La demonologia apocrifa è un ambito affascinante e controverso che si discosta dalle dottrine ufficiali delle principali religioni, esplorando il mondo dei demoni, delle entità oscure e delle loro presunte interazioni con l’umanità. Questo campo si basa su testi, trattati e racconti che, sebbene non siano accettati come canonici o ufficiali, offrono un’interessante finestra sulle credenze popolari e sulle visioni alternative della spiritualità.
Origini della demonologia apocrifa
Le radici della demonologia apocrifa affondano in antichi miti, leggende e tradizioni orali che nel corso dei secoli si sono cristallizzate in racconti scritti. Si trova spesso associata a contesti religiosi come il cristianesimo, l’ebraismo, l’islam e altre credenze spirituali che contemplano entità malevole o oscure.
Lontano dalle canoniche descrizioni di demoni presenti nei testi religiosi ufficiali, la demonologia apocrifa esplora una vasta gamma di figure demoniache, le loro gerarchie, caratteristiche e presunti poteri. Questi testi, spesso di natura narrativa o trattatistica, possono differire notevolmente tra loro, fornendo visioni discordanti su questo mondo oscuro.
I demoni raffigurati come apocrifi sono presenti nei testi dell’Antico Testamento o apparteneti a libri diversi da quelli biblici.
Quali sono i libri considerati aprocrifi?
Gli Apocrifi sono un insieme di libri scritti dopo la “chiusura” della Bibbia ebraica (nel 444 a.C.). Fanno parte della Bibbia cattolica, ma non della Bibbia ebraica o protestante. Comprendono i Libri dei Maccabei e Giuditta.
Qual è la differenza tra Tanach, Apocrifi e Pseudepigrafi?
Il Tanakh (Bibbia ebraica) è composto da una raccolta di scritti che risalgono approssimativamente dal XIII al III secolo a.C. Questi libri furono inclusi nel canone ebraico dai saggi talmudici a Yavneh verso la fine del primo secolo d.C., dopo la distruzione del Secondo Tempio. Tuttavia, esistono molti altri scritti ebraici del Periodo del Secondo Tempio che furono esclusi dal Tanakh; questi sono conosciuti come Apocrifi e Pseudepigrafi.
- Gli Apocrifi (dal greco, libri nascosti) sono libri ebraici di quel periodo non conservati nel Tanakh, ma inclusi nell’Antico Testamento latino (Vulgata) e greco (Settanta). Gli Apocrifi sono ancora considerati parte del canone delle chiese cattoliche e ortodosse, e come tali, il loro numero è fissato.
- Il termine Pseudepigrafi (dal greco, falsamente attribuiti) fu dato agli scritti ebraici dello stesso periodo, attribuiti a autori che in realtà non li scrissero. Questo era diffuso nell’antichità greco-romana, sia in circoli ebraici, cristiani che pagani. I Libri venivano attribuiti ad autori pagani e nomi presi dal repertorio di personalità bibliche, come Adamo, Noè, Enoch, Abramo, Mosè, Elia, Ezechiele, Baruc e Geremia. I Pseudepigrafi assomigliano agli Apocrifi per caratteristiche generali, ma non furono inclusi nella Bibbia, negli Apocrifi o nella letteratura rabbinica.
Tutti gli Apocrifi e la maggior parte dei Pseudepigrafi sono opere ebraiche (alcuni contengono aggiunte cristianizzanti). Forniscono prove essenziali della letteratura e del pensiero ebraico durante il periodo tra la fine della scrittura biblica (ca. 400 a.C.) e l’inizio della sostanziale letteratura rabbinica nella seconda parte del primo secolo d.C. Hanno suscitato molto interesse accademico, poiché forniscono informazioni sul giudaismo al passaggio tra l’era biblica e la Mishnah (Legge Biblica e Legge Orale) e aiutano a spiegare come sia nato il Giudaismo Rabbinico e il Cristianesimo.
I Tartaruchi
I Tartaruchi (singolare: tartaruchus) sono i custodi del Tartaro (inferno), secondo l’Apocalisse di Paolo, un testo non canonico del IV secolo. L’autore li descrive come utilizzanti una mano per soffocare le anime dannate e l’altra per impiegare un “ferro con tre ganci”. Temeluchus è l’unico tartaruchus nominato nell’opera. Questo genere di demoni rientrano nella demonologia apocrifa.
La parola italiana e portoghese tartaruga (o testuggine) deriva da questo sostantivo, così come potrebbero derivare le parole inglesi tortoise e turtle. Tuttavia, questa associazione semantica potrebbe soltanto suggerire un collegamento di significato piuttosto che una connessione diretta o storica con il concetto dei Tartaruchi nel contesto infernale.
