Doppelgänger

Doppelgänger: il Doppio Soprannaturale

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Avete mai sentito parlare del Doppelgänger? Questo termine tedesco, che significa letteralmente “doppio che cammina”, si riferisce a una figura inquietante: un sosia spettrale di una persona ancora in vita. Secondo la tradizione, chiunque incontri il proprio Doppelgänger è destinato alla sfortuna o addirittura alla morte. Non proprio un buon segno, vero?

Gruppo di Māori
Gruppo di Māori

L’idea che lo spirito o l’anima possano manifestarsi come un doppio visibile è profondamente radicata in molte culture, in particolare in quelle di tradizione animistica. Per i Māori, il popolo polinesiano originario della Nuova Zelanda, il doppio assume un aspetto identico alla persona reale, tranne quando rivela la sua vera natura. Allo stesso modo, popolazioni come i Melanesiani dell’Oceania e gli Irochesi, una confederazione di nativi americani originariamente insediata nella regione dei Grandi Laghi tra gli attuali Stati Uniti e il Canada, considerano l’anima come un riflesso del corpo fisico. I Nyassa, che vivono tra il Malawi e il Mozambico, condividono questa concezione, ma aggiungono che il Doppelgänger si manifesta unicamente nei sogni.

Nella mitologia e nella letteratura, il Doppelgänger è spesso descritto come un’entità paranormale, un’ombra sinistra che segue la sua controparte umana senza mai farsi notare… almeno fino al momento giusto. In alcuni racconti, è un presagio di eventi nefasti; in altri, è un vero e proprio gemello malvagio, pronto a prendere il posto dell’originale con intenzioni tutt’altro che amichevoli.

Ma è solo leggenda? Oppure esistono casi documentati di incontri con questi inquietanti doppi? In questo articolo esploreremo il mistero del Doppelgänger tra folklore, testimonianze storiche e spiegazioni scientifiche. Siete pronti a scoprire chi (o cosa) potrebbe avere il vostro stesso volto?

Le Origini del Doppelgänger

CONTENUTI mostra

L’idea di un doppio che può separarsi dal corpo fisico e muoversi liberamente nello spazio ha radici antiche. In molte culture, questa entità è stata identificata come un corpo astrale, una sorta di controparte eterica che può manifestarsi con diversi gradi di densità, apparendo ad altri come un riflesso perfetto della persona in vita. Non si tratta sempre di semplici coincidenze o di somiglianze casuali: nella ricerca psichica moderna, il concetto di doppio è stato talvolta utilizzato come ipotesi per spiegare fenomeni inspiegabili, come la bilocazione o le apparizioni di persone ancora in vita.

I Doppelgänger sono generalmente classificati in due categorie principali: quelli considerati presagi di morte, il cui avvistamento sarebbe un annuncio funesto, e quelli riconducibili a una possibile proiezione extracorporea, intenzionale o involontaria. In altre parole, alcune testimonianze suggeriscono che il Doppelgänger potrebbe essere il risultato di una separazione temporanea dell’anima dal corpo, un fenomeno che alcuni individui riuscirebbero a controllare volontariamente, mentre in altri casi avverrebbe senza consapevolezza.

Jean Paul, ritratto da Heinrich Pfenninger
Jean Paul, ritratto da Heinrich Pfenninger

Il termine Doppelgänger deriva dal tedesco e significa letteralmente “camminatore doppio”. La parola compare per la prima volta nel romanzo Siebenkäs (1796) dello scrittore tedesco Jean Paul (1763-1825), sebbene inizialmente fosse scritta come Doppeltgänger e con un significato leggermente diverso. Nella lingua tedesca, il termine mantiene la maiuscola iniziale (Doppelgänger), mentre in inglese viene spesso adattato con la minuscola e senza la dieresi sulla “a” (doppelganger). Esiste anche una forma femminile, Doppelgängerin, meno diffusa.

Con il tempo, la figura del Doppelgänger è diventata un simbolo inquietante, radicandosi nel folklore e nella letteratura come una presenza oscura e minacciosa. Ma si tratta solo di superstizione o dietro queste storie si nasconde un fenomeno ancora da comprendere?

Mitologia e Folklore del Doppelgänger

L’idea di un doppio soprannaturale ha radici profonde nelle tradizioni mitologiche e religiose di diverse culture. Uno dei concetti più antichi legati a questa figura proviene dalla mitologia egizia, dove il ka era considerato un “doppio spirituale” dell’individuo, con i suoi stessi ricordi ed emozioni. Questo concetto appare anche nella versione egizia della Guerra di Troia, in cui un ka di Elena avrebbe ingannato Paride, contribuendo a fermare il conflitto.

Nella mitologia nordica esiste invece il vardøger, un’entità che anticipa le azioni di una persona reale, manifestandosi prima che questa compia effettivamente un gesto o un viaggio. Un’idea simile si ritrova nel folklore finlandese con l’etiäinen, uno “spirito precursore” che riproduce le azioni di qualcuno prima che accadano.

Rappresentazione di un vardøger
Rappresentazione di un vardøger
Rappresentazione di un etiäinen
Rappresentazione di un etiäinen
Rappresentazione di un karin
Rappresentazione di un karin

Nel mondo islamico, il concetto di Doppelgänger assume la forma del karin (o qarin), uno spirito parallelo che condivide il sesso, la personalità e il destino dell’individuo a cui è legato. A seconda delle credenze locali, il karin può essere benigno o malizioso: in alcuni casi tenta di influenzare negativamente il suo ospite, mentre in altre tradizioni è semplicemente una presenza parallela. Alcuni mistici sufi lo descrivono come un’entità diabolica annidata nel sangue e nel cuore umano.

Non tutti i casi di doppi sono legati a presagi di morte. Alcuni sembrano piuttosto manifestazioni di proiezioni di coscienza, in cui l’individuo assume temporaneamente una forma visibile separata dal proprio corpo fisico. Diverse tradizioni mistiche sostengono che alcuni adepti siano in grado di bilocarsi volontariamente, mentre in altri casi la proiezione avviene inconsciamente, senza che la persona ne sia consapevole. Numerose testimonianze raccolte dai ricercatori psichici rimangono ancora prive di spiegazione.

Anche la tradizione cristiana ha dato una certa legittimazione al concetto di bilocazione, riportando numerosi episodi di santi che sarebbero apparsi in luoghi diversi contemporaneamente. Sant’Antonio da Padova (al secolo Fernando Martins de Bulhões, 1195-1231), per esempio, durante una predica a Limoges nel 1226, si accorse di dover essere altrove per una funzione religiosa. La leggenda racconta che si inginocchiò in silenzio, mentre i monaci dall’altra parte della città lo videro comparire, leggere il passo assegnato e poi svanire nel nulla. Fenomeni simili sono attribuiti a San Severo di Ravenna, Sant’Ambrogio e San Clemente di Roma. Il caso più noto è quello di Sant’Alfonso de Liguori (1696-1787), che nel settembre del 1774, mentre era imprigionato ad Arezzo, affermò di essersi recato al capezzale del Papa in punto di morte, nonostante fosse fisicamente rinchiuso nella sua cella.

Francis Grose ritratto da David Octavius Hill (1840)
Francis Grose ritratto da David Octavius Hill (1840)

L’idea di un doppio paranormale ha trovato spazio anche nella cultura anglofona, sebbene il termine Doppelgänger sia stato introdotto solo nel XIX secolo. In precedenza, il concetto era conosciuto con la parola inglese fetch, usata nel 1787 nel Provincial Glossary del lessicografo Francis Grose (1731-1791) per indicare “l’apparizione di una persona vivente”. Tuttavia, fu il libro The Night-Side of Nature (1848) della scrittrice britannica Catherine Crowe (1803-1876), a rendere popolare il termine tedesco, legandolo definitivamente alla sfera del paranormale.

Indipendentemente dalla cultura di origine, il tema del doppio si è sempre intrecciato con il concetto di destino, presagio e alter ego spirituale, diventando un simbolo universale di mistero e inquietudine.

Esempi storici del Doppelgänger

Il fenomeno del Doppelgänger, il misterioso doppio spettrale di una persona ancora in vita, ha attraversato i secoli lasciando dietro di sé racconti inquietanti e inspiegabili. Dalle antiche leggende ai resoconti più recenti, l’apparizione di un proprio sosia è spesso stata interpretata come un presagio di morte o un fenomeno di bilocazione involontaria.

Numerosi personaggi storici hanno riferito esperienze di questo tipo, alcuni con terrore, altri con stupore. Poeti, scrittori, ufficiali militari e persino santi hanno raccontato di aver visto la propria immagine manifestarsi indipendentemente dal corpo fisico, spesso in momenti cruciali della loro esistenza. Alcuni hanno vissuto questa esperienza come un avvertimento funesto, altri come un semplice enigma della mente.

In questa sezione esploreremo alcuni dei casi più celebri di Doppelgänger documentati nel corso della storia: da Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), che vide se stesso con anni di anticipo, a Percy Bysshe Shelley, la cui apparizione fu interpretata come un presagio di morte; dal caso inquietante di Émilie Sagée, il cui Doppelgänger sembrava muoversi indipendentemente da lei, fino all’ultima apparizione del viceammiraglio Sir George Tryon, avvistato nella sua casa di Londra mentre affondava in mare.

Sono semplici illusioni, fenomeni paranormali o manifestazioni di una coscienza che si proietta al di fuori del corpo? Le testimonianze raccolte nel corso dei secoli offrono un viaggio affascinante tra mito, leggenda e possibili spiegazioni scientifiche.

Il Doppelgänger della moglie del poeta John Donne

Il celebre poeta John Donne (1572-1631), esponente della poesia metafisica inglese, sarebbe stato testimone di un incontro inquietante con il Doppelgänger di sua moglie nel 1612, mentre si trovava a Parigi. Secondo quanto riportato dallo scrittore Izaak Walton (1593-1683) nella biografia Life of Dr. Rizvan Rizing (1675), Donne avrebbe visto l’apparizione della moglie proprio nella notte in cui lei stava dando alla luce una figlia nata morta.

L’episodio viene attribuito a una fonte anonima, descritta come una “Persona d’Onore”, che raccontò il fatto con tale precisione e convinzione da indurre Walton a ritenere che il testimone fosse sinceramente convinto della sua veridicità. Questo racconto è uno dei casi più noti di Doppelgänger legati a eventi tragici, in cui l’apparizione spettrale sembra manifestarsi in concomitanza con un evento drammatico, come la morte o il parto difficile di un congiunto.

Anche se l’episodio rimane avvolto nell’incertezza storica, la sua persistenza nella tradizione letteraria lo rende un esempio significativo di come il concetto di doppio sovrannaturale fosse già presente nella cultura del XVII secolo.

