per ripicca iniziò a fare schiamazzi e rumori notturni a Ludgershall, suonando il tamburo e cantando a squarciagola disturbando così il circondario.

Quindi Mompesson decise di fare arrestare Drury per schiamazzi notturni e lo fece incarcerare con l’aggravante di alcuni furti che aveva effettuato. Nonostante l’opposizione risentita di Drury, il giudice Mompesson confiscò il tamburo che decise di portarsi a casa. Dopo essere ritornato il 4 maggio da una visita a Londra, gli venne riferito quello che all’inizio aveva considerato una serie di tentati furti. Ecco cosa riporta una lettera di Mompesson, tradotta in italiano:

[…] mia moglie mi ha riferito che a casa avevano trovato oggetti rotti e che si erano molto spaventati pensando ai ladri in casa durante la notte; mi sono rallegrato con lei che non fossero ladri, ma dopo essere stato a casa, dopo tre giorni, i disturbi si sono ripresentati, così mi sono alzato e ho preso le pistole in mano, e andando su e giù per le scale ho sentito uno strano rumore e un suono sordo, ma non riuscivo a vedere nulla […] Si è ripresentato così sempre più spesso, cinque [consecutive] notti, poi tre di assenza […]

I colpi (tamburellare) si sentivano nella parte esterna di casa mia, e poi sono giunte sino alla stanza dove giaceva il tamburo [di William Drury]; essendo la vecchia camera dei miei genitori, l’avevo gettato sotto un tavolo, perché non volevo che i miei figli la usassero ancora per giocarci, e mia moglie era contenta di questa mia decisione.

Ci sono stati quattro o cinque notti su sette in cui i suoni sono stati molto forti e sordi, le finestre tremavano e i letti si scuotevano, il tutto dopo mezz’ora che ci eravamo sdraiati sul letto; sono andati avanti per oltre due ore; successivamente abbiamo sentito come il passaggio di una forte corrente d’aria sopra la casa […] il tutto si ripresentava costantemente andando avanti per due mesi. […] Abbiamo provato a pregare: a volte questo sembrava placare i rumori, ma altre volte no.

da Legends and Miracles and other curious and marvellous (Stories of Human Nature) di James E. Smith, 1837

Viene ingaggiato un esperto di stregoneria

I fenomeni in casa Mompesson si placarono per circa tre settimane, per poi riprendere più intensi spaventando la famiglia. Venne così ingaggiato un reverendo esperto di stregoneria, Joseph Glanvill (1636-1680), cappellano di Carlo II Stuart, re d’Inghilterra, Scozia, Irlanda e Francia.

Uno dei primi testi che raccoglieva storie di fantasmi, demoni e poltergeist
Uno dei primi testi che raccoglieva storie di fantasmi, demoni e poltergeist

Glanvill iniziò così una lunga serie di domande ai testimoni e chiese di poter soggiornare a casa di Mompesson per le opportune verifiche. Poiché i bambini sembravano essere al centro dei disturbi, Mompesson decise di mandarli a stare un po’ dai vicini, eccetto la figlia di dieci anni e il figlio in fasce. Le manifestazioni continuarono comunque. Glanvill affermò che ad un certo punto l’entità attaccò il bambino, presumibilmente quello più piccolo. Mompesson raccontò di sedie che si mossero, poi i tavoli, i bauli e altri mobili. Spesso alcune parti dell’arredamento venivano trovate in fondo o in cima alle scale.

A volte ne sentivano il rumore, altre invece no. Nel primo caso ricordò di una scodella lanciata per le scale o di rumori di catene metalliche trascinate. Nella camera dei bambini i rumori iniziarono ad essere più forti; talvolta sembravano “artigli di ferro” grattare sulle testate dei loro letti. Quando il reverendo Glanvill si avvicinò alla testata poggiandovi la mano, il rumore cessò improvvisamente per manifestarsi dall’altra parte della stanza. Una volta assistette al movimento del letto, una breve lievitazione gli fa capire con cosa avevano a che fare.

Un cavallo muore soffocato dalla sua stessa zampa

Questo andò avanti per alcune ore e, come se non bastasse, un cavallo soffocò dopo essersi infilato una zampa in bocca, fatto del tutto molto singolare. Il domestico dei Mompesson affermò di aver visto un’ombra scura molto grande muoversi per la casa e una volta di aver visto anche i suoi occhi rossi fiammeggianti. Si disse somigliasse a una specie di cane che si manifestò anche altre volte, sentendolo grattare e respirare dietro la testata del letto dei bambini, talvolta per più di un’ora.  Sicuramente molta suggestione deve essersi alimentata in casa, ma Mompesson ci aveva creduto e i fenomeni furono così violenti che decise di fare intervenire persone competenti ad indagare in casa propria.

Mompesson spaventato degli accadimenti scrisse a un corrispondente di altri incidenti. Nella lettera scrisse che i suoi servi vennero sollevati a mezz’aria per poi essere adagiati di nuovo sui loro piedi; le candele non bruciavano nella stanza dove si trovava l’entità e nessun cane abbaiava la sua presenza e infine, anche il vicinato lamentava di strani avvenimenti.

Scie luccicanti

Nel dicembre del 1662, un vicino di casa menzionò alla madre di Mompesson storie di fate che lasciavano scie di denaro dai loro passi. La signora Mompesson che era più scettica del figlio rispose che le sarebbe piaciuto lasciassero soldi in cambio del disturbo che le “fatine” stavano causando in casa loro. Stranamente quella stessa notte il tamburellare fu sostituito con il suono di monete che sbattono l’una contro l’altra nei sacchi. A detta dei Mompesson, il tintinnio si sentiva in tutta la casa.

Agli inizi del 1663 gli eventi venivano preceduti da luci blu scintillanti provenienti dal camino. Udirono anche una voce dal camino che diceva “Una strega! Una strega!”. Gli oggetti iniziarono a scomparire per poi riapparire in luoghi insoliti, come una lunga asta di ferro che venne ritrovata nel letto di Mompesson, un lama di un coltello senza manico conficcato nel letto della madre di John Mompesson e una Bibbia tra le ceneri del fuoco nel camino.

Il reverendo Glanvill durante una lettera ricordò di un’apparizione vista da uno degli uomini della servitù: “La forma esatta e le sue proporzioni non erano ben chiare, ma era lì ai piedi del letto: un grande corpo, con due occhi rossi e abbaglianti nella sagoma della testa, che mi fissarono con fermezza per alcuni istanti, per poi scomparire.”

Le 8 sagome spettrali di Tedworth

Si racconta anche che nell’aprile del 1663 furono avvistate circa otto sagome spettrali. Glanvill durante una notte sentì il rumore simile a quello in cui si ferra un cavallo e, qualche giorno più tardi, l’ombra di un grosso cane ansimante si manifestò vicino ad una signora passata a far visita ai coniugi Mompesson e questa cercò di percuoterlo con il suo bastone, ma senza alcun risultato, tanto da vedersi strappare via di mano il bastone che finì sul pavimento molto distante da lei.

Questo “spirito” sembrava avere molta forza o forse non era il solo nella casa. Durante l’autunno dello stesso anno, la temperatura della casa si alzò di molto, altro inusuale fenomeno dato che si dice debba abbassarsi in presenza di fantasmi. Oltre al calore si aggiunsero strani fetori, fra cui il tanfo di zolfo, elemento comune in alcuni casi di infestazione.

Così il reverendo informò il giudice Mompesson che erano di fronte ad un reale caso di infestazione di qualche spirito o di un demone. Glanvill cercò di mettersi in contatto con l’entità facendo dei rumori e scoprì che lo spirito era in grado di ripetere gli stessi. Inizialmente provò a battere sul materasso e poi a grattare sulla testata del letto e i rumori vennero ripetuti dall’entità nello stesso numero di volte e nella medesima maniera. Così cercarono sotto il letto per capire da dove provenisse, ma senza alcun esito.

I fenomeni cominciarono a calmarsi, diventando sempre più sporadici e il reverendo Glanvill decise di abbandonare il caso per mancanza di prove tangibili da poter presentare ad una commissione per un eventuale esorcismo della casa.

La verità sul Tamburo di Tedworth: retroscena di un poltergeist

I detrattori del fenomeno in casa Mompesson

Man mano che si diffondevano le inquietanti notizie di casa Mompesson, le visite di estranei incuriositi dalla vicenda che oramai era di dominio pubblico, iniziarono incessanti. I Mompesson in cuor loro speravano che qualcun altro potesse assistere ai fenomeni, ma questo accadeva raramente. Un ospite fu l’architetto Sir Christopher Wren che affermò di non aver visto strani fenomeni, ma che udì solamente il suono di una mano che picchiava su qualche tamburo. Notò però che il tamburellare si sentiva solamente quando una certa cameriera della servitù si recava nella stanza accanto.

Altri testimoni dissero che i rumori cessavano dopo la mezzanotte e non iniziavano prima delle 6 del mattino. Doveva essere uno spirito che preferiva usare la notte per riposare. E così anche altri nobili testimoni smentirono il fenomeno, a partire dal conte di Chesterfield, Philip Stanhope, e in seguito il conte di Falmouth, Charles Berkeley, inviato dal re Carlo II a riferire sul fenomeno. Solamente i visitatori che entrarono in casa tra maggio e dicembre 1662 furono convinti della veridicità dei fenomeni. La servitù disse ai Mompesson che le numerose visite erano diventate fastidiose e onerose, in quanto ospiti, impedendo loro di svolgere i loro doveri correttamente.

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