La fotografia spiritica, fenomeno che ha intrecciato arte, tecnologia e spiritualità, ha attraversato un periodo di grande popolarità tra la metà del XIX e l’inizio del XX secolo. Questa pratica, che cercava di immortalare su lastra fotografica le manifestazioni degli spiriti dei defunti, ha rappresentato non solo una curiosità tecnica, ma anche una risposta culturale e psicologica ai traumi e alle incertezze di un’epoca. In questo panorama si staglia, spesso relegata ai margini delle cronache, la figura di Hannah Frances Green, una delle possibili inventrici della fotografia spiritica, il cui contributo rimane ancora oggi poco conosciuto ma di fondamentale importanza.
Per comprendere il contesto in cui operava Green, occorre considerare il fascino esercitato dalla fotografia nel periodo vittoriano. In un’epoca segnata da rivoluzioni tecnologiche e una profonda fascinazione per l’occulto, l’idea di poter comunicare con i propri cari defunti, o almeno intravedere tracce della loro presenza, divenne un potente strumento di conforto per le masse. Durante gli anni della Guerra Civile Americana, quando la perdita di vite era una tragedia quotidiana, queste immagini assumevano un valore quasi sacro. Le fotografie spiritiche non erano semplici ritratti: erano veri e propri ponti visivi tra il mondo dei vivi e quello dei morti, una promessa tangibile che i legami con i propri cari potessero sopravvivere anche oltre la morte.

William H. Mumler, noto incisore e fotografo amatoriale, viene spesso accreditato come il primo ad aver sperimentato con questa forma di fotografia. Nel 1862, la sua celebre immagine di sé stesso con il presunto spirito del cugino defunto segnò l’inizio di un fenomeno che avrebbe attirato l’attenzione di spiritualisti e scettici. Tuttavia, le ricerche moderne suggeriscono che non fosse il solo a esplorare questa strada. Figure come Hannah Frances Green, conosciuta anche come Hannah Mumler dopo il matrimonio con il celebre fotografo, potrebbero aver svolto un ruolo altrettanto significativo nello sviluppo della fotografia spiritica, combinando competenze tecniche e una profonda sensibilità spirituale.
Hannah Frances Green rappresenta un esempio emblematico del contributo femminile alla fotografia spiritica, spesso sottovalutato o dimenticato. Le donne, infatti, furono protagoniste chiave nello Spiritualismo del XIX secolo, sia come medium che come innovatrici. Green potrebbe essere stata tra le prime a utilizzare la fotografia non solo come mezzo tecnico, ma anche come strumento spirituale, unendo rituali medianici e abilità artistiche per produrre immagini che evocavano la presenza di un mondo invisibile. La sua opera sfidava le convenzioni del tempo, ponendo le donne al centro di un discorso artistico e spirituale spesso dominato dagli uomini.
Questa marginalizzazione storica solleva interrogativi importanti sul riconoscimento delle donne nelle narrazioni della storia tecnologica e culturale. Se l’eredità di Mumler è stata studiata e dibattuta, quella di Hannah Frances Green e di altre donne simili rimane spesso confinata nell’ombra. La fotografia spiritica non era solo un mezzo per elaborare il lutto: era una forma d’arte, una pratica rituale e un campo di innovazione tecnica che richiedeva intuizione, creatività e abilità. Green, con la sua visione unica, incarnava tutte queste qualità.
Esplorare la storia di Hannah Frances Green significa non solo riscoprire una figura ingiustamente dimenticata, ma anche rivedere l’intero panorama della fotografia spiritica attraverso una lente più inclusiva. È un viaggio che ci porta a riflettere sulla nostra comprensione della tecnologia come strumento non solo di progresso, ma anche di connessione umana e di espressione spirituale. Nelle immagini sfocate e suggestive dei “ritratti di spiriti”, si cela non solo un gioco tecnico, ma il bisogno eterno dell’uomo di dare un volto all’ignoto e di costruire ponti verso l’invisibile.
L’ombra dietro il “primo sviluppo” della fotografia spiritica

William H. Mumler (1832-1884), figura controversa e affascinante della fotografia spiritica, non mancò di sottolineare nelle sue dichiarazioni pubbliche e durante il processo del 1869 la natura apparentemente accidentale della sua prima fotografia di uno spirito. Tuttavia, una più attenta analisi delle sue affermazioni suggerisce una storia molto più complessa, intrecciata con la presenza di figure chiave come Hannah Frances Green (1832-1912). Mumler sosteneva di essere un autodidatta, privo di una formazione fotografica strutturata, e di aver lavorato in solitaria, ma alcuni dettagli sollevano dubbi.