Il Doppelgänger di Percy Bysshe Shelley

Uno dei casi più celebri di presunti incontri con il proprio Doppelgänger riguarda il poeta romantico Percy Bysshe Shelley (1792-1822), che affermò di aver visto la propria figura spettrale poco prima della sua tragica morte. L’8 luglio 1822, Shelley annegò nella baia di La Spezia, vicino a Lerici, in Italia. Poco più di un mese dopo, il 15 agosto, sua moglie Mary Shelley (1797-1851), celebre autrice di Frankenstein (1818), scrisse all’amica pittrice Maria Gisborne (1770-1836), raccontandole che il marito aveva avuto visioni inquietanti nelle settimane precedenti la sua scomparsa.

Secondo Mary, una settimana dopo il suo aborto quasi fatale, avvenuto il 23 giugno 1822, Percy raccontò di aver fatto un incubo terrificante, in cui vedeva la loro casa crollare in un’inondazione. Ma il dettaglio più inquietante era un’altra esperienza:

«Mi disse che aveva visto la figura di se stesso avanzare verso di lui sulla terrazza e dirgli: Per quanto tempo intendi essere contento?»

Shelley riferì di aver visto queste visioni più volte, soprattutto quando si trovava in uno stato di malessere. Tuttavia, la cosa più sorprendente fu che anche Jane Williams, moglie di Edward Williams (amico di Shelley), affermò di aver visto il poeta passare sulla terrazza due volte nella stessa direzione, un fatto impossibile poiché non c’era modo di tornare indietro senza essere visibile. Quando si accorse che Shelley non era più lì, esclamò spaventata:

«Buon Dio, Shelley può essere saltato dal muro? Dove può essere andato?»

L’amico Edward Trelawny, che si trovava con lei, le rispose incredulo che Shelley non era mai stato sulla terrazza in quel momento e si trovava altrove. Questo evento la scosse profondamente, tanto che, quando ne parlò con gli altri, tremò visibilmente.

Shelley sembrava affascinato dal concetto di doppio e di mondi paralleli. Nel suo dramma Prometeo liberato (1820), scrisse un passaggio che sembra quasi premonitore:

«Prima che Babilonia fosse polvere, il Mago Zoroastro, il mio bambino morto, incontrò la sua stessa immagine che camminava nel giardino. Quell’apparizione, unico degli uomini, vide. Perché sappi che ci sono due mondi di vita e morte: uno è quello che tu vedi; ma l’altro è sotto la tomba, dove abitano le ombre di tutte le forme che pensano e vivono finché la morte non le unirà e non si separeranno più…»

L’esperienza di Shelley è uno dei casi più noti nella letteratura del Doppelgänger, soprattutto perché precedette la sua morte improvvisa, alimentando l’idea che l’apparizione del proprio Doppelgänger possa essere un presagio di sventura.

Il Doppelgänger di Johann Wolfgang von Goethe

Il celebre scrittore e filosofo Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) riportò due esperienze significative legate al Doppelgänger, entrambe con caratteristiche peculiari. A differenza di altri casi celebri in cui il doppio appare come presagio di morte, Goethe percepì questi episodi in modo meno inquietante, vedendoli come eventi legati alla preveggenza e alla percezione alterata del tempo.

Friederike Brion immaginata in abiti alsaziani
Friederike Brion immaginata in abiti alsaziani

Uno di questi episodi è riportato nel libro XI della sua autobiografia, Dichtung und Wahrheit (Poesia e verità, 1811-1833). Mentre cavalcava lungo la strada per Drusenheim, in Alsazia, e si allontanava dalla sua amata Frederica Brion (ca. 1752-1813), Goethe ebbe una visione improvvisa:

«Vidi, non con gli occhi del corpo, ma con quelli della mente, la mia stessa figura che veniva verso di me, a cavallo, lungo la stessa strada. Indossava un abito che non avevo mai portato prima: era di un colore grigio luccio con rifiniture dorate. Non appena mi scrollai di dosso questa visione, la figura scomparve completamente.»

L’evento sembrava essere solo una strana illusione mentale, finché otto anni dopo, tornando nello stesso luogo, Goethe si accorse con stupore di indossare esattamente l’abito che aveva visto nella sua visione, senza averlo scelto consapevolmente. Questo episodio non lo spaventò, ma gli diede una sensazione di calma e accettazione del destino, come se il fenomeno avesse una funzione rassicurante piuttosto che minacciosa.

Un’altra esperienza legata al Doppelgänger avvenne molti anni dopo, mentre Goethe passeggiava per Weimar in compagnia del suo amico K. in una sera piovosa d’estate. Improvvisamente, il poeta si fermò, fissando un punto nel vuoto con un’espressione di stupore. «Mio Dio! Se non fossi certo che il mio amico Frederick si trova a Francoforte in questo momento, giurerei che è lui!»
Poco dopo, sempre più incredulo, aggiunse: «Ma è proprio lui! Frederick, sei qui a Weimar? E perché sei vestito così… con il tuo accappatoio, la cuffia da notte e le mie pantofole in mezzo alla strada?»
Il suo amico K. non vide nulla e iniziò a temere che Goethe stesse avendo un’allucinazione. Il poeta, confuso e preoccupato, si domandò se il suo amico fosse morto e se avesse appena visto il suo spirito.

Quando Goethe tornò a casa, trovò Frederick già lì ad aspettarlo. Vedendolo, impallidì ed esclamò spaventato: «Via da me, spettro Frederick, sorpreso, replicò: «Ma che modo è questo di accogliere il tuo migliore amico?»

Goethe, rassicurato, lo abbracciò con grande emozione. L’amico gli spiegò che, arrivato a Weimar completamente bagnato dalla pioggia, si era cambiato con gli abiti asciutti del poeta e, dopo essersi assopito, aveva sognato di uscire a incontrarlo. Nel sogno, Goethe gli aveva detto esattamente le stesse parole che aveva pronunciato nella sua visione.

Questo episodio colpì Goethe profondamente, tanto che da quel momento credette fermamente in una vita oltre la morte. Entrambi gli eventi sembrano suggerire che il fenomeno del Doppelgänger, più che un’entità autonoma, possa essere una proiezione mentale o una percezione alterata del tempo, in cui il presente e il futuro si intrecciano in modi ancora inspiegabili.

Il Caso di Émilie Sagée: Il Doppelgänger in Aula

Robert Dale Owen
Robert Dale Owen

Uno dei racconti più noti e documentati di Doppelgänger riguarda la sensitiva Émilie Sagée (1813-?), un’insegnante francese che, nel 1845, lavorava presso un collegio femminile d’élite a Riga, in quella che oggi è la Lettonia. Secondo la testimonianza riportata dallo scrittore e spiritualista Robert Dale Owen (1801-1877), la Sagée sarebbe stata accompagnata da un misterioso doppio che appariva spontaneamente, spesso in presenza di molte persone.

I resoconti parlano di un’entità che imitava i suoi gesti, muovendosi all’unisono con lei, ma talvolta agendo in modo autonomo. Alcuni studenti riferirono di aver visto il Doppelgänger comparire dietro di lei, riflettendo i suoi movimenti come un’ombra viva. In altre occasioni, mentre Émilie si trovava in una stanza, il suo Doppelgänger sarebbe stato visto in un’altra aula o nei corridoi, seminando stupore e inquietudine tra le ragazze e il personale della scuola.

Uno degli episodi più incredibili si verificò durante una lezione di cucito. Sagée era in classe, intenta a spiegare un punto di ricamo, quando la sua immagine identica apparve improvvisamente accanto a lei. Il Doppelgänger rimase in piedi, silenzioso e immobile, mentre la Sagée continuava la sua spiegazione. Alcune studentesse, incuriosite e impaurite, si avvicinarono alla misteriosa figura per toccarla. Raccontarono di aver sentito una resistenza impalpabile, descritta come la consistenza di un tessuto leggero, simile alla mussola o al crespo.

Raffigurazione del doppio in un fotomontaggio di presentazione del dramma Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hyde (1887)
Raffigurazione del doppio in un fotomontaggio di presentazione del dramma Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hyde (1887)

Secondo le testimonianze, la comparsa del Doppelgänger era sempre completamente al di fuori del controllo di Émilie, che non era mai consapevole di ciò che stava accadendo. Inoltre, la sua salute sembrava peggiorare in concomitanza con queste manifestazioni: ogni volta che il suo doppio appariva, la Sagée sembrava più debole e affaticata, come se l’entità stesse assorbendo la sua energia vitale.

L’evento divenne così inquietante che, nonostante la grande stima di cui godeva come insegnante, fu costretta a lasciare il collegio, poiché genitori e colleghi iniziarono a temere la sua presenza.

Il caso di Émilie Sagée è tra i più discussi nella storia del fenomeno del Doppelgänger. Se da un lato potrebbe essere considerato un esempio di bilocazione involontaria, dall’altro rimane una delle poche testimonianze in cui il doppio sarebbe stato tangibile, seppur in modo etereo e impalpabile. Nonostante la mancanza di prove concrete, la sua storia continua a essere un riferimento nel misterioso fenomeno del doppio soprannaturale.

Il Doppelgänger di Sir George Tryon: un Presagio di Morte in Epoca Vittoriana

Uno dei più celebri casi vittoriani di apparizione di un Doppelgänger riguarda il viceammiraglio Sir George Tryon (1832-1893), protagonista di un evento inquietante che avrebbe avuto luogo la notte del 22 giugno 1893.

Secondo il racconto, mentre Tryon si trovava in mare al comando della HMS Victoria (la nave di testa di due corazzate della Royal Navy), la sua figura spettrale sarebbe apparsa nella sua casa di famiglia a Eaton Square, Londra, durante una festa organizzata da sua moglie. Diversi ospiti affermarono di averlo visto camminare lentamente nel salotto, con un’aria solenne e lo sguardo fisso davanti a sé. Tuttavia, non parlò con nessuno e scomparve subito dopo.

L’evento divenne ancora più inquietante quando si scoprì che, proprio quella stessa sera, Sir George Tryon era morto. Mentre si trovava a bordo della HMS Victoria, al largo delle coste della Siria, egli diede un ordine inspiegabile e apparentemente suicida: fece virare la nave in direzione della HMS Camperdown, causando una collisione devastante. La Victoria affondò, portando con sé Tryon e altri 357 uomini.

HMS Victoria dipinta da William Frederick Mitchell (1850)
HMS Victoria dipinta da William Frederick Mitchell (1850)
Corazzata britannica HMS Camperdown (1885)
Corazzata britannica HMS Camperdown (1885)

Il mistero del suo doppio apparso a Londra rimane uno dei casi più affascinanti della storia del Doppelgänger, sollevando interrogativi sulla possibilità che la sua immagine sia stata una proiezione paranormale al momento della morte, un classico esempio di apparizione da crisi. Questo fenomeno, noto nella ricerca psichica, si verifica quando una persona in pericolo estremo o in punto di morte viene vista da conoscenti e familiari a distanza, come se il suo spirito si manifestasse per un ultimo saluto.

Il caso di Sir George Tryon è rimasto senza spiegazione, ma è considerato una delle testimonianze più celebri di Doppelgänger premonitori, legati a eventi tragici e inspiegabili.