I Tartaruchi nell’Apocalisse di Paolo
La Visio Pauli, nota anche come Apocalisse di Paolo, è un testo apocrifo del Nuovo Testamento che rientra nel genere delle visioni apocalittiche. In questo testo, si narra il presunto viaggio di Paolo di Tarso (4-64 o 67 d.C.) attraverso i regni ultramondani in una prospettiva escatologica. Il punto di partenza del racconto è tratto da un passaggio della seconda lettera ai Corinzi, in cui l’apostolo menziona di essere stato rapito fino al terzo cielo, senza però dettagliare il viaggio celeste (2 Cor. 12, 2-5).
2Nell’anno quinto del re Roboamo, il re d’Egitto, Sisak, salì contro Gerusalemme, perché i suoi abitanti si erano ribellati al Signore. 3Egli aveva milleduecento carri, sessantamila cavalli. Coloro che erano venuti con lui dall’Egitto non si contavano: Libi, Succhei ed Etiopi. 4Egli prese le fortezze di Giuda e giunse fino a Gerusalemme. 5Il profeta Semaià si presentò a Roboamo e ai comandanti di Giuda, che si erano raccolti a Gerusalemme per paura di Sisak, e disse loro: “Dice il Signore: “Voi avete abbandonato me, e io ho abbandonato voi nelle mani di Sisak”.
2 Corinzi 12:2-5 (CEI 2008)
Scritta originariamente in greco tra il II e il III secolo d.C. in Egitto, l’Apocalisse di Paolo ha subito numerose traduzioni e rielaborazioni successive. Queste revisioni hanno permesso di ricostruire la struttura narrativa del modello greco originale, sebbene il testo greco originale sia andato perduto. Nel corso dei secoli, grazie alla sua straordinaria popolarità e diffusione, questo testo ha esercitato una grande influenza su tutte le visioni apocalittiche successive, tanto da poter essere considerato il prototipo di queste rappresentazioni nel contesto medievale.
«Sia dunque consegnata all’angelo Tartaruco, sovrintendente ai tormenti, affinché la cacci nelle tenebre esteriori ove è pianto e stridore di denti, e quivi resti fino al gran giorno del giudizio.»
Apocalisse di Paolo, passo 16
Temeluchus, forse una traslitterazione confusa del greco Telémakhos che significa letteralmente “combattente lontano”, rappresenta il capo dei tartaruchi secondo l’Apocalisse di Paolo. È considerato il principale angelo del tormento e potrebbe essere identificato anche come Satana stesso. Oltre a essere descritto come «un angelo spietato, avvolto interamente dal fuoco», Temeluchus, chiamato anche Tartaruchus, sorprendentemente ha l’incarico di essere un angelo custode per i bambini, assegnato sin dalla loro nascita o durante l’infanzia. Temelechus, essendo un tartaruchi, rientra nella demonologia apocrifa.
In una versione dell’Apocalisse di Paolo più estesa trovaimo menzionato Temeluchus in due passi:
«Giusto è il giudizio di Dio e non vi è parzialità di persone davanti a Dio, perché chiunque abbia praticato la sua misericordia, riceverà misericordia da lui, e chi non ha avuto misericordia, neanche Dio avrà misericordia di lui. Sia dunque consegnato all’angelo Temeluchus, colui che sovraintende ai tormenti, e lo getti nell’oscurità esterna dove c’è pianto e stridore di denti, e sia lì fino al grande giorno del giudizio.»
Apocalisse di Paolo, capitolo 15
«E quella anima sia consegnata nelle mani di Temeluchus, e lui deve essere portato giù all’inferno. Che lo conduca nella prigione più bassa e lo getti nei tormenti, lasciandolo lì fino al grande giorno del giudizio.»
Apocalisse di Paolo, capitolo 18
Nel capitolo 34, lo si vede torturare l’anima di un goloso e lussurioso sacerdote:
«E ancora una volta guardai il fiume di fuoco e vidi un vecchio che veniva trascinato, immerso fino alle ginocchia. E Temeluchus arrivò con una grande forca di fuoco con cui trafisse le viscere di quell’uomo anziano.»
Apocalisse di Paolo, capitolo 34
Nel capitolo 40, si vede tormentare uomini e donne che hanno commesso aborti e infanticidi:
«…vidi uomini e donne su uno spiedo infuocato, con bestie che li dilaniavano, e non potevano dire: Signore, abbi pietà di noi. E vidi l’angelo dei tormenti Temeluchus infliggere loro tormenti feroci dicendo: Riconoscete il Figlio di Dio. Perché vi è stato detto prima, ma quando vi venivano lette le Scritture di Dio, non ci facevate caso: dove il giudizio di Dio è giusto, poiché le vostre azioni malvagie vi hanno preso e vi hanno condotto in questi tormenti.»
Apocalisse di Paolo, capitolo 40