Fotografia Spiritica
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Fotografia Spiritica: dall’Epoca Vittoriana ai giorni nostri

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«Gli spiriti… assumono le forme e le occupazioni che le speranze e i pensieri dei mortali, e i ricordi che hanno accumulato, danno loro.»

The Chimes (1844) di Charles Dickens,

La fotografia spiritica ha affascinato e intrigato l’umanità sin dalla sua nascita nell’epoca vittoriana. Questo fenomeno misterioso ha catturato l’immaginazione di molti, suscitando domande e controversie che perdurano fino ai giorni nostri. In questo articolo, esploreremo la storia affascinante della fotografia spiritica, dalle prime immagini enigmatiche del XIX secolo alle moderne tecniche digitali. Scopriremo come i pionieri della fotografia spiritica cercarono di catturare l’invisibile, esaminando le prove, le frodi e le interpretazioni che hanno plasmato questa peculiare forma d’arte. Un viaggio tra scienza, spiritualismo e cultura popolare, per comprendere meglio il legame tra immagine e credenza nell’impossibile.

Avviso per i Lettori Sensibili: Questo articolo presenta immagini che potrebbero risultare disturbanti per alcune persone. Si consiglia la discrezione durante la lettura, poiché il contenuto affronta tematiche sensibili e potrebbe suscitare disagio emotivo.

Cos’è la Fotografia Spiritica e i suoi albori

Le persone di ogni ceto sociale erano convinte: gli spiriti esistono e possono essere fotografati! Queste immagini potevano servire come prova della loro esistenza, come canale di comunicazione tra regni spirituali e materiali e, nel caso delle fotografie di fantasmi, come consolazione duratura per i defunti. È iniziato tutto nell’epoca vittoriana e continua ancora oggi. L’incontro tra fotografia e spirito ha unito la tecnologia moderna alle antiche credenze, conciliando la ragione con la religione.

John Werge
John Werge

Ha combinato due espressioni di fede: una nella realtà invisibile, l’altra nell’imparzialità della fotocamera e nella sua capacità infallibile di catturare la verità. Lo spirito, a differenza di qualsiasi altro soggetto, ha messo in luce il paradosso della doppia natura della fotografia: uno strumento scientifico e un processo quasi magico.

John Werge (1824-1911), pioniere della fotografia spiritica, nel 1890 dichiarò che la prima fotografia che vide gli sembrò spettrale. Entro la metà del XX secolo, la fotografia e gli spiriti erano così intimamente connessi da offuscare la distinzione tra i due. Questa associazione illuminava sia il campo della fotografia sia la natura percepita degli spiriti.

Le incisioni prima della fotografia spiritica

Si credeva che gli spiriti risiedessero in un regno etereo, immateriale, invisibile e infinito, che si sovrapponeva al mondo visibile, fisico e transitorio. Questo mondo parallelo permetteva alle anime disincarnate e agli esseri sovrannaturali di attraversare il confine tra l’aldilà (in Paradiso, Inferno o Purgatorio) e la vita terrena. Sebbene normalmente invisibili, questi spiriti potevano manifestarsi a loro piacimento, rivelandosi sia in contesti privati che pubblici. Le apparizioni potevano essere percepite da una sola persona o da una folla intera.

Fotografia di una coppia di anziani con un giovane "spirito" femminile, scattata presumibilmente da William Hope intorno al 1920
Foto di William Hope del 1920

Nel XIX secolo e agli inizi del XX, la facoltà di vedere e comunicare con gli spiriti era spesso associata a medium e sensitivi. Tuttavia, nel Medioevo e nella prima età moderna, tali esperienze erano vissute da persone di ogni ceto sociale e di tutte le età, senza che fosse necessario possedere un “dono” particolare o una seconda vista”. Le apparizioni erano fenomeni spontanei, talvolta fugaci e talvolta prolungati, che potevano ripetersi nel tempo o verificarsi una sola volta. Erano eventi che oscillavano tra il quotidiano e lo straordinario, l’inspiegabile e il portentoso, affascinando e suscitando timore in chi li viveva o ne era testimone.

L’identità di queste entità – che si trattasse di demoni, angeli, spiriti elementali o fantasmi – era stabilita anche attraverso una tradizione di rappresentazione, basata su immagini comuni e descrizioni tramandate nei racconti orali e scritti. Questa tradizione aveva il compito di definire le caratteristiche distintive di ogni tipo di spirito e di orientare le aspettative riguardo alla loro apparizione. Tali rappresentazioni erano profondamente influenzate da fattori sociali, geografici e storici, e di conseguenza, l’aspetto degli spiriti variava, talvolta drasticamente, tra diverse culture e persino all’interno di una stessa cultura con il trascorrere dei secoli.

Influenza delle Ghost Stories

Nel XVII e XVIII secolo, le illustrazioni grafiche si diffusero principalmente all’interno delle cosiddette “storie degli spiriti” (Ghost Stories). Queste opere raccoglievano testimonianze di incontri ritenuti autentici con spiriti e altre entità soprannaturali. Compilate da ecclesiastici sia protestanti sia cattolici, avevano lo scopo di preparare le persone alla morte e di contrastare le credenze emergenti dell’ateismo e del sadducismo, che negavano l’esistenza di Dio, dell’aldilà e degli spiriti.

Il sadducismo si riferisce alle credenze attribuite ai Sadducei, una setta religiosa ebraica attiva durante il periodo del Secondo Tempio (dal II secolo a.C. fino alla sua distruzione nel 70 d.C.). I Sadducei erano una delle principali correnti dell’ebraismo, insieme ai Farisei ed Esseni, e rappresentavano soprattutto l’élite sacerdotale e le classi benestanti.Il loro obiettivo era, dunque, di «promuovere la causa della moralità nella società».

Fotografia Spiritica

Inoltre, le storie degli spiriti si collocavano nella tradizione dell’exemplum medievale, offrendo racconti dal tono morale o omiletico, in cui entità spirituali si presentavano ai testimoni per trasmettere ammonimenti, avvertimenti o incoraggiamenti di valore educativo e spirituale. Molti di questi racconti non venivano accompagnati da illustrazioni, poiché le descrizioni verbali risultavano generalmente sufficienti e più accurate nel rappresentare gli eventi. Inoltre, i resoconti erano spesso complessi e intricati nei dettagli e nello sviluppo, difficili da condensare in una singola immagine.

Le illustrazioni non riuscivano a restituire le sfumature narrative, apparendo troppo concrete o artificiose e, a volte, involontariamente comiche. Le incisioni erano per lo più realizzate da artigiani, con una tecnica spesso semplice e convenzionale, evidenziando la loro origine umana e artificiale, senza trasmettere l’aura di mistero propria delle fotografie di spiriti, considerate come una manifestazione visiva dell’aldilà. Si credeva infatti che tali fotografie fossero una prova concreta, un messaggio comunicato direttamente dagli spiriti stessi.

Fin dal Medioevo, si tramandava la credenza che i fantasmi avessero una presenza fisica e potessero manifestarsi sotto varie forme. Le storie di spiriti nell’epoca della prima modernità riportano che i fantasmi a volte prendevano forme corporee temporanee, permettendo loro di manipolare e spostare oggetti. Questo fenomeno dei “fantasmi solidi”, che si protrasse fino al XIX secolo, veniva considerato la manifestazione più straordinaria e tangibile della medianità fisica.

Florence Cook/Katie King
Florence Cook/Katie King

Celebre è il caso della medium Florence Cook (1856-1904), che evocò lo spirito di Katie King, una materializzazione completa, apparentemente generata dall’ectoplasma ma dotata di caratteristiche tipiche di un essere vivente. Durante le sedute spiritiche, Katie King consentiva ai presenti di toccare i suoi abiti, accarezzare i suoi capelli e la pelle esposta, misurarle la temperatura corporea, percepire il suo battito cardiaco e persino scattare delle fotografie.