Risultati Sperimentali del Doppelgänger

Sebbene le testimonianze di apparizioni di doppi e di esperienze extracorporee siano numerose, mancano prove sperimentali rigorose che confermino l’esistenza del fenomeno. Tra i primi a tentare di indagarlo scientificamente vi fu il colonnello Eugène Auguste-Albert d’Aiglun Rochas (1837-1914), che condusse esperimenti sull’esteriorizzazione della sensibilità. Durante stati di ipnosi profonda, Rochas osservò che attorno al corpo dei soggetti si formavano strati concentrici di energia, i quali, sotto la sua suggestione, si condensavano ai lati del corpo fino a generare una sorta di ingrandimento fantasmatico della persona.

Questa forma spettrale sembrava in grado di estendersi, attraversare oggetti materiali e persino assumere sembianze specifiche. In un esperimento, Rochas suggerì a una donna in ipnosi di modellare questa proiezione con l’aspetto di sua madre, e il fenomeno si verificò con successo. Tra le sperimentazioni più note, vi fu quella condotta a Parigi alla presenza del ricercatore e psicologo russo Aleksandr Nikolaevič Aksakov (1832-1903), in cui la medium Elizabeth d’Esperance (1848-1919) e una certa Madame Lambert presero parte a un esperimento di esteriorizzazione della coscienza.

Nonostante questi studi, il fenomeno del Doppelgänger rimane avvolto nel mistero, oscillando tra suggestione ipnotica, esperienze fuori dal corpo e interpretazioni paranormali ancora prive di una spiegazione definitiva.

Esperimenti e Fotografie del Doppelgänger

Uno dei successivi sperimentatori nel campo del Doppelgänger fu Henri Durville (1887-1963), che condusse studi approfonditi sui suoi soggetti, Ninette e Martha. Attraverso una serie di passaggi magnetici, riuscì a costruire attorno a loro un doppio energetico, capace di manifestare effetti motori anche a distanza di diverse stanze. Osservò che da determinati punti del corpo – come la fronte, il bregma, la gola, l’epigastrio e persino la milza – si sprigionava un effluvio che, a una distanza compresa tra 50 e 60 cm, prendeva la forma di un vero e proprio fantasma.

Questa proiezione assumeva le sembianze del medium ed era collegata al suo corpo da un cordone sottile, che poteva originarsi dall’ombelico, dal bregma o dall’epigastrio. Secondo Durville, il doppio possedeva capacità sensoriali indipendenti: poteva vedere attraverso corpi opachi e interagire con l’ambiente. La sua oggettività sarebbe stata dimostrata dall’effetto che produceva su uno schermo di solfuro di calcio, il quale aumentava di luminosità quando la proiezione si avvicinava. Inoltre, chi entrava in contatto con questa forma sperimentava una sensazione di freddo e umidità, mentre le dita che lo toccavano risultavano luminose nell’oscurità.

Parallelamente, il Dr. Duncan McDougall (1866-1920) di Haverhill, Massachusetts, condusse esperimenti per verificare se l’anima avesse un peso misurabile. Studiando sei pazienti morenti, osservò che nel momento del decesso il braccio della bilancia su cui erano posti si sollevava bruscamente. Il peso perso in media si aggirava tra 2 e 2,5 once (circa 56-70 grammi), sebbene le cause potessero essere attribuite anche a variazioni nei fluidi corporei o all’evaporazione.

Il colonnello Eugène Rochas avanzò un’ulteriore teoria: secondo le sue osservazioni sulla regressione della memoria, il Doppelgänger si formerebbe completamente solo all’età di sette anni, e la sua struttura astrale entrerebbe nel corpo poco prima della nascita, completando la fusione gradualmente. A supporto di questa ipotesi, il Dr. Joseph Maxwell (1858-1938) riferì il caso di una giovane donna che si prendeva cura di un bambino fin dalla nascita. La donna sosteneva di vedere accanto al piccolo un’ombra luminosa, con lineamenti più definiti di quelli del neonato. Questa presenza sembrava avvicinarsi progressivamente al corpo del bambino, completandosi quasi del tutto intorno ai 14 mesi di età.

Anche il tentativo di fotografare il doppio ha una lunga storia. Il parapsicologo Gabriel Delanne (1857-1926), Rochas, Durville, comandante Darget e Aksakof hanno presentato immagini che, secondo loro, documentavano il fenomeno. Tuttavia, le prime fotografie di questo tipo furono opera di William H. Mumler (1832-1884), pioniere della fotografia spiritica negli Stati Uniti. Accusato di frode, Mumler scatenò polemiche per la presunta comparsa di defunti nelle sue immagini. Un altro caso noto riguarda il medium chierico e spiritualista inglese William Stainton Moses (1839-1892), il cui doppio sarebbe stato fotografato nel 1875 a Parigi dal fotografo spiritico Édouard Buguet (1840-1890), mentre il medium si trovava in trance a Londra. Tuttavia, la credibilità di questa immagine venne compromessa quando Buguet fu smascherato per aver falsificato alcune delle sue fotografie.

Gli Esperimenti di Julien Ochorowicz sulla Radiografia del Corpo Eterico

Gli esperimenti condotti dal filosofo e metapsichista Julien Leopold Ochorowicz (1850-1917) sulla radiografia del corpo eterico rappresentano un caso unico nel campo delle ricerche sui fenomeni paranormali. Uno degli esperimenti più significativi si svolse l’11 settembre 1911, quando riuscì a ottenere la fotografia di una mano spiritica impressa su una pellicola sensibile chiusa all’interno di una bottiglia sigillata.

La pellicola, arrotolata dentro la bottiglia, aveva un diametro di circa 1,9 cm, mentre l’orifizio della bottiglia misurava circa 1,7 cm. Ochorowicz chiuse l’apertura con il palmo della sua mano destra, mentre con la sinistra tenne la bottiglia ferma sulle ginocchia. La medium polacca, Stanisława Tomczyk (1885-1975), posizionò entrambe le mani sulla bottiglia, tra quelle dello sperimentatore.

Durante l’esperimento, la Tomczyk apparve agitata e dichiarò di desiderare l’apparizione di una piccola mano. Subito dopo esclamò con sorpresa che la bottiglia sembrava ingrandirsi sotto le sue dita, pur riconoscendo che potesse trattarsi di un’illusione. Dichiarò inoltre di non percepire più le proprie mani, le quali sembravano gonfiarsi e perdere sensibilità. Poco dopo, fu colpita da un attacco di crampi e lanciò un urlo.

A quel punto, Ochorowicz ruppe la bottiglia per estrarre la pellicola e procedere con lo sviluppo. Il risultato fu sorprendente: sulla pellicola apparve l’impronta di una mano di grandi dimensioni, con il pollice allineato all’indice in modo da poter essere visibile sul supporto, largo 13 cm. Osservando l’immagine, la mano sembrava somigliare a quella della medium.

Questo esperimento, sebbene controverso, fu considerato una delle testimonianze più suggestive nell’ambito della ricerca sul corpo eterico e sulla possibilità di imprimere immagini paranormali su materiali sensibili.

L’interpretazione della Scrittura Automatica e la natura della Mano Eterica

Dopo l’esperimento, una spiegazione emerse attraverso la scrittura automatica, attribuita a Little Stasia, lo spirito guida della medium Stanisława Tomczyk. Il messaggio descriveva il processo con cui la misteriosa mano spiritica sarebbe riuscita a entrare nella bottiglia e imprimere l’immagine sulla pellicola:

«Mi sono insinuata attraverso una fessura tra la tua mano e l’orifizio della bottiglia. Poi ho fatto scivolare la mia mano piatta tra le pieghe della pellicola arrotolata e la luce si è formata da sé. Non so come, ho solo avuto cura di rendere opaca la pellicola.»

Ochorowicz, che da tempo sospettava che Little Stasia fosse in realtà una proiezione del doppio della medium, continuò a indagare sulla natura della mano eterica. Attraverso ulteriori esperimenti, cercò di determinarne lo spessore e scoprì che, una volta materializzata, risultava inferiore a un millimetro, suggerendo che fosse piatta e potesse quindi infilarsi in spazi troppo stretti per una mano normale.

Inoltre, le sue osservazioni indicarono che il doppio della medium era in grado, tramite autosuggestione, di ridurre le dimensioni della propria mano quando incontrava ostacoli. Questo fenomeno, secondo Ochorowicz, era strettamente legato all’idea di forme-pensiero, ovvero proiezioni della mente capaci di assumere una parziale tangibilità nel mondo fisico.

L’esperimento aprì interrogativi affascinanti sulla natura della materializzazione eterica e sulla possibilità che il Doppelgänger della medium fosse in grado di interagire con l’ambiente fisico, pur avendo caratteristiche diverse da un corpo solido.

La Proiezione del Doppio: esperimenti e testimonianze

Uno dei presunti metodi per dimostrare l’esistenza del Doppelgänger è la sua proiezione sperimentale, spesso chiamata proiezione astrale o, in termini più moderni, esperienza fuori dal corpo (OBE, Out-of-Body Experience). Secondo i ricercatori psichici, il metodo più comune per tentare questo tipo di fenomeno consiste nel fissare mentalmente l’intenzione di visitare qualcuno prima di addormentarsi, con la speranza che il proprio doppio possa manifestarsi nel luogo desiderato.

Un caso documentato si trova nel celebre studio Phantasms of the Living (1886) di Edmund Gurney (1847-1888), Frederic WH Myers (1843-1901) e Frank Podmore (1856-1910), in cui il fenomeno della proiezione del doppio viene corroborato dalla testimonianza del medium Stainton Moses (indicato nel resoconto con la sigla “Z”).

Un uomo, il cui nome non è riportato, decise una sera di sperimentare volontariamente la proiezione del suo doppio. Prima di addormentarsi, concentrò intensamente i propri pensieri su Stainton Moses, che si trovava a miglia di distanza, senza però informarlo in anticipo dell’esperimento. Al risveglio, non aveva alcun ricordo di quanto accaduto. Qualche giorno dopo, incontrò Moses e gli chiese: «È successo qualcosa nella tua stanza sabato sera?» Moses rispose con sorpresa:

«Sì, è successo molto. Stavo seduto accanto al fuoco con M., fumando e chiacchierando. Verso le 12:30, M. si alzò per andarsene e lo accompagnai alla porta. Tornai vicino al camino per finire la mia pipa, quando vidi te seduto sulla sedia che M. aveva appena lasciato. Ti guardai intensamente e, per assicurarmi di non sognare, presi un giornale e lo lessi per un momento. Quando lo posai, eri ancora lì. Ti osservai senza dire nulla, e a poco a poco la tua figura svanì.»

Un’altra testimonianza simile è riportata sempre in Phantasms of the Living e riguarda il Reverendo P. H. Newnham, che sperimentò una proiezione del doppio in un sogno straordinariamente vivido.

Durante il sogno, Newnham vide i familiari della sua fidanzata, parlò con loro e, prima di andare a dormire, salutò i genitori della giovane e prese una candela in mano. Mentre si dirigeva verso la sua stanza, notò che la fidanzata era ancora in fondo alle scale. Decise di raggiungerla di corsa, abbracciandola da dietro, con le braccia attorno alla sua vita, nonostante nella mano sinistra tenesse ancora la candela.

