Derek Acorah, nato Derek Francis Johnson (1950-2020), è stato senza dubbio uno dei medium britannici più celebri e controversi dell’epoca contemporanea. Conosciuto principalmente per la sua presenza carismatica nel programma televisivo Most Haunted, trasmesso su Living TV dal 2002 al 2010, Acorah è diventato un volto familiare per milioni di telespettatori affascinati dal mondo del paranormale. La sua figura ha diviso l’opinione pubblica, sospesa tra l’ammirazione di chi trovava conforto nei suoi messaggi dall’aldilà e lo scetticismo di chi vedeva nelle sue performance soltanto sofisticate tecniche di mentalismo.

Autore di numerosi libri in cui raccontava la propria esperienza con il mondo degli spiriti, Acorah ha sempre sostenuto di avere una missione: portare consolazione ai vivi attraverso la comunicazione con i defunti. Secondo lui, il messaggio della sopravvivenza dell’anima dopo la morte era in grado di alleviare il dolore della perdita, restituendo speranza e pace ai familiari in lutto. Il suo approccio, spesso teatrale e carico di emotività, ha toccato profondamente molte persone, tanto da farlo diventare una sorta di “psichico delle masse”, un medium capace di trasformare la medianità in uno spettacolo televisivo ad alto impatto emotivo.
Tuttavia, il suo successo non è mai stato esente da critiche. Numerosi esperti e osservatori lo hanno accusato di inscenare i contatti con l’aldilà, mettendo in dubbio la genuinità delle sue capacità medianiche. Le accuse di frode si sono intensificate soprattutto in seguito a sedute spiritiche molto pubblicizzate, in cui Acorah avrebbe affermato di comunicare con figure storiche di grande rilievo, suscitando non poche perplessità. La sua carriera è quindi stata segnata da un dualismo costante: da un lato l’adorazione del pubblico e l’immagine del medium “di successo”, dall’altro le polemiche, le accuse di inganno e la costante messa in discussione della sua autenticità.
Curiosamente, la vita di Derek Acorah non è iniziata sotto i riflettori del paranormale. Prima di dedicarsi alla medianità, infatti, aveva intrapreso una promettente carriera calcistica, arrivando a essere tesserato per il Liverpool Football Club. Tuttavia, un infortunio pose fine prematuramente a quel capitolo della sua vita, spingendolo — secondo quanto lui stesso raccontava — verso la scoperta e lo sviluppo delle sue presunte doti medianiche.
Le origini e il percorso verso la medianità
Derek Acorah, nacque il 27 gennaio 1950 a Bootle, nella periferia operaia di Liverpool. Ultimo di tre figli, crebbe in una famiglia segnata dall’assenza del padre, marinaio mercantile spesso lontano da casa, e dall’influenza profonda della madre Elizabeth e della nonna materna. Furono proprio queste due figure femminili a crescere Derek, trasmettendogli valori semplici e una visione del mondo legata tanto alla concretezza quanto a una certa apertura verso l’invisibile.
La prima esperienza paranormale
Secondo il racconto di Acorah stesso, la sua prima esperienza spirituale avvenne quando aveva appena sei anni. Mentre correva giù per le scale della grande casa vittoriana della nonna, incrociò un uomo anziano che gli arruffò i capelli con gesto affettuoso e lo salutò come se lo conoscesse da sempre. Confuso, Derek raccontò l’episodio alla madre e alla nonna, che riconobbe subito nella descrizione il proprio defunto marito Richard, mai conosciuto dal bambino.
Quel momento divenne per Derek una soglia di passaggio, un’esperienza che avrebbe segnato in modo indelebile la sua visione del mondo. La nonna, che si diceva fosse una sensitiva, gli confidò di “vedere” in lui il prescelto della famiglia, destinato a ricevere il dono e proseguire una tradizione medianica. Ma per il giovane Derek Acorah, allora, l’idea di parlare con i morti sembrava ben lontana dalla sua vera passione: il calcio.
La carriera calcistica: sogni, talento e cadute
Fin dalla più tenera età, Derek Acorah sognava di calcare i campi come calciatore professionista. Era un ragazzo vivace e ambizioso, e non passò molto tempo prima che il suo talento si facesse notare. Prima giocò per i Bootle Boys, poi, all’età di soli tredici anni, entrò nell’accademia del Wrexham Football Club, dove mostrò capacità atletiche promettenti. Questo gli valse un contratto da studente con uno dei club più prestigiosi d’Inghilterra: il Liverpool Football Club, allora allenato dal leggendario Bill Shankly (1913-1981) .
Dal Liverpool all’Australia: l’altro Derek