Nel XVII secolo, le xilografie e le incisioni su legno, utilizzate in libri e opuscoli economici e stampate sui fogli di giornale, tendevano a schematizzare l’aspetto degli spiriti. I disegni, spesso scolpiti con semplicità e privi di dettagli raffinati, unitamente alle piccole dimensioni delle matrici, rendevano difficile differenziare importanti elementi visivi. Anche prima dell’invenzione della fotografia, la tecnologia delle lenti veniva utilizzata non solo per osservare il soprannaturale, ma anche per creare un’impressione di sua reale presenza.

La Lanterna Magica: precursore della macchina fotografica

Già nel 1600 esisteva, in una forma o nell’altra, la lanterna magica. Tecnicamente, era il contrario di una macchina fotografica: mentre quest’ultima catturava la luce per creare un’immagine, la lanterna magica emetteva luce. Le immagini della lanterna erano dipinte su lastre di vetro e proiettate su superfici come pareti, tende o, talvolta, su tessuti traslucidi illuminati da dietro. Con l’invenzione della fotografia, fu possibile sviluppare immagini in bianco e nero su diapositive di vetro. Molte illustrazioni dell’epoca mostrano la lanterna magica mentre proiettava immagini di creature soprannaturali come diavoli, fantasmi e apparizioni varie. Inizialmente, queste proiezioni avevano un scopo educativo, miravano a commuovere, a spingere alla riflessione e a esortare gli spettatori a prepararsi alla morte, a fuggire dal peccato e a temere il giudizio.

Primo disegno di una lanterna magica tratto da Oculus Artificialis Teledioptricus Sive Telescopium di Zahn (1702). Collezione della Rakow Research Library.
Primo disegno di una lanterna magica tratto da Oculus Artificialis Teledioptricus Sive Telescopium di Zahn (1702). Collezione della Rakow Research Library.

La capacità della lanterna magica di suscitare paura era già riconosciuta. Durante il Medioevo, immagini simili erano visibili sulle pareti delle chiese, ma grazie alla proiezione, esse apparivano quasi animate, risultando più spaventose e potenti. I diavoli potevano materializzarsi e svanire rapidamente, creando un effetto sorprendente.

Fantasmagoria

Alla fine del XVIII secolo, l’aura di mistero della tecnologia veniva sfruttata più per intrattenere che per educare, e diversi showmen iniziarono a utilizzare la lanterna magica per creare spettacoli horror, conosciuti come fantasmagoria.

La fantasmagoria era uno spettacolo di intrattenimento popolare che utilizzava la lanterna magica e altre tecniche di proiezione per creare illusioni visive spaventose, simili a quelle di apparizioni di fantasmi o spiriti. Questo tipo di spettacolo combinava l’uso di luci e ombre, proiezioni di immagini pitturate su lastre di vetro, e talvolta effetti sonori, per simulare la manifestazione di entità soprannaturali. Le proiezioni venivano fatte su pareti, tende o superfici traslucide, creando l’illusione che figure spettrali apparissero e scomparissero in modo rapido e sorprendente.

La fantasmagoria divenne famosa soprattutto grazie a figure come il francese Étienne-Gaspard Robert (1763-1837), noto come Robertson, che perfezionò la tecnica e portò gli spettacoli in vari luoghi, incluse le sale da teatro. Questi eventi erano caratterizzati da un’atmosfera misteriosa e terrificante, ed erano spesso associati a temi della morte, del peccato e del giudizio finale, in linea con la tradizione medievale delle immagini spaventose nelle chiese. Con il tempo, la fantasmagoria si evolse in uno spettacolo di intrattenimento più commerciale e divenne una delle prime forme di “cinema” in grado di suscitare emozioni visive e psicologiche attraverso l’illusione ottica.

Fotografare la morte

La fotografia spiritica si è integrata nei rituali legati al lutto e nella sua professionalizzazione. Per molti familiari e amici in lutto, sedersi davanti a un fotografo di spiriti era diventata una consuetudine, tanto quanto lo era stata una visita a un fotografo “tradizionale” quando la persona defunta era ancora in vita, o un incontro con l’impresario di pompe funebri dopo la sua morte.

Una fotografia post-mortem di una famiglia deceduta

La fotografia, in questo contesto, fungeva da ponte tra il cielo e la terra, tra i vivi e i morti, catturando questa connessione su una lastra di vetro. In questo processo, il fotografo assumeva un ruolo quasi “sacerdotale”, evocando lo spirito e trasformando l’emulsione fotografica. Come nel caso dei ritratti convenzionali e delle fotografie post-mortem, anche le fotografie spiritiche venivano acquistate principalmente dai familiari più stretti e venivano poi condivise, spesso in formato tascabile, tra le persone care.

I parenti erano spesso determinanti nel confermare che l’apparizione fotografata somigliasse al defunto, sia come era in vita, sia come continuava ad esistere simbolicamente nei ritratti fotografici. Convinti dalla somiglianza, molti testimoni si rivolgevano ai fotografi di spiriti per ottenere immagini delle persone care. In questo modo, l’entusiasmo per la fotografia spiritica si diffuse rapidamente, attraverso il passaparola, come un contagio.

I pionieri e le controversie della fotografia spiritica

Tre figure emblematiche nel campo della fotografia spiritica sono William Mumler, Édouard Isidore Buguet e William Hope, ciascuno noto per le proprie opere controverse ma influenti.

William Mumler: il “padre” della Fotografia Spiritica

La fotografia spiritica nasce grazie a William H. Mumler (1832-1884), un incisore di gioielli di Boston. Nel 1861, scattò un autoritratto e, durante lo sviluppo della lastra fotografica, notò l’immagine di una giovane donna accanto a lui. Riconobbe la figura come una cugina deceduta dodici anni prima. Mumler affermò di essere stato solo al momento dello scatto e di aver provato una sensazione di tremore al braccio destro.

La sua scoperta avvenne durante il periodo di grande diffusione dello Spiritualismo, quando le sedute spiritiche per comunicare con i defunti erano molto popolari. La fotografia venne esaminata con entusiasmo sia da spiritualisti che da esperti di fotografia, che la accettarono come un’immagine che ritraeva tanto i vivi quanto i morti. La fotografia spiritica divenne rapidamente una moda, considerata come prova di sopravvivenza dopo la morte. Molti posavano per i fotografi sperando di vedere i volti dei loro cari scomparsi emergere nella stampa. Mumler, richiesto da molti, riuscì a lasciare il suo lavoro e dedicarsi esclusivamente alla fotografia spiritica.

Nonostante i suoi successi, Mumler fu spesso criticato e sottoposto a indagini. Uno dei suoi più noti detrattori era James Wallace Black (1825-1896), celebre fotografo di Boston famoso per le sue fotografie aeree scattate da una mongolfiera nel 1860, che mise in dubbio l’autenticità del lavoro di Mumler. A seguito di queste critiche, Mumler decise di trasferirsi a New York, dove riuscì a raddoppiare i suoi guadagni, arrivando a chiedere fino a 10 dollari per ogni foto. Una delle sue clienti più famose fu Mary Todd (1818-1882), la cui fotografia mostrava il marito defunto, il presidente Abraham Lincoln (1809-1865), che appariva dietro di lei, con le mani sulle sue spalle. La crescente critica portò a accuse di frode da parte delle autorità locali, ma alcuni esperti si schierarono dalla parte di Mumler, e le accuse furono ritirate.

Nel 1902, Scientific American, una delle riviste più antiche e rispettate al mondo, pubblicata continuamente dal 1845, pubblicò un articolo in cui spiegava come Mumler potesse aver falsificato le sue foto, sovrapponendo l’immagine del “fantasma” su un sottile pezzo di vetro inserito nel supporto della lastra fotografica. Non è chiaro se Mumler utilizzò davvero questa tecnica. Tuttavia, il suo successo ispirò numerosi imitatori che si spacciavano per medium capaci di catturare le immagini dei defunti. Nelle prime fotografie spiritiche, si potevano vedere volti spettrali fluttuare accanto a ritratti di soggetti viventi, mentre in alcune immagini gli spiriti apparivano in forma completa.