È significativo, ad esempio, che Hannah Frances Green, menzionata da Mumler stesso come dotata di «poteri magnetici meravigliosi», fosse presente durante quello che lui descrisse come il “primo sviluppo” della fotografia spiritica. Questo riconoscimento, sebbene velato, suggerisce che Green potrebbe aver avuto un ruolo cruciale nell’evoluzione di questa tecnica. La sua esperienza come segretaria nello studio di Helen F. Stuart — figura che potrebbe persino aver concepito per prima la tecnica della fotografia spiritica, successivamente adottata dai coniugi Mumler — e la sua presenza nei giorni immediatamente successivi al celebre episodio del marzo 1861, rafforzano l’idea che Hannah Frances Green abbia esercitato un’influenza diretta, se non decisiva, sullo sviluppo di questa pratica.
Sebbene Mumler si riferisca a lei in modo distaccato, chiamandola semplicemente Mrs. M. nei suoi scritti dedicati alla moglie, è evidente che il suo ruolo fosse tutt’altro che marginale, rivelandola come una figura centrale nella storia della fotografia spiritica. La sua presenza e il suo coinvolgimento implicito gettano una luce nuova sul mito della solitaria genialità di Mumler, sollevando il velo su una collaborazione potenzialmente fondamentale, ma spesso sottovalutata, nello sviluppo della fotografia spiritica.
Il trasferimento a New York e le accuse di frode: un punto di svolta nella carriera di Mumler
La carriera di William H. Mumler raggiunse un momento cruciale nel 1868, quando le crescenti accuse di frode lo spinsero a lasciare Boston e trasferirsi a New York insieme alla moglie Hannah e ai due figli. Nonostante la speranza di trovare un ambiente più favorevole, la situazione peggiorò rapidamente. L’interesse mediatico e le sospette testimonianze sulla legittimità delle sue fotografie attiravano sempre più l’attenzione delle autorità cittadine.




Fu così che il sindaco di New York, Abraham Oakey Hall (1826-1898), inviò sotto copertura il maresciallo Joseph H. Tooker (1830-1896) per indagare sulle attività di Mumler. Tooker, posando per una fotografia spiritica sotto falso nome, divenne un test chiave: quando nell’immagine risultante apparve una figura spettrale sconosciuta, l’investigatore dichiarò di non riconoscere il presunto spirito. Questo evento portò all’incriminazione di Mumler per frode. Tuttavia, l’ostinata affermazione di Mumler che fosse solo il giorno del suo primo esperimento fotografico potrebbe riflettere non tanto la verità, quanto piuttosto un tentativo di proteggere Hannah e gli altri membri della famiglia da un controllo crescente e potenzialmente pericoloso.
Il ruolo di Hannah Frances Green e delle donne nello sviluppo della fotografia spiritica
La vicenda di William H. Mumler, accreditato come ideatore della fotografia spiritica, suscitò grande attenzione, culminando in un processo preliminare molto seguito. Accusato di frode per aver creato fotografie spiritiche false, Mumler fu alla fine assolto, continuando la sua attività. Durante questa fase, la stampa riportò che una donna, identificata come Mrs. Stuart, gestiva gli studi in cui erano state scattate le prime fotografie spiritiche. Tuttavia, Mrs. Stuart non si presentò mai in tribunale e, nonostante le accuse, i metodi utilizzati da Mumler e dalla Stuart non furono mai dimostrati. Alcune ricerche suggeriscono che Mrs. Stuart fosse probabilmente uno pseudonimo, ma il suo ruolo rimane avvolto nel mistero.
Parallelamente, Hannah Frances Green, moglie di William, ebbe un ruolo significativo nell’attività del marito e nella crescente popolarità dello spiritismo. La stampa e le testimonianze la descrissero come una figura centrale nell’interazione con i clienti: preparava i partecipanti agli incontri spirituali e li guidava nell’identificazione degli spiriti presenti. Secondo alcuni, dopo l’assoluzione del marito, si diceva persino che fosse posseduta dagli spiriti desiderosi di comunicare con i vivi. William, nelle sue memorie, minimizzò il suo coinvolgimento diretto, definendola una semplice segretaria durante gli esordi della loro attività. Tuttavia, diverse fonti sostengono che Hannah Frances Green possedesse presunti poteri medianici fin dall’infanzia, sebbene non ci siano prove concrete sul momento esatto in cui iniziò a esercitarli.
