Atenodoro e il fantasma

Atenodoro e il fantasma: I protagonisti spettrali dei grandi classici

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Introduzione

«Mi piacerebbe davvero sapere se secondo te i fantasmi esistono, hanno una forma propria e una sorta di potere soprannaturale, oppure se mancano di sostanza e realtà e prendono forma solo dalle nostre paure.»

Atenodoro e il fantasma, Plinio il Giovanem, I secolo d.C.

Questa domanda affliggeva Plinio il Giovane (circa 60-61 d.C.-114 d.C.), una delle menti più erudite del suo tempo. Suo zio Tacito, che fu anche il padre adottivo, morì perché voleva studiare troppo da vicino l’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei nell’ottobre del 79 d.c.. Il giovane Plinio, di circa diciassette anni, assistette da lontano alla catastrofe, che in seguito descrisse così accuratamente in una lettera allo zio Tacito che i vulcanologi gli sono ancora grati. Ma per il momento ciò che lo preoccupava erano gli spettri.

Allora su chi può contare Plinio il Giovane per dare risposta alla questione? Un altro uomo illustre, di circa vent’anni più vecchio di lui: Lucio Licinio Sura (40 d.C.-108 d.C.). Nacque a Tarraco, oggi Tarragona in Spagna. Fu un homo novus (oggi diremmo un “uomo che si è fatto su da dé) che divenne un ricco senatore, amico e consigliere dell’imperatore Traiano (53 d.C.-117 d.C.), e protettore del poeta Marco Valerio Marziale (circa 40 d.C.-104 d.C.).

Le tre storie di fantasmi a Sura

Plinio dà tre storie di fantasmi a Sura per ricevere una sua considerazione.

Probabile figura di Lucio Licinio Sura raffigurato in una colonna traiana mentre è con un generale
Probabile figura di Lucio Licinio Sura raffigurato in una colonna traiana mentre è con un generale

La prima riguarda un certo Marco Rufio: «Alla fine della giornata, stava passeggiando sotto un portico, quando gli apparve davanti una donna di statura e bellezza sovrumane. La paura lo prese: “Io sono l’Africa”, disse; Sono venuto a predire il tuo destino”». L’apparizione predisse a Lucio che avrebbe ricoperto grandi cariche a Roma, sarebbe tornato a governare la provincia d’Africa e lì sarebbe morto. Plinio ritiene che la predizione si sia avverata, ma il personaggio ha lasciato poche tracce. Difficile quindi farsi un’opinione. Inoltre, l’apparizione non è realmente un fantasma, ma l’incarnazione di una regione misteriosa per i romani. Comunque, passiamo al secondo caso.

La seconda storia si svolge ad Atene e ha come protagonista il filosofo stoico Atenodoro di Tarso. Ma la vediamo per ultima perché è l’argomento chiave di questo articolo.

La terza storia è reale. Fa seguire (si fa per dire) la storia di un suo liberto, Marcus, «che non è ignorante», dice. Quindi non è la prima persona credulona che arriva e questo è quello che gli è successo:

«Mentre giaceva a letto con il fratello minore, gli parve di vedere qualcuno seduto sul suo letto che gli portava le forbici alla testa e gli tagliava i capelli sopra la fronte. All’alba fu trovato con la sommità della testa rasata e i suoi capelli sparsi intorno a lui.»

Pochi giorni dopo, lo spettro che si rade gratis colpisce ancora. Plinio ritiene che non ci sia stato un seguito a questi eventi, ma che possa essere stato per avvertirlo di un pericolo scongiurato, poiché era usanza dell’accusato lasciarsi crescere i capelli. Sembra che l’imperatore Domiziano (51 d.C.-96 d.C.) avesse Plinio nel mirino, ma non visse abbastanza per minacciarlo.

I fantasmi nella tradizione letteraria

Per quanto i filologi classici cercano di evitare l’argomento, a me invece parlare dei fantasmi mi affascina parecchio. Al di là che esistano o meno, mi affascina pensare che è un argomento antichissimo e proprio per questo fra moltissimi fenomeni insoliti e credenze popolari, ho scelto di trattare solo questa tematica.