Per accontentare i clienti, alcuni fotografi meno scrupolosi ritoccavano le immagini, utilizzando doppie esposizioni o sovrapponendo immagini di altre persone per creare effetti spettrali. Molte fotografie false, alcune delle quali facilmente riconoscibili come tali, vennero comunque accettate come autentiche. In alcuni casi, le comparse erano persone viventi, e altre volte si trattava di celebri volti di personaggi famosi o di guide spirituali, come i nativi americani con copricapi di piume.

è considerato uno dei pionieri della fotografia spiritica. La sua avventura in questo campo iniziò intorno al 1861, quando accidentalmente “scoprì” un’apparizione spettrale in un suo autoritratto. Questa scoperta fortuita segnò l’inizio di una nuova era nella fotografia. Rendendosi conto del potenziale commerciale e del fascino mistico delle sue fotografie, Mumler iniziò a offrire ritratti spiritici al pubblico. Per circa dieci dollari, le persone potevano ottenere una fotografia in cui apparivano accanto ai loro cari defunti. Questo servizio attirò molte persone in lutto che cercavano conforto e prova dell’aldilà.

Mumler fu processato per frode nel 1869, con l’accusa di manipolare le immagini. Nonostante le accuse, che non portarono a una condanna, Mumler continuò a produrre fotografie spiritiche fino alla sua morte nel 1884.

Frederick Hudson e la Nascita della Fotografia Spiritica

Tra i primi e più discussi praticanti della fotografia spiritica c’era Frederick Hudson (1845-1909), figura centrale ma controversa in questo campo. Considerato un pioniere di questa tecnica, Hudson attirò sia sostenitori entusiasti che critici spietati, lasciando un segno indelebile nella storia dell’occultismo vittoriano.

Hudson iniziò a sperimentare con la fotografia spiritica in un periodo in cui il pubblico era affascinato dall’idea di comunicare con l’aldilà. Utilizzando una tecnica che prevedeva l’uso di immagini pre-esposte o negativi manipolati, Hudson riusciva a far apparire volti o sagome eteree accanto ai soggetti ritratti. Queste immagini, interpretate come spiriti di defunti, alimentavano la credenza che fosse possibile catturare su pellicola presenze invisibili all’occhio umano.

Nonostante la popolarità di queste fotografie, molti iniziarono a dubitare dell’autenticità del lavoro di Hudson. I critici lo accusarono di utilizzare trucchi fotografici, come sovrapposizioni di immagini o manipolazioni dei negativi, per ottenere i suoi risultati. Queste accuse, tuttavia, non scoraggiarono i suoi sostenitori, che vedevano nei suoi scatti una prova concreta dell’esistenza del mondo spirituale.

Édouard Isidore Buguet: il medium controverso tra mistero e inganno

Édouard Isidore Buguet nel 1875
Édouard Isidore Buguet nel 1875

Édouard Isidore Buguet (1836-1901) è una figura francese celebre per il suo coinvolgimento nella fotografia spiritica. Negli anni Settanta dell’Ottocento, Buguet, spesso erroneamente chiamato Buger, guadagnò notorietà per aver prodotto immagini che sembravano ritrarre gli spiriti di persone defunte accanto ai loro familiari vivi.

Operando sia a Parigi che a Londra, il suo lavoro suscitò l’interesse tanto degli spiritualisti quanto degli scettici. Tuttavia, la sua carriera prese una piega controversa nel 1875, quando fu arrestato con l’accusa di frode. Durante una perquisizione nel suo studio, furono rinvenuti numerosi falsi, tra cui bambole, parrucche e immagini ritoccate, elementi che contribuirono alla sua condanna e al suo successivo incarceramento.

Buguet impiegava un manichino con teste intercambiabili, riuscendo così a ricreare con grande precisione l’aspetto dei defunti, grazie anche ai dettagli che i suoi clienti, senza saperlo, avevano rivelato sui propri cari.

Nonostante la confessione di Buguet e le prove schiaccianti, come il manichino stesso, i suoi clienti rifiutarono di credere di essere stati ingannati. Erano convinti che l’ammissione fosse stata estorta e, anche di fronte alle evidenze, continuarono a negare l’uso del manichino nelle fotografie spiritiche che avevano acquistato. Fu solo con l’avvento del cinema e degli effetti speciali, verso la fine del secolo, che il pubblico iniziò a comprendere che le immagini fotografate non rappresentavano necessariamente la realtà.

Sybell Corbet e la foto di Combermere Abbey

Nel 1891, una delle più celebri fotografie di spiriti fu scattata da Sybell Corbet (1855-1929). Questa fotografia ritrae la biblioteca di Combermere Abbey, nel Cheshire, in Inghilterra. L’immagine mostra «… il debole contorno della testa di un uomo, del colletto e del braccio destro».

La fotografia della biblioteca di Combermere scattata da Sybell Corbet
La fotografia spiritica della biblioteca di Combermere scattata da Sybell Corbet

Si credeva che la figura fosse il fantasma di Stapleton Cotton, Primo visconte Combermere (1773-1865), un generale britannico recentemente deceduto e che al momento dello scatto stava venendo sepolto. La lunga esposizione di un’ora della fotografia ha portato gli scettici a ipotizzare che qualcuno, forse un servitore, fosse entrato nella stanza e si fosse fermato brevemente, causando il contorno spettrale nella foto.

Ad oggi, non sono state trovate fotografie che ritraggano Sybell Corbet.

William Hope: Il Maestro del Cerchio di Crewe

William Hope (1863-1933) fu un fotografo che affermò di aver scattato oltre 2.500 foto di “comparse”, ovvero immagini spettrali, durante un periodo di circa vent’anni all’inizio del XX secolo. Hope giocò un ruolo chiave negli esperimenti del Crewe Circle, un gruppo inglese che cercava di dimostrare l’esistenza degli spiriti dei morti attraverso la fotografia. Purtroppo, i membri del gruppo distrussero i loro negativi per timore di essere accusati di stregoneria, dato che le leggi inglesi dell’epoca rendevano tale accusa una possibilità concreta.

Come nel caso di Mumler, Hope fu accusato di frode e sottoposto a indagine. Dopo essersi trasferito a Londra nel 1922 e affermandosi come medium, la Society for Psychical Research (SPR) e l’investigatore Harry Price (1881-1948), insieme al parapsicologo James Seymour (1870-1936), l’investigatore paranormale Eric Dingwall (1891-1986) e il fotografo William Marriott (1864-1953), smascherarono come fraudolento William Hope durante dei test al British College of Psychic Science, un’istituzione fondata a Londra nel 1884, dedicata allo studio e alla ricerca delle facoltà psichiche e paranormali.

)Price rivelò che Hope aveva sostituito deliberatamente le sue lastre fotografiche con altre preparate per ingannare. Price, per provare la frode, contrassegnò segretamente le lastre di Hope e gli fornì lastre incise con un logo che sarebbe apparso su tutte le foto scattate. Quando Hope cercò di produrre fotografie di spiriti, nessuna delle immagini mostravano il logo, confermando che aveva usato materiali falsificati. Price pubblicò un opuscolo nel 1930, Cold Light on Spiritualistic “Phenomena”, rivelando la truffa.

