La demonologia: una prospettiva diversa sulla presenza del male

La demonologia: una prospettiva diversa sulla presenza del male

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Gli angeli caduti

Mentre il tempo passava, i teologi non erano soddisfatti e dovevano avere risposta ad altri quesiti: “Quanti angeli caduti erano impegnati nella contesa in cielo?” Eh sì, perché se in un testo considerato Sacro e voluto da Dio (ne siamo ancora completamente sicuri dopo tutto questo?) si modificavano i testi cambiandone il senso, poi bisognava dare risposte sensate in relazione al nuovo testo. Era di vitale importanza, o meglio, era necessario per non far nascere troppi sospetti e domande senza risposte.

In effetti le domande non erano di minore importanza, anzi, alcuni si chiesero: “Dov’era la battaglia combattuta dall’Arcangelo Michele con Lucifero? Nel cielo inferiore, nella regione più alta dell’aria, nel firmamento o in Paradiso?” E ancora, “Quanto è durata questa battaglia?”. Risposta? Volete davvero saperla? Tre secondi esatti!!! E aggiunsero che mentre Lucifero, con un certo numero di suoi seguaci, cadeva nell’inferno (ed ecco che nasce il contrapposto del Paradiso), il resto dei demoni fu lasciato in aria da Lucifero stesso, così da poter tentare gli uomini.

Ma le domande non si fermavano, anzi certe affermazioni davano vita ad altre legittime domande. I teologi si chiesero “Quanti angeli caddero con Lucifero? Più o meno di quelli che sono rimasti in Paradiso con Michele?” Beh, penso che la risposta ce l’abbiate anche voi in questo momento: pare ovvio che il capo ribelle sia stato sconfitto da una forza superiore e che, di conseguenza, i demoni delle tenebre dovevano essere meno numerosi degli angeli di luce.

Belzebù (Louis Breton, 1832) per il Dizionario Infernale
Belzebù (Louis Breton, 1832) per il Dizionario Infernale

Queste discussioni che per secoli hanno interessato l’intera cristianità, hanno smosso teologi e personaggi eruditi per secoli dando come ultimo obiettivo ai demonologi quello di valutare le forze demoniache e riorganizzarle in una sorta di subordinazione o di governo. Così facendo hanno iniziato a moltiplicarsi i demoni, ovvero diavoli sotto il potere di altri diavoli.

Così si iniziò ad ipotizzare che i diavoli dovevano essere almeno un decimo di tutti gli angeli, ma se qualcuno faceva il vago, c’era anche chi le cifre le affermava. Se gli angeli ribelli erano un decimo allora dovevano essere almeno dieci mila bilioni di demoni e tutti sotto il comando di Lucifero, ma ogni demone di un certo livello doveva comandare un certo numero di altri demoni.

Ad esempio, Beleth, demone femminile dall’aspetto piacente e coi boccoli biondi, comanderebbe 85 legioni di demoni; Agares, il primo duca sotto il potere dell’Est, ne comanderebbe 31 legioni; Leraie, un grande marchese, 30 legioni; Morax, un grande conte e presidente, ben 36 legioni; Furcas, un cavaliere dell’Inferno, comanderebbe 20 legioni, e così via.

Baal: da Dio guaritore a Signore delle Mosche

Secondo Johann Wier (o Johannes Wier, o Weyer) (1515-1588), il prominente demonologo protestante del XVI secolo discepolo e seguace di Heinrich Cornelius Agrippa, i demoni erano divisi in un gran numero di classi, in regni e principati regolari. Wier sosteneva che Satana non era affatto il grande sovrano di questa monarchia, bensì questo onore doveva essere attribuito a Belzebù. Ma Belzebù (o Beelzebub, Beelzebul) era Ba’al-zebub, il noto “principe dei demoni”, il Dio guaritore di Ekron venerato dai Filistei, che finì per essere rappresentato come un’entità malvagia e idolatra nel Nuovo Testamento.

Il suo nome fu corrotto dal popolo ebraico perché tutti gli déi scartati dovevano avere un nome spregevole che li rappresentasse, e così divenne il “Signore delle Mosche”. Quello che non è molto chiaro nell’Antico Testamento è se si tratti sempre del demone/dio antico Baal o se un altro individuo. Comunque sia, Ba’al Zevùl, ovvero “Il signore del luogo sacro”, diventava Ba’al Zevùv “il signore delle mosche”, ma era inteso nel senso di “Signore di tutto ciò che vola”, adorato e conosciuto come il Dio del tempo e della meteorologia.

Baal (Louis Breton, 1832)
Baal (Louis Breton, 1832)

Parrebbe che controllasse infatti le vie aeree al tempo in cui i Nephilim scesero sulla Terra. Quindi probabilmente poteva trattarsi di un altro Elohim come Yahweh o Kamosh. Quindi, tornando a Wier, Satana era stato accennato solo come monarca detronizzato e capo dell’opposizione. Moloch fu invece chiamato capo dell’esercito; Plutone come principe del fuoco; e infine Leonard, gran maestro della sfera. I maestri di queste corti infernali erano Adramelech, il gran cancelliere; Astaroth, il grande tesoriere; Nergal ovvero il capo della polizia segreta; e appunto Baal (o Bael), il capo dell’esercito satanico.

Wier sosteneva che ogni stato in Europa doveva avere anche i suoi ambasciatori infernali: Martinet viene collocato in Svizzera, Belphegor in Francia, Mammon in Inghilterra, Belial in Turchia, Rimmon in Russia, Thamuz in Spagna e Hutgin in Italia. Secondo Wier, le regioni infernali contenevano un esercito di 7.405.926 demoni (cifra riportata anche nel Talmud), divisi in 1.111 legioni consistenti ognuna di 6.666 demoni.

Cosa studia la demonologia: L’aspetto dei demoni

Le immagini popolari dei demoni derivano da testi descrittivi dei primi demonologi, i quali sostenevano che i demoni possedevano una forma decisamente corporea ed erano mortali, o che come gli spiriti raccontati dallo scrittore e filosofo britannico John Milton (1608 – 1674), potevano assumere qualsiasi sesso e prendere qualsiasi forma volessero. Nel Medioevo iniziarono a circolare le immagini di paragone, ovvero attribuivano le sembianze dei demoni alle loro caratteristiche descritte nei testi.

Ad esempio, un demone poteva apparire come un angelo seduto su un carro infuocato, o cavalcando un drago infernale, oppure avere la testa di leone, o le zampe palmate, o ancora con degli zoccoli caprini, avere la coda di lepre o avere in mano un serpente velenoso. Non era importante la figura in sé, ma che esprimesse la potenza di quel demone. Se il demone doveva portare sfacelo con tempeste, doveva per forza apparire alato per padroneggiare i venti o comandare insetti. Se andava per fiumi doveva cavalcare un coccodrillo o qualche altra fiera pericolosa.

Leonard (Louis Breton, 1832)
Leonard (Louis Breton, 1832)

Un geologo inglese, Samuel Hibbert-Ware, nel 1824 faceva notare che i demoni descritti dal monaco cristiano Bernard de Fontaine, più noto come Bernardo di Chiaravalle o San Bernardo, erano persino accompagnati da disegni, in cui i piedi dei demoni erano rappresentati come caprini. Hibbert-Ware citando il filosofo britannico Thomas Brown,  fece notare che è un errore comune, in quanto è una chiara ispirazione al diavolo ebraico e che, non a caso, la capra è anche l’emblema dell’offerta per il peccato.

Quindi già nei primi dell’Ottocento si discuteva di queste raffigurazioni caprine. Dopotutto la forma dei demoni descritta da San Bernardo (1090-1153) differisce poco da quella che è stata riprodotta quasi mezzo secolo dopo e non meno attentamente, dallo scrittore inglese Reginald Scot (circa 1538 – 1599), che scriveva dei ricordi fanciulleschi di serve/domestiche atte a terrorizzare con racconti di incantatori dalle corna in testa, con bocche da fiere e munite di zanne, nonché di artigli e code.

Il Dizionario Infernale di Collin de Plancy

Il Dizionario Infernale di Collin De Plancy
Il Dizionario Infernale di Collin De Plancy

Se penso alle raffigurazioni di demoni, il primo testo che mi viene in mente è senz’altro il Dizionario Infernale (Dictionnaire Infernal) di Jacques Auguste Simon Collin de Plancy pubblicato per la prima volta nel 1818. In questo libro di demonologia si possono trovare varie descrizioni stravaganti di demoni basati sul folklore popolare.

Il Dizionario Infernale si basa a sua volta alla Pseudomonarchia daemonum di Johann Wier che, per chi non lo sapesse, era inizialmente l’appendice di un altro testo dello stesso Wier dal titolo De praestigiis daemonum (1577), traducibile letteralmente in “Falsa monarchia di demoni”. L’opera ebbe ben otto edizioni e dal 1566 venne divisa in sei volumi: il primo si occupa dell’origine e dei poteri del Diavolo, il secondo tratta di maghi, il terzo di streghe, il quarto degli indemoniati e di coloro che ritengono di essere vittime di malefici, il quinto invece della loro guarigione e il sesto della punizione da infliggere a streghe e maghi.

Dal De praestigiis daemonum, Weir pare individuare l’azione del Diavolo e l’origine quindi della credenza sui poteri delle streghe, nel quale il Diavolo aveva il duplice scopo di ingannare le donne manipolando i loro pensieri così come quelli di chi le giudicava e condannava.

La fine delle condanne a morte per stregoneria

Quindi, secondo Weir, le condanne a morte delle streghe erano ingiuste perché basate su traduzioni errate di un passo biblico, quello riportato in Esodo 22,18: «Non lascerai vivere colei che pratica la magia» o tradotto anche come «Non lascerai vivere la strega». Una frase che divenne un vero e proprio ordine da parte di cattolici e protestanti dell’epoca, sentendosi quindi legittimati nella persecuzione e omicidi su donne accusate di stregoneria. Ma già nel Cinquecento, alcuni studiosi fecero notare che c’era questo errore di traduzione dall’ebraico che capovolgeva tutto il contesto sostenuto dai fautori della stregoneria e cacciatori di streghe. Difatti Reginald Scot, nell’opera quasi illuministica The Discoverie of Witchcraft (1584) viene spiegato l’errore sulla traduzione del verso. Spiego meglio…

Il versetto tradotto in latino è «Veneficam non retinebitis in vita», in cui per veneficam si intende chi compie venefici. La parola ebraica chasaph (חָשַׂף) divenuta in latino veneficium, vale a dire “avvelenamento” o “stregoneria”, e in greco dai traduttori della Settanta divenuta Φάρμακους ουκ επιζεωσετε («Non lascerai vivere gli avvelenatori» o appunto “le streghe”), parrebbe avesse un altro significato in origine. Ce lo dimostrerebbe l’ebreo Giuseppe, il patriarca dell’Antico Testamento, uomo di grande reputazione e cultura:

“Che nessuno dei figli di Israele abbia con sé veleno mortale o composto a scopo malefico. Se qualcuno viene sorpreso con il veleno, che sia messo a morte e subisca la stessa sorte che voleva impartire agli altri attraverso la pozione da lui composta”.

Quindi Giuseppe stabilisce che chiunque prepari, venda o detenga pozioni velenose, con l’intento di uccidere qualcuno, debba essere messo a morte. Troviamo lo stesso termine anche in altri passi della Bibbia. Nonostante questo errore però, in tutte le traduzioni bibliche troviamo ancora oggi tradotto quel termine con strega e stregoneria.

Inizialmente il Dizionario Infernale di Collin De Plancy non descriveva il compendio come un vero e proprio testo di demonologia, ma anzi scriveva:

«Dizionario e Libro Universale sulle credenze, i personaggi, i libri, le morti e le cause che portano alle manifestazioni e alla magia degli accordi con l’Inferno; divinazioni, scienze occulte, meraviglie, errori, pregiudizi, tradizioni, credenze popolari, superstizioni varie, e generalmente tutte le particolarità del meraviglioso, del sorprendente, del misterioso e delle credenze soprannaturali.»

Collin de Plancy se la prendeva coi teologi, perché a pagina 164 scriveva:

«Negare che dopo la morte ci siano tormenti o ricompense è negare l’esistenza di Dio; da quando Dio esiste, deve essere stato necessariamente così. Ma solo Dio conosce le pene inflitte ai colpevoli, o il posto che li conterrà. Tutte le catalogazioni fatte fino ad oggi sono solo frutto di una maggiore o minore immaginazione disordinata. I teologi devono lasciare che i poeti raffigurino l’Inferno e non cercare di spaventare la gente con descrizioni orribili e libri raccapriccianti.»

Evidentemente era ispirato dal filosofo e scrittore Voltaire alias François-Marie Arouet, il quale aveva una chiara posizione anticlericale e contro il cristianesimo. Ma Collin de Plancy non era molto coerente, perché con il trascorrere del tempo si avvicinò alla Chiesa e verso la fine del 1830 divenne un cattolico convinto, lasciando così basiti i suoi sostenitori.

Quindi rimise mano al suo lavoro modificandone il contenuto e rendendolo così più adatto ai canoni della Chiesa Cattolica Romana. Nella sesta ed ultima edizione del 1863 conteneva numerose citazioni, affermando l’esistenza dei demoni. Dopo aver conosciuto Jacques Paul Migne, un abate anche editore, Collin de Plancy completò il Dizionario delle scienza occulte (o Enciclopedia Teologica), un testo in cui si denota totalmente l’indottrinamento dell’autore dalla Chiesa Cattolica.

Aleister Crowley

Aleister Crowley
Aleister Crowley

Edward Alexander Crowley, conosciuto meglio come Aleister Crowley, un noto esoterista britannico ispiratore del satanismo, trovò il Dizionario Infernale un ottimo testo da analizzare definendo Collin de Plancy come il “sommo filosofo del sapere proibito”. Il Dizionario Infernale diventa così fonte di “sapere” per studiosi dell’occulto e chiaramente per gli esorcisti da cui possono attingere i nomi degli avversari di Dio.

Nell’ultima versione del Dizionario Infernale (1863) compaiono ben 32 demoni in più rispetto le precedenti versioni, molti dei quali non hanno alcun riferimento con nessuna cultura antica. In questa versione troviamo anche delle illustrazioni: alcune sono dello scrittore e pittore francese Louis Breton e altri provengono dalla Les diables de litographie (I diavoli della litografia), una raccolta di tavole di demonologia scherzosa del caricaturista Eugène Lepoittevin, nome d’arte di Eugène Modeste Edmond Poidevin.

Le stesse immagini si possono trovare anche nel libro/traduzione di Samuel Liddell MacGregor Mathers The Lesser Key of Solomon (La Piccola Chiave di Salomone o Lemegeton) considerato un esponente importante della Golden Dawn, una società segreta iniziatica fondata sulla tradizione della Cabala (Qabalah) ed orientata al recupero della più autentica tradizione d’Occidente.
Pare che da ragazzo MacGregor Mathers facesse parte di una setta dedita al culto di Lucifero volta a promulgare scritti filosofici quali appunto il Dizionario Infernale di Collin de Plancy.

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