Il Tamburo di Tedworth

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[Cronaca di un Poltergeist]

Quando si parla di fenomeno poltergeist il primo pensiero va all’omonimo film e relativi sequel e remake, e indubbiamente ai casi più famosi. Ce ne sono alcuni però, meno conosciuti, che meriterebbero la stessa fama degli altri: questo è il caso del poltergeist a Tedworth (oggi Tidworth), e non a Ludgershall come riportano in modo errato molti articoli sparsi per il web. Effettivamente le due città distano solo 2 miglia circa l’una dall’altra e fanno entrambe parte di questa strana storia.

Quando un caso diventa molto popolare è per via dei personaggi che entrano a far parte della storia del fenomeno, come nel caso Enfield in cui parteciparono la storica londinese SPR (Society for Psysichal Research) e i coniugi Warren.

La storia del poltergeist a Tedworth

Raffigurazione fantasiosa dell’entità di Tedworth

Nel marzo del 1661 in Inghilterra, nell’Est Wiltshire, in una piccola città chiamata appunto Tedworth, un ufficiale delle accise di nome John Mompesson, trasferitosi da poco con la moglie e i bambini a Tedworth in una casa vicino al centro, scoprì che un certo William Drury aveva un certificato di licenza falsificato. Drury per ripicca iniziò a fare schiamazzi e rumori notturni a Ludgershall, suonando il tamburo e cantando a squarciagola disturbando così il circondario. Quindi Mompesson decise di fare arrestare Drury per schiamazzi notturni e lo fece incarcerare con l’aggravante di alcuni furti che aveva effettuato. Nonostante l’opposizione risentita di Drury, il giudice Mompesson confiscò il tamburo che decise di portarsi a casa. Dopo essere ritornato il 4 maggio da una visita a Londra, gli venne riferito quello che all’inizio aveva considerato una serie di tentati furti. Ecco cosa riporta una lettera di Mompesson, tradotta in italiano [fonte: Legends and Miracles and other curious and marvellous (Stories of Human Nature) di James E. Smith, 1837]:

[…] mia moglie mi ha riferito che a casa avevano trovato oggetti rotti e che si erano molto spaventati pensando ai ladri in casa durante la notte; mi sono rallegrato con lei che non fossero ladri, ma dopo essere stato a casa, dopo tre giorni, i disturbi si sono ripresentati, così mi sono alzato e ho preso le pistole in mano, e andando su e giù per le scale ho sentito uno strano rumore e un suono sordo, ma non riuscivo a vedere nulla […] Si è ripresentato così sempre più spesso, cinque [consecutive] notti, poi tre di assenza […] I colpi (tamburellare) si sentivano nella parte esterna di casa mia, e poi sono giunte sino alla stanza dove giaceva il tamburo [di William Drury]; essendo la vecchia camera dei miei genitori, l’avevo gettato sotto un tavolo, perché non volevo che i miei figli la usassero ancora per giocarci, e mia moglie era contenta di questa mia decisione.
Ci sono stati quattro o cinque notti su sette in cui i suoni sono stati molto forti e sordi, le finestre tremavano e i letti si scuotevano, il tutto dopo mezz’ora che ci eravamo sdraiati sul letto; sono andati avanti per oltre due ore; successivamente abbiamo sentito come il passaggio di una forte corrente d’aria sopra la casa […] il tutto si ripresentava costantemente andando avanti per due mesi. […] Abbiamo provato a pregare: a volte questo sembrava placare i rumori, ma altre volte no.

Il poltergeist e le sue manifestazioni

I fenomeni in casa Mompesson si placarono per circa tre settimane, per poi riprendere più intensi spaventando la famiglia. Venne così ingaggiato un reverendo esperto di stregoneria, Joseph Glanvill (1636-1680), cappellano di Carlo II Stuart, re d’Inghilterra, Scozia, Irlanda e Francia.

