La demonologia: una prospettiva diversa sulla presenza del male

La Demonologia: una prospettiva diversa sulla presenza del Male

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Studio della demonologia

Quando si parla di demonologia si pensa spesso al mondo del paranormale e alle credenze cristiano-evangeliche. Ma cosa studia la demonologia? Innanzitutto non ci si può definire demonologi se non si ha un titolo di studio che riconduce a materie che la racchiudono, come ad esempio storia, teologia, mitologia, archeologia, sociologia, medicina e psicologia. Un medico, ad esempio, presuppone che abbia affrontato studi di medicina e che quindi conosca tale materia.

Questo concetto si può estendere a qualsiasi titolo: dal disegnatore all’architetto, dal pittore al musicista, dal teologo al biblista, ma anche in materie legate alle passioni. Ebbene sì perché un cinefilo si presuppone conosca la storia del cinema e la cinematografia, così come un ricercatore e studioso di fantasmi conosca la storia dello spiritismo e tematiche affini. Sfortunatamente questi ultimi così come la demonologia non condividono questo stesso beneficio, sebbene siano e dovrebbero essere un vero e proprio campo di studio.

Statuetta raffigurante il demone Baal - Cosa studia la demonologia

Il cristianesimo trasformò vari esseri e antichi déi in entità malevole, così gli antichi démoni divennero i demòni tentatori dell’uomo. Verso la metà del 1500, il termine demonologia inizia a circolare in concomitanza alla persecuzione delle streghe, nata per la fine del feudalesimo. La “caccia alle streghe” e l’inquisizione causò la tortura e la morte di migliaia di persone, per lo più donne, grazie anche alla pubblicazione del famigerato Malleus Maleficarum, il Martello delle Streghe (1487) dei frati domenicani Jacob Sprenger e Heinrich Institor Kramer, un testo che ho potuto sfogliare con mano in una sua versione originale.

A tal proposito, vi consiglio la visione di un film italiano del 2000, dal canovaccio teatrale, che racconta le accuse di stregoneria praticate dalla Chiesa: Gostanza da Libbiano di Paolo Benvenuti, girato in un contrastato bianco e nero. Nel film, e forse peggio nella realtà, le accuse di stregoneria venivano spesso stabilite attraverso la cosiddetta “prova” che avrebbe confermato o meno un patto con il Diavolo o con qualche demone. Bastava qualche traccia insolita trovata sul corpo della donna accusata di stregoneria, per condannarla ad atroci torture e a probabile pena di morte. Spesso la ricerca delle prove stesse finiva con il torturare e uccidere l’imputata.

Le Daemonologie di re Giacomo VI

Locandina del film Gostanza da Libbiano (Paolo Benvenuti, 2000)
Locandina del film Gostanza da Libbiano (Paolo Benvenuti, 2000)

Fra i testi di demonologia posso citare come primo esempio la Daemonologie di re Giacomo VI di Scozia pubblicato nel 1597, un testo in cui faceva chiaramente riferimento agli schiavi del diavolo, alle streghe e ai cosiddetti incantatori. Gli scrittori successivi avrebbero quindi preso queste idee e persino creato gerarchie di demoni in grande quantità, tutti chiaramente sotto un unico “capo” chiamato Diavolo. Quindi prendendo in prestito nomi di alcuni antichi déi mesopotamici e altre antiche divinità, iniziano a formarsi varie correnti di pensiero.

Talvolta i nomi dei démoni venivano  storpiati o addirittura venivano sdoppiati, come nel caso di Baal e Ba’ al Zebub, molto probabilmente due démoni tratti dalla stessa fonte ma con caratteristiche differenti. Come è stato già affrontato nell’articolo sulle origini della demonologia, nella scienza religiosa un demone non indica più una divinità, bensì un essere sovrannaturale malevole. Il termine greco dáimōn (δαίμων) infatti, che indicava originariamente il genio o lo spirito, tant’è che Socrate sosteneva di aver avuto rapporti sessuali con il suo dáimōn, con l’avvento del cristianesimo divenne un’entità spirituale malvagia. Così, soprattutto durante il Medioevo, lo studio sulla demonologia venne sviluppato con contesti sempre in contrasto con la Chiesa.