Esiste infatti una quantità elevata di materiale sul quale attingere e, con la scusa di leggere storie antiche sui fantasmi, si impara la storia dell’uomo. Troviamo i fantasmi sia nella tradizione letteraria, sia nella storia e nell’antropologia più antica. Ho già citato nell’articolo dedicato all’etimologia dei termini che identificano il fantasma, dello spettro di Cesare apparso a Marco Bruto. Ebbene, nonostante in quell’articolo avessi già citato la lettera di Plinio il Giovane scritta all’amico Sura, in questo articolo vorrei approfondirlo in previsione di un excursus nella storia del ghost hunting di cui mi sto occupando e che presto leggerete.

Perché ho scelto la lettera di Plinio il Giovane? Semplicemente perché va al di là di quello che può essere semplice letteratura e folclore, avvicinandosi a quello che molti chiamano esperienza personale o, come la chiamo io, verità soggettiva. E’ interessante capirne comunque gli aspetti, i retroscena, la richiesta di investigazione sull’accaduto e soprattutto l’analisi del materiale raccolto… che esso sia solamente un ricordo o un dato oggettivo.

La lettera che Plinio scrisse all’amico console Licinio Sura, studioso scientifico nonché sostenitore dell’imperatore Traiano, è uno dei documenti più importanti che testimonia una credenza che si estende all’Impero Romano.

Chi era Plinio il Giovane?

Plinio il Giovane - Archaeus, studio e ricerca sul paranormale
Plinio il Giovane

Plinio era un avvocato, nonché magistrato romano con la passione per la scrittura, che in una delle sue importanti lettere scrive ad un amico “investigatore” di fatti insoliti che esamina con criterio scientifico (dell’epoca ovviamente) e racconta del filosofo Atenodoro che, presa una casa in affitto, sente la presenza di uno spettro fino a trovarselo di fronte.

Una storia che oggi eticheremmo come la classica casa infestata che Plinio cerca di raccontare in dettaglio per un particolare che lo ha fatto pensare: un fantasma che vuole essere seguito per mostrare al vivo il luogo dove giacciono le sue ossa in decomposizione, con la richiesta di avere degna sepoltura. Sicuramente torna lo stereotipo del fantasma irrequieto che vaga senza pace perché non sepolto dignitosamente.

La storia di Atenodoro

La storia narrata da Plinio il Giovane racconta di Atenodoro, non un uomo qualunque, perché Plinio ci tiene a sottolineare che si tratta di un filosofo, quindi che la lettera, o meglio la storia, sia letta con una certa serietà.

Atenodoro arriva ad Atene, conosce già la fama sinistra della casa perché si informa dello strano basso prezzo di vendita, ma la prende in affitto comunque.
Da come viene descritta si tratta di una casa molto grande. Chiede un letto, probabilmente uno di quelli da lavoro che consentivano di stare ritti con la schiena e un tavolino sul quale poggiare la carta sulla quale scrivere, e che fosse posto nella parte anteriore della casa. Inoltre chiede una stilo per poter scrivere, delle tavolette e un lume per poter scrivere anche col calare del buio.

Appena cala la notte, momento adatto per l’ispirazione, Atenodoro sta scrivendo nella sua stanza e nel silenzio sente un rumore di catene che si avvicina sempre di più, si sofferma ad ascoltare, cercando però di non dargli molto peso, mantenendo il classico distacco di uomo colto e impegnato e non certo di una persona poco razionale. Atenodoro quindi pensa sia frutto della sua immaginazione, quello che in latino chiamavano simulacrum, e continua nella sua scrittura.

Atenodoro e il fantasma
Athenodorus and his ghost [Justice Henry Ford, 1900]

Nonostante però il protagonista cerca di non dare peso a quello che a tutta l’impressione di non essere una banale suggestione, il rumore arriva dinnanzi a lui e lo spettro cerca di attirare la sua attenzione agitando le catene. Atenodoro inizialmente cerca di non farsi sopraffare ma poi, con l’insistere dello spettro, gli concede attenzione.