Uno dei primi testi che raccoglieva storie di fantasmi, demoni e poltergeist

Glanvill iniziò così una lunga serie di domande ai testimoni e chiese di poter soggiornare a casa di Mompesson per le opportune verifiche. Poiché i bambini sembravano essere al centro dei disturbi, Mompesson decise di mandarli a stare un po’ dai vicini, eccetto la figlia di dieci anni e il figlio in fasce. Le manifestazioni continuarono comunque. Glanvill affermò che ad un certo punto l’entità attaccò il bambino, presumibilmente quello più piccolo. Mompesson raccontò di sedie che si mossero, poi i tavoli, i bauli e altri mobili. Spesso alcune parti dell’arredamento venivano trovate in fondo o in cima alle scale. A volte ne sentivano il rumore, altre invece no. Nel primo caso ricordò di una scodella lanciata per le scale o di rumori di catene metalliche trascinate. Nella camera dei bambini i rumori iniziarono ad essere più forti; talvolta sembravano “artigli di ferro” grattare sulle testate dei loro letti. Quando il reverendo Glanvill si avvicinò alla testata poggiandovi la mano, il rumore cessò improvvisamente per manifestarsi dall’altra parte della stanza. Una volta assistette al movimento del letto, una breve lievitazione gli fa capire con cosa avevano a che fare.

Questo andò avanti per alcune ore e, come se non bastasse, un cavallo soffocò dopo essersi infilato una zampa in bocca, fatto del tutto molto singolare. Il domestico dei Mompesson affermò di aver visto un’ombra scura molto grande muoversi per la casa e una volta di aver visto anche i suoi occhi rossi fiammeggianti. Si disse somigliasse a una specie di cane che si manifestò anche altre volte, sentendolo grattare e respirare dietro la testata del letto dei bambini, talvolta per più di un’ora.  Sicuramente molta suggestione deve essersi alimentata in casa, ma Mompesson ci aveva creduto e i fenomeni furono così violenti che decise di fare intervenire persone competenti ad indagare in casa propria.

Mompesson spaventato degli accadimenti scrisse a un corrispondente di altri incidenti. Nella lettera scrisse che i suoi servi vennero sollevati a mezz’aria per poi essere adagiati di nuovo sui loro piedi; le candele non bruciavano nella stanza dove si trovava l’entità e nessun cane abbaiava la sua presenza e infine, anche il vicinato lamentava di strani avvenimenti. Nel dicembre del 1662, un vicino di casa menzionò alla madre di Mompesson storie di fate che lasciavano scie di denaro dai loro passi. La signora Mompesson che era più scettica del figlio rispose che le sarebbe piaciuto lasciassero soldi in cambio del disturbo che le “fatine” stavano causando in casa loro. Stranamente quella stessa notte il tamburellare fu sostituito con il suono di monete che sbattono l’una contro l’altra nei sacchi.
A detta dei Mompesson, il tintinnio si sentiva in tutta la casa.

Agli inizi del 1663 gli eventi venivano preceduti da luci blu scintillanti provenienti dal camino. Udirono anche una voce dal camino che diceva “Una strega! Una strega!”. Gli oggetti iniziarono a scomparire per poi riapparire in luoghi insoliti, come una lunga asta di ferro che venne ritrovata nel letto di Mompesson, un lama di un coltello senza manico conficcato nel letto della madre di John Mompesson e una Bibbia tra le ceneri del fuoco nel camino. Il reverendo Glanvill durante una lettera ricordò di un’apparizione vista da uno degli uomini della servitù: “La forma esatta e le sue proporzioni non erano ben chiare, ma era lì ai piedi del letto: un grande corpo, con due occhi rossi e abbaglianti nella sagoma della testa, che mi fissarono con fermezza per alcuni istanti, per poi scomparire.”