A quel punto si svegliò improvvisamente, mentre l’orologio della casa batté le 10 in punto. Il sogno fu così vivido che Newnham decise di scrivere un resoconto dettagliato alla sua fidanzata la mattina seguente. Sorprendentemente, poco dopo ricevette una lettera da lei, che non era una risposta al suo messaggio, ma una comunicazione spontanea:

«Ieri sera, verso le 10, stavi pensando intensamente a me? Perché, mentre salivo le scale per andare a letto, ho sentito chiaramente i tuoi passi dietro di me e ho percepito nettamente il tuo abbraccio intorno alla mia vita.»

Questi racconti, pur rimanendo nel campo delle testimonianze personali, suggeriscono che il doppio possa essere proiettato involontariamente o intenzionalmente, e che altre persone possano percepirne la presenza in modo concreto. Sebbene manchino prove definitive, episodi come questi alimentano il dibattito sulla bilocazione, la proiezione astrale e le esperienze extracorporee, fenomeni ancora oggi oggetto di studio nel campo della parapsicologia.

Metodi di Proiezione del Doppio: Studi ed Esperimenti

Hereward Carrington
Hereward Carrington

Le tecniche di proiezione sperimentale del doppio sono state oggetto di studio di diversi ricercatori, tra cui Hector Durville (1849-1923) nel suo libro Le Phantôme des Vivants (1909) e Charles Lancelin (1852-1941) in Méthode de Dédoublement Personnel (1913). Un ulteriore contributo importante al tema è rappresentato dall’opera The Projection of the Astral Body (1929), scritta da Sylvan J. Muldoon (1903-1969) e Hereward Carrington (1880-1958), in cui vengono descritte pratiche specifiche per mantenere la coscienza attiva durante la proiezione.

Secondo Muldoon, la proiezione avviene quasi sempre durante lo stato di sogno, e il fenomeno che alcuni sensitivi descrivono come un’“aura” visibile sopra le persone addormentate sarebbe in realtà il corpo eterico leggermente disallineato dal corpo fisico. Muldoon afferma che, in condizioni normali, la coscienza tende a perdersi prima che il fenomeno abbia inizio.

Un aspetto centrale della teoria di Muldoon è l’esistenza di un cordone di collegamento tra il corpo fisico e il corpo astrale, il cosiddetto cordone d’argento, che potrebbe essere lo stesso menzionato nel Libro dell’Ecclesiaste (12:6). Coloro che affermano di averlo visto lo descrivono come un filamento elastico di colore bianco-grigiastro, simile a un cordone ombelicale e attaccato a varie parti del corpo, tra cui la testa o il plesso solare.

6 prima che si rompa il cordone d’argento e la lucerna d’oro s’infranga e si rompa l’anfora alla fonte e la carrucola cada nel pozzo

Ecclesiaste 12:6 (CEI 1974)

Quando il corpo astrale è lievemente fuori fase con il corpo fisico, il cordone d’argento avrebbe uno spessore simile a quello di una moneta d’argento, ma l’aura circostante gli conferirebbe un aspetto più ampio, di circa 15 cm di diametro. Il suo ruolo sarebbe quello di trasmettere l’energia cosmica al corpo fisico, fungendo da conduttore attraverso il quale il corpo astrale agisce da condensatore. Inoltre, si afferma che il “respiro della vita” venga mantenuto grazie a questo cordone mentre il corpo più sottile è in stato di proiezione.

Una rappresentazione del Doppelgänger
Una rappresentazione del Doppelgänger

Muldoon sottolinea anche che un risveglio improvviso della coscienza durante una proiezione involontaria provoca un ritorno istantaneo del corpo astrale nel corpo fisico, fenomeno spesso accompagnato da una sensazione di caduta improvvisa, comunemente riportata da chi sperimenta il fenomeno.

Un altro riferimento importante su questo argomento è il libro Posthumous Humanity (1887) di Adolphe d’Assier (1827-1889), che esplora le ripercussioni della proiezione del doppio, mettendole in relazione con fenomeni di stregoneria e magia.

Sebbene questi studi offrano teorie affascinanti sulla proiezione astrale e il fenomeno del Doppelgänger, la loro validità scientifica rimane ancora oggetto di dibattito, lasciando aperte molte domande sulla reale natura di queste esperienze.

La Proiezione Spontanea del Doppio: Casi e Testimonianze

Nella maggior parte dei casi, la proiezione del doppio sembrerebbe avvenire involontariamente, spesso in momenti di forte stress emotivo o per una profonda concentrazione mentale su una persona lontana.

Il filosofo e mistico Johann H. Jung Stilling (1740-1817) scrisse di episodi in cui persone gravemente malate, prese da un desiderio incontenibile di vedere un amico assente, sarebbero svenute e, durante quello stato di incoscienza, il loro Doppelgänger sarebbe apparso alla persona desiderata. Secondo i sostenitori del fenomeno, emozioni intense come paura, pericolo e angoscia mentale potrebbero scatenare la proiezione del doppio.

Nel libro Phantasms of the Living, si riportano oltre 40 casi di apparizioni di persone annegate o quasi annegate, che al momento del pericolo sarebbero state viste dai loro parenti o amici. In alcune testimonianze, i congiunti avrebbero percepito la presenza del loro caro attraverso visioni, suoni o un improvviso senso di paura, accompagnato dall’intuizione che questi si trovasse in pericolo.

Un esempio significativo è riportato da John Gordon Swift MacNeill (1849-1926), un politico nazionalista protestante irlandese e membro del parlamento, secondo cui nel 1897 il Doppelgänger del giornalista Thomas Power O’Connor (1848-1929) fu visto nel British House of Commons (la Camera dei comuni del Parlamento del Regno), seduto al suo solito posto, mentre in realtà l’uomo era in viaggio verso l’Irlanda per visitare un genitore morente. Casi simili di apparizioni di membri del Parlamento furono riportati in altre occasioni, suggerendo la possibilità che alcune di queste manifestazioni fossero legate a una sorta di premonizione dell’arrivo.

Il caso di D. D. Home e la proiezione prima dell’arrivo

Un’altra esperienza degna di nota è legata al celebre medium Daniel Dunglas Home (1833-1886), figura centrale dello spiritismo ottocentesco e protagonista di numerosi fenomeni considerati straordinari persino dai suoi contemporanei. In una lettera scritta da San Pietroburgo nel 1865 — documento poi riportato nella biografia pubblicata dalla moglie — Home racconta un episodio curioso e sconcertante avvenuto durante un suo soggiorno in Russia, alla corte imperiale.

Aleksej Nikolaevič Tolstoj
Aleksej Nikolaevič Tolstoj

L’episodio coinvolge il conte Aleksej Nikolaevič Tolstoj (1883-1945), noto scrittore e nobile russo, che dichiarò di aver visto chiaramente Home alla stazione ferroviaria circa tre ore prima del suo effettivo arrivo in città. Il conte era tanto convinto di quell’incontro da aver lasciato, al suo arrivo in albergo, un biglietto in cui gli dava calorosamente il bentornato. Ma non fu l’unico a rimanere sorpreso: anche la moglie del conte rimproverò Home per non essersi fermato a salutarla alla stazione, convinta anch’essa di averlo visto di persona poco prima.

Home, per parte sua, sostenne di essere arrivato solo in serata, e di non essersi mai trovato alla stazione prima di allora. Il fatto che due persone distinte, appartenenti all’aristocrazia russa, affermassero con sicurezza di averlo incontrato ore prima che mettesse piede in città, solleva interrogativi affascinanti: si trattava di un classico caso di bilocazione? Di una forma di apparizione inconscia da parte del medium? O di una percezione alterata da parte di chi lo attendeva, magari suggestionato dalla sua fama e dalla propria aspettativa?

Qualunque fosse la spiegazione, l’episodio contribuì ad alimentare ulteriormente il mistero che circondava la figura di Home, già noto per fenomeni come levitazioni, materializzazioni e comunicazioni medianiche in presenza di testimoni illustri. In un’epoca in cui il confine tra scienza, fede e paranormale era ancora in discussione, episodi come questo affascinavano e turbavano al tempo stesso, lasciando aperte più domande che risposte.

Il Doppelgänger come Avvertimento e Fenomeno Spontaneo

In alcuni casi, la comparsa di un Doppelgänger sembra avere uno scopo preciso, come proteggere qualcuno da un pericolo imminente. Lo studioso James Coates, citando una storia riportata su T. P.’s Weekly, una rivista pubblicata in due edizioni da Thomas Power O’Connor, racconta di una donna in viaggio verso Cambridge, dove avrebbe dovuto incontrare il suo fidanzato.

Durante il tragitto in treno, ad ogni stazione in cui il convoglio si fermava, la donna vide l’apparizione del fidanzato che, con un gesto insistente, la invitava a scendere dal treno. Inizialmente ignorò il fenomeno, ma, quando la visione si ripeté più volte, confidò la sua inquietudine a un gentiluomo che viaggiava con lei. Egli la consigliò di scendere alla prossima fermata, se l’apparizione fosse comparsa ancora.

Alla fermata successiva, la donna vide di nuovo il suo fidanzato che la chiamava, così scese immediatamente dal treno, seguita dal gentiluomo. Poco dopo, il convoglio subì un incidente catastrofico, e il vagone in cui si trovavano fu completamente distrutto. Nel frattempo, il suo vero fidanzato si trovava profondamente addormentato nella sala d’attesa della stazione di Cambridge e, al risveglio, non ricordava di aver sognato nulla di insolito.

Proiezione del Doppio in Stato di Malattia

Andrew Lang
Andrew Lang

In molti resoconti storici e aneddotici, la manifestazione del doppio è stata associata a stati di salute fragili o condizioni psicofisiche alterate. L’esperienza narrata da Andrew Lang (1844-1912), in cui un individuo vede chiaramente il suo amico Q. avvicinarsi mentre quest’ultimo era confinato a letto, apre la porta a numerose interpretazioni, tanto scientifiche quanto esoteriche.

La proiezione del doppio potrebbe essere vista, in un’ottica esoterica, come una manifestazione dello spirito o del corpo eterico. In molte tradizioni mistiche, si crede che l’anima possa separarsi temporaneamente dal corpo fisico, specialmente in momenti di grande vulnerabilità fisica o emotiva, come durante una malattia grave. Questo fenomeno è stato riportato in diverse culture e periodi storici, dalla mistica occidentale al sufismo orientale.

D’altra parte, una prospettiva più moderna e scientifica potrebbe spiegare tali esperienze attraverso il prisma delle percezioni alterate. Condizioni come febbre alta, disidratazione o disturbi neurologici possono influenzare il cervello, portando a visioni o illusioni vivide. Tuttavia, il caso riportato da Lang presenta elementi difficili da spiegare unicamente in termini scientifici: la coincidenza temporale tra l’apparizione del Doppelgänger e lo stato di malattia di Q., così come la chiarezza dell’immagine percepita, suggeriscono che vi sia qualcosa di più complesso in gioco.

