Nel XIX secolo, il mondo dello spiritismo visse un periodo di intensa sperimentazione e curiosità scientifica, attirando l’attenzione di medium, scienziati e artisti. Tra questi, Édouard Buguet emerse come uno dei fotografi di spiriti più controversi. Nato in Francia, ma attivo anche a Londra a partire dal 1874, Buguet si inserì in un panorama culturale influenzato dal mesmerismo (o magnetismo animale) e dallo spiritualismo, due movimenti che intrecciavano scienza, pseudoscienza e credenze esoteriche.
Il mesmerismo, sviluppato nel XVIII secolo da Franz Anton Mesmer (1734-1815), sosteneva l’esistenza di una “forza magnetica” capace di influenzare e guarire il corpo umano. Questo concetto trovò terreno fertile tra gli spiritualisti, che vedevano nella trance indotta dal mesmerismo un ponte verso il mondo degli spiriti. In questo contesto, Édouard Buguet unì l’arte della fotografia alle credenze spiritualiste, creando immagini che pretendevano di catturare le presenze ultraterrene. Tuttavia, il suo lavoro, sebbene affascinante per molti contemporanei, si scontrò con accuse di frode che ne offuscarono la reputazione.
Questo articolo esplorerà la figura di Buguet, il suo legame con il mesmerismo e il ruolo che la fotografia spiritica ebbe nel contesto dello Spiritualismo ottocentesco.
Édouard Buguet: tra successo e scandalo
La fotografia spiritica è uno dei fenomeni più controversi e affascinanti della storia dello spiritismo. Durante il XIX secolo, fotografi come William H. Mumler (1832-1884), Frederick Hudson (1818-1900) ed Édouard Buguet, hanno affermato di catturare immagini di spiriti su pellicola, conquistando il favore di molti spiritualisti ma attirando anche l’attenzione degli scettici e delle autorità. Questo articolo esplora le vite e le vicende di questi fotografi, evidenziando come il confine tra realtà e inganno abbia alimentato il dibattito attorno a questa pratica.
Negli anni Settanta del XIX secolo, il fotografo francese Édouard Isidore Buguet (1840-1901) divenne una figura centrale nel movimento spiritualista grazie alle sue controverse fotografie di “spiriti”. Le immagini che realizzava sembravano catturare la presenza di entità soprannaturali accanto ai soggetti vivi, generando entusiasmo e credibilità tra i sostenitori dello spiritismo. Per sostenere la sua attività e rispondere alla crescente domanda, Buguet aprì uno studio fotografico, finanziato da appassionati convinti della genuinità delle sue opere.
Le sue fotografie, caratterizzate da un notevole livello artistico, raffiguravano spesso parenti defunti dei soggetti fotografati, risultando in straordinarie somiglianze che impressionavano i clienti. Anche individui meno noti riferivano di aver ricevuto immagini che sembravano testimoniare la presenza dei loro cari defunti.
Questo contribuì a consolidare la fama di Édouard Buguet, il quale divenne celebre persino per un’impresa particolarmente discussa: la fotografia del sosia dello spiritualista William Stainton Moses (1839-1892) a Parigi, mentre quest’ultimo si trovava in trance a Londra.
Eusapia Palladino, La Revue Spirite e lo scandalo della fotografia spiritica
La Revue Spirite, la principale rivista di spiritualismo francese del XIX secolo, fu fondata nel 1858 da Allan Kardec (pseudonimo di Hippolyte Léon Denizard Rivail, 1804-1869) e dopo la sua morte, Pierre-Gaëtan Leymarie (1817-1901) ne assunse la direzione. A quel tempo, Leymarie non era solo un falso medium, era anche attivo nella falsa pratica della fotografia spiritica, utilizzando la rispettata rivista per pubblicizzarla e promuoverla. Fu allora che formò una partnership con il fotografo Édouard Buguet insieme al medium americano Alfred-Henri Firman (1835-1902). Vendevano le loro stampe manipolate tramite la Revue Spirite, dove Leymarie stampava recensioni entusiastiche. Ciò durò per diversi anni finché la polizia francese non scoprì il loro piano.
Tra le figure affascinate dalla fotografia spiritica, vi fu anche Eusapia Palladino (1854-1918), una delle medium più note del suo tempo. Sebbene Palladino non fosse direttamente coinvolta con Édouard Buguet, le sue sessioni medianiche divennero spesso occasione per discutere delle controversie legate alla fotografia spiritica. In un incontro avvenuto a Parigi, Palladino partecipò a una dimostrazione in cui le fotografie spiritiche furono esaminate per verificarne l’autenticità. Questo evento sottolineò ancora ua volta il sottile confine tra fede e frode che caratterizzava lo spiritismo dell’epoca.