Fu solo intorno al 1865 che Hannah iniziò a pubblicizzarsi come chiaroveggente, offrendo anche trattamenti come “medico ipnotizzante” per disturbi fisici e psichici, attività che continuò fino alla sua morte nel 1912. Nonostante la sua crescente notorietà, non venne menzionata come medium nei primi resoconti sulla nascita della fotografia spiritica negli studi di Stuart.
Hannah F. Green e Helen F. Stuart: legami di destini e segreti
Hannah Frances Green incontrò William H. Mumler dopo il suo divorzio da Thomas Miller Turner, con cui si era sposata a vent’anni e aveva avuto due figli. Secondo il Boston Post dell’8 ottobre 1864, i registri del divorzio indicano che Green e i suoi bambini furono abbandonati dal marito nel 1859. In quello stesso anno, mentre Green affrontava la vita di madre single, una certa signora A. M. Stuart comparve negli elenchi di Boston come “artista dei capelli” al numero 191 di Washington Street, specializzata anche nella “produzione di lavori per capelli” nello stesso indirizzo.

Nel 1861, Helen F. Stuart, forse la stessa figura o la figlia, risultava operare come produttrice di gioielli per capelli al numero 221 di Washington Street. L’elenco telefonico di Boston di quell’anno conferma questa attività. Nel 1862, Helen F. Stuart si espanse aprendo uno studio fotografico professionale al numero 258 di Washington Street, luogo associato alla nascita della fotografia spiritica. Tuttavia, continuò anche a produrre gioielli per capelli, come attestato dai timbri sul retro di molte delle sue carte-de-visite, ritratti fotografici popolari all’epoca.
L’arte commemorativa dell’intreccio di capelli nell’epoca vittoriana
Durante l’epoca vittoriana, l’arte della lavorazione dei capelli raggiunse una notevole popolarità come forma di espressione commemorativa. Questo raffinato processo consisteva nell’intrecciare ciocche di capelli in elaborati ornamenti artistici, gioielli o decorazioni, destinati a celebrare e custodire il ricordo di persone care, sia defunte che ancora in vita. Un esempio emblematico di questa tradizione è rappresentato dalla signora Stuart, che per anni fu riconosciuta come artista dei capelli, consolidando il suo prestigio in questo peculiare artigianato.

Queste creazioni possedevano un’intensità emotiva unica: molti degli ornamenti erano pensati per essere indossati vicino al cuore o esposti in casa come simboli di affetto. I capelli venivano talvolta utilizzati anche per creare pigmenti con cui dipingere scene commemorative. Sul retro di alcuni gioielli, ad esempio, si inseriva una ciocca di capelli della persona amata, a simboleggiare un legame profondo e duraturo. Tali oggetti si collocavano all’interno di una complessa rete di rituali di lutto dell’Ottocento, che includevano abiti elaborati e ritratti postumi dei defunti.
Pur essendo strettamente legata ai memento mori e al lutto, questa forma d’arte celebrava anche la vita. Molte creazioni rappresentavano alberi genealogici o simboli di amicizia. Alcuni pezzi, ad esempio, incorniciavano fotografie di famiglia con intricate ghirlande di capelli, celebrando non solo la persona, ma anche il legame visivo ed emotivo con essa.
L’arte della lavorazione dei capelli non era soltanto un segno di lutto, ma anche una celebrazione delle relazioni umane e della memoria. Ogni pezzo costituiva un omaggio all’essenza della persona, trasformando un elemento fisico in una testimonianza di valore emotivo e spirituale, destinata a sfidare il trascorrere del tempo.