Si racconta anche che nell’aprile del 1663 furono avvistate circa otto sagome spettrali. Glanvill durante una notte sentì il rumore simile a quello in cui si ferra un cavallo e, qualche giorno più tardi, l’ombra di un grosso cane ansimante si manifestò vicino ad una signora passata a far visita ai coniugi Mompesson e questa cercò di percuoterlo con il suo bastone, ma senza alcun risultato, tanto da vedersi strappare via di mano il bastone che finì sul pavimento molto distante da lei. Questo “spirito” sembrava avere molta forza o forse non era il solo nella casa. Durante l’autunno dello stesso anno, la temperatura della casa si alzò di molto, altro inusuale fenomeno dato che si dice debba abbassarsi in presenza di fantasmi. Oltre al calore si aggiunsero strani fetori, fra cui il tanfo di zolfo, elemento comune in alcuni casi di infestazione.

Così il reverendo informò il giudice Mompesson che erano di fronte ad un reale caso di infestazione di qualche spirito o di un demone. Glanvill cercò di mettersi in contatto con l’entità facendo dei rumori e scoprì che lo spirito era in grado di ripetere gli stessi. Inizialmente provò a battere sul materasso e poi a grattare sulla testata del letto e i rumori vennero ripetuti dall’entità nello stesso numero di volte e nella medesima maniera. Così cercarono sotto il letto per capire da dove provenisse, ma senza alcun esito.

I fenomeni cominciarono a calmarsi, diventando sempre più sporadici e il reverendo Glanvill decise di abbandonare il caso per mancanza di prove tangibili da poter presentare ad una commissione per un eventuale esorcismo della casa.

La verità sul fenomeno poltergeist di Tedworth

Man mano che si diffondevano le inquietanti notizie di casa Mompesson, le visite di estranei incuriositi dalla vicenda che oramai era di dominio pubblico, iniziarono incessanti. I Mompesson in cuor loro speravano che qualcun altro potesse assistere ai fenomeni, ma questo accadeva raramente. Un ospite fu l’architetto Sir Christopher Wren che affermò di non aver visto strani fenomeni, ma che udì solamente il suono di una mano che picchiava su qualche tamburo. Notò però che il tamburellare si sentiva solamente quando una certa cameriera della servitù si recava nella stanza accanto. Altri testimoni dissero che i rumori cessavano dopo la mezzanotte e non iniziavano prima delle 6 del mattino. Doveva essere uno spirito che preferiva usare la notte per riposare. E così anche altri nobili testimoni smentirono il fenomeno, a partire dal conte di Chesterfield, Philip Stanhope, e in seguito il conte di Falmouth, Charles Berkeley, inviato dal re Carlo II a riferire sul fenomeno. Solamente i visitatori che entrarono in casa tra maggio e dicembre 1662 furono convinti della veridicità dei fenomeni. La servitù disse ai Mompesson che le numerose visite erano diventate fastidiose e onerose, in quanto ospiti, impedendo loro di svolgere i loro doveri correttamente.

Pagine tratte da un’edizione del Saducismus Triumphatus di Glanvill

Dopo la pubblicazione del saggio A Blow at Modern Sadducism (Un colpo al sadducismo moderno) di Joseph Glanvill, il vero autore di questa burla ancora oggi diffusa in molti blog e social network come attendibile, il ministro anticonformista Richard Baxter scrisse chiedendo ulteriori dettagli. Baxter ha detto di aver sentito dire in tribunale e in circoli legali che John Mompesson aveva ammesso che l’intero caso era solamente una truffa organizzata. Il conte di Chesterfield che aveva visitato la casa, riferì che durante un’udienza con il re Carlo II, Mompesson aveva rivelato di aver scoperto che gli eventi erano stati realizzati con l’inganno. Tali voci erano così diffuse che l’editore James Collins si assunse l’ incarico di aggiungere una prefazione al Saducismus Triumphatus (The Triumph of Saducism) di Glanvill , affermando che “sia il signor Glanvil stesso, che ha pubblicato il saggio, sia il signor Mompesson, nella cui casa sono successe questi fatti incredibili, hanno confessato che l’intera faccenda è un imbroglio e un’impostura … quelle relazioni sollevate … sono state dimostrate dalla presente edizione di essere falsi per tutto il mondo.”