Sir Oliver Lodge
Sir Oliver Lodge

Tuttavia, la reazione dello scrittore britannico Arthur Conan Doyle (1859–1930), celebre per aver creato il detective Sherlock Holmes, ma anche un appassionato di spiritualismo e fenomeni paranormali, fu di organizzare le dimissioni di massa di 84 membri della Society for Psychical Research, accusandola di essere anti-spiritualista. Doyle minacciò Price, affermando che se avesse continuato a criticare gli spiritualisti, avrebbe fatto la stessa fine dell’illusionista Harry Houdini (pseudonimo di Erik Weisz, 1874-1926), noto per aver svelato truffe legate al paranormale. La minaccia implicava che Price potesse essere emarginato o ostracizzato, proprio come Houdini, che, dopo aver denunciato falsi medium, venne duramente criticato da alcuni spiritualisti, incluso Doyle. Oltre ad Arthur Conan Doyle, giornali spiritualisti e ricercatori psichici come Sir William Barrett (1844-1925) e William Crookes (1832-1919) difesero fermamente Hope. Sir Oliver Lodge (1851-1940) si schierò invece con Price.

Per conoscere meglio i dettagli dal punto di vista di Arthur Conan Doyle, vi suggerisco il suo libro The Case for Spirit Photography (Il caso della fotografia spiritica) del 1922.

Falsificare le immagini non era così difficile

Era relativamente facile falsificare una fotografia spiritica con la tecnologia dell’epoca. Gli assistenti vestiti di bianco, con abiti spettrali, potevano facilmente apparire come fantasmi nelle fotografie, scivolando sullo sfondo durante una seduta abbastanza a lungo da lasciare una debole impressione sulla pellicola. Altri metodi includevano l’inserimento furtivo di piatti fotografici preparati in anticipo. Le immagini di “comparse” che apparivano su pellicola non esposta venivano chiamate scotografie.

La Scotografia

Scotografia era una pratica associata alla fotografia spiritica, in cui si crede che spiriti o entità sovrannaturali possano apparire in fotografie scattate al buio o in condizioni di scarsa illuminazione. Il termine deriva dalle parole greche skotos (oscurità) e grapho (scrivere o registrare).

In realtà, molte di queste fotografie erano il risultato di trucchi fotografici, manipolazioni o l’uso di tecniche come la doppia esposizione o l’inserimento di figure fantasmatiche in fase di sviluppo. Nonostante le confessioni di frode da parte di alcuni di questi fotografi, il termine scotografia continua a essere legato a un capitolo affascinante della storia del paranormale e della fotografia.

La Psicografia: un ponte tra il mondo spirituale e la fotografia

William Stainton Moses
William Stainton Moses

La psicografia, un termine coniato dal medium William Stainton Moses (1839-1892), si riferisce alla pratica della scrittura automatica o spirituale, in cui si crede che il medium canalizzi i messaggi scritti di spiriti o entità sovrannaturali. Moses, un importante esponente del movimento spiritualista del XIX secolo, utilizzò questo termine per descrivere la scrittura diretta ottenuta senza l’intervento conscio del medium.

Questa pratica veniva talvolta associata alla fotografia spiritica, creando un’interessante convergenza tra due mezzi di comunicazione con l’aldilà. I medium e i fotografi spiritici dell’epoca spesso cercavano di catturare non solo immagini di spiriti, ma anche di ottenere messaggi scritti direttamente dai defunti. Questa combinazione era vista come una prova tangibile della comunicazione con il mondo spirituale, arricchendo le esperienze dei credenti e dei ricercatori.

Nella fotografia spiritica, la psicografia poteva manifestarsi in vari modi. In alcuni casi, le fotografie mostrano immagini di mani spettrali che sembrano scrivere su fogli di carta, o messaggi enigmatici che appaiono misteriosamente sulle lastre fotografiche. Questi messaggi venivano interpretati come comunicazioni dirette dagli spiriti, offrendo conforto a coloro che cercavano conferme dell’esistenza di un mondo oltre la morte.

La Fotografia Spiritica era una prova concreta

Negli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento, la fotografia spiritica era considerata una prova seria dell’esistenza dell’aldilà, ma presto venne venduta anche come una curiosità commerciale. Tuttavia, le frodi portarono al suo declino, insieme alla diminuzione della fiducia nella medianità fisica. Molte figure celebri, tra cui Doyle, furono ingannate da fotografie false, come nel caso delle famose Fate di Cottingley.

Le Fate di Cottingley furono un famoso episodio legato al paranormale avvenuto in Inghilterra nel 1917. Due cugine, Elsie Wright (1900-1988) e Frances Griffiths (1907-1986), scattarono una serie di fotografie che sembravano mostrare loro in compagnia di fate nel giardino di casa loro. Le immagini suscitarono grande interesse, ma furono considerate una frode per molti anni. Tuttavia, le due ragazze, da adulte, ammisero solo nel 1983 che le fotografie erano state create usando bambole di carta, ma sostennero che, almeno inizialmente, avessero avuto esperienze genuine. Alcuni personaggi eminenti, come Alfred Russel Wallace (1823-1913), teorico dell’evoluzione, continuarono a sostenere la possibilità che alcune fotografie fossero autentiche.

Tra le immagini più celebri di fotografia spiritica che restano inspiegate vi sono la Brown Lady di Raynham Hall, una figura trasparente fotografata su una scala in una casa di Norfolk, Inghilterra, nel 1936; il fantasma della Queen’s House, un’altra figura trasparente ripresa su una scala a Greenwich, Inghilterra, nel 1966; e la foto di Mabel Chinnery, scattata nel 1959 in Inghilterra, è una delle immagini più celebri nel campo della fotografia spiritica. Mabel Chinnery aveva scattato una foto del marito seduto nella loro auto, ma quando la fotografia venne sviluppata, apparve l’immagine di una figura spettrale sul sedile posteriore. La figura sembrava essere quella della madre defunta di Mabel.

Questa fotografia è diventata un esempio classico di quello che alcuni credono essere una manifestazione spiritica catturata su pellicola. Tuttavia, come molte fotografie spiritiche, è stata oggetto di dibattiti e scetticismo, con alcuni che suggeriscono che l’apparizione potrebbe essere il risultato di una doppia esposizione o un semplice gioco di luci e ombre.

La Fotografia Spiritica nel Ghost Hunting

Oggi, il ghost hunting è diventato un fenomeno popolare e influente, grazie anche all’impatto delle serie televisive che mostrano le indagini paranormali di cacciatori di fantasmi. Questi programmi hanno trasformato la percezione del pubblico e rafforzato la convinzione di molti nelle possibilità di interazione con il mondo degli spiriti, ispirando un numero crescente di persone a emulare i ghost hunter.

Ghost Hunting

Se un tempo i ricercatori si affidavano a strumenti tradizionali e tecniche semplici, come pendoli, tavole Ouija e specchi, con l’evoluzione della tecnologia sono passati a utilizzare apparecchiature sempre più sofisticate. L’uso iniziale di fotocamere analogiche, registratori a nastro per catturare EVP (Electronic Voices Phenomena) e rilevatori di campi elettromagnetici ha lasciato il posto a dispositivi digitali e specializzati. Termometri a infrarossi, videocamere a visione notturna, Spirit Box e telecamere a spettro completo sono oggi gli strumenti di base per documentare presunti fenomeni paranormali, inclusi quelli catturati attraverso la fotografia spiritica.

Negli ultimi anni, il ghost hunting ha integrato anche l’intelligenza artificiale, che permette di analizzare grandi volumi di dati e identificare schemi ricorrenti nelle registrazioni audio e video. Tecnologie come le telecamere termiche rilevano variazioni di temperatura associate a manifestazioni spiritiche, mentre la realtà virtuale consente di esplorare luoghi infestati in sicurezza. Anche smartphone e app mobili sono entrati a far parte dell’attrezzatura di base, sebbene siano spesso criticati per la loro affidabilità. Queste innovazioni hanno anche impattato la fotografia spiritica, rendendola un campo ancora più controverso.

Questa evoluzione ha portato a un nuovo approccio nella ricerca del paranormale, che mira a combinare spettacolarità e documentazione per rendere la caccia ai fantasmi sempre più “scientifica”. Tuttavia, spesso quello che manca è proprio la documentazione.