Proiezione e Traumi Fisici

William Denton
William Denton

Alcuni racconti indicano che la proiezione del doppio possa verificarsi anche a seguito di un trauma improvviso o di un incidente. Il ricercatore William Denton (1823-1883) riportò la testimonianza di un uomo che, cadendo da un’impalcatura, sperimentò una sorta di sdoppiamento immediato.

«Nel momento in cui ho toccato il suolo, mi sono ritrovato improvvisamente a rimbalzare verso l’alto, come se avessi un nuovo corpo. Mi sentivo in piedi tra gli spettatori, osservando il mio corpo a terra. Li vidi mentre tentavano di rianimarmi. Cercai più volte di rientrare nel mio corpo, senza successo. Alla fine, ci riuscii.»

Questa descrizione è sorprendentemente simile ai racconti delle esperienze extracorporee (OBE) riportate da persone che hanno vissuto situazioni di morte imminente (NDE), in cui il soggetto si percepisce separato dal proprio corpo, fluttuante sopra di esso e consapevole di ciò che accade intorno.

Vedere il proprio Doppelgänger: Studi e Testimonianze

Il fenomeno di vedere il proprio Doppelgänger è stato studiato dal medico e ricercatore Dr. Paul Sollier (1861-1933), che nel suo libro Les Phénomènes d’autoscope (1903) analizzò numerosi casi di “vision de soi” (visione di sé stessi). Tra questi, Sollier esaminò le esperienze di figure celebri come Goethe, Alfred de Musset (1850-1893), Percy Bysshe Shelley e Guy de Maupassant (1850-1893), oltre ai casi documentati da medici come Lassègue, Féré, Rouginovitch e Lemaitre, e a 12 casi da lui stesso osservati.

Dall’analisi di numerosi casi, Sollier osservò che la manifestazione del proprio doppio poteva avere diversi gradi di intensità, variando da una semplice sensazione di presenza fino a una visione così nitida da sembrare un riflesso in uno specchio. Tuttavia, qualsiasi disturbo o distrazione tendeva a far svanire l’apparizione.

Quando il Doppelgänger aveva caratteristiche differenti dall’originale – ad esempio, una statura minore o un abbigliamento diverso – poteva persistere per ore, con un’intensità variabile.

Sollier notò che il Doppelgänger si manifestava più frequentemente:

  • Durante le ore serali, quando la mente era più rilassata.
  • In stati di profonda meditazione o concentrazione mentale.
  • Sotto anestesia o in condizioni di alterazione della coscienza.

Anche la distanza alla quale il doppio appariva poteva variare: alcuni lo vedevano a pochi passi, altri a diverse decine di metri. A volte il Doppelgänger camminava davanti al soggetto per poi svanire improvvisamente, altre volte lo imitava nei movimenti o si spostava di lato.

Nella maggior parte dei casi, l’apparizione del Doppelgänger era silenziosa, limitandosi a riprodurre i gesti dell’osservatore. Tuttavia, in alcune circostanze, si verificavano veri e propri dialoghi tra il soggetto e la sua copia, con scambi di opinioni e, talvolta, dissensi tra il doppio e la persona reale.

Queste testimonianze suggeriscono che il fenomeno possa essere interpretato non solo come un’esperienza paranormale, ma anche come una forma di proiezione della coscienza, una sorta di sdoppiamento psichico ancora oggi oggetto di studio nella ricerca scientifica e nelle esperienze extracorporee.

Scambio di Coscienza e Apparizioni del Doppelgänger

Il Dr. Paul Sollier spiegava le esperienze di visione del doppio come allucinazioni dovute a una perdita temporanea di sensibilità, una teoria che riconduce il fenomeno a disturbi della percezione. Tuttavia, altri ricercatori proponevano interpretazioni diverse.

Elisabetta I d'Inghilterra
Elisabetta I d’Inghilterra

Nella Revue Métapsychique (maggio-giugno 1930), una rivista scientifica dedicata allo studio dei fenomeni paranormali e della parapsicologia, pubblicata in Francia dal 1920 dalla Institut Métapsychique International (IMI), lo studioso Eugène Osty (1874-1938) suggerì che in alcuni casi si verificasse un “scambio di coscienza”: il Doppelgänger non sarebbe solo un’immagine riflessa o un’apparizione, ma assumerebbe la funzione di sé pensante, diventando, per un periodo, il soggetto primario della percezione.

Secondo antiche tradizioni, vedere il proprio Doppelgänger era considerato un segno di morte imminente. Un esempio celebre riguarda la regina Elisabetta I d’Inghilterra (1533-1603), che, secondo alcune testimonianze, avrebbe visto la propria immagine spettrale poco prima di morire. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che tali apparizioni possano essere “proiezioni post-mortem”, una sorta di eco temporale che anticipa la morte di una persona.

Il Doppelgänger di Abraham Lincoln: un Presagio di Morte?

Uno dei racconti più celebri sul fenomeno del Doppelgänger riguarda Abraham Lincoln (1809-1865), il 16° presidente degli Stati Uniti. La testimonianza dell’episodio fu riportata dallo stesso Lincoln alla moglie Mary Todd Lincoln (1818-1882), la quale lo interpretò come un presagio inquietante.

Secondo il racconto, poco dopo la sua prima elezione alla presidenza nel 1860, Lincoln si trovava a casa sua a Springfield, Illinois. Mentre si riposava su un divano, gettò uno sguardo in uno specchio e vide due riflessi di se stesso: uno normale e uno più pallido, con un’espressione spettrale. Stupito, si alzò e si avvicinò per osservare meglio l’immagine. «Mi alzai e vidi che c’era un altro me stesso nello specchio, ma con il volto spettrale e pallido come un morto.»

Quando provò a muoversi, il secondo riflesso scomparve. Tuttavia, ogni volta che si sedeva di nuovo, l’immagine riappariva. Raccontò l’accaduto alla moglie, che, da donna superstiziosa, ne fu profondamente turbata. Lo interpretò come un segno di morte imminente, suggerendo che il Lincoln normale avrebbe concluso il suo primo mandato da presidente, mentre quello pallido e spettrale preannunciava la sua morte prematura prima della fine del secondo mandato.

Col passare del tempo, Lincoln smise di vedere il Doppelgänger riflesso, ma non dimenticò mai l’episodio. Questo presagio sembrò trovare un macabro compimento quando, il 14 aprile 1865, il presidente fu assassinato al Ford’s Theatre da John Wilkes Booth (1838-1865), uno degli attori professionisti di teatro di maggior successo del suo tempo, appena un mese dopo l’inizio del suo secondo mandato.

Un’Illusione Ottica o un Presagio?

Sebbene alcuni abbiano ipotizzato che il fenomeno fosse dovuto a un gioco di luci o a un’anomalia visiva causata dalla stanchezza, altri vedono nella storia del Doppelgänger di Lincoln uno dei più celebri presagi di morte.

Lincoln stesso aveva un rapporto ambiguo con i sogni e le visioni premonitrici. Pochi giorni prima di essere ucciso, raccontò di aver sognato il proprio funerale alla Casa Bianca, un dettaglio che, unito all’episodio dello specchio, contribuì a consolidare l’aura di mistero attorno alla sua figura. Che si tratti di coincidenza, suggestione o fenomeno paranormale, il Doppelgänger di Abraham Lincoln rimane uno dei casi più noti e discussi di sdoppiamento spettrale nella storia americana.

Ho approfondito questo affascinante episodio in un articolo pubblicato sul Quotidian Post, in cui ho analizzato i dettagli della vicenda, il suo impatto storico e le possibili spiegazioni del fenomeno.

Abraham Lincoln

Doppelgänger con Proprietà Fisiche

In alcuni casi documentati, il doppio sembrava avere una consistenza solida e la capacità di interagire con l’ambiente. Si racconta, ad esempio, che alcuni Doppelgänger abbiano tenuto tra le mani libri di inni in chiesa, parlato con altre persone e persino cantato.

Un caso particolarmente noto dei primi del Novecento è quello di Ophelia Corralès, di San José, Costa Rica. Testimoni affermarono di aver sentito la sua voce mentre cantava, mentre lei si trovava a chilometri di distanza, del tutto ignara dell’evento. Tuttavia, il caso fu contestato, e la medium fu accusata di frode.

Memorie di Viaggi fuori dal corpo

Molti medium e sensitivi hanno riportato esperienze di uscita dal corpo e di proiezione del proprio Doppelgänger. Tra i più noti troviamo:

  • Emanuel Swedenborg (1688-1772), mistico e scienziato svedese, noto per le sue esperienze di esplorazione di altri piani dell’esistenza.
  • Andrew Jackson Davis (1826-1910), che affermava di viaggiare in dimensioni parallele durante stati di trance.
  • Daniel Dunglas Home, famoso medium che sosteneva di poter separare la sua coscienza dal corpo fisico.
  • William Stainton Moses, il cui doppio sarebbe stato persino fotografato in stato di trance.
  • Elizabeth d’Esperance, che descrisse in dettaglio esperienze di bilocazione e sdoppiamento.
  • Gladys Osborne Leonard (1882-1968), una delle medium più studiate dal punto di vista scientifico per le sue capacità di proiezione astrale.

Un caso straordinario riguarda Cora Lodencia Veronica Scott (1840-1923), che si dice sia rimasta proiettata per diversi giorni. Si affermava che fosse in grado di ricevere risposte a qualsiasi domanda prima ancora che il pensiero fosse completamente formulato, suggerendo una capacità di connessione con una realtà superiore.

Materializzazione e il Doppelgänger: tra Spiritismo e Ricerca Scientifica

Il fenomeno del doppio umano è stato spesso collegato alle materializzazioni medianiche osservate nelle sedute spiritiche del XIX e XX secolo. Durante questi eventi, mani, arti e persino figure intere di presunti spiriti sembravano emergere dall’oscurità, interagendo con i presenti. Molti ricercatori dell’epoca ipotizzarono che queste manifestazioni non fossero altro che proiezioni del medium stesso, una sorta di sdoppiamento psichico o corporeo.

Diversi esperimenti furono condotti per tentare di verificare la natura di queste apparizioni, raccogliendo prove materiali attraverso calchi in paraffina e impronte lasciate su sostanze malleabili.

Uno dei medium più celebri dell’epoca vittoriana fu William Eglinton (1857-1933), noto per le sue presunte capacità di materializzazione. Durante alcune sedute, furono ottenuti calchi in paraffina che avrebbero riprodotto una gamba materializzata. Secondo i testimoni, la gamba sembrava emergere dal nulla, lasciando la sua impronta nella paraffina fusa, che poi si solidificava. Questo tipo di esperimento era molto comune nelle ricerche spiritiche, poiché il calco rappresentava una prova fisica e tangibile della manifestazione. Tuttavia, gli scettici sollevarono dubbi sulla genuinità del fenomeno. Alcuni esperimenti dimostrarono che i medium potevano immergere mani e arti reali nella paraffina, simulando così la materializzazione. Nonostante queste obiezioni, il caso di Eglinton rimase uno dei più discussi del suo tempo.