Manichini e teste finte
La carriera di Édouard Buguet subì un arresto drammatico nell’aprile del 1875, quando un agente di polizia sotto copertura si presentò nel suo studio fingendosi un cliente interessato a una fotografia. Durante la sessione, l’agente scoprì strumenti di scena e meccanismi utilizzati per creare false apparizioni spiritiche, portando all’arresto immediato di Buguet. Le indagini rivelarono che il fotografo spiritico impiegava lastre fotografiche pre-esposte e persino bambole e manichini per simulare le presunte presenze ultraterrene.
Durante il processo, Édouard Buguet confessò di aver orchestrato una serie di frodi e ammise che alcune figure rappresentate come spiriti erano, in realtà, persone vive. Tuttavia, nonostante le sue ammissioni, molti spiritualisti continuarono a sostenerlo, affermando che le sue confessioni fossero state ottenute sotto coercizione. Anche altre personalità, come l’editore Paul Leymarie (1800-?) e il fotografo Alfred-Henri Firman, furono coinvolte nel caso e accusate di frode.
Il processo clamoroso e le sue ripercussioni
Il caso Buguet divenne un evento clamoroso, attirando l’attenzione di numerose figure di spicco dell’epoca che testimoniarono a favore degli imputati. Paul Leymarie, in particolare, riconobbe di aver incoraggiato Édouard Buguet a seguire l’esempio di William H. Mumler, il celebre fotografo spiritico americano. Questa dichiarazione costò a Leymarie una condanna a un anno di prigione e una multa di 500 franchi, identica a quella inflitta a Buguet. Quest’ultimo, tuttavia, riuscì a evitare la detenzione, mentre Firman fu condannato a sei mesi di carcere. Una volta rilasciati, Leymarie e Firman ripresero le loro attività legate allo spiritismo, mentre Édouard Buguet si ritirò dalla scena pubblica.
Nonostante lo scandalo avesse irrimediabilmente compromesso la sua reputazione, il caso Buguet continuò a suscitare dibattiti sulla fotografia spiritica, mettendo in luce la complessità del fenomeno. Tra frodi documentate, credenze popolari e il desiderio diffuso di trovare prove concrete del soprannaturale, il processo rappresentò un momento cruciale nell’epoca d’oro dello spiritismo.
Reazioni e testimonianze
L’eco dello scandalo oscurò rapidamente il successo ottenuto da Édouard Buguet a Londra nel 1874, culminando con il sequestro del suo studio a Parigi. Durante le perquisizioni, la polizia trovò una bambola usata come “fantasma” e una collezione di teste false, elementi che smascherarono definitivamente le sue tecniche fraudolente. Nonostante ciò, la Revue Spirite continuò a essere pubblicata e mantenne vivo l’interesse per il processo, considerato un evento storico significativo.
Un documento cruciale legato a questa vicenda è il libro Procès des Spirites (1875), recentemente acquisito dalla Graphic Arts Collection della Princeton University Library. L’opera, curata da Marina Duclos (1837-1904), moglie di Paul Leymarie, contiene testimonianze appassionate di membri dell’élite parigina e rappresenta una pietra miliare nella storia dello spiritismo. L’edizione fu successivamente tradotta in portoghese con il titolo Processo dos Espíritas, arricchita da una prefazione del ricercatore spiritualista Francisco Thiesen (1927-1990).
Marina Leymarie e il suo ruolo nello spiritismo
Madame Leymarie giocò un ruolo fondamentale nella difesa del marito e nella promozione dello spiritismo. Durante la prigionia di Paul, assunse la direzione della Libreria Spiritista e della Revue Spirite, portando avanti con determinazione la divulgazione della dottrina spiritista.
Tra le opere legate al caso, spicca anche La photographie spirite et l’analyse spectrale comparées (1875), un resoconto contemporaneo scritto da L. Legas, presidente del gruppo spiritista belga La Vérité.
Questo intreccio di scandalo, fede e scienza resta una testimonianza viva della complessità culturale dell’epoca, in bilico tra il desiderio di spiritualità e il progresso tecnologico.
Gli indomiti difensori di Buguet
Nonostante le prove e la confessione del fotografo Édouard Buguet, molti spiritualisti dell’epoca continuarono a sostenere l’autenticità delle sue fotografie. Numerosi testimoni affermarono di aver riconosciuto i volti di cari defunti nelle immagini, e questa convinzione alimentò il dibattito sull’autenticità delle pratiche spiritiche e sulla possibilità di frodi.
Tra i suoi sostenitori vi fu William Stainton Moses, che dichiarò che almeno una parte delle immagini prodotte da Édouard Buguet fosse autentica. Moses fu tra coloro che ritenevano la confessione Buguet alterata sotto coercizione e accusò il giudice di parzialità. In un articolo pubblicato nel maggio 1875 su Human Nature, un mensile dedicato alla fisolosia e allo spiritismo, Moses affermò che, su 120 fotografie scattate da Édouard Buguet, 40 casi presentavano prove convincenti di autenticità. Anche William Howitt (1792-1879), prolifico scrittore inglese di storia e altri argomenti, ipotizzò un complotto orchestrato dai Gesuiti per screditare lo Spiritualismo.