Un presunto fantasma a Castle Rising nel Norfolk, Regno Unito scattata dall'Essex Ghost Hunting Team nell'aprile 2015
Un presunto fantasma a Castle Rising nel Norfolk, Regno Unito scattata dall’Essex Ghost Hunting Team nell’aprile 2015

I ghost hunter spesso utilizzano la fotografia spiritica per documentare attività sospette in luoghi ritenuti infestati. Tuttavia, la validità di queste immagini è fortemente dibattuta. Mentre alcuni credono che esse rappresentino prove tangibili dell’esistenza di spiriti, molti scettici sostengono che tali fotografie siano il risultato di fenomeni naturali, errori tecnici o manipolazioni deliberate. Le applicazioni moderne per smartphone che permettono di aggiungere figure spettrali alle immagini complicano ulteriormente le indagini, rendendo più difficile distinguere tra prove genuine e falsificazioni.

In sintesi, la fotografia spiritica rimane un tema centrale nel ghost hunting, sia per la sua capacità di affascinare il pubblico sia per le numerose controversie che ne derivano. Il continuo sviluppo tecnologico richiede un approccio critico e scientifico per discernere tra reale e fittizio, garantendo che le investigazioni mantengano un certo livello di integrità e serietà.

Differenza tra Fotografia Spiritica e Fotografie di Fantasmi

La distinzione tra fotografia spiritica e fotografie di fantasmi risiede principalmente nel contesto e nel metodo con cui vengono ottenute.

La fotografia spiritica, secondo l’investigatore Joe Nickell nel suo libro The Science of Ghosts: Searching for Spirits of the Dead (2012), ha origine negli studi fotografici e coinvolge spesso la creazione di immagini di spiriti durante le sedute spiritiche. Questi scatti sono notoriamente associati a ciarlatani che manipolano le immagini per far apparire figure spiritiche, sfruttando tecniche come la doppia esposizione o l’inserimento di figure preesposte.

Al contrario, le fotografie di fantasmi sono generalmente scattate in luoghi considerati infestati e non in contesti controllati come gli studi fotografici. Queste immagini possono essere falsificate, ma spesso appaiono anche inavvertitamente a causa di riflessi, esposizioni accidentali o altri fenomeni ottici. Con l’avvento delle macchine fotografiche portatili alla fine del 1800, le fotografie di fantasmi sono diventate più comuni.

In tempi moderni, le fotocamere con flash incorporati hanno prodotto immagini che alcune persone interpretano come ectoplasma o ORBS, che sono generalmente sfere bianche e rotonde o forme indistinte e nebulose che si crede abbiano origine ultraterrena. Le fotografie di fantasmi possono dunque essere facilmente create sia intenzionalmente che accidentalmente, alimentando dibattiti tra sostenitori e scettici.

Cosa ci vedi nella fotografia?

La fotografia spiritica ha subito una significativa evoluzione dalla sua nascita nell’epoca vittoriana fino ai giorni nostri. In passato, l’obiettivo principale della fotografia spiritica era quello di dimostrare l’esistenza degli spiriti, che si credeva potessero manifestarsi come esseri semi-corporei. La questione centrale riguardava la credibilità di queste fotografie: ci si chiedeva se le immagini di fantasmi fossero autentiche o se fossero frutto di manipolazioni o trucchi fotografici.

Durante il XIX e l’inizio del XX secolo, i fotografi di spiriti cercavano di dimostrare le apparizioni spettrali nelle loro immagini. Il dibattito verteva principalmente sulla veridicità di queste fotografie: gli spiriti raffigurati erano reali o il risultato di abili frodi? Le persone erano affascinate dall’idea che la fotografia spiritica potesse catturare qualcosa di invisibile agli occhi umani, fornendo prove tangibili dell’esistenza di un mondo oltre la nostra realtà materiale.

Con l’avvento delle fotocamere digitali integrate negli smartphone, la fotografia è diventata accessibile a tutti, e il concetto di fotografia spiritica ha subito un cambiamento radicale. Oggi, la domanda principale non è più se la fotografia sia autentica o meno, poiché le tecniche di manipolazione digitale sono diventate così avanzate che è quasi impossibile determinare con certezza la veridicità di un’immagine spiritica.

Foto sgranata e a bassa risoluzione
«Cosa ci vedete qui?»

Invece, la fotografia spiritica contemporanea si concentra sull’esperienza soggettiva e sull’interpretazione individuale delle immagini. Grazie alla facilità con cui possiamo catturare immagini con i nostri smartphone, siamo costantemente esposti a fotografie che possono suggerire apparizioni o fenomeni inspiegabili. Tuttavia, queste immagini spesso rappresentano semplicemente effetti di pareidolia, un fenomeno psicologico in cui la mente umana tende a vedere forme familiari in stimoli visivi ambigui o casuali.

La pareidolia è un fenomeno psicologico in cui la mente umana tende a riconoscere forme familiari, come volti o figure, in stimoli visivi ambigui o casuali, come nuvole, superfici rocciose o macchie. È una sorta di illusione che porta a vedere qualcosa di riconoscibile dove in realtà non c’è nulla di concreto.

Così, invece di chiedersi se una fotografia spiritica sia autentica, oggi ci si interroga su cosa vedano gli altri in uno scatto. Ogni persona può interpretare l’immagine in modo diverso, vedendo magari un volto, una figura o un’ombra che altri non notano. La fotografia spiritica contemporanea diventa quindi una sorta di specchio delle nostre percezioni e delle nostre credenze, riflettendo l’intrigante capacità della mente umana di trovare significato e riconoscere pattern anche nel caos visivo.

Mentre la fotografia spiritica del passato mirava a fornire prove concrete dell’esistenza degli spiriti, oggi essa è più una questione di interpretazione personale e di esperienze soggettive. Questo cambiamento non solo riflette l’evoluzione tecnologica, ma mostra anche come l’approccio dei moderni ghost hunter televisivi e affini abbia contribuito a diffondere l’idea che qualsiasi immagine indistinta e incline alla pareidolia possa essere considerata una reale manifestazione spiritica catturata.

Come capire se si tratta di Pareidolia?

Pareidolia
Ci vedete il volto di uomo barbuto, ma in realtà è un bambino sulle ginocchia del padre.

Uno degli elementi della fotografia spiritica moderna è la Pareidolia. Si tratta di un fenomeno psicologico in cui la mente riconosce forme familiari, come volti o figure, in oggetti o pattern casuali, come nuvole o macchie. È un processo naturale che aiuta a interpretare l’ambiente, ma può anche portare alla percezione di cose che non esistono realmente, come apparizioni o fantasmi.

Riconoscere la pareidolia in una fotografia può essere complesso, ma ci sono alcuni segnali che possono aiutarvi a determinarlo:

  1. Ambiguità visiva: le immagini che sembrano mostrare volti o figure sono spesso ambigue e indistinte. Se l’immagine non ha contorni chiari e definiti, potrebbe trattarsi di pareidolia.
  2. Pattern casuali: la pareidolia tende a manifestarsi in pattern casuali come nuvole, fumo, nebbia, vapore, ombre, riflessi o superfici irregolari (ad esempio, venature del legno o fogliame). Se l’apparizione si trova in uno di questi contesti, è probabile che si tratti di un effetto pareidolico.
  3. Contesto emotivo: la pareidolia è più probabile quando una persona è emotivamente predisposta a vedere qualcosa. Ad esempio, in luoghi che si pensa siano infestati, le persone potrebbero essere più inclini a interpretare macchie o ombre come spiriti.
  4. Opinioni multiple: mostrate la fotografia a diverse persone senza suggerire ciò che pensate di vedere. Se ognuno vede qualcosa di diverso, è un forte indicatore di pareidolia.
  5. Analisi razionale: cercate di analizzare l’immagine in modo obiettivo. Considerate le fonti di luce, le ombre e altri fattori ambientali che potrebbero spiegare le forme percepite.