Il mistero delle protagoniste femminili
La crescente popolarità dello spiritismo era spesso legata alla presenza di medium femminili, figure centrali per conquistare una clientela seria e devota. Hannah Mumler e Mrs. Stuart rappresentano esempi significativi. Hannah, con il suo carisma e le sue abilità medianiche, consolidò il legame tra il pubblico e l’esperienza spirituale, mentre il misterioso ruolo di Mrs. Stuart, documentata come una delle fotografe più prolifiche di Boston, resta ancora oggetto di studio. La sua identità e il suo contributo alla nascita della fotografia spiritica meritano ulteriori approfondimenti, soprattutto considerando l’importanza del suo presunto pseudonimo e la sua posizione pionieristica tra le fotografe donne dell’epoca.
Il mistero di Helen F. Stuart
Gli elenchi commerciali documentano la presenza di Helen F. Stuart a Boston tra il 1859 e il 1867, ma la sua identità rimane avvolta nel mistero. Non esistono registri di nascita, matrimonio o morte associati a questo nome, né risulta censita in alcun documento ufficiale. Nonostante il suo contributo documentato come artista e imprenditrice, non ci sono ulteriori informazioni che possano chiarire chi fosse realmente Helen F. Stuart o quale fosse il legame, se esistente, con Hannah Frances Green e William H. Mumler, ma c’è il sospetto che Mumler abbia preso ispirazione da Stuart o che lavorasse per lei, risultando la vera pioniera della fotografia spiritica.
Questa mancanza di informazioni lascia aperti molti interrogativi, rendendo Helen F. Stuart una figura enigmatica nella storia della fotografia spiritica e delle arti commemorative vittoriane.
Hannah F. Green e Helen F. Stuart: un’unica identità?
Hannah Frances Green inizialmente pubblicizzava i suoi servizi come medico chiaroveggente, una pratica comune tra le donne coinvolte nei movimenti spiritualisti dell’epoca. Queste donne spesso promuovevano i loro presunti doni di chiaroveggenza, sostenendo di poter diagnosticare malattie e facilitare guarigioni attraverso la canalizzazione di spiriti. Nel contesto vittoriano, in cui le donne erano tradizionalmente coinvolte nelle pratiche commemorative legate alla morte, queste attività trovavano una significativa accettazione culturale.

L’ipotesi che Helen F. Stuart e Hannah F. Green fossero la stessa persona si basa su due indizi principali. In primo luogo, ci sono solo quattro fotografie spiritiche attribuite con certezza a Helen F. Stuart, il cui nome appare negli elenchi delle attività commerciali in un periodo in cui Hannah Frances Green risulta assente dai registri pubblici del censimento. In secondo luogo, le iniziali dei loro nomi, H.F., coincidono, suggerendo una possibile sovrapposizione tra le due identità. Questi elementi hanno portato molti studiosi a ipotizzare che si trattasse di una stessa figura, che forse operava sotto uno pseudonimo per motivi ancora sconosciuti.
Il sospetto che Hannah F. Green e Helen F. Stuart fossero in realtà la stessa persona venne sollevato da un articolo del New York Sun del 26 febbraio 1869. L’articolo combinava i presunti talenti delle due donne in un’unica figura, identificata dal giornalista come la futura signora Mumler. Tuttavia, l’unico anno in cui entrambe le donne sono documentate è il 1864. Anche in questo caso, non si può parlare di una vera sovrapposizione: Hannah Frances Green appare esclusivamente nei documenti relativi al suo divorzio e al successivo matrimonio, mentre Helen figura unicamente negli elenchi commerciali di quell’anno.
Al di fuori di questo periodo, Hannah non risulta menzionata in alcun documento tra il 1855 e il 1865, mentre Helen F. Stuart – una figura per la quale non esistono atti di nascita, matrimonio o morte con il suo nome – è documentata solo tra il 1859 e il 1867. Nonostante ciò, alcune discrepanze sollevano dubbi sulla connessione tra William H. Mumler, Helen F. Stuart e Hannah F. Green.
In particolare, lo stile fotografico di Mumler sembra essere più vicino a quello attribuito a Helen F. Stuart piuttosto che a quello della futura moglie, Hannah Frances Green. Questo dettaglio suggerisce che Mumler potrebbe aver lavorato per Helen F. Stuart, considerata la probabile proprietaria dello studio fotografico dove tutto ebbe inizio.