Un’altra figura di spicco, Lady Caithness (Marie Sinclair, contessa di Caithness, 1830-1895) affermò che tra le 13 fotografie di spiriti scattate da Édouard Buguet, cinque rappresentavano chiaramente i volti di cari defunti che lei e altri avevano riconosciuto. Secondo la testimonianza riportata dal poeta statunitense Epes Sargent (1813-1880), uno dei fantasmi, identificato come il primo marito defunto di Lady Caithness, Manuel Pomar (1854-?) teneva in mano uno stemma di famiglia come prova della sua identità.
«Ho esaminato accuratamente la macchina fotografica e l’obiettivo, smontandoli in parte. Ho partecipato alla messa a fuoco e ho visto sul vetro smerigliato solo il soggetto ritratto, nessuno spirito. Durante l’esposizione della lastra, il signor Buguet era in piedi vicino alla macchina fotografica, con la testa appoggiata al muro; sembrava entrare in uno stato di semi-trance.»
Testimonianza di Lady Caithness tratta da Photographing the invisible (1911) di James Coates
Dopo aver scontato la pena, Édouard Buguet ritrattò la sua confessione, dichiarando di essere stato ingannato con la promessa di un’assoluzione in caso di ammissione di colpa. Questo gesto alimentò ulteriormente le polemiche, rendendo la sua figura un simbolo delle tensioni tra fede nello spiritismo e realtà dei fatti.
Conclusioni
La vicenda di Édouard Buguet rappresenta un caso emblematico delle tensioni che caratterizzarono il movimento spiritualista dell’Ottocento, diviso tra il desiderio di ottenere prove tangibili del soprannaturale e il rischio costante di frodi. Nonostante le evidenze schiaccianti contro di lui, numerosi spiritualisti dell’epoca continuarono a credere nella genuinità di alcune delle sue fotografie, sostenendo che la confessione fosse stata estorta o che la persecuzione avesse motivazioni politiche e religiose. Il dibattito sulla sua colpevolezza e sulla natura delle sue opere alimentò il confronto tra scettici e sostenitori dello spiritismo, sottolineando la fragilità del confine tra fede e inganno.
Tuttavia, personalità autorevoli come il divulgatore scientifico francese Nicolas Camille Flammarion (1842-1925) non ebbero dubbi sulla colpevolezza di Buguet. In Mysterious Psychic Forces (1907), Flammarion raccontò come, dopo aver lavorato con il fotografo per cinque settimane, riuscì a smascherare i suoi metodi fraudolenti, osservando di persona i negativi preparati per simulare apparizioni spiritiche. Questo episodio, insieme ad altri casi simili, consolidò l’idea che la fotografia spiritica fosse un terreno fertile per inganni e manipolazioni, portando molti a guardare con maggiore scetticismo tali presunte manifestazioni paranormali.
Nella seguente dichiarazione di Flammarion si fa riferimento, oltre che a Édouard Buguet, a Johann Karl Friedrich Zöllner (1834-1882), astrofisico tedesco noto per i suoi studi sulle illusioni ottiche e tra i pionieri della ricerca psichica, e a Henry Slade (1835-1905), celebre medium spirituale.
«Sono stato spesso ingannato in modo assoluto. Quando prendevo le precauzioni necessarie per mettere il medium nella condizione di non poter ricorrere ad alcun trucco, non ottenevo alcun risultato; se invece fingevo di non vedere nulla, percepivo con la coda dell’occhio tentativi di inganno. In generale, i fenomeni che si verificavano accadevano solo nei momenti di distrazione, quando la mia attenzione si rilassava anche solo per un istante. Portando le mie indagini un po’ oltre, ho visto con i miei occhi i negativi preparati da Buguet; ho visto con i miei occhi Slade scrivere sotto il tavolo su una lavagnetta nascosta, e così via. A proposito di questo famoso medium, Slade, posso ricordare che, dopo i suoi esperimenti con Zöllner, direttore dell’osservatorio di Lipsia, si recò a Parigi e, per scopi sperimentali, si mise a mia disposizione (e a quella di tutti gli astronomi dell’Osservatorio che avrei voluto coinvolgere).»
Mysterious Psychic Forces (1907) di Camille Flammarion
Édouard Buguet rimane un esempio significativo di fotografia spiritica fraudolenta, ma la sua storia evidenzia anche il forte desiderio umano di credere nell’aldilà e nella possibilità di comunicare con i defunti, un desiderio che continua a influenzare le esplorazioni nel campo del paranormale ancora oggi.