Lo guarda e si accorge che è la figura corrisponde alla descrizione che gli avevano fatto i testimoni di tale apparizione. Il fantasma che si trova di fronte è quello di un vecchio magro e smunto, con i capelli spettinati e una lunga barba. L’emaciato spettro ha mani e caviglie legate dalle catene con pesi che ne rallentano il passo. Atenodoro gli fa cenno di attendere e continua impavido e incurante a scrivere sulle tavolette. La figura spettarle alza le mani e le scuote fin sopra lo scrittoio per mostrare le catene.

Questo passo è importante perché Plinio vuole far capire che l’uomo non teme il sovrannaturale quale uomo di cultura e razionale, anzi la scrittura per Atenodoro è essenziale per non farsi sopraffare dalla paura in quanto sempre più convinto si tratti di un prodotto della mente.

Lo spettro però insiste così tanto che Atenodoro decide di ascoltarlo. L’entità gli chiede di seguirla e Atendoro, preso il lume, lo condurrà nel cortile fino ad un preciso punto e poi svanisce. Il filosofo cerca di segnare il punto esatto con delle foglie e il giorno seguente si reca dai magistrati chiedendo l’ordinanza di poter scavare in quel luogo. Una volta scavato trova, forse sena molto stupore, delle ossa in decomposizione e delle catene. Quindi Atenodoro decide di fargli avere degna sepoltura e libererà la dimora dalla presenza inquieta.

Atenodoro, il precursone del cacciatore di fantasmi

Plinio descrive la figura di Atenodoro come “un filosofo” e sembra riferirsi a una persona reale, ma non sappiamo esattamente chi fosse quella persona. Ci sono due contendenti principali: Athenodorus Cananites (circa74 a.C-7 d.C.) e Athenodorus Cordylion, che era un uomo anziano nel 47 a.C. Potremmo semplicemente affermare che entrambi hanno vissuto nel I secolo a.C., sono nati vicino a Tarso (nell’attuale Turchia) e si sono recati a Roma. Entrambi erano filosofi della scuola stoica. Questo è il motivo per cui spesso vengono confusi l’uno per l’altro.

Quindi Plinio stava raccontando una storia ambientata circa un secolo prima, rendendo il suo Atenodoro qualcosa di simile a Robin Hood: forse basato su una persona reale, ma così offuscato, o dovrei dire così raffinato, dalla tradizione orale, che è come se avesse assunto una vita propria. Non sembra esserci alcuna prova che la vicenda sia mai realmente avvenuta, ma per come è descritto, Atenodoro era proprio la prima rappresentazione di cacciatore di fantasmi, letteralmente.

Lo schema classico della storia di fantasmi

In Atenodoro e il Fantasma, c’è uno schema preciso: si lascia intendere la credibilità al fenomeno delle apparizioni di natura spettrale e spaventosa, effetti sonori inquietanti, dimora antica o abbandonata, protagonista che mantiene apparentemente self-control “fingendo” di non pensare subito al “paranormale” e infine spettro inquieto perché accaduto qualcosa che lo lega al luogo o lo tormenta.
Ebbene, questo racconto decreta l’inizio di un genere, di uno stereotipo che ancora oggi si ripete con più varianti, ma sempre basandosi su questo schema.

Questa che segue è la lettera di Plinio il Giovane scritta a Sura contenente il racconto di Atenodoro e il fantasma.

La lettera di Plinio a Sura

“Il tempo libero offre a me la possibilità di imparare e a te di insegnare. Pertanto vorrei proprio sapere se tu pensi che i fantasmi esistano e abbiano una forma propria e un qualche potere divino o se, inconsistenti e vani, prendano forma dalla nostra paura. Io sono indotto a credere che esistano soprattutto da un episodio che sento dire essere accaduto a Curzio Rufo. Ancora insignificante e sconosciuto si era aggregato come accompagnatore al governatore dell’Africa.