Mompesson però aveva scritto ben altro a Glanvill nel novembre del 1672:

“Sono stato molto spesso in ritardo a rispondere ai fatti, se non ho confessato a Sua Maestà o a qualsiasi altro un trucco scoperto su quella relazione. Anche in punto di morte darò la stessa risposta: devo smentire me stesso e riconoscere un imbroglio in una cosa in cui sono certo che non era e non poteva essere.”

La famiglia Mompesson quindi continuò a sostenere che il caso era stato un vero fenomeno soprannaturale, come ad esempio quando il fratello maggiore del predicatore metodista John Wesley, discusse il caso con il figlio di Mompesson quando entrambi erano all’Università di Oxford.

A differenza degli altri fenomeni di poltergeist, il caso avvenuto a Tedworth, non riporta effettivamente delle prove tangibili, ma di certo per i numerosi testimoni, non può passare inosservato e merita senz’altro di entrare a far parte di quell’elenco di fenomeni insoliti e inspiegabili chiamati appunto poltergeist.

Il giornalista scozzese Charles Mackay (1814 – 1889) considerava il fenomeno a Tedworth indubbiamente fraudolento, confezionato ad arte dai confederati del percussionista William Drury. Quindi Mackay scriveva nelle sue Extraordinary Popular Delusions and the Madness of Crowds (Delusioni popolari straordinarie e nella follia delle folle, 1841) che Mompesson fu semplicemente ingannato.

Amos Norton Craft (1844 – 1912), scrittore e metodista americano, noto per il suo Epidemic Delusions (Delusioni epidemiche) del 1881, un testo critico su medium spirituali, psicosi da fine del mondo, false reliquie religiose, manie di caccia alle streghe… scrisse di non dimenticare “che la casa del signor Mompesson era ospitata da diversi servitori”. Secondo lo scettico Norton Craft, il paranormale poggia su argomenti di ignoranza.

Secondo il giornalista americano e autore di libri sulla psicologia, Addington Bruce (al secolo Henry Addington Bayley Bruce, 1874 – 1959), il fenomeno è stato costruito in modo fraudolento dai figli dello stesso Mompesson, in particolare dalla figlia maggiore, una ragazza di dieci anni. Bruce era convinto che i rumori e il movimento degli oggetti ricordavano quegli scherzi che spesso fanno i bambini. Bruce però fa anche un’altra considerazione: il reverendo Glanvill trascorse una sola notte nella casa infestata, e delle sue numerose esperienze non ce n’è alcuna traccia che non possa essere attribuita alla frode più che all’immaginazione, con sicuramente una collaborazione dei figli di Mompesson.

Infine anche Andrew Lang (1844 – 1912) della Society for Psychical Research fu convinto dell’implicazione dei ragazzini, sia che fossero stati convinti dal reverendo Glavill, sia che avessero creato rumori per gioco.

Conclusione

Lo scenario dell’investigazione sul poltergeist di Tedworth non è poi così differente dalla sceneggiatura di molti format televisivi di oggi dedicati all’investigazione sul paranormale; comunque quest’indagine ebbe luogo a metà del XVII° secolo e, a quel tempo, il re era Carlo II d’Inghilterra e il clero-cacciatore di fantasmi era Joseph Glanvill, che fece le sue indagini tra il gennaio 1662 e l’aprile 1663. Il testo di Glanvill Saducismus Triumphatus (The Triumph of Saducism) divenne molto popolare ed ebbe ben cinque edizioni. Glanvill avrebbe infine concluso che questi eventi erano atti di stregoneria praticata da un batterista condannato per aver disturbato la quiete pubblica. Il testo di Glanvill è stato scritto in parte come una confutazione delle opinioni sul soprannaturale poste dal rivale John Webster (1580 – 1634). Webster era molto scettico e concorda sul fatto che alcune entità ed eventi paranormali potrebbero accadere, ma pensa che per la maggior parte, questi sono i prodotti dell’immaginazione o, peggio ancora, le superstizioni della Chiesa romana. Webster infatti ha sempre difeso Reginald Scot (1538 – 1599) e attaccato direttamente Joseph Glanvill. Scot riteneva, infatti, che l’accusa di stregoneria durante l’inquisizione era irrazionale e non cristiana, ritenendo quindi responsabile la Chiesa romana. The Discoverie of Witchcraft (La Scoperta della Stregoneria) del 1584, è un libro parzialmente scettico di Scot, inteso come esposizione della stregoneria dei primi tempi moderni (di quei tempi) e contiene una piccola sezione destinata a mostrare come il pubblico sia stato ingannato da ciarlatani (della Chiesa romana), ed è considerato il primo materiale pubblicato sulla magia illusionista e del palcoscenico. La credenza popolare sosteneva che tutte le copie del libro di Scot furono bruciate nel 1603 per volere di Giacomo I. Ma erano solo leggende.