Se, dopo questi passi, l’immagine continua a suscitare dubbio, potrebbe essere utile consultare un esperto di fotografia o un analista di immagini (meglio se all’oscuro dell’intenzione dello scatto) per un parere professionale. La comprensione della pareidolia può aiutare a interpretare in modo più critico le immagini che sembrano avere connotazioni soprannaturali.

La difficoltà nell’accettare la realtà

Convincere qualcuno fermamente determinato a credere in qualcosa, nonostante le prove contrarie, è un compito estremamente difficile, se non impossibile. Le credenze profonde spesso si radicano in emozioni, esperienze personali o visioni del mondo che definiscono l’identità di una persona. Quando una convinzione è legata a questi aspetti, la mente tende a difenderla con una forza che supera la logica o i fatti.

Le persone che sono convinte di qualcosa tendono a selezionare solo le informazioni che confermano le loro opinioni, ignorando o rifiutando ciò che le contraddice. Questo fenomeno, noto come bias di conferma, rende praticamente impossibile cambiare idea, anche di fronte a prove solide. Inoltre, chi è fermamente attaccato a una convinzione può interpretare ogni argomentazione contraria come un attacco alla propria identità o ai propri valori, suscitando resistenza piuttosto che apertura al cambiamento.

Bias di conferma

Questo meccanismo psicologico è evidente in molti ambiti, dai fenomeni paranormali alla politica. Le persone, pur di non mettere in discussione le loro credenze, arrivano a rifiutare ogni prova contraria, anche quando è chiara e tangibile. Il desiderio di mantenere la propria visione del mondo può prevalere sulla razionalità, creando una barriera insormontabile tra chi cerca di convincere e chi è determinato a credere.

È importante riconoscere che questo fenomeno non è raro e riguarda molteplici aspetti della vita quotidiana. Dall’adesione a teorie del complotto alla fede incrollabile in pratiche mediche alternative senza prove scientifiche, il bias di conferma agisce come una sorta di “filtro” che modella la realtà percepita di ciascun individuo. Cambiare le convinzioni di una persona profondamente radicata non solo richiede prove concrete, ma anche una grande sensibilità nel gestire le emozioni e le esperienze personali legate a quelle credenze. È un compito che spesso necessita di pazienza, empatia e la volontà di creare un dialogo aperto e rispettoso.

Se non si adotta un approccio rigoroso nella ricerca, specialmente nel campo della fotografia spiritica, e ci si lascia influenzare dalle sciocchezze diffuse da molti ricercatori improvvisati che giocano a fare i cacciatori di fantasmi, si rischia di annullare oltre un secolo e mezzo di studi sul paranormale. Questo non solo screditerebbe l’intera disciplina, ma alimenterebbe anche uno scetticismo basato su pregiudizi anziché su un’analisi critica e razionale. È fondamentale mantenere un metodo rigoroso e scientifico per preservare la credibilità e il valore delle indagini sul paranormale. Solo così possiamo sperare di fare progressi significativi e di onorare il lavoro di coloro che hanno dedicato la loro vita a questo campo di studio.

Archaeus nasce con l’obiettivo di divulgare la storia degli studi sul paranormale, inclusa la fotografia spiritica, illuminare le nuove tecnologie adottate nella ricerca e offrire un’interpretazione antropologica sull’argomento.

Psicocinesi e Pensierografia

Tra coloro che credono nella fotografia spiritica, non c’è accordo su come o perché le apparizioni si manifestino su pellicola o nei files di fotocamere digitali. Talvolta, le apparizioni sono percepite visivamente, ma non vengono registrate. Nella maggior parte dei casi, come osservato da Alan Murdie, un avvocato e scrittore britannico specializzato nello studio del paranormale, noto per il suo coinvolgimento con la Society for Psychical Research (SPR), ad occhio nudo non si vede nulla. Solo quando si esaminano le fotografie emergono strane sfere, strisce di luce o macchie di foschia o nebbia. In alcuni casi insoliti, appaiono forme umane.

Una spiegazione avanzata per il fenomeno delle fotografie degli spiriti è che queste possano essere generate involontariamente attraverso la psicocinesi (PK). In questo caso, il fotografo o il soggetto, grazie al proprio pensiero e alla propria intenzione, imprimerebbero un’immagine sulla pellicola. Questo fenomeno, noto come pensierografia (o fotografia psichica), fu studiato agli inizi del 1900 da Tomokichi Fukurai (1869-1952), all’epoca presidente dell’Istituto Psichico del Giappone. Fukurai, considerato un pioniere della psicologia giapponese, si distinse per le sue ricerche sull’ipnosi e sulla percezione extrasensoriale (ESP). Fu lui a coniare il termine Nensha (念写), che indica la presunta capacità di imprimere immagini su una superficie attraverso il potere della mente.

Tra i suoi studi più noti vi fu la collaborazione con Chizuko Mifune (1886-1911), una giovane donna che sembrava in grado di descrivere immagini nascoste in scatole o buste utilizzando facoltà psichiche. Dopo la morte di Mifune, Fukurai proseguì i suoi esperimenti con un’altra medium, Ikuko Nagao (1871-1911), che dimostrava la capacità di imprimere telepaticamente immagini su lastre fotografiche. Successivamente, collaborò con Sadako Takahashi (1876-1946), con la quale portò a termine un ciclo di esperimenti che consolidarono ulteriormente il suo lavoro.

Nel 1913 Fukurai raccolse i risultati delle sue ricerche nel libro Clairvoyance and Thoughtography (Chiaroveggenza e Pensierografia), un’opera che suscitò grande controversia. Le sue teorie e i suoi esperimenti vennero aspramente criticati da molti scienziati e accademici, una situazione che culminò con il suo licenziamento dall’Università Imperiale di Tokyo.

Negli anni Sessanta, Ted Serios (Theodore Judd Serios, 1918-2006), un fattorino di Chicago, attirò l’attenzione per il presunto fenomeno della pensierografia. Serios affermava di avere la capacità di imprimere immagini su pellicole fotografiche Polaroid attraverso il solo potere della mente. Il medium fissava l’obiettivo di una fotocamera puntata sulla sua fronte e utilizzava un piccolo tubo chiamato gizmo, tra sé e l’apparecchio. Gli esperimenti, spesso condotti in stato di ebbrezza, producevano risultati variabili: molte fotografie risultavano nere o sfocate, mentre altre mostravano scene identificabili, seppur con dettagli distorti.

Alcune immagini sembravano riproduzioni alterate di luoghi reali. Un esempio è una fotografia del ranch dello psichiatra Jule Eisenbud (1908-1999), che studiava il caso, oppure un’immagine che Serios associava a un hangar canadese. Eisenbud tentò persino di correlare una di queste immagini alla superficie di Ganimede, il più grande satellite naturale di Giove, ma le sue ipotesi non trovarono conferma tra gli esperti scientifici. Nonostante le controversie e lo scetticismo, il caso Serios suscitò ampio interesse tra i parapsicologi dell’epoca.

Dal punto di vista psicologico, Eisenbud descrisse Serios come un individuo problematico, con evidenti disturbi del carattere e comportamenti antisociali, sottolineando la sua tendenza all’alcolismo e la mancanza di autocontrollo. Anche la comunità scettica accolse le affermazioni di Serios con molta critica. Nel 1967, fotografi e maghi dilettanti come Charles Raymond Reynolds (1932-2010) e David B. Eisendrath Jr. (1914-1988) dichiararono di aver smascherato Serios come imbroglione, osservando che usava un’immagine nascosta nel tubo per produrre gli scatti, facendoli passare per manifestazioni mentali. Anche il rinomato fisiologo britannico WAH Rushton (William Albert Hugh Rushton, 1901-1980) e il famoso scettico James Randi (Randall James Hamilton Zwinge, 1928-2020) dimostrarono come Serios utilizzasse un semplice dispositivo ottico per creare le immagini.