Classificazione e gerarchia dei demoni nella demonologia

L’idea medievale dei demoni, naturalmente, si è evoluta dall’antica credenza cristiana e gnostica, specialmente dai resoconti dei demoni nella Bibbia. Tra gli ebrei, gli déi delle nazioni circostanti erano chiamati démoni, e quelle nazioni erano quindi condannate per aver fatto sacrifici ai demoni invece che all’unico Dio, Yahweh. Nel Nuovo Testamento cristiano invece si parla di demòni come spiriti inferiori che operano come sudditi del diavolo. Tali demòni possono prendere possesso di un essere umano causando varie malattie e disturbi fisici.

Non è un caso che nell’età prescientifica, i demoni fossero considerati fattori causali nelle malattie. Sempre nel Nuovo Testamento, i démoni (che in questo caso col cristianesimo divengono quindi demòni) erano in grado di influenzare persino gli animali, come possiamo leggere nel vangelo di Matteo:

³⁰ A qualche distanza da loro c’era una numerosa mandria di porci al pascolo; ³¹ e i demòni lo scongiuravano dicendo: “Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci”. ³² Egli disse loro: “Andate!”. Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque.

Matteo 8:30-32 (CEI 2008)

Lucifero, Satana e il De Operatione Daemonum Dialogus

Gustave Doré, illustrazione per il Paradiso perduto di Milton, 1881
Gustave Doré, illustrazione per il Paradiso perduto di Milton, 1881

Gli autori biblici credevano che i demoni fossero presenti nel mondo e pensavano che gli apostoli li volessero ovviamente cacciare via. Ma considerare i demoni come se avessero una vera e propria consistenza, come se fossero un’esistenza oggettiva, poneva molte domande sulla natura della loro origine. Fu così che la domanda ricevette “immediatamente” risposta entro il terzo secolo, quando il termine Lucifer (l’astro del mattino portatore di luce) diviene l’angelo Lucifero cacciato dal regno di Dio assieme ad altri angeli ribelli (demòni) dall’Arcangelo Michele, assumendo la duplice figura di Satana capo dei demoni.

Iniziarono così a nascere varie e differenti gerarchie, dalla classificazione degli gnostici basata su quella degli spiriti decisa da Platone, a quella secondo Michele Costantino Psello (1018-1096), un filosofo e storico bizantino autore di De operatione daemonum dialogus, nella quale i demoni sarebbero suddivisi in sei corpi principali: i demoni del fuoco, quelli dell’aria, quelli della Terra, i demoni delle acque e dei fiumi (che causavano tempeste e inondazioni), quelli del mondo sotterraneo (responsabili di terremoti ed eruzioni vulcaniche) e infine gli ombrosi che sarebbero simili a fantasmi.

Sant’Agostino, ovvero Agostino d’Ippona (354-430 d.C.), pensava che quelli dell’ultima categoria fossero tutti demoni. La classificazione di Psello non è poi diversa da quella elaborata nel Medioevo che divideva tutti gli spiriti in riferimento ai quattro elementi naturali: fuoco, aria, terra e acqua; basti pensare rispettivamente alle Salamandre, ai Silfi, agli Gnomi e alle Ondine.

La classificazione dei demoni non gradita dalla Chiesa

Lucifero disegnato da Louis Breton (1832) per il Dizionario Infernale di Collin De Plancy
Lucifero disegnato da Louis Breton (1832) per il Dizionario Infernale di Collin De Plancy

La classificazione degli gnostici non era molto gradita dalla Chiesa cristiana, in quanto apparivano le stesse categorie degli angeli del cielo; ma dopotutto non erano gli stessi che prima stavano in cielo nel regno di Dio? Cosa sarebbe cambiato? Ribelli ma pur sempre angeli. No, la Chiesa censurò quella classificazione anche se riuscì a sopravvivere ai pneumatologi (scienziati dello spirito) del Medioevo, che studiando il racconto della lotta fra l’angelo Lucifero e l’arcangelo Michele, si domandarono quale classificazione dunque dovevano avere gli angeli “caduti” in quell’occasione.