Pagine di un’edizione del Saducismus Triumphatus di Glanvill

John Webster, drammaturgo britannico contemporaneo di William Shakespeare, si occupò di fare luce sui fenomeni paranormali, e nel caso redatto da Glanvill scrisse che: “se il signor Scot ha fatto poco, ma ha raccontato strane chiacchiere e sciocche leggende, il signor Glanvil potrebbe benissimo far parte di queste leggende, perché sono sicuro che la sua storia del batterista [di Tedworth] e di altre testimonianze di stregoneria, sono troppo contraddittorie e sciocche, come qualsiasi storiella può essere raccontata o letta …”

Nonostante Glanvill mostrasse di credere in fantasmi, diavoli e demoni, metteva queste credenze alla prova dell’osservazione empirica. Il Saducismus Triumphatus è stato illustrato con vignette che descrivono vari casi soprannaturali che Glanvill ha indagato e riportato personalmente. Una di queste vignette mostrava il famigerato “batterista di Tedworth”, raffigurato come un diavolo zoomorfo che appare nel cielo sopra la casa di Mompesson mentre suona un tamburo. Nel disegno il magistrato si trova fuori dalla sua casa, guardando con stupore.

Glanvill era incline a credere nell’esistenza dei fenomeni sovrannaturali cercando di mantenere una mente aperta nel tentativo di provare la loro esistenza. Tra i soggetti preferiti dei demonologi e degli esperti di stregoneria c’era la famosa storia biblica di re Saul e della veggente o “strega” di Endor, di cui ho già parlato nell’articolo dedicato ai fantasmi nell’Antico Testamento. Oggi questa storia viene spesso usata per dimostrare che gli spiriti non andrebbero evocati. Glanvill nel suo trattato afferma chiaramente che questi eventi si sono realmente svolti come descritto nella Bibbia. Perché lui c’era???
A quel tempo persino Martin Lutero credeva che Samuele non fosse realmente apparso a Saul al comando della strega, ma Glanvill affermava: “No, era uno spettro, uno spirito malvagio che assumeva la sua forma. Ciò dimostra che Dio, secondo le leggi di Mosè, aveva proibito all’uomo di interrogare i morti: di conseguenza doveva essere un demone che si presentava sotto la forma dell’uomo di Dio”.  Se interessati, vi consiglio l’articolo-studio sull’argomento: I Fantasmi nella Bibbia [Prima Parte: Antico Testamento]

Nelle opere di Glanvill e Webster, è interessante notare lo spaccato nelle credenze più antiche in alcuni aspetti del soprannaturale, soprattutto per quanto riguarda la stregoneria e la demonologia. Entrambi gli autori delle opere erano protestanti, così come Reginald Scot, ma avevano opinioni assai diverse. Nonostante tutto, avevano in comune la dissociazione verso la Chiesa romana. Webster era scettico, ma incoerente. Glanvill era più credulone sia di Scot che di Webster, seppure anche lui avesse i suoi dubbi. Glanvill evidentemente non era ancora pronto a negare l’esistenza di spiriti maligni di per sé, in quanto ciò avrebbe logicamente portato alla negazione di tutti gli spiriti da lui dichiarati. Forse per questo motivo ha utilizzato il metodo scientifico nelle sue indagini.