Nonostante le frodi, c’è una parte della parapsicologia che spiega la fotografia spiritica come un’impronta psichica su una pellicola o un’immagine digitale, cioè che ad esempio, i visitatori di un luogo infestato potrebbero desiderare così intensamente di sperimentare fenomeni paranormali da creare psichicamente le proprie impronte su pellicola o immagine digitale. Questa spiegazione potrebbe (forse) essere valida per alcuni casi, ma esistono comunque fotografie insolite scattate in circostanze in cui le persone non si aspettavano alcun fenomeno.

Cosa sono le Anomalie?

Nell’era moderna del ghost hunting, soprattutto quello nato dall’influenza delle trasmissioni televisive, si è diffuso il termine anomalia per indicare risultati anomali rilevati o catturati durante le indagini paranormali. È importante ricordare che le anomalie, in particolare quelle fotografiche, esistono da sempre nella storia della fotografia. Tuttavia, negli anni Novanta, vari programmi televisivi di ghost hunting hanno iniziato a sostenere che queste anomalie fossero prove concrete dell’aldilà.

Secondo l’investigatore americano Ben Radford, nel suo libro Investigating Ghosts: The Scientific Search for Spirits (2017), la maggior parte delle prove fotografiche o video di fantasmi consistono in «… brevi, ambigue anomalie registrate con una fotocamera di bassa qualità (o fotocamere di buona qualità sabotate da condizioni di scarsa illuminazione).» Radford sottolinea che, con i progressi tecnologici nelle fotocamere, in particolare quelle degli smartphone, dovremmo aspettarci immagini di fantasmi più chiare e nitide. Tuttavia, le fotografie continuano ad essere di bassa qualità e vaghe.

Nel suo libro (che consiglio di leggere, seppur sia in inglese e non tutti conoscono la lingua), Radford fa anche degli esempi diretti ad alcuni episodi di ghost hunting televisivo, ad esempio quello della nota serie TV Ghost Hunters, in cui la T.A.P.S. (The Atlantic Paranormal Society) utilizza frequentemente la fotografia spiritica. Gli investigatori del paranormale spesso si comportano in modo sorpreso davanti alla telecamera, affermando di aver visto o sentito qualcosa appena fuori campo, e quindi senza alcuna prova visibile. Sarà vero? Avranno visto male? Si tratta di allucinazioni, suggestione o una bufala? Senza prove registrate attraverso la fotografia spiritica, queste rimangono semplicemente storie personali.

Radford ricorda la soluzione più ovvia: installare fotocamere digitali wireless montate sulla testa; tuttavia, se lo facessero, rischierebbero di dimostrare di non aver visto nulla. Lo stesso vale per i registratori vocali utilizzati nel tentativo di catturare le voci dei fantasmi o EVP (Electronic Voice Phenomena). Spesso, ricorda Radford, il cacciatore di fantasmi tiene il registratore in mano, stando in piedi o seduto al centro di una stanza, mentre si rivolge al presunto spirito o mentre cammina. A volte, durante queste sessioni, si percepisce un suono simile a una voce; in tali casi, i cacciatori di fantasmi fanno ulteriori domande e, anche se non era evidente alcun suono, la registrazione o l’EVP viene salvata per un’analisi successiva. La fotografia spiritica e altre tecniche utilizzate in questi contesti spesso mancano di rigore scientifico, rendendo essenziale un approccio critico e consapevole.

Ghost Adventures
Ghost Hunters (TAPS)

«Purtroppo questo non è un protocollo efficace. Per identificare la natura del suono (umano, fantasma, gatto, fornace, ecc.), un investigatore deve prima determinarne la fonte, e ciò implica a sua volta localizzare l’origine del suono. Questo può essere molto difficile da fare per un cacciatore di fantasmi, specialmente in una stanza buia. Se il suono provenisse da una finestra aperta, ciò suggerirebbe una spiegazione, mentre se l’origine del suono potesse essere fatta risalire al centro di una stanza vuota, ciò potrebbe essere più misterioso. Individuare la fonte di un suono è quasi impossibile utilizzando un solo dispositivo di registrazione.»

Investigating Ghosts: The Scientific Search for Spirits (2017) di Benjamin Radford

Anche se il termine “anomalia” può essere usato per descrivere qualcosa di insolito catturato o rilevato, è fondamentale spiegare tecnicamente il motivo per cui è considerata tale. Spesso, chi parla di anomalie non ha le competenze tecniche sufficienti per comprendere che tali fenomeni sono stati spiegati da tempo e non rappresentano nulla di straordinario.

Ecco perché è cruciale che un investigatore del paranormale sia ben preparato prima di iniziare una ricerca sul campo. La televisione ci ha abituati a vedere serie in cui non si vede nulla di concreto, ma si assiste a episodi montati ad arte in cui un team di cacciatori di fantasmi crea suspense e confeziona un corto-mediometraggio sull’investigazione paranormale. Questo può essere considerato parte dello spettacolo, ma non è sufficiente. Se l’investigazione si limita all’intrattenimento, non può essere considerata ricerca. La vera ricerca richiede dati dimostrativi, relazioni consultabili e, soprattutto, la condivisione delle informazioni tra ricercatori. Quando la condivisione di informazioni viene a mancare, è un chiaro segnale di competizione e insicurezza.

Le fotografie di ORBS e Globi luminosi

ORBS

A proposito di “anomalie” in fotografia spiritica, un altro fenomeno noto è quello degli ORBS, sfere “luminose” registrate in alcuni luoghi ritenuti infestati. Solitamente, questi ORBS non sono visibili a occhio nudo, ma possono essere rilevati attraverso monitor a infrarossi e registrati su pellicola fotografica, fotocamere digitali e videocamere. Questi fenomeni sono oggetto di intense discussioni e controversie nell’ambito delle indagini paranormali. Molti investigatori del paranormale attribuiscono gli ORBS a cause naturali, ma nella cultura popolare sono spesso considerati prove evidenti dell’esistenza di fantasmi e spiriti.

Il primo sospetto è che si tratti di un fenomeno relativamente recente, poiché gli ORBS sono stati documentati solo dopo l’introduzione delle fotocamere e videocamere digitali negli anni Novanta, un periodo che è stato definito “l’era degli ORBS” nella ricerca sul paranormale. La professoressa Annette Hill dell’Università di Westminster sottolinea che le fonti di luce insolite nella fotografia spiritica venivano spesso interpretate come “luci fantasma”. Con l’avvento della fotografia digitale, queste luci sono state reinterpretate come “globi”, immagini discusse su molti siti web e forum sul paranormale come possibili prove di spiriti.

Cynthia Baron
Cynthia Baron

In realtà, questi effetti sono causati dal riflesso della luce del flash su particelle di polvere, polline, pioggia o insetti, un fenomeno particolarmente comune nelle moderne fotocamere digitali compatte. Questo è confermato anche da Fujifilm e dalla professoressa Cynthia Baron del Dipartimento di Teatro e Cinema alla Bowling Green State University, nello Stato dell’Ohio (USA).

La fotografia spiritica, quindi, deve essere analizzata con grande attenzione e rigore scientifico per evitare conclusioni errate o fuorvianti.

«L’umidità di tutti i tipi può portarli. In una giornata molto calda e afosa, l’acqua può condensarsi all’interno dell’obiettivo della fotocamera e causare sfere e altre distorsioni.»

Adobe PhotoShop forensics : sleuths, truths, and fauxtography (2008) di Cynthia Baron

Baron illustra una vasta gamma di fenomeni con esempi concreti e fotografie dimostrative, non limitandosi solo agli ORBS, ma includendo anche fulmini globulari, vortici, bagliori e luci di vari colori e tipi. Libri come il suo sono essenziali per chiunque voglia intraprendere indagini sul paranormale, poiché offrono una comprensione approfondita dei diversi fenomeni che si possono incontrare.