Un altro caso celebre è quello della medium italiana Eusapia Palladino (1854-1918), considerata una delle più potenti materializzatrici della sua epoca. Durante le sue sedute, sarebbero stati ottenuti impronte facciali e digitali impresse su putty (una sorta di mastice morbido). I partecipanti riferivano di vedere mani ectoplasmatiche emergere dal corpo della medium, sfiorare gli oggetti o addirittura lasciare segni tangibili. Queste impronte venivano poi confrontate con quelle della medium per verificarne l’autenticità. Anche in questo caso, le critiche non mancarono. Alcuni scienziati, tra cui Gustave Le Bon (1841-1931) e Cesare Lombroso (Marco Ezechia Lombroso, 1835-1909), inizialmente convinti della realtà delle manifestazioni, successivamente sollevarono sospetti su possibili trucchi, come l’uso di materiali nascosti sotto il tavolo o manipolazioni della cera fusa.

Le manifestazioni fisiche dei medium furono spesso interpretate come una forma di Doppelgänger controllato, ovvero una proiezione tangibile del corpo eterico del medium stesso. Alcuni ricercatori dell’epoca ipotizzarono che il Doppelgänger potesse separarsi parzialmente dal corpo fisico, assumendo una forma semi-materiale in grado di interagire con l’ambiente. Tuttavia, nonostante i numerosi esperimenti condotti, le prove rimasero controverse. Molti dei calchi in paraffina furono contestati come falsificazioni, e la maggior parte delle sedute spiritiche avveniva in condizioni di scarsa illuminazione, facilitando eventuali trucchi. Oggi, la comunità scientifica considera questi fenomeni fenomeni psicologici, illusioni o frodi deliberate, ma il fascino del Doppelgänger materializzato continua a suscitare curiosità tra gli appassionati di parapsicologia e spiritismo.

Esoterismo e Manifestazioni Animali

Nel contesto dell’occultismo, il Doppelgänger è considerato un’entità distinta dall’anima o dallo spirito, fungendo da veicolo intermedio tra il corpo fisico e il piano spirituale. Questa concezione differisce profondamente dalla visione popolare del doppio come presagio di morte o apparizione spettrale, suggerendo invece che esso possa essere una proiezione energetica, simile al concetto di corpo astrale nella tradizione esoterica.

Secondo la filosofia occulta, ogni essere umano possiede una controparte sottile, spesso chiamata corpo eterico o corpo fluidico, che può temporaneamente separarsi dal corpo fisico, in particolare durante il sonno, lo stato di trance o esperienze extracorporee. Alcuni testi esoterici, come quelli della Teosofia e della Tradizione Ermetica, affermano che, dopo la morte, questo Doppelgänger si dissolve gradualmente, lasciando lo spirito libero di ascendere a livelli superiori di coscienza.

Tuttavia, in alcuni casi, il Doppelgänger potrebbe persistere per un certo periodo dopo la morte, generando apparizioni spettrali note come larve astrali o gusci eterici, fenomeno descritto anche negli scritti dell’esoterista francese Eliphas Lévi (Alphonse Louis Constant, 1810-1875) e della tesosofa e medium Helena Blavatsky (1831-1891).

Il Doppelgänger negli Animali: un fenomeno esclusivamente umano?

Ma il Doppelgänger riguarda solo gli esseri umani? Secondo alcune testimonianze, il fenomeno potrebbe estendersi anche al regno animale.

Lo scrittore e ricercatore di fenomeni paranormali Elliott O’Donnell (1872-1965), nel suo libro Animal Ghosts (1913), sostenne che anche gli animali possiedano un doppio eterico. Riportò il caso di alcuni suoi amici che avevano un gatto visto simultaneamente in due luoghi diversi, suggerendo una forma di bilocazione spontanea.

O’Donnell riferì anche di cani e cavalli il cui doppio sarebbe stato avvistato sia durante la loro vita che dopo la loro morte, proprio come accade per gli esseri umani. Alcune testimonianze raccontano di cani fantasma che apparivano ai loro padroni poco prima di eventi significativi o come segni di protezione. In altri casi, i cavalli da guerra sarebbero stati visti correre ancora sui campi di battaglia, anche dopo essere morti in combattimento.

L’idea che anche gli animali possano avere un doppio spirituale solleva molte domande. Alcune interpretazioni esoteriche propongono diverse spiegazioni. Gli animali, come gli esseri umani, potrebbero possedere un corpo sottile in grado di separarsi temporaneamente dal corpo fisico, dando origine a fenomeni di bilocazione spontanea. Questo suggerirebbe che il Doppelgänger non sia esclusivamente un fenomeno umano, ma piuttosto una manifestazione legata alla struttura energetica degli esseri viventi.

Alcuni avvistamenti di Doppelgänger animali potrebbero inoltre essere collegati a fenomeni di memoria residua o di energie psichiche impresse nei luoghi, simili ai concetti di impronte psichiche o residui energetici descritti nella ricerca paranormale. Secondo questa teoria, le apparizioni di un animale in un luogo dove ha vissuto intensamente potrebbero essere una sorta di eco energetica, una registrazione di eventi passati che si manifesta come un’illusione percettiva.

In molte culture esiste inoltre il concetto di spiriti guida animali, come i totem sciamanici, che vengono considerati manifestazioni spirituali in grado di comunicare con gli esseri umani. In questo contesto, il doppio eterico animale potrebbe non essere solo una proiezione inconscia, ma una vera e propria entità che appare per trasmettere un messaggio o guidare chi ha avuto con esso un legame speciale.

Il Doppelgänger nelle Scienze: Genetica, Neurologia e Psicoanalisi

Sebbene il concetto di Doppelgänger sia spesso associato alla narrativa e al folklore, ha trovato applicazioni anche nel campo della scienza, in particolare nella genetica, nella psichiatria, nella criminologia e nella psicoanalisi. La somiglianza tra individui non imparentati, le allucinazioni autoscopiche e il significato simbolico del doppio nella psicologia umana sono tutti aspetti che la ricerca scientifica ha cercato di spiegare.

Genetica: perché alcuni Sosia sono così simili?

Negli ultimi anni, la scienza ha iniziato a svelare il mistero dei sosia, ovvero individui che, pur non avendo alcun legame di parentela, possiedono tratti fisici incredibilmente simili. Tradizionalmente, si è sempre ritenuto che la somiglianza tra individui fosse principalmente il risultato della genetica familiare, ma recenti studi hanno dimostrato che persone completamente estranee possono condividere tratti somatici quasi identici a causa di fattori genetici comuni.

Uno studio pubblicato nel 2022 sulla rivista Cell Reports ha analizzato un gruppo di persone con somiglianze sorprendenti e ha scoperto che questi individui condividono varianti genetiche specifiche legate alla morfologia facciale, ovvero la forma e la struttura del viso. I ricercatori hanno utilizzato tecniche di riconoscimento facciale e analisi del DNA per identificare le somiglianze genetiche tra sosia e hanno riscontrato che molte delle persone esaminate possedevano varianti simili in geni responsabili delle caratteristiche del cranio, della pelle, della struttura ossea e dei tessuti molli del volto. Questi geni regolano aspetti come la forma degli occhi, del naso e della bocca, determinando tratti che, in alcune combinazioni casuali, possono risultare straordinariamente simili.

Il Ruolo dell’Epigenetica e del Microbioma

Oltre ai fattori genetici, si è ipotizzato che elementi come l’epigenetica e il microbioma potessero influenzare l’aspetto facciale, creando variazioni nell’espressione dei geni. Tuttavia, i risultati dello studio hanno evidenziato che questi fattori hanno un impatto limitato sulla morfologia del viso. L’epigenetica, che regola l’attivazione e la disattivazione di specifici geni in risposta all’ambiente e allo stile di vita, sembra non modificare in modo significativo la forma del viso una volta che i tratti genetici sono stabiliti. Allo stesso modo, il microbioma (la comunità di batteri che vive nel nostro corpo) sembra giocare un ruolo secondario rispetto alla genetica nel determinare l’aspetto estetico di un individuo.

Questo suggerisce che, sebbene l’ambiente e lo stile di vita possano influenzare aspetti come il peso, l’invecchiamento cutaneo o la presenza di cicatrici, le caratteristiche facciali principali rimangono fortemente ancorate al patrimonio genetico.

Meccanismi Epigenetici
Meccanismi Epigenetici

Somiglianza Genetica e Implicazioni nella Scienza Forense

Le scoperte sulla genetica dei sosia non hanno solo implicazioni nel campo della biologia evolutiva, ma potrebbero avere un impatto significativo anche nella scienza forense e nelle tecnologie di riconoscimento facciale. Se due persone non imparentate possono condividere tratti genetici simili, ciò potrebbe rappresentare una sfida nei sistemi di identificazione biometrica, come quelli utilizzati negli aeroporti o nelle indagini di polizia. Il riconoscimento facciale basato su modelli algoritmici potrebbe, infatti, identificare erroneamente una persona come un’altra, portando a possibili problemi di sicurezza e giustizia.

Inoltre, queste ricerche offrono nuove prospettive sull’evoluzione umana, suggerendo che esistano schemi genetici ricorrenti che tendono a ripetersi in diverse parti del mondo. Questo fenomeno potrebbe derivare da processi evolutivi che hanno favorito la selezione di alcune combinazioni genetiche che determinano tratti fisici comuni tra popolazioni differenti.

Neurologia e Psichiatria

Il concetto di Doppelgänger, oltre a essere un elemento ricorrente nella cultura e nella letteratura, trova un riscontro scientifico in ambito neurologico e psichiatrico, dove fenomeni come l’autoscopia e le allucinazioni del doppio sono stati ampiamente studiati. L’autoscopia si verifica quando una persona vede una copia di sé stessa al di fuori del proprio corpo, spesso accompagnata dalla sensazione che il doppio abbia un’autonomia propria. Questo fenomeno può essere il risultato di anomalie nel funzionamento del cervello, in particolare in regioni coinvolte nella percezione di sé e della realtà.