Un altro elemento cruciale emerge dalla testimonianza resa da Mumler in tribunale nel 1869, durante le indagini e l’incriminazione a suo carico. Mumler dichiarò di essere stato da solo quando realizzò la sua prima fotografia spiritica e di essersi basato esclusivamente su un’osservazione fatta riguardo a un misterioso “amico maschio” senza nome. Tuttavia, non esistono ulteriori riferimenti a questa figura, sollevando il sospetto che l’“amico” fosse un’invenzione per mascherare il contributo di Helen F. Stuart, una donna che all’epoca avrebbe potuto destare perplessità come mentore di un uomo in un campo innovativo come la fotografia spiritica.

Nel 1861, sia Mumler, che lavorava come incisore, sia Stuart, produttrice di gioielli, risultano registrati allo stesso indirizzo a Boston. È possibile che Mumler abbia evitato di menzionare apertamente Hannah Frances Green per diversi motivi. Hannah era ancora sposata con Thomas M. Turner in quel periodo, e un’ammissione avrebbe potuto esporla, insieme ai suoi figli, a scrutinio pubblico. Inoltre, Mumler e Green non si sposarono ufficialmente fino al 1864, pochi mesi dopo che il divorzio di lei da Turner fu finalizzato. Questa discrezione potrebbe essere stata una scelta strategica per proteggere la loro privacy durante un periodo di transizione e incertezza.
Durante l’udienza preliminare di William H. Mumler, i testimoni riferirono che una donna, identificata come la signora Mumler, aveva il compito di preparare i clienti per l’esperienza spirituale, guidandoli nell’interpretazione e nella comprensione delle apparizioni spettrali.
In seguito, nelle sue memorie, Mumler ricordò che durante il “primo sviluppo” della fotografia spiritica era presente una donna, che descrisse con ammirazione per i suoi «straordinari poteri magnetici». Egli ipotizzava che tali capacità fossero in qualche modo connesse alla manifestazione delle apparizioni spiritiche. Sebbene sua moglie fosse stata esonerata dalla testimonianza in tribunale e il suo ruolo fosse raramente enfatizzato nei resoconti, Mumler volle comunque riconoscere il suo contributo, riservandole un elogio speciale.
La fotografia spiritica: significato e percezione
L’avvento della fotografia spiritica a Boston rappresentò un momento di grande interesse pubblico, continuando a incuriosire anche oggi. Per i contemporanei, queste immagini avevano significati diversi: alcuni le consideravano divertenti artefatti storici, mentre per i parenti in lutto erano preziosi ricordi personali. La fotografia spiritica trovò una base di sostenitori nello spiritualismo, un movimento particolarmente attraente per le donne che rifiutavano l’idea che i loro figli non battezzati fossero dannati. Lo spiritualismo offriva una visione consolatoria dell’aldilà, dove tutti i morti giovani – soldati, bambini e donne decedute durante il parto – erano accuditi e i legami emotivi con i vivi venivano preservati.
Le fotografie degli spiriti, considerate prove tangibili di un amore eterno, erano viste con compassione, ma anche criticate, persino all’interno di alcune comunità spiritualiste. La tecnica utilizzata per creare queste immagini non era estranea all’epoca: i vittoriani conoscevano l’uso della traslucenza nelle fotografie a scopo narrativo o d’intrattenimento. Nonostante ciò, per molti, questi oggetti rappresentavano un forte valore simbolico.
Il ruolo di Hannah Frances Green nel processo e nello Spiritismo
Durante il processo preliminare di William H. Mumler, l’attenzione si concentrò anche sulla figura di sua moglie, Hannah Frances Green. Sebbene assente fisicamente in alcune fasi critiche, il suo nome compariva spesso nei resoconti della stampa e nelle testimonianze. Era descritta come un’intermediaria tra i clienti e il mondo spirituale, aiutandoli a identificare positivamente le presenze extrasensoriali nelle fotografie. Inoltre, si affermava che fosse “posseduta” dallo spirito desideroso di comunicare con i clienti, un elemento che accresceva il fascino mistico del loro lavoro.
Hannah Frances Green fu ritratta come simbolo di connessione tra il terreno e il divino. Una fotografia iconica la mostra con il presunto spirito guida del Dr. Benjamin Rush (1746-1813), che in futuro (nel 1965) sarà proclamato “padre” della psichiatria americana dall’American Psychiatric Associationuna rappresentazione che richiama le immagini miracolose della tradizione religiosa. Questo ritratto non solo rafforzò la sua credibilità come guaritrice magnetica, ma servì anche come potente strumento di marketing per le attività dei Mumlers.