Il signor Mompesson soffrì molto a causa della diffamazione di quel periodo post-poltergeist. Coloro che non credevano negli spiriti e nelle streghe lo dichiararono un impostore, seppure ci fossero alcune persone che consideravano quei fenomeni come il giudizio di Dio su qualche malvagità o empietà commessa e celata da Mompesson. Quindi oramai era stato additato come colpevole di un misfatto. La sua famiglia era spesso molestata dai curiosi che si riunivano intorno alla casa.

Nel 1666 il reverendo Joseph Glanvill (1636 – 1680), si appassiona al fenomeno delle infestazioni tanto da entrare a far parte della Royal Society, un’associazione scientifica britannica, fondata il 28 novembre 1660 per iniziativa dello scrittore inglese John Evelyn e da altri accademici, allo scopo di promuovere l’eccellenza scientifica come viatico per il benessere della società londinese per lo sviluppo della conoscenza naturale.

Su questa vicenda il saggista Joseph Addison (1672 – 1719) scrisse una commedia dal titolo The Drummer (Il Batterista), a volte titolata anche The Haunted House (La Casa Infestata), che vide la prima al Drury Lane Theatre il 14 aprile 1713. Caso della sorte, il nome del teatro conteneva il nome Drury, come quello del batterista.

Il ritorno del poltergeist alcuni anni dopo

Quello che raramente viene raccontato quando si parla del poltergeist di Tedworth, è che la leggenda riemerse decenni dopo dall’altra parte dell’Atlantico vicino a Philadephia.

Nell’aprile del 1730 infatti, la sua ricomparsa fu annunciata da una lettera pubblicata sulla Gazzetta della Pennsylvania (Pennsylvania Gazette). Il corrispondente, ha raccontato quindi la storia di due reverendi locali che recentemente avevano avuto un incontro con un ostile fantasma arrabbiato che suonava la batteria, così come accadde a Tedworth.

Prima di continuare il racconto, o meglio la lettera pubblicata sul settimanale della Pennsylvania, ho voluto verificare che la storia fosse attendibile. Per fare questo ho contattato più persone per arrivare ad avere copia di quelle pagine. Fortunatamente l’archivio storico della Pennsylvania Gazette è gratuito per la prima settimana di consultazione e previa richiesta mi hanno concesso la pubblicazione solo in parte del documento, per ovvie ragioni, ma ce l’ho privatamente nella sua interezza. Quindi ho chiesto chi fosse il corrispondente della gazzetta che avesse scritto l’articolo e scopro, con mia sorpresa, essere uno dei più importanti personaggi che ne avessero contribuito nella divulgazione: il noto scienziato Benjamin Franklin (1706 – 1790), scopritore dell’elettricità e inventore del parafulmini. Avendo letto l’articolo/lettera, posso proseguire nel racconto riassuntivo.

L’articolo apparso sulla Gazzetta della Pennsylvania

Secondo Franklin, i reverendi testimoni del poltergeist avevano partecipato a una riunione di soci ministeriali in una città vicino a Philadelphia. I sacerdoti alloggiavano in una locanda, e una sera quando si erano ritirati nella stanza per dormire, rimasero svegli tutta la notte per colpa di uno spirito che si divertiva a tamburellare. I due reverendi  avevano affermato che lo spirito tamburellò ripetutamente da una parte all’altra della testata del letto, proprio per disturbare entrambi i sacerdoti. Riconobbero addirittura brani popolari dell’epoca come Scots Travaller e Grenadiers March.

Le percussioni durarono tutta la notte e il mattino seguente gli ecclesiastici stanchi per non aver chiuso occhio, scesero le scale per andare a fare colazione. Chiedendo ad altri ospiti se avessero sentito il tamburo, rimasero invece esterrefatti che nessun altro nella locanda avesse sentito nulla.