In quel periodo, Derek Acorah amava raccontare un episodio curioso. Disse di aver previsto che il compagno di squadra Emlyn Hughes (1947-2004) avrebbe avuto problemi con la sua nuova auto. Il giorno seguente, Hughes arrivò in ritardo all’allenamento, avendo effettivamente perso l’auto in circostanze poco chiare. La voce delle “intuizioni” di Derek giunse fino all’allenatore Shankly, che lo avrebbe ammonito con tono bonario: «Figliolo, da dove hai preso tutto questo? Lascialo a casa, porta qui i tuoi stivali e gioca a calcio.»
Nonostante l’ottimo inizio, Derek non riuscì mai a esordire nella prima squadra del Liverpool. Dopo una breve parentesi con le riserve, tornò a giocare per il Wrexham, e successivamente passò per club come il Glentoran in Irlanda del Nord e il Stockport County. Fu però dopo la nascita del figlio Carl che la sua carriera calcistica prese una direzione imprevista: accettò un’offerta per giocare in Australia con l’USC Lion, nella South Australian State League.
Il trasferimento si rivelò decisivo, ma non nel modo sperato. Un grave infortunio lo costrinse ad abbandonare il calcio giocato. A ciò si aggiunse la nostalgia della moglie per l’Inghilterra, e la coppia finì per separarsi poco dopo il ritorno in patria. Quello fu il punto di rottura definitivo. L’uomo che aveva sognato una carriera nello sport professionistico prese a guardare altrove — verso il passato, verso qualcosa di più profondo e invisibile che da bambino lo aveva sfiorato per la prima volta sulle scale di casa.
La nascita di Derek Acorah e l’incontro con “Sam”
Dopo la rottura matrimoniale e l’addio al calcio, Derek scelse un nuovo inizio. Assunse il nome d’arte Derek Acorah, che dichiarava provenire da un ramo olandese della sua famiglia, e si immerse nella dimensione spirituale. Fu in questo periodo di transizione che affermò di aver ricevuto la visita della sua guida spirituale, un’entità che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita: Sam.
Il guerriero etiope delle vite passate
Sam, raccontava Derek Acorah, era lo spirito di un guerriero etiope vissuto oltre duemila anni prima. Il suo vero nome era Masumai, ma adottò “Sam” come nome spirituale per poter comunicare più facilmente con un europeo nel mondo contemporaneo. Attraverso esperienze di regressione alle vite passate, Acorah apprese che Masumai aveva tentato di proteggerlo, in una vita precedente, da un’aggressione tribale quando lui — allora bambino — aveva solo nove anni.
L’incontro con Sam cambiò tutto. Non fu solo un’esperienza mistica, ma divenne il cuore della sua futura pratica medianica. Sam si sarebbe presentato ogni volta che Derek Acorah entrava in trance, fungendo da tramite tra il medium e il mondo degli spiriti. Questo legame “interdimensionale” fu per Acorah una fonte di guida, ispirazione e — per i suoi critici — anche una delle parti più controverse del suo racconto.
Dalle letture private alla televisione: l’ascesa pubblica
Il vero salto nella carriera di Derek Acorah arrivò nel momento in cui decise di non tenere più per sé quelle che considerava le sue capacità medianiche. Dopo anni passati a convivere con visioni, percezioni e quella voce interiore che attribuiva alla guida spirituale Sam, Acorah scelse di mettere il suo dono al servizio degli altri.
All’inizio tutto avvenne in modo molto semplice: le prime letture psichiche le fece in casa, per amici, vicini, conoscenti incuriositi. In breve tempo, il passaparola fece il resto. Le persone iniziavano ad arrivare da fuori città, affascinate dalla possibilità di ricevere un messaggio dai propri cari scomparsi, o almeno un segno, un conforto, una parola che sembrasse “arrivare da oltre”.
Con il crescere della sua reputazione, Derek Acorah venne invitato a parlare presso congregazioni spiritualiste — in particolare in quelle aree dell’Inghilterra dove lo spiritismo aveva ancora un certo radicamento culturale. La sua presenza non passava inosservata: la voce calda, lo sguardo diretto, l’approccio empatico e teatrale al tempo stesso, lo rendevano un comunicatore magnetico. Non era solo questione di messaggi medianici, ma di come li portava al pubblico.
Poco dopo cominciarono le prime apparizioni radiofoniche, che aprirono nuove porte e gli permisero di raggiungere un pubblico ancora più ampio. I centralini si intasavano, le telefonate si moltiplicavano, e il nome “Derek Acorah” cominciava a farsi spazio tra quelli dei personaggi più discussi — e seguiti — del panorama paranormale britannico.