Nel pomeriggio passeggiava in un portico; gli si presenta una figura di donna più grande e più bella di una donna vera.  A lui atterrito disse di essere l’Africa, messaggera di eventi futuri: egli infatti sarebbe andato a Roma, avrebbe rivestito importanti cariche, sarebbe anche ritornato nella medesima provincia con il sommo comando e lì sarebbe morto. Tutte le cose si sono avverate. Si narra inoltre che mentre si accostava a Cartagine e scendeva dalla nave, gli andò incontro sulla spiaggia la stessa figura. Egli, si sa di sicuro, colpito da malattia, presagendo il futuro dal passato e le avversità dalla fortuna, mentre nessuno dei suoi disperava della sua salvezza, rinunciò ad ogni speranza.

Quello che ora ti esporrò non è forse anche più terribile e non meno straordinario?”

La storia di Atenodoro e il Fantasma

La storia narrata da Plinio il Giovane racconta di Atenodoro, non un uomo qualunque, perché Plinio ci tiene a sottolineare che si tratta di un filosofo, quindi che la lettera, o meglio la storia, sia letta con una certa serietà. Sebbene la trascrizione della leggenda di Plinio sia breve, penso che sia affascinante come la Roma classica comprendesse le tecniche di caccia ai fantasmi e le sue caratteristiche. 

In poche parole, la storia è questa:

Atenodoro arriva ad Atene, conosce già la fama sinistra della casa perché si informa dello strano basso prezzo di vendita, ma la prende in affitto comunque.
Da come viene descritta si tratta di una casa molto grande. Chiede un letto, probabilmente uno di quelli da lavoro che consentivano di stare ritti con la schiena e un tavolino sul quale poggiare la carta sulla quale scrivere, e che fosse posto nella parte anteriore della casa. Inoltre chiede una stilo per poter scrivere, delle tavolette e un lume per poter scrivere anche col calare del buio.

Appena cala la notte, momento adatto per l’ispirazione, Atenodoro sta scrivendo nella sua stanza e nel silenzio sente un rumore di catene che si avvicina sempre di più, si sofferma ad ascoltare, cercando però di non dargli molto peso, mantenendo il classico distacco di uomo colto e impegnato e non certo di una persona poco razionale. Atenodoro quindi pensa sia frutto della sua immaginazione, quello che in latino chiamavano simulacrum, e continua nella sua scrittura.

Atenodoro e il fantasma

Nonostante però il protagonista cerca di non dare peso a quello che a tutta l’impressione di non essere una banale suggestione, il rumore arriva dinnanzi a lui e lo spettro cerca di attirare la sua attenzione agitando le catene. Atenodoro inizialmente cerca di non farsi sopraffare ma poi, con l’insistere dello spettro, gli concede attenzione.

Lo guarda e si accorge che è la figura corrisponde alla descrizione che gli avevano fatto i testimoni di tale apparizione. Il fantasma che si trova di fronte è quello di un vecchio magro e smunto, con i capelli spettinati e una lunga barba. L’emaciato spettro ha mani e caviglie legate dalle catene con pesi che ne rallentano il passo.

Qui è dove Atenodoro mostra la sua determinazione. Non si è fatto prendere dalla paura, né è fuggito dalla casa. Non si è bloccato sul posto. Non si è nemmeno alzato per seguire il fantasma! No, per quanto freddo possa sembrare il suo atteggiamento, Atenodoro alzò la mano e fece cenno al fantasma di avere pazienza. «Aspetta lì un po’. Fammi finire di scrivere questo pensiero». Atenodoro tornò alla sua carta e penna… beh, al suo stilo e alla sua tavoletta.

Nessuna delle traduzioni che ho trovato lo conferma, ma a questo punto mi piace immaginare l’apparizione che batte il piede e incrocia le braccia eteree. Questo passo è importante perché Plinio vuole far capire che l’uomo non teme il sovrannaturale perché uomo di cultura e razionale, anzi la scrittura per Atenodoro è essenziale per non farsi sopraffare dalla paura in quanto sempre più convinto si tratti di un prodotto della mente.