L’Autoscoscopia e le Condizioni Neurologiche

L’autoscopia è stata osservata in diverse condizioni mediche, spesso legate a disturbi neurologici e psichiatrici:

  • Epilessia del lobo temporale – L’autoscopia può manifestarsi come sintomo di un attacco epilettico. L’epilessia del lobo temporale è nota per generare esperienze soggettive intense, tra cui déjà vu, allucinazioni e la percezione di un sé separato. I pazienti riferiscono spesso di vedere il proprio corpo da una prospettiva esterna o di percepire un doppio vicino a loro.
  • Schizofrenia e psicosi – In alcuni casi di schizofrenia, le allucinazioni del doppio possono essere persistenti. I pazienti possono riferire di vedere un sosia che li osserva, interagisce con loro o addirittura li minaccia. Questo fenomeno è collegato a distorsioni nella percezione del sé, che possono derivare da anomalie nei circuiti neurali che regolano l’identità personale e l’autoconsapevolezza.
  • Esperienze di pre-morte e stati dissociativi – In situazioni di stress estremo o traumi, alcune persone riferiscono di “uscire dal proprio corpo” e vedersi dall’esterno. Questo fenomeno, noto come esperienza extracorporea (OBE – Out of Body Experience), è spesso segnalato nei racconti di esperienze di pre-morte (NDE – Near-death experience). La neuroscienza suggerisce che queste esperienze possano essere legate a disfunzioni nella giunzione parieto-temporale destra, un’area del cervello che integra informazioni sensoriali e spaziali per creare una percezione unitaria del corpo.
  • Sindrome di Capgras e altre illusioni di identificazione – Alcune condizioni neuropsichiatriche possono indurre la convinzione che una persona familiare sia stata sostituita da un sosia (Sindrome di Capgras) o che il proprio corpo abbia un doppio (Sindrome di Cotard). Questi disturbi suggeriscono che il riconoscimento del sé e degli altri sia un processo cerebrale complesso, vulnerabile a disfunzioni neurologiche.
Allucinazioni Autoscopiche, Eaustoscopia e Esperienza Extracorporea (OBE)

L’immagine qui sopra mostra tre fenomeni legati alla percezione del sé e all’alterazione della coscienza:

  1. Allucinazioni Autoscopiche (o Autoscopia):
    • La persona vede un’immagine di sé stessa di fronte a sé, come un’apparizione o un riflesso allucinatorio.
    • Il soggetto resta consapevole di essere nel proprio corpo, ma vede una copia di sé che può sembrare semi-trasparente o fantomatica.
    • Questo fenomeno è associato a disturbi neurologici e può verificarsi in condizioni come l’epilessia o il delirio.
  2. Eautoscopia:
    • Il soggetto percepisce un doppio di sé stesso con cui può interagire.
    • A differenza dell’allucinazione autoscopica, qui la percezione può essere più coinvolgente e il soggetto può sentirsi confuso su quale sia il vero sé.
    • Questo fenomeno è spesso descritto come una sorta di “scambio di prospettiva” tra il corpo fisico e il doppio percepito.
  3. Esperienza Extracorporea (OBE – Out of Body Experience):
    • Il soggetto ha la sensazione di uscire dal proprio corpo e osservarlo dall’esterno.
    • Può avvenire spontaneamente in stati di rilassamento profondo, durante traumi o esperienze di premorte.
    • È un fenomeno studiato sia dalla neuroscienza che da discipline esoteriche e parapsicologiche, con interpretazioni che spaziano dalla dissociazione cerebrale alla possibilità di una coscienza separata dal corpo.

Questi tre fenomeni sono studiati sia in ambito neuroscientifico (per esempio, in relazione a disfunzioni del lobo temporo-parietale) che in ambito parapsicologico e spirituale, con interpretazioni diverse a seconda del contesto di analisi.

Le Basi Neurologiche del Doppelgänger

Le neuroscienze hanno identificato aree del cervello coinvolte nelle esperienze di alterazione dell’identità e della percezione del sé:

  • Giunzione parieto-temporale – Situata nella parte posteriore del cervello, questa regione è responsabile dell’integrazione delle informazioni sensoriali e della percezione spaziale del corpo. Lesioni o disfunzioni in quest’area sono state associate a esperienze di autoscopia e OBE.
  • Lobo temporale – Questa regione è implicata nella memoria autobiografica e nelle esperienze di consapevolezza del sé. L’attivazione anomala del lobo temporale, come avviene nell’epilessia, può generare esperienze di alterazione dell’identità e allucinazioni del doppio.
  • Corteccia prefrontale – Coinvolta nel controllo dell’identità personale e della consapevolezza, la corteccia prefrontale può subire disfunzioni in disturbi psicotici, portando a percezioni distorte della propria immagine corporea e alla creazione di doppi illusori.

Doppelgänger e Folklore: Una Spiegazione Neuropsicologica?

Il fenomeno del Doppelgänger ha una lunga storia nel folklore e nelle tradizioni popolari, dove è spesso associato a eventi funesti o presagi di morte. Alcuni studiosi ipotizzano che queste leggende possano derivare da esperienze neurologiche.

Ad esempio, nella tradizione nordica e tedesca, si racconta che vedere il proprio doppio sia un segno di morte imminente. Queste credenze potrebbero avere origine in esperienze reali vissute da persone con epilessia, disturbi dissociativi o condizioni psicotiche, che, senza una spiegazione scientifica, interpretavano l’apparizione del loro sosia come un evento sovrannaturale.

Criminologia: Quando la somiglianza può portare a errori giudiziari

Il concetto di Doppelgänger, pur essendo spesso associato al folklore e alla cultura popolare, ha trovato applicazione anche nel campo della criminologia, in particolare nei casi di identificazione errata basata sulla testimonianza oculare. La somiglianza tra due individui non imparentati può portare a gravi errori giudiziari, con conseguenze devastanti per la vita delle persone coinvolte.

Uno degli episodi più eclatanti di errore giudiziario causato da una somiglianza fisica riguarda Richard Anthony Jones, un uomo condannato nel 1999 per rapina a mano armata negli Stati Uniti. Jones ha sempre dichiarato la propria innocenza, ma il caso si basava su una testimonianza oculare che lo identificava come l’autore del crimine. Dopo diciassette anni di detenzione, il suo caso è stato riaperto grazie alla scoperta di un altro uomo (Richard Ricky” Amos) che non solo gli somigliava in modo impressionante, ma condivideva anche lo stesso nome di battesimo.

Le autorità hanno successivamente verificato che il vero colpevole aveva vissuto nella stessa area di Jones all’epoca della rapina e che le testimonianze si basavano esclusivamente sul riconoscimento facciale. Non essendoci prove fisiche a supporto dell’accusa, il tribunale ha annullato la condanna e Jones è stato rilasciato nel 2017, dopo quasi due decenni di prigionia ingiusta. Questo caso dimostra chiaramente i limiti della testimonianza oculare e l’impatto devastante che un’identificazione errata può avere sulla vita di un individuo.

Riccardo Jones e Ricky Amos (Dipartimento di correzione del Kansas)
Richard Anthony Jones e Ricky Amos (Dipartimento di correzione del Kansas)

Il Problema della Testimonianza Oculare e i limiti della Percezione Umana

L’errore giudiziario basato sulla somiglianza fisica ha radici profonde nella fallibilità della memoria umana. Studi in psicologia forense hanno dimostrato che la testimonianza oculare è altamente soggettiva e può essere influenzata da numerosi fattori, tra cui:

  • La distanza e le condizioni di visibilità: Scarsa illuminazione o visione periferica possono alterare la percezione del volto.
  • Lo stress e l’ansia: Le persone sotto pressione tendono a commettere più errori nel riconoscimento facciale.
  • L’effetto del gruppo etnico (cross-race effect): È stato dimostrato che le persone tendono a confondere individui di etnie diverse dalla propria, aumentando il rischio di identificazioni errate.
  • Influenza delle forze dell’ordine: I metodi di interrogatorio e le modalità di riconoscimento in fila (line-up) possono indurre i testimoni a selezionare il volto più familiare, piuttosto che il vero colpevole.

Questi fattori, combinati con la somiglianza tra individui geneticamente non imparentati, possono condurre a errori giudiziari gravi, come nel caso di Richard Anthony Jones.

Tecnologie Biometriche e Nuove Strategie per Prevenire Errori

Alla luce di questi problemi, i criminologi e gli esperti di sicurezza stanno sviluppando nuove tecnologie per il riconoscimento biometrico che possano ridurre il rischio di scambiare un innocente per un colpevole. Tra le soluzioni emergenti troviamo:

  • Riconoscimento facciale avanzato: I moderni algoritmi di intelligenza artificiale analizzano dettagli microscopici del viso, come la distanza tra gli occhi e la struttura ossea, riducendo la probabilità di confondere due persone con tratti simili.
  • Analisi biometrica multimodale: Oltre al volto, vengono presi in considerazione altri elementi unici, come le impronte digitali, la voce e persino il modo di camminare.
  • Miglioramento delle tecniche di interrogatorio: Gli investigatori stanno adottando metodi scientifici per ridurre le suggestioni involontarie nei testimoni, aumentando l’accuratezza del riconoscimento.

Psicoanalisi: Il Doppelgänger come Riflessione sull’Inconscio

Il concetto di Doppelgänger, ovvero il doppio di una persona, ha trovato un’importante collocazione nella psicoanalisi, dove è stato interpretato come una manifestazione dell’inconscio e un simbolo di conflitti psicologici irrisolti. Gli studi di Otto Rank (Otto Rosenfeld, 1884-1939) e Sigmund Freud (1856-1939) hanno approfondito il significato del doppio in relazione all’identità, alla paura della morte e all’angoscia esistenziale, mostrando come questa figura sia legata a dinamiche profonde della psiche umana.

Otto Rank e il Doppelgänger come Conflitto d’Identità

Uno dei primi psicoanalisti a esaminare il fenomeno del Doppelgänger fu Otto Rank, allievo di Freud, che nel 1914 pubblicò uno dei primi studi sul tema. Rank considerava il doppio come un’espressione della divisione interna dell’Io, un conflitto tra l’identità consapevole e parti dell’inconscio che non vengono integrate nella personalità.

Per Rank, il Doppelgänger è una proiezione di aspetti nascosti della personalità che il soggetto non riesce ad accettare. Questa scissione può derivare da traumi, repressioni o dal bisogno di costruire un’immagine idealizzata di sé. Nel folklore e nella letteratura, la figura del Doppelgänger è spesso associata a personaggi tormentati, incapaci di conciliare i diversi aspetti della loro identità, come accade in Il Sosia (1846) di Fëdor Dostoevskij (1821-1881) o Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde (1886) di Robert Louis Stevenson (1850-1894).

Sigmund Freud: Il Doppelgänger e Il Perturbante

Nel 1919, Sigmund Freud approfondì il concetto del doppio nel suo saggio Il Perturbante (Das Unheimliche), in cui analizzò la sensazione di inquietudine generata da fenomeni che sembrano familiari ma allo stesso tempo estranei e minacciosi. Freud collegò il Doppelgänger al narcisismo infantile, una fase dello sviluppo in cui il bambino non distingue ancora nettamente il sé dall’altro e crea una sorta di “doppio mentale” rassicurante.

Con la crescita e la formazione dell’Io, questo Doppelgänger perde la sua funzione positiva e può trasformarsi in qualcosa di spaventoso, poiché rappresenta aspetti rimossi della psiche che riaffiorano in modo inatteso. Freud teorizzò che il Doppelgänger possa assumere diverse forme psicologiche:

  • Una manifestazione della paura della morte → Il doppio può essere visto come un tentativo inconscio di negare la mortalità, ma anche come un presagio di fine imminente, come avviene nelle leggende e nella letteratura sul Doppelgänger.
  • Un’esteriorizzazione di parti rimosse dell’inconscio → Alcuni aspetti della personalità vengono repressi e poi “proiettati” su una figura esterna, che diventa minacciosa perché incarna ciò che il soggetto non vuole riconoscere di sé stesso.
  • Un’esperienza perturbante perché mette in discussione l’unicità dell’individuo → La visione del proprio Doppelgänger sfida la coerenza dell’Io, facendo emergere il timore che l’identità non sia fissa e stabile, ma fragile e frammentata.