Credere a prescindere

Negli ultimi anni, le notizie di presunti fantasmi catturati dalle telecamere di sorveglianza sono diventate virali con crescente frequenza. Alcuni di questi avvistamenti sono stati smascherati, e io stesso ho dimostrato su un social media come una breve ricerca su internet possa rivelare la verità. Un caso notevole riguarda un fotogramma catturato in un cantiere a Birmingham, in Inghilterra, in cui appariva la figura “spettrale” di una donna in abito bianco che camminava attraverso la proprietà.

Fantasma a Birmingham

L’immagine è diventata virale, è apparsa su molti tabloid inglesi e ha fatto il giro del web, anche grazie all’affermazione di un amministratore delegato di un’azienda di sicurezza che ha confermato l’avviso. Tuttavia, la spiegazione del fenomeno era già disponibile online: si trattava in realtà di una ragazza ubriaca vestita di rosso, che insieme a un’amica, passava davanti alle telecamere. L’immagine era stata modificata solo nell’area del soggetto per renderla più “fantasmagorica”. Questo caso è solo uno dei tanti esempi di fotografia spiritica moderna, dove manipolazioni e malintesi alimentano leggende di presenze soprannaturali.

È sorprendentemente facile credere a prescindere, senza cercare soluzioni, soprattutto quando si tratta di fenomeni come i fantasmi. Questo perché le credenze radicate nei fantasmi sono spesso alimentate da desideri emotivi profondi, dalla paura dell’ignoto e dalla necessità di dare un senso a eventi inspiegabili. Molti trovano conforto nella convinzione che i loro cari defunti possano ancora essere presenti in qualche forma. La narrativa popolare, i racconti di esperienze personali e i media contribuiscono ulteriormente a rafforzare queste credenze, spesso presentando fenomeni naturali o trucchi ottici come prove di attività paranormale, e la fotografia spiritica non fa eccezione.

Le venature del marmo sembrano mostrare il volto di un ecclesiastico con tiara (chiesa Madre di Nereto TE)
Le venature del marmo sembrano mostrare il volto di un ecclesiastico con tiara (chiesa Madre di Nereto TE)

Inoltre, la pareidolia, ossia la tendenza a riconoscere volti o figure familiari in oggetti inanimati, facilita l’interpretazione di immagini o suoni ambigui come manifestazioni spiritiche. La mancanza di conoscenze scientifiche e un’approfondita analisi critica rendono ancora più facile abbracciare spiegazioni sovrannaturali senza mettere in discussione la loro veridicità. Di conseguenza, le persone tendono ad accettare queste credenze senza cercare prove concrete o spiegazioni razionali. Questo è particolarmente evidente nella fotografia spiritica, dove interpretazioni errate di immagini sono comuni.

Questo non significa che l’aldilà non esista, in qualsiasi forma esso possa manifestarsi, né che gli spiriti dei defunti siano solo leggende. Il mistero della vita dopo la morte è una questione profondamente personale e spirituale, che merita rispetto e serietà. Tuttavia, per affinare la ricerca e raggiungere una comprensione più chiara e credibile, è essenziale evitare di diffondere sciocchezze e falsità. La diffusione di informazioni non verificate o fuorvianti può danneggiare la credibilità degli studi sul paranormale e ostacolare il progresso delle indagini serie. Pertanto, un approccio rigoroso e scientifico è fondamentale per avanzare nella nostra comprensione di questi fenomeni misteriosi, rispettando allo stesso tempo le esperienze e le credenze individuali. La fotografia spiritica deve essere trattata con grande attenzione per garantire che i risultati siano affidabili e privi di manipolazioni.

Applicazioni digitali nella Fotografia Spiritica

Nell’era digitale, l’esistenza di applicazioni per smartphone e tablet che creano effetti fotografici falsi con fantasmi è diventata un fenomeno comune. Queste app permettono agli utenti di aggiungere figure spettrali, luci misteriose e altri effetti paranormali alle loro foto con pochi semplici passaggi, rientrando così nel concetto di fotografia spiritica. Tra le più popolari nel 2014 c’era GhostCam: Spirit Photography, utilizzata in una bufala pubblicitaria dalla Ghosts of New England Research Society per promuovere un episodio di American Haunting di Discovery Channel. Le applicazioni sono altamente personalizzabili, consentendo di posizionare i fantasmi ovunque nella foto, ruotarli, regolarne la trasparenza e persino modificarli parzialmente, creando così un perfetto esempio di fotografia spiritica moderna.

Ghost Camera

Un altro esempio è Ghost Camera Prank, utilizzata da una pagina Facebook di un gruppo di ghost tour, che sosteneva che una foto fosse stata scattata da un cliente, alimentando ulteriormente la pratica della fotografia spiritica.

Queste applicazioni sono state usate per scherzi e inganni, cercando di far credere che si trattasse di immagini reali di fantasmi. Negli ultimi anni, l’attrattiva delle app ghost cam ha iniziato a diminuire, sebbene ci siano ancora persone che tentano di far passare i risultati di queste app come autentici. Gli scherzi possono andare troppo oltre, ingannando non solo amici e familiari, ma anche il pubblico in generale. Alcuni, come i proprietari di pub, hotel o tour di caccia ai fantasmi, cercano di trarre profitto da queste immagini per aumentare la loro clientela o giustificare prezzi più alti.

Conclusioni

Alla fine dei conti, secondo me, è fondamentale imparare a distinguere il vero dal falso, soprattutto quando si parla di paranormale. Non ha senso credere a tutto in modo acritico: bisogna informarsi davvero, studiare, leggere, cercare di capire cosa c’è dietro certi fenomeni prima di trarre conclusioni.

La fotografia spiritica, per esempio, a mio avviso non può funzionare nel modo in cui molti sperano. Perché? Perché cerca di immortalare qualcosa che, per sua natura, non appartiene a questo piano fisico. È un po’ come voler registrare una frequenza radio usando un giradischi: gli strumenti non sono fatti per quello scopo. Le leggi fisiche del nostro mondo non supportano l’idea che si possano fotografare entità o energie che stanno — se ci stanno — su un altro livello dell’esistenza.

E poi, diciamolo: non basta dire «non lo conosciamo, quindi non possiamo escluderlo». Certo, il mistero ha il suo fascino, ma non può diventare una scusa per accettare qualsiasi cosa. Quando entriamo nel campo del paranormale e iniziamo a parlare di percezioni extrasensoriali, energie psichiche e affini, il discorso si fa interessante — e ci può anche stare, eh — ma deve restare nel contesto speculativo, non essere spacciato per prova concreta.

Foto spiritica

Il problema è che la fotografia spiritica spesso pretende di essere una prova, quando invece manca proprio quel metodo rigoroso che serve per dire: «Sì, questa cosa è reale». E senza metodo, ogni “prova” rischia di essere solo fumo negli occhi.

Accettare qualcosa che è “oltre” (quel famoso suffisso para-) come se fosse normale, senza alcun filtro critico, è un bel rischio. Si finisce per cadere nelle solite trappole: credenze infondate, disinformazione, illusioni. E questo, purtroppo, danneggia chi invece cerca davvero di capire questi fenomeni con serietà. La vera ricerca sul paranormale deve essere fatta con testa, metodo e spirito critico.

Per questo, secondo me, serve un cambio di passo. Basta con le sciocchezze e le finte prove: solo con l’analisi critica e un approccio fondato sulle prove possiamo sperare di capire davvero qualcosa. Questo non vuol dire buttare via tutto, anzi: significa valorizzare quello che davvero merita. Se mai esistesse una vera fotografia spiritica autentica, dovrebbe emergere con chiarezza, lontana da trucchetti e ingenuità. Solo così si può rendere giustizia a un campo tanto affascinante quanto delicato.

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