Alla lunga, l’opinione prevalente fu che Lucifero appartenesse all’ordine dei serafini, ma che altri angeli caduti come Agares, Belial e Barbatos, appartenevano all’ordine delle virtù; Bileth, Focalor e Phoenix a quello dei troni; Goap all’ordine dei poteri; Purson sia a quello delle virtù che dei troni; e che Murmur apparteneva sia all’ordine dei troni che all’ordine degli angeli. Allo stesso modo descrissero anche il “pedigree” di molti altri demoni considerati importanti per pericolosità.

Gli angeli caduti

Mentre il tempo passava, i teologi non erano soddisfatti e dovevano avere risposta ad altri quesiti: “Quanti angeli caduti erano impegnati nella contesa in cielo?” Eh sì, perché se in un testo considerato Sacro e voluto da Dio (ne siamo ancora completamente sicuri dopo tutto questo?) si modificavano i testi cambiandone il senso, poi bisognava dare risposte sensate in relazione al nuovo testo. Era di vitale importanza, o meglio, era necessario per non far nascere troppi sospetti e domande senza risposte.

In effetti le domande non erano di minore importanza, anzi, alcuni si chiesero: “Dov’era la battaglia combattuta dall’Arcangelo Michele con Lucifero? Nel cielo inferiore, nella regione più alta dell’aria, nel firmamento o in Paradiso?” E ancora, “Quanto è durata questa battaglia?”. Risposta? Volete davvero saperla? Tre secondi esatti!!! E aggiunsero che mentre Lucifero, con un certo numero di suoi seguaci, cadeva nell’inferno (ed ecco che nasce il contrapposto del Paradiso), il resto dei demoni fu lasciato in aria da Lucifero stesso, così da poter tentare gli uomini.

Ma le domande non si fermavano, anzi certe affermazioni davano vita ad altre legittime domande. I teologi si chiesero “Quanti angeli caddero con Lucifero? Più o meno di quelli che sono rimasti in Paradiso con Michele?” Beh, penso che la risposta ce l’abbiate anche voi in questo momento: pare ovvio che il capo ribelle sia stato sconfitto da una forza superiore e che, di conseguenza, i demoni delle tenebre dovevano essere meno numerosi degli angeli di luce.

Belzebù (Louis Breton, 1832) per il Dizionario Infernale
Belzebù (Louis Breton, 1832) per il Dizionario Infernale

Queste discussioni che per secoli hanno interessato l’intera cristianità, hanno smosso teologi e personaggi eruditi per secoli dando come ultimo obiettivo ai demonologi quello di valutare le forze demoniache e riorganizzarle in una sorta di subordinazione o di governo. Così facendo hanno iniziato a moltiplicarsi i demoni, ovvero diavoli sotto il potere di altri diavoli.

Così si iniziò ad ipotizzare che i diavoli dovevano essere almeno un decimo di tutti gli angeli, ma se qualcuno faceva il vago, c’era anche chi le cifre le affermava. Se gli angeli ribelli erano un decimo allora dovevano essere almeno dieci mila bilioni di demoni e tutti sotto il comando di Lucifero, ma ogni demone di un certo livello doveva comandare un certo numero di altri demoni.

Ad esempio, Beleth, demone femminile dall’aspetto piacente e coi boccoli biondi, comanderebbe 85 legioni di demoni; Agares, il primo duca sotto il potere dell’Est, ne comanderebbe 31 legioni; Leraie, un grande marchese, 30 legioni; Morax, un grande conte e presidente, ben 36 legioni; Furcas, un cavaliere dell’Inferno, comanderebbe 20 legioni, e così via.

Baal: da Dio guaritore a Signore delle Mosche

Secondo Johann Wier (o Johannes Wier, o Weyer, 1515-1588), il prominente demonologo protestante del XVI secolo discepolo e seguace di Heinrich Cornelius Agrippa, i demoni erano divisi in un gran numero di classi, in regni e principati regolari. Wier sosteneva che Satana non era affatto il grande sovrano di questa monarchia, bensì questo onore doveva essere attribuito a Belzebù. Ma Belzebù (o Beelzebub, Beelzebul) era Ba’al-zebub, il noto “principe dei demoni”, il Dio guaritore di Ekron venerato dai Filistei, che finì per essere rappresentato come un’entità malvagia e idolatra nel Nuovo Testamento.