La figura spettarle alza le mani e le scuote fin sopra lo scrittoio per mostrare le catene. Insiste così tanto che Atenodoro decide di ascoltarlo. L’entità gli chiede di seguirla e Atendoro, preso il lume, lo condurrà nel cortile fino ad un preciso punto e poi svanisce. Il filosofo cerca di segnare il punto esatto con delle foglie e il giorno seguente si reca dai magistrati chiedendo l’ordinanza di poter scavare in quel luogo. Una volta scavato trova, forse sena molto stupore, delle ossa in decomposizione e delle catene. Quindi Atenodoro decide di fargli avere degna sepoltura e libererà la dimora dalla presenza inquieta.

Storie di fantasmi che cercano degna sepoltura

Le tre storie di spettri raccontate da Plinio sono piuttosto innocue e benevole e per quanto riguarda la risposta di Sura, non ci è pervenuta e non la sapremo mai… A meno che il suo fantasma non ce lo riveli!

Ma nella storia di Atenodoro c’è la sensazione di una parabola, una favola con una morale. E forse c’è di più, tre lezioni da imparare:

  • Non temere automaticamente i fantasmi, forse stanno solo chiedendo aiuto.
  • Un buon cacciatore di fantasmi resiste alle aspettative (il che è particolarmente difficile se ha speso qualche centinaia di euro in attrezzature per la caccia ai fantasmi!)
  • Non esitare a chiedere a un fantasma di aspettare: tendono ad avere orari flessibili.

Mentre rovisto tra le cronache di caccia ai fantasmi di molti secoli dopo, mi viene in mente di tanto in tanto la fine dell’avventura di Atenodoro. Resti scheletrici, che danno credito e spiegano una presunta infestazione. Storie che si sono ripresentate nel caso dell’infestazione a Hinton Ampner Garden nella metà del 1700 e anche nel 1904, quando fu riferita la scoperta di uno scheletro sotto la capanna delle sorelle Fox.

Ma di storie di fantasmi inquieti in attesa di portare alla luce le loro ossa nascoste, si trovano persino ai tempi degli antichi Egizi (vedi Fantasmi e Antico Egitto). Alcune che ricordo mentre sto scrivendo questo articolo sono:

  • La storia dell’infestazione di Hinton Ampner Garden che ho citato prima, pubblicata nel 1872 su Gentleman’s Magazine, una rivista londinese edita da Edward Cave (1691-1754) a partire dal gennaio 1731. Il titolo è A Hampshire Ghost Story
  • Il numero del 30 agosto 1897 del London Standard riferiva di una fattoria a Halton Holgate, dove si diceva che i residenti, i signori Wilson, avessero trovato “ossa umane” sotto il pavimento. Si presumeva che ciò fosse collegato a “strani colpi che sono stati ascoltati” e di un’apparizione di un fantasma visto dalla coppia. Nel numero del 13 settembre, London Standard ha affermato che i fenomeni spettrali sono continuati e (con echi di Atenodoro) «un ecclesiastico londinese ha scritto, consigliando la signora Wilson, di seppellire le ossa in terra consacrata», così lo spettro non l’avrebbe più disturbata.
  • I giornali del 1904, come il New York Tribune del 24 novembre 1904, il Belding Banner dell’1 Dicembre 1904 (nel Michigan) e l’Arizona Republican del 06 Dicembre 1904 (e probabilmente ben oltre) annunciano che William H. Hyde ha portato alla luce ossa sotto la capanna che era appartenuta alle sorelle Fox circa cinquant’anni prima. Per quanto fossero state trovate «le ossa delle braccia e delle gambe di un essere umano» tranne il cranio, un certo dottor M. A. Veeder, un medico interessato a queste cose, esaminò il caso per The Occult Review del 7 luglio 1905, concludendo che le ossa non corrispondevano a quelle di un essre umano e che sembravano essere state assemblate a casaccio da qualcuno che non conosceva l’anatomia, quindi con l’ipotesi che fossero state messe lì apposta per confermare la veridicità delle sorelle Fox. Non solo, Veeder afferma di aver ascoltato la confessione di un burlone che si vergognava di rendersi pubblico (in un aggiornamento del 1909 per il Journal of the American Society for Psychical Research). Sebbene questo debunking fosse apparso in importanti pubblicazioni paranormali, i credenti usavano ancora la storia di quelle ossa (fra cui anche quelle di pollo) per sostenere lo Spiritualismo delle sorelle FoxFranklin A. Thomas lo fa in Philosophy and Phenomena of Spiritualism del 1922, e lo stesso vale per Sir Arthur Conan Doyle nel capitolo IV di The History of Spiritualism del 1926 che scrive:
Sir Arthur Conan Doyle (fonte: GettyImages)
Sir Arthur Conan Doyle