La collaborazione dei Mumler attirò l’attenzione di personalità di spicco, tra cui Mary Todd (1818-1882), vedova del presidente Abraham Lincoln (1809-1865), e il vicepresidente Henry Wilson (nato Jeremiah Jones Colbath, 1812-1875), che visitarono il loro studio a Boston. Secondo il Dr. Albert Morton, un medium originario del Maine e figura di rilievo nei circoli spiritualisti di San Francisco, Hannah Frances Green giocò un ruolo cruciale nelle sedute spiritiche, mettendo in mostra straordinarie capacità sotto l’influenza del Dr. Rush. Questi incontri, spesso organizzati in condizioni economiche precarie, testimoniano non solo la determinazione di Hannah, ma anche la sua abilità nel promuovere se stessa e la sua arte.
Una carriera resiliente attraverso scandali e perdite
Nonostante lo scandalo che circondò il processo di New York e la morte del marito nel 1884, Hannah Frances Green continuò la sua carriera come medico mesmerico e guaritore alternativo. Attraverso pubblicità sui giornali, dimostrò capacità straordinarie di reinventarsi, mantenendo una clientela prestigiosa e ampliando la sua attività. Gli annunci del settimanale Cambridge Chronicle nel 1893 evidenziarono i suoi successi quasi miracolosi e la sua capacità di adattarsi a nuove richieste.

Hannah Frances Green dimostrò una straordinaria capacità di resilienza e abilità nell’autopromuoversi come professionista, qualità che rimasero evidenti anche molto tempo dopo la separazione dal suo secondo marito, William H. Mumler, avvenuta verso la fine degli anni 1870, e perfino dopo la sua morte nel 1884.
Durante l’epoca vittoriana, la medianità veniva spesso associata a uno stato di passività, il che rendeva le donne particolarmente adatte a questo ruolo secondo le convenzioni sociali dell’epoca. Al contrario, nella seconda metà del XIX secolo, la fotografia veniva sempre più considerata una disciplina maschile, strettamente legata al metodo scientifico. Di conseguenza, era improbabile che una donna potesse affermarsi come inventrice della fotografia spiritica. È plausibile che Hannah Frances Green abbia scelto di collaborare con un uomo dotato di competenze complementari per portare avanti la sua visione e consolidare la sua attività.
Analizzando il contributo di Hannah Frances Green alla fotografia spiritica, emerge la necessità di rivalutare il ruolo delle donne in un periodo cruciale della storia della fotografia. Inoltre, ciò invita a considerare la fotografia spiritica non solo come un fenomeno tecnico, ma anche come un’innovazione legata ai rituali personali di lutto e memoria.
Conclusioni
Hannah Frances Green è una di quelle figure che più la conosci, più ti sorprende. Una donna fuori dal tempo, capace di muoversi con grazia e intelligenza in un’epoca, quella vittoriana, dove le regole erano rigide e lo spazio per le donne quasi inesistente. La sua vita è un intreccio straordinario di resilienza, spirito pratico e una straordinaria capacità di adattarsi… ma senza mai sottomettersi.
Che sia stata una vera pioniera della fotografia spiritica o una collaboratrice geniale rimasta nell’ombra di nomi più famosi, poco importa: il suo contributo è reale, ed è legato a uno dei momenti più affascinanti della storia moderna, quando la fotografia incontrava il desiderio profondo di contatto con l’aldilà.
Hannah è la prova vivente che, anche quando tutto sembra giocare contro, ci sono donne che riescono comunque a farsi spazio, con tenacia, intelligenza e – perché no – anche un po’ di astuzia. In un mondo dove le voci femminili venivano silenziate o ignorate, lei ha lasciato il segno. Magari in punta di piedi, ma con forza.
Oggi forse il suo nome non compare nei manuali più noti, ma la sua storia merita assolutamente di essere raccontata. Perché ci ricorda che le grandi innovazioni – culturali, artistiche, spirituali – non sono appannaggio esclusivo degli uomini più celebrati, ma anche di donne straordinarie che hanno saputo conquistarsi il loro posto… anche quando nessuno sembrava volerlo concedere.
Alla fine dei conti, Hannah F. Green non è solo un nome del passato. È un simbolo: della creatività femminile, del coraggio di osare, della capacità di trasformare il limite in possibilità. E forse è proprio questo che rende la sua figura ancora così attuale.