Fu in questa fase che entrò in scena Gwen Johnson, la sua seconda moglie. Donna pratica e determinata, Gwen comprese il potenziale del marito ben prima che lo facesse il mondo della televisione. Prese in mano l’organizzazione delle sue attività, trasformandosi nel tempo in una vera e propria manager: curava gli appuntamenti, le ospitate, i contatti con i media e soprattutto la costruzione dell’immagine pubblica di Derek.
Grazie al lavoro instancabile di Gwen e alla crescente richiesta di incontri, Derek Acorah cominciò a portare le sue serate medianiche nei teatri e negli auditorium di tutto il Regno Unito. Gli eventi si trasformarono in veri e propri spettacoli spirituali, con scenografie essenziali ma coinvolgenti, luci soffuse, silenzi carichi di attesa, e poi lui — in trance o in ascolto — che dava voce ai defunti tra i sospiri del pubblico e le lacrime di chi si sentiva riconosciuto.
Quella fase fu per Derek Acorah la transizione definitiva da uomo con un dono a personaggio pubblico del paranormale. Una trasformazione che non sarebbe stata possibile senza la sinergia familiare con Gwen, ma anche senza la crescente sete di mistero del pubblico britannico. Era l’alba di un nuovo modo di “fare medianità”, dove il confine tra spiritualità e spettacolo si faceva sempre più sottile.
I primi successi su Granada Breeze
Il vero battesimo televisivo di Derek Acorah avvenne nel 1996, quando apparve per la prima volta sul canale satellitare britannico Granada Breeze, una rete tematica rivolta principalmente a un pubblico femminile e interessato a contenuti lifestyle, benessere, psicologia e spiritualità. Fu un passo decisivo per un medium che, fino a quel momento, aveva costruito la propria reputazione quasi esclusivamente attraverso il passaparola e gli eventi dal vivo.

Il programma che segnò il suo debutto si chiamava Psychic Livetime, un contenitore televisivo che ospitava vari segmenti in diretta, tra cui discussioni su temi alternativi e interventi di ospiti specializzati in astrologia, cartomanzia, psicologia o – come nel caso di Acorah – medianità. La risposta del pubblico fu sorprendentemente positiva, e le telefonate in studio iniziarono a moltiplicarsi ogni volta che Derek era presente. C’era qualcosa nel suo modo di parlare, nella sua presenza scenica e nella sua voce calma, che sembrava toccare corde profonde in chi lo ascoltava.
Grazie a quel riscontro immediato, i produttori del canale decisero di offrirgli uno spazio settimanale fisso: Psychic Livetime, interamente dedicato alle sue letture psichiche e ai contatti con l’aldilà. Ogni settimana, Derek interagiva con il pubblico in studio e da casa, fornendo messaggi e visioni, spesso accompagnate da momenti di intensa emotività. La formula era semplice, ma funzionava: il pubblico sentiva che dietro le telecamere non c’era solo uno showman, ma qualcuno che prendeva sul serio le emozioni di chi lo ascoltava.
Fu proprio in questo contesto che emerse con forza il suo stile personale: una combinazione di tono teatrale, sguardo ispirato e un uso sapiente del silenzio, che lasciava spazio alla suggestione e al coinvolgimento emotivo. Il suo modo di canalizzare i messaggi, spesso chiamando per nome le entità o descrivendo scene del passato, colpiva per la sua capacità di immedesimazione.
Nel tempo, Acorah diventò il volto principale di un nuovo format: Predictions. Inizialmente concepito come un talk show corale, con diversi ospiti e argomenti legati all’occulto, il programma fu progressivamente ristrutturato attorno alla figura di Derek. Il titolo venne modificato in Predictions with Derek Acorah, e il focus si spostò quasi esclusivamente sulle sue performance medianiche.

Pur trattandosi di produzioni di nicchia, con un pubblico relativamente ristretto rispetto ai canali generalisti, questi primi show ebbero un impatto fondamentale sulla costruzione dell’identità pubblica di Acorah. Granada Breeze fu il trampolino di lancio che lo trasformò da medium locale a personaggio televisivo nazionale, introducendo il suo nome in migliaia di case britanniche.
Fu in questi anni che cominciò a consolidarsi l’immagine di medium accessibile, sensibile e carismatico, ma anche professionale e affidabile. Chi lo seguiva in televisione aveva la sensazione di poterlo incontrare davvero, di parlargli, di confidargli una perdita. E lui, dall’altra parte dello schermo, si mostrava sempre pronto ad ascoltare, a ricevere messaggi, a fare da tramite.
Queste prime esperienze televisive non solo definirono il suo stile e la sua figura pubblica, ma dimostrarono che c’era spazio – e domanda – per il paranormale anche in televisione, purché presentato in un modo coinvolgente e “umano”. E Acorah, in questo, fu un pioniere.