«Nell’estate del 1848 il signor David Fox, con l’assistenza del signor Henry Bush, del signor Lyman Granger, di Rochester, e altri, riprese a scavare in cantina. A una profondità di cinque piedi trovarono un’asse, e ulteriori scavi rivelarono carbone e calce viva, e infine capelli e ossa umani, che furono dichiarati da un’esperta testimonianza medica appartenere a uno scheletro umano.

Fu solo cinquantasei anni dopo che fu fatta un’ulteriore scoperta che dimostrò oltre ogni dubbio che qualcuno era stato davvero sepolto nella cantina di casa Fox […]

Fu scoperta una scatola di latta da venditore ambulante così come le ossa, e questa scatola è ora conservata a Lilydale, il quartier generale del paese centrale degli Spiritualisti americani, dove è stata trasportata anche la vecchia casa di Hydesville.»

Atenodoro può considerarsi il modello di un cacciatore di fantasmi, non solo nell’antica Roma, ma anche durante il periodo vittoriano e, in una certa misura, ancora oggi.

Sir Arthur Conan Doyle, Storia dello Spiritismo Vol.1, capitolo V

I fantasmi nell’antichità

Un uomo in armatura si trova di fronte ad un fantasma e ad uno scheletro.

Nell’antichità i fantasmi non erano solo macabri e pericolosi, bensì anche sinonimo di saggezza capaci di indicare la giusta via ai vivi per non far commettere a loro degli errori. E’ il caso di questo spettro che, pur incalzando lo stereotipo del fantasma macabro e che incute timore, non appare come minaccia ma come un perseguitato in cerca di difficoltà. La sua giusta sepoltura non so ha dato pace allo spettro, ma ha praticamente disinfestato l’ambiente abitativo.

Quindi nella lettera a Sura, Plinio descrive l’attività intellettuale di Atenodoro che, con la razionalità tipica di un uomo colto, considera lo spirito come un prodotto della mente, riuscendo così a vincere la paura.

Quello che c’è da capire è che Sura, il destinatario della lettera, non era solamente un personaggio di spicco in ambiente politico e immischiato militarmente nell’Impero Romano, ma una persona molto colta con esperienze di viaggio e quindi di un bagaglio contenente saperi di terre lontane e straniere.

Non è la prima volta che Plinio si rivolge a Sura per conoscere il suo parere su questioni legate alla natura e alla scienza, ma questa volta l’argomento è particolare, perché trattasi di sovrannaturale. Ma il racconto di Atenodoro e il Fantasma non è il solo a trattare di fantasmi, in quanto Plinio racconta, se pur accennandoli, di altri casi di apparizioni di fantasmi, o come è testualmente scritto nella lettera, di spectra (che in latino è il singolare di spectrum) che avvenivano anche in casa propria.

Il racconto di Plinio sembrerebbe una classica ghost story, ma non lo è. Si tratta di qualcosa di insolito nella letteratura classica. Parrebbe che questo racconto sia stato costruito su altri racconti letti o sentiti, quindi per la prima volta si scriveva ispirandosi a fatti “realmente accaduti”.

Ecco, a proposito, quando nei trailer o nei titoli di testa in un film leggete “tratto da fatti realmente accaduti”, non significa che quello visto nel film racconti fedelmente fatti realmente accaduti, ma che si ispira a fenomeni che le persone raccontano e quindi non inventati dagli sceneggiatori ma trasposizioni di esperienze raccontate da molti.

La storia di Atenodoro e il Fantasma è importante perché è stata il precursore di un genere, non solo letterario e successivamente cinematografico, ma anche nei racconti di vicende che si possono leggere nelle esperienze personali su forum e gruppi social.

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