Il Doppelgänger tra Psicoanalisi e Angoscia Esistenziale

L’angoscia legata alla presenza di un Doppelgänger è un elemento ricorrente nelle opere letterarie e cinematografiche, dove spesso il protagonista lotta con una versione alternativa di sé stesso, simbolo di un’identità in crisi. Freud e Rank suggerirono che questa paura abbia origini profonde:

  • Nel mito e nel folklore, il Doppelgänger è spesso associato alla morte imminente, come se l’incontro con il proprio doppio significasse la fine dell’individuo.
  • In letteratura e nel cinema, il Doppelgänger è spesso una figura ostile, che prende il posto del protagonista, suggerendo il terrore di perdere il controllo della propria vita.
  • In psicologia, il Doppelgänger può essere visto come una manifestazione della scissione dell’Io, che avviene in stati dissociativi o in patologie come la schizofrenia.
Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe

Un esempio emblematico di autoscopia e del tema del doppio è il racconto William Wilson (1839) di Edgar Allan Poe (1809-1849). In questa storia, il protagonista è perseguitato da un sosia identico a lui in tutto e per tutto, con l’unica eccezione della voce, che appare flebile e sussurrata. Questo Doppelgänger non è una semplice allucinazione, ma assume un ruolo attivo nella vita di William, manifestandosi nei momenti cruciali per rimproverarlo ogni volta che tenta di compiere azioni immorali. La presenza del sosia non è solo inquietante, ma diventa un vero e proprio tormento psicologico, un’incarnazione della coscienza repressa del protagonista.

Nel corso del racconto, William cerca in ogni modo di sfuggire alla sua controparte, viaggiando da una città all’altra, ma il sosia lo segue ovunque, impedendogli di abbandonarsi ai suoi impulsi malvagi. L’ossessione cresce fino a culminare in un duello finale, in cui William, ormai esasperato, pugnala il suo Doppelgänger. Ma nel momento stesso in cui lo uccide, si accorge di aver colpito sé stesso: la proiezione della sua coscienza non era altro che una parte ineliminabile del suo essere. La storia si conclude con una rivelazione agghiacciante, in cui il Doppelgänger, in punto di morte, pronuncia parole che risuonano come una condanna definitiva: «In me hai pugnalato te stesso».

La vicenda di William Wilson è un esempio perfetto della dinamica psicologica dell’autoscopia, ma anche dell’eautoscopia, nel senso che il protagonista non solo vede un doppio di sé stesso, ma si scontra con lui in un conflitto interiore profondo. Il Doppelgänger rappresenta la sua coscienza morale, che lo costringe a un continuo confronto con la sua parte oscura. Il racconto di Poe si inserisce così nella tradizione letteraria del Doppelgänger, un tema ricorrente nella letteratura gotica e romantica, che esplora il tormento psicologico derivante dalla scissione della personalità.

Da un punto di vista psicologico e neurologico, esperienze simili a quelle di William Wilson possono essere ricondotte a stati dissociativi o a fenomeni di autoscopia indotti da particolari condizioni patologiche, come epilessia, schizofrenia o disturbi legati alla percezione del sé corporeo. Tuttavia, al di là dell’interpretazione scientifica, il racconto di Poe rimane una delle più potenti esplorazioni letterarie del tema del Doppelgänger e della lotta interiore tra coscienza e desiderio.

Il Doppelgänger nella Cultura di Massa

Il concetto di Doppelgänger ha permeato profondamente la cultura di massa, assumendo forme e significati diversi a seconda del media in cui viene rappresentato.

In letteratura, è stato esplorato da autori come E. T. A. Hoffmann, Edgar Allan Poe, Fëdor Dostoevskij e Vladimir Nabokov, spesso come metafora della crisi d’identità e del conflitto interiore.

Nel cinema, il Doppelgänger è stato usato in chiave horror, thriller psicologico e fantascienza, con film come Lo studente di Praga (1913), The Prestige (2006) e Noi (2019) di Jordan Peele, che ne evidenziano il lato perturbante. Anche la televisione ha sfruttato questa figura inquietante, da episodi di Ai confini della realtà e Twin Peaks, fino a serie come The Vampire Diaries e The Flash, dove il Doppelgänger è un elemento centrale della trama.

Un'immagine dal film NOI (US) di Jordan Peele
Un’immagine dal film NOI (US) di Jordan Peele

Nei videogiochi, il concetto assume spesso il ruolo di avversario speculare del protagonista, come nel caso di Dark Link in The Legend of Zelda, dei cloni in Metal Gear Solid V o del terrificante Mr. Scratch in Alan Wake.

I fumetti hanno sviluppato ulteriormente il tema, con personaggi come Bizarro (il riflesso distorto di Superman), Venom (la versione oscura di Spider-Man) o le numerose varianti alternative degli X-Men. Nel mondo dell’animazione e degli anime, il Doppelgänger appare come minaccia, alter ego o versione corrotta dell’eroe, come in Neon Genesis Evangelion, Death Note, Naruto e Puella Magi Madoka Magica.

Anche la musica ha sfruttato questa immagine per rappresentare il conflitto interiore, come nei video di Die Another Day di Madonna e The Kill di Thirty Seconds to Mars.

Infine, il concetto ha trovato spazio anche nella saggistica e nel pensiero filosofico, con Sigmund Freud che lo collega all’inconscio represso, Carl Gustav Jung (1875-1961) che lo interpreta come l’Ombra dell’anima e Jean Baudrillard (1929-2007) che lo inserisce nella sua teoria della simulazione, un’ipotesi filosofica e scientifica secondo cui la realtà che percepiamo potrebbe essere, in realtà, una simulazione artificiale creata da una civiltà avanzata o da un’entità superiore.

François Brunelle è un fotografo canadese noto per il suo sorprendente progetto intitolato I’m Not a Look-Alike, attraverso il quale ha immortalato oltre 200 coppie di sosia provenienti da tutto il mondo. Il lavoro, iniziato nei primi anni 2000, esplora con sensibilità e ironia il tema dell’identità e della somiglianza, mostrando volti incredibilmente simili tra loro, pur non avendo alcun legame di parentela. Il progetto invita a riflettere su quanto l’unicità del volto umano possa essere, talvolta, sorprendentemente condivisa.

Il Doppelgänger, dunque, rimane un simbolo potente e inquietante dell’identità frammentata e della dualità dell’essere umano, capace di adattarsi a ogni forma di narrazione e di rispecchiare le paure e le ossessioni di ogni epoca.

Conclusioni: il Fascino e il Mistero del Doppelgänger

Devo essere sincero: il fenomeno del Doppelgänger mi ha sempre colpito nel profondo. Non solo per tutto ciò che porta con sé a livello folklorico o simbolico, ma proprio per quello che riesce a smuovere dentro. È come se toccasse qualcosa di primordiale, una corda che vibra tra il mistero e l’identità. La prima volta che mi è capitato qualcosa di simile ero solo un bambino, eppure il ricordo è ancora lì, nitido come una fotografia mentale.

Ero con mia madre, in strada. Guardando distrattamente un autobus che passava, vidi mio padre dentro. In piedi, con la mano sulla maniglia, come un qualsiasi pendolare. Eppure non poteva essere lui. Glielo dissi subito, col tono allarmato e sincero che hanno solo i bambini. Mia madre sorrise e mi rassicurò: “Papà è a casa, dorme. È stanchissimo dopo il turno di notte”. E aveva ragione. Quando tornammo, lui era lì, addormentato profondamente.

Quella scena però non mi ha mai lasciato davvero. Me la sono portata dietro per anni come un piccolo rompicapo: ho visto un sosia? Un’illusione? O qualcos’altro?

Un altro episodio, sempre in quegli anni, è ancora più strano. E più difficile da spiegare razionalmente. Ero in camera dei miei, mia madre guardava la TV. Io, come fanno spesso i bambini, mi divertivo a guardare il mondo a testa in giù, in equilibrio sulle mani e sulle ginocchia. Guardando verso la porta, vidi entrare mia nonna. Si chiuse persino la porta dietro. Solo che mia nonna… viveva a oltre 1600 chilometri da noi. E non c’erano videochiamate, ologrammi o scherzi. Era impossibile.

Cosa avevo visto? Un’allucinazione infantile? Un sogno a occhi aperti nato da stanchezza e suggestione? Forse. Ma il punto è che non sembrava affatto un sogno in quel momento. E infatti quel ricordo, come l’altro, è rimasto lì, cristallizzato nella mia memoria.

Col tempo, ho capito che non ero il solo a fare esperienze simili. Tante persone raccontano di aver visto il “doppio” di qualcuno, magari persino il proprio, in situazioni assurde, inaspettate, inspiegabili. E no, non sto parlando di somiglianze vaghe – del tipo “mi ricorda qualcuno” – ma di veri e propri sosia perfetti, identici in ogni dettaglio, da far rabbrividire.

Ci sono casi documentati, come quello di Neil Douglas e Robert Stirling, due scozzesi che si sono incontrati per caso su un volo e si sono scoperti praticamente gemelli separati alla nascita, senza però alcuna parentela. Oppure Francisco Estrada e Leonardo Molina, in Argentina, che continuavano a essere scambiati l’uno per l’altro fino a incontrarsi e restare sbalorditi dalla somiglianza.

Neil Douglas e Robert Stirling
Neil Douglas e Robert Stirling

Ora, magari si tratta solo di coincidenze bizzarre. Ma… quante di queste coincidenze possiamo davvero spiegare con un’alzata di spalle? C’è davvero un limite alla somiglianza umana? Oppure esistono meccanismi genetici, o ancora sconosciuti, che possono creare queste repliche umane senza un nesso familiare?

La verità è che il Doppelgänger, anche oggi, non ha perso nulla del suo potere simbolico. È uno specchio deformato di noi stessi, una presenza inquietante, un’ombra della nostra identità. Per secoli è stato legato a superstizioni, profezie di morte, visioni paranormali. Ma oggi, anche con tutta la scienza che abbiamo – genetica, psicologia, neuroscienze – resta lì, al confine tra ciò che crediamo di sapere e ciò che ci sfugge.

E io, che pure cerco sempre una spiegazione logica, razionale, non riesco a liquidare tutto come semplice illusione o caso genetico. Perché certe esperienze ti restano dentro. Ti fanno dubitare, riflettere, interrogarti sul tuo posto nel mondo.

In fondo, incontrare il proprio doppio – o quello di una persona amata – è come guardarsi dentro uno specchio che non riflette solo l’aspetto… ma qualcosa di più profondo. E anche se forse non saprò mai cosa ho davvero visto quel giorno su quell’autobus, so che il mistero, a volte, è più reale della realtà stessa.

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