La notte seguente, i due sacerdoti si ritirarono di nuovo nella loro stanza e questa volta riuscirono a dormire senza problemi. Le sorprese però non erano finite: uno di loro fu afferrato violentemente da un alluce e tirato a gran forza provocandogli un forte dolore. Il tamburellare ricominciò e il dito del piede fu rilasciato; i due sacerdoti per evitare di essere presi per qualche arto, si rannicchiarono tenendosi le ginocchia con le braccia. Il rumore continuò a crescere, sentirono una voce, ma quella alla fine si scoprì fosse uno dei loro “fratelli” che era entrato nella loro stanza per spaventarli.

Benjamin Franklin ritratto da Joseph Duplessis nel 1778

Il corrispondente, ovvero Franklin, ha concluso la sua storia sostenendo che, “suggestionato” da questo racconto contenuto nella lettera di uno dei due reverendi, da quel momento andava a dormire inchiodando assi alle finestre e dormendo con le coperte fin sopra la testa.

Mi pare ovvio che questa conclusione così come la pubblicazione della lettera avessero un evidente tono sarcastico. L’obiettivo primario di Franklin, infatti, sembrava essere quello di deridere la credulità di questi due ecclesiastici che credevano di essere stati assaliti da uno spirito burlone, non mancando di satira nei confronti del clero locale che, sempre curiosando nei vari testi dell’epoca, parrebbe fosse abbastanza incline alla credenza di “potenti influenze” spiritiche.

Due settimane dopo, una lettera di protesta apparve sulla Gazzetta della Pennsylvania. Mi sono procurato anche quella copia curioso di leggere cosa ci fosse scritto. Era firmata da un certo Philoclerus e difendeva i due sacerdoti. Il nome del personaggio “anonimo” penso faccia riferimento al poeta tragico ateniese Filocle (Philocles) del V secolo a.C. .

Philoclerus nella risposta al settimanale, sosteneva che la religione fosse necessaria per il mantenimento di una società ordinata, e che i ministri dovessero quindi essere tenuti liberi dal ridicolo. Prosegue poi sostenendo che i sacerdoti non erano creduloni per aver creduto di essere stati attaccati da un fantasma, perché non c’era assolutamente nulla di fantastico o di non plausibile nel loro racconto.

Effettivamente entrambi i sacerdoti erano concordi nella testimonianza dell’accaduto, ma mi pare anche ovvio che sia una constatazione ovvia. Philoclerus continua la lettera chiedendosi quale possa essere l’interesse nel costruirsi insieme un racconto falso per imporre la credibilità sui fantasmi, in quanto una notizia pubblica di questo genere porterebbe il rischio di essere ridicolizzati.

Non mi è chiaro se le due lettere siano realmente state inviate al settimanale o se fosse una macchinazione “bufalesca” dello stesso Benjamin Franklin. Il corrispondente infatti non si firma, ho saputo però che fu Franklin a voler stampata quella prima lettera sulla gazzetta. Franklin era ben noto per il razionalismo deistico e per il suo disprezzo del clericalismo. Quindi penso sia molto probabile che Franklin, o un suo conoscente, abbia inventato la storia dei due sacerdoti creduloni per permettergli la stesura di una considerazione satirica, sia nei confronti del poltergeist di Tedworth di un decennio prima, sia contro il clero dell’epoca e, successivamente, che abbia anche inventato una seconda lettera per difenderli, al fine di aggiungere una patina di credibilità alla prima corrispondenza.

Questo però non ha fatto altro che dar forza al poltergeist di Tedworth del 1661. Le bufale di Franklin non erano nuove a quanto pare. Curiosando nei vari articoli dedicati all’insolito, dell’epoca e della stessa Gazzetta, ce ne sono altri come ad esempio quella del 22 ottobre del 1730 sul processo alla presunta strega Mount Holly.

Si conclude qui il primo articolo dedicato ai poltergeist più noti della storia.

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