Il suo nome fu corrotto dal popolo ebraico perché tutti gli déi scartati dovevano avere un nome spregevole che li rappresentasse, e così divenne il “Signore delle Mosche”. Quello che non è molto chiaro nell’Antico Testamento è se si tratti sempre del demone/dio antico Baal o se un altro individuo. Comunque sia, Ba’al Zevùl, ovvero “Il signore del luogo sacro”, diventava Ba’al Zevùv “il signore delle mosche”, ma era inteso nel senso di “Signore di tutto ciò che vola”, adorato e conosciuto come il Dio del tempo e della meteorologia.

Baal (Louis Breton, 1832)
Baal (Louis Breton, 1832)

Parrebbe che controllasse infatti le vie aeree al tempo in cui i Nephilim scesero sulla Terra. Quindi probabilmente poteva trattarsi di un altro Elohim come Yahweh o Kamosh. Quindi, tornando a Wier, Satana era stato accennato solo come monarca detronizzato e capo dell’opposizione. Moloch fu invece chiamato capo dell’esercito; Plutone come principe del fuoco; e infine Leonard, gran maestro della sfera. I maestri di queste corti infernali erano Adramelech, il gran cancelliere; Astaroth, il grande tesoriere; Nergal ovvero il capo della polizia segreta; e appunto Baal (o Bael), il capo dell’esercito satanico.

Wier sosteneva che ogni stato in Europa doveva avere anche i suoi ambasciatori infernali: Martinet viene collocato in Svizzera, Belphegor in Francia, Mammon in Inghilterra, Belial in Turchia, Rimmon in Russia, Thamuz in Spagna e Hutgin in Italia. Secondo Wier, le regioni infernali contenevano un esercito di 7.405.926 demoni (cifra riportata anche nel Talmud), divisi in 1.111 legioni consistenti ognuna di 6.666 demoni.

Cosa studia la demonologia: L’aspetto dei demoni

Le immagini popolari dei demoni derivano da testi descrittivi dei primi demonologi, i quali sostenevano che i demoni possedevano una forma decisamente corporea ed erano mortali, o che come gli spiriti raccontati dallo scrittore e filosofo britannico John Milton (1608 – 1674), potevano assumere qualsiasi sesso e prendere qualsiasi forma volessero. Nel Medioevo iniziarono a circolare le immagini di paragone, ovvero attribuivano le sembianze dei demoni alle loro caratteristiche descritte nei testi.

Ad esempio, un demone poteva apparire come un angelo seduto su un carro infuocato, o cavalcando un drago infernale, oppure avere la testa di leone, o le zampe palmate, o ancora con degli zoccoli caprini, avere la coda di lepre o avere in mano un serpente velenoso. Non era importante la figura in sé, ma che esprimesse la potenza di quel demone. Se il demone doveva portare sfacelo con tempeste, doveva per forza apparire alato per padroneggiare i venti o comandare insetti. Se andava per fiumi doveva cavalcare un coccodrillo o qualche altra fiera pericolosa.

Leonard (Louis Breton, 1832)
Leonard (Louis Breton, 1832)

Un geologo inglese, Samuel Hibbert-Ware, nel 1824 faceva notare che i demoni descritti dal monaco cristiano Bernard de Fontaine, più noto come Bernardo di Chiaravalle o San Bernardo (1090-1153), erano persino accompagnati da disegni, in cui i piedi dei demoni erano rappresentati come caprini. Hibbert-Ware citando il filosofo britannico Thomas Brown (1778-1820),  fece notare che è un errore comune, in quanto è una chiara ispirazione al diavolo ebraico e che, non a caso, la capra è anche l’emblema dell’offerta per il peccato.

Quindi già nei primi dell’Ottocento si discuteva di queste raffigurazioni caprine. Dopotutto la forma dei demoni descritta da San Bernardo (1090-1153) differisce poco da quella che è stata riprodotta quasi mezzo secolo dopo e non meno attentamente, dallo scrittore inglese Reginald Scott (ca 1538-1599), che scriveva dei ricordi fanciulleschi di serve/domestiche atte a terrorizzare con racconti di incantatori dalle corna in testa, con bocche da fiere e munite di zanne, nonché di artigli e code.

Il Dizionario Infernale di Collin de Plancy

Il Dizionario Infernale di Collin De Plancy
Il Dizionario Infernale di Collin De Plancy

Se penso alle raffigurazioni di demoni, il primo testo che mi viene in mente è senz’altro il Dizionario Infernale (Dictionnaire Infernal) di Jacques Auguste Simon Collin de Plancy (1794-1881) pubblicato per la prima volta nel 1818. In questo libro di demonologia si possono trovare varie descrizioni stravaganti di demoni basati sul folklore popolare.

Il Dizionario Infernale si basa a sua volta alla Pseudomonarchia daemonum di Johann Wier che, per chi non lo sapesse, era inizialmente l’appendice di un altro testo dello stesso Wier dal titolo De praestigiis daemonum (1577), traducibile letteralmente in “Falsa monarchia di demoni”. L’opera ebbe ben otto edizioni e dal 1566 venne divisa in sei volumi: il primo si occupa dell’origine e dei poteri del Diavolo, il secondo tratta di maghi, il terzo di streghe, il quarto degli indemoniati e di coloro che ritengono di essere vittime di malefici, il quinto invece della loro guarigione e il sesto della punizione da infliggere a streghe e maghi.

Dal De praestigiis daemonum, Weir pare individuare l’azione del Diavolo e l’origine quindi della credenza sui poteri delle streghe, nel quale il Diavolo aveva il duplice scopo di ingannare le donne manipolando i loro pensieri così come quelli di chi le giudicava e condannava.

La fine delle condanne a morte per stregoneria

Quindi, secondo Weir, le condanne a morte delle streghe erano ingiuste perché basate su traduzioni errate di un passo biblico, quello riportato in Esodo 22,18: «Non lascerai vivere colei che pratica la magia» o tradotto anche come «Non lascerai vivere la strega». Una frase che divenne un vero e proprio ordine da parte di cattolici e protestanti dell’epoca, sentendosi quindi legittimati nella persecuzione e omicidi su donne accusate di stregoneria. Ma già nel Cinquecento, alcuni studiosi fecero notare che c’era questo errore di traduzione dall’ebraico che capovolgeva tutto il contesto sostenuto dai fautori della stregoneria e cacciatori di streghe. Difatti Reginald Scott, nell’opera quasi illuministica The Discoverie of Witchcraft (1584) viene spiegato l’errore sulla traduzione del verso. Spiego meglio…

Il versetto tradotto in latino è «Veneficam non retinebitis in vita», in cui per veneficam si intende chi compie venefici. La parola ebraica chasaph (חָשַׂף) divenuta in latino veneficium, vale a dire “avvelenamento” o “stregoneria”, e in greco dai traduttori della Settanta divenuta Φάρμακους ουκ επιζεωσετε («Non lascerai vivere gli avvelenatori» o appunto “le streghe”), parrebbe avesse un altro significato in origine. Ce lo dimostrerebbe l’ebreo Giuseppe, il patriarca dell’Antico Testamento, uomo di grande reputazione e cultura:

«Che nessuno dei figli di Israele abbia con sé veleno mortale o composto a scopo malefico. Se qualcuno viene sorpreso con il veleno, che sia messo a morte e subisca la stessa sorte che voleva impartire agli altri attraverso la pozione da lui composta.»

Quindi Giuseppe stabilisce che chiunque prepari, venda o detenga pozioni velenose, con l’intento di uccidere qualcuno, debba essere messo a morte. Troviamo lo stesso termine anche in altri passi della Bibbia. Nonostante questo errore però, in tutte le traduzioni bibliche troviamo ancora oggi tradotto quel termine con strega e stregoneria.

Inizialmente il Dizionario Infernale di Collin De Plancy non descriveva il compendio come un vero e proprio testo di demonologia, ma anzi scriveva:

«Dizionario e Libro Universale sulle credenze, i personaggi, i libri, le morti e le cause che portano alle manifestazioni e alla magia degli accordi con l’Inferno; divinazioni, scienze occulte, meraviglie, errori, pregiudizi, tradizioni, credenze popolari, superstizioni varie, e generalmente tutte le particolarità del meraviglioso, del sorprendente, del misterioso e delle credenze soprannaturali.»

Collin de Plancy se la prendeva coi teologi, perché a pagina 164 scriveva:

«Negare che dopo la morte ci siano tormenti o ricompense è negare l’esistenza di Dio; da quando Dio esiste, deve essere stato necessariamente così. Ma solo Dio conosce le pene inflitte ai colpevoli, o il posto che li conterrà. Tutte le catalogazioni fatte fino ad oggi sono solo frutto di una maggiore o minore immaginazione disordinata. I teologi devono lasciare che i poeti raffigurino l’Inferno e non cercare di spaventare la gente con descrizioni orribili e libri raccapriccianti.»

Evidentemente era ispirato dal filosofo e scrittore Voltaire alias François-Marie Arouet, il quale aveva una chiara posizione anticlericale e contro il cristianesimo. Ma Collin de Plancy non era molto coerente, perché con il trascorrere del tempo si avvicinò alla Chiesa e verso la fine del 1830 divenne un cattolico convinto, lasciando così basiti i suoi sostenitori.

Quindi rimise mano al suo lavoro modificandone il contenuto e rendendolo così più adatto ai canoni della Chiesa Cattolica Romana. Nella sesta ed ultima edizione del 1863 conteneva numerose citazioni, affermando l’esistenza dei demoni. Dopo aver conosciuto Jacques Paul Migne (1800-1875), un abate anche editore, Collin de Plancy completò il Dizionario delle scienza occulte (o Enciclopedia Teologica), un testo in cui si denota totalmente l’indottrinamento dell’autore dalla Chiesa Cattolica.

Aleister Crowley

Edward Alexander Crowley, conosciuto meglio come Aleister Crowley (1875-1947), un noto esoterista britannico ispiratore del satanismo, trovò il Dizionario Infernale un ottimo testo da analizzare definendo Collin de Plancy come il “sommo filosofo del sapere proibito”. Il Dizionario Infernale diventa così fonte di “sapere” per studiosi dell’occulto e chiaramente per gli esorcisti da cui possono attingere i nomi degli avversari di Dio.

Nell’ultima versione del Dizionario Infernale (1863) compaiono ben 32 demoni in più rispetto le precedenti versioni, molti dei quali non hanno alcun riferimento con nessuna cultura antica. In questa versione troviamo anche delle illustrazioni: alcune sono dello scrittore e pittore francese Louis Breton e altri provengono dalla Les diables de litographie (I diavoli della litografia), una raccolta di tavole di demonologia scherzosa del caricaturista Eugène Lepoittevin, nome d’arte di Eugène Modeste Edmond Poidevin.

Le stesse immagini si possono trovare anche nel libro/traduzione di Samuel Liddell MacGregor Mathers la Piccola Chiave di Salomone (o Lemegeton) considerato un esponente importante della Golden Dawn, una società segreta iniziatica fondata sulla tradizione della Cabala (Qabalah) ed orientata al recupero della più autentica tradizione d’Occidente.
Pare che da ragazzo MacGregor Mathers facesse parte di una setta dedita al culto di Lucifero volta a promulgare scritti filosofici quali appunto il Dizionario Infernale di Collin de Plancy.

La demonologia quale mix fra mitologia e fantasia

Rusalka diseganata da Ivan Bilibin
Rusalka diseganata da Ivan Bilibin

La trasformazione di mitologie antiche mescolate a testi rielaborati di fantasia, fanno dei demoni quindi esseri malevoli che cercano di ferire e deturpare il quiete vivere dei mortali. Ma in realtà non è così, non era intenzione in tempi antichi di allineare quelle entità venerate e allo stesso tempo temute, con il Diavolo cristiano così come si crede ancora oggi.

Nell’antica mitologia slava, per esempio, esisteva un sistema molto elaborato di demonologia che persiste ancora oggi in certe forme, con creature come la Rusalki (o Rusalka), note in Russia anche come Beregine, in Bulgaria come Samovile e in Serbia e Croazia come Vile, ovvero delle divinità femminili molto attraenti, con caratteristiche affascinanti come i lunghi capelli e gli occhi verdi, completamente nude, fatta eccezione per alcune raffigurazioni con vesti bianche molto trasparenti e corone di fiori intrecciati sulla testa.

Vivevano vicino a laghi e fiumi, molto simili alle Amazzoni e talvolta alle Sirene medievali, in quanto qualche raffigurazione le vedeva metà donne e metà pesci. La loro presenza poteva influire sulla fecondità delle donne, sui raccolti e sulla pesca, ma potevano anche curare malattie come diversamente causare la morte. Come tutte le divinità erano dunque venerate e temute al tempo stesso. Un parallelismo lo si può riscontrare con le Ninfe della mitologia greca.

Nel tempo poi vennero associate a spiriti di giovani donne suicide per amore o annegate nei pressi di laghi e fiumi dai loro amanti o dalle loro madri. Quindi tornavano in quel luogo per trovare la pace dopo la giusta vendetta e quindi scomparivano. Si evince quindi che la demonologia ha influenze simili in ogni luogo del pianeta, in cui le probabili storie sono state tramandate oralmente spostandosi con i viaggiatori di luogo in luogo e assumendo in certi posti le fattezze più vicine al credo del popolo che vi abitava.

Quindi il “demone” non è affatto un’invenzione cristiana bensì un’invenzione del genere umano e un fenomeno universale. Di esempi come quelli delle Rusalka ce ne sono tantissimi altri. Quindi possiamo supporre che i demoni siano il risultato di incomprensioni di fenomeni corporei, specialmente di malattie o forze naturali raffigurate ai tempi con fattezze di fiere, bestie, animali temuti dall’uomo.

Demonologia di ieri e di oggi

La scena madre finita nel poster del film L'Esorcista (The Exorcist) del 1973
La scena madre finita nel poster del film L’Esorcista (The Exorcist) del 1973

La credenza nei demoni ha forse raggiunto il suo livello più basso nel XIX secolo, sebbene gli occultisti come William Fletcher Barrett (1844-1925) abbiano proposto le loro stesse gerarchie demoniache. All’inizio del XX secolo infatti, la demonologia era oramai fuori moda, anche negli ambienti occulti, ma durante il boom occulto degli anni ’60 e ’70, il tema della possessione demoniaca fu rianimato in circoli cristiani conservatori e fu ampiamente diffuso in libri e film come ad esempio il popolare L’Esorcista (The Exorcist) scritto da William P. Blatty nel 1971 con la sua trasposizione cinematografica del 1973 prodotta dallo stesso Blatty ma diretta da William Friedkin.

L’idea dei demoni divenne così una forza di divisione nella Chiesa, con alcuni ecclesiastici che rianimavano i rituali di esorcismo e altri che rimanevano irremovibili nella loro riluttanza a sostenere antichi concetti di demonologia. In ogni caso, l’aspetto sensazionalista della possessione demoniaca è in linea con il carattere apocalittico della vita moderna, e i demoni sono tornati a far parte del discorso teologico.

Oggi e soprattutto in Occidente dove la maggior parte dei credenti ha un background giudeo-cristiano, ha una nozione preconcetta di “demone”, catalogandolo nella stessa sfera del Satana cristiano e all’Inferno. In realtà un demone dovrebbe essere semplicemente considerato uno spirito malvagio in una mitologia legata a qualche specifica cultura. La demonologia non deve essere quindi collegata a credenze popolari e alla fede, bensì ad uno studio più storico e antropologico. E’ molto probabile che quegli esseri venerati e temuti chiamati demoni, potessero essere un tempo figure interpretative per spiegare cose allora sconosciute.

Studio della mitologia

La demonologia deve essere considerata quindi come lo studio della mitologia, sia quella superiore che si occupa degli antichi déi, sia di quella inferiore che si occupa di quegli esseri considerati malevoli, non solo demoni quindi, ma anche altri personaggi come ad esempio folletti, fate ed elfi, solo per citarne alcuni, che appartengono alla mitologia nordica. Dopotutto nella concezione del dualismo, gli esseri umani hanno sempre pensato alle due forze contrapposte e quindi se esiste il bene deve esistere anche il male, se esistono gli esseri dei cieli devono esistere anche quelli degli inferi.

Di demonologie ne esistono quindi diverse in correlazione con le varie mitologie: da quella sumera a quella greca, da quella norrena a quella afroamericana, oppure atzeca, persiana, nordica, indiana e così via. Studiare la demonologia non significa dover credere nell’esistenza dei demoni, ma studiare l’idea che c’è dietro quell’essere. Penso che proprio la ricerca di questo background sia la parte più affascinante dello studio demonologico, perché affronta la storia di una cultura, scavando nelle sue radici, non solo geografiche ma anche nei testi antichi, nel folklore, così come nella letteratura e nella sociologia.

I demoni e le malattie

Un altro aspetto interessante è quello legato alla malattia, in quanto molti miti demoniaci sono stati associati ad alcune parti del corpo umano e quindi hanno assunto il potere di fare ammalare quella specifica parte dell’uomo. Giusto per citarne qualcuno, Alzus è stato legato ai problemi alle articolazioni, Alfat a quelli del fegato, Mivar alla tubercolosi, Ulvar ai problemi all’utero quindi i fibromi, e ai problemi della pancia, etc.

Il demonologo, quindi, è la persona che studia la demonologia in questi termini, ovvero il mito dei demoni, comprese le loro funzioni sociologiche e psicologiche. Per cui definirsi demonologi ed eseguire esorcismi sono due cose che vanno in disaccordo con il significato reale del termine. Quindi Ed e Lorraine Warren, giusto per citare due importati personaggi che stanno avendo un ritorno di popolarità grazie ai film prodotti da James Wan (la serie The Conjuring e vari spin-off), non potrebbero essere considerati demonologi, anche se in realtà si sono definiti tali.

Per studiare la demonologia, si richiede quindi conoscenze storiche e archeologiche, ma anche teologiche, mitologiche e sociologiche. Altrimenti come si potrebbe comprendere un testo come il Dizionario Infernale di Collin de Plancy?
I demonologi non dovrebbero quindi mai dichiarare le proprie convinzioni sui demoni, semmai dovessero averne. Perché credere diviene una questione di fede e religione, che è al di fuori dello studio dei demoni come mito.

A tal proposito, prossimamente verranno pubblicati altri articoli dedicati alla demonologia, nello specifico dedicati ai demoni e alle loro origini, nonché alla relazione con le possessioni in ambito religioso.

Conclusioni

La demonologia non è solo un viaggio tra antichi grimori, nomi oscuri e iconografie terrificanti. È, prima di tutto, uno specchio delle paure collettive, delle credenze religiose, dei tabù sociali e delle ossessioni culturali che hanno accompagnato l’umanità per secoli. Dai demoni mesopotamici come Pazuzu, fino alle gerarchie infernali tracciate dai teologi cristiani e dai maghi rinascimentali, il Male ha sempre assunto volti diversi, adattandosi al contesto storico e spirituale del tempo.

Oggi, studiare la demonologia significa non tanto cercare conferme sull’esistenza di entità soprannaturali, quanto capire meglio noi stessi: le nostre ombre interiori, il bisogno di dare un nome al caos, di personificare ciò che ci sfugge o ci spaventa. Non a caso, come ricordava Carl Gustav Jung (1875-1961), “ciò che non viene alla coscienza, ritorna sotto forma di destino” — e spesso, questi “destini” hanno le corna, le ali da pipistrello e un nome in latino.

La demonologia, pur relegata ai margini del sapere ufficiale, continua a parlarci. Non tanto di demoni reali, forse, ma delle ferite, delle paure e delle domande irrisolte che ci portiamo dentro da sempre.

Perché in fondo, dietro ogni demone evocato, c’è sempre un’umanità che cerca disperatamente di capire cosa significa davvero